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Il lavoro del sociologo che vuole lavorare nel campo dell’intelligenza
artificiale dovrà per tanto adattarsi, almeno in parte, alle esigenze di
quest’ultima, senza però scordarsi la propria formazione specifica.
Questa tesi ha il suo punto di partenza nel lavoro del professor Luciano
Gallino e dei suoi collaboratori sulla modellizzazione del comportamento
umano tramite tecniche di intelligenza artificiale, opera che ha comunque
valide basi sociologiche, dato che egli ha basato le sue ricerche, riguardanti
lo sviluppo della teoria dell’attore sociale razionale e la teoria dell’azione
sociale, su idee che possono essere fatte risalire a Parsons e Goffman, che, a
loro volta, hanno preso spunto da teorie di grandi autori classici come
Durkheim, Pareto e Weber.
Questo non fa che mostrare come non vi sia nulla di sacrilego
nell’avvicinare mondi tanto lontani, anzi, si tratta “solo” di riprendere ed
ampliare alcune intuizioni dei classici ed adattarle alle nuove esigenze.
“Adattare alle nuove esigenze” non significa solo riformulare determinati
concetti, ma coinvolge due aspetti ben specifici: da un lato, si deve essere in
grado di tradurre idee e teorie in modelli che possano essere trasformati in
“modelli computazionali”, ovverosia in programmi per computer, software;
conseguenza di questo è che il sociologo non può più lavorare da solo, ma si
deve continuamente confrontare con pari grado del campo tecnologico, per
il semplice fatto che il supporto di conoscenze di un tecnico è
indubbiamente fondamentale, se si vuole arrivare ad avere qualche risultato
concreto. È quindi irrinunciabile ormai il lavoro di gruppo, perché solo il
comune lavoro di persone che hanno bagagli culturali anche diversissimi ma
in qualche modo compatibili può permettere di seguire, o addirittura aprire,
nuove strade.
6
I.2 Obiettivi e metodologia
La seguente tesi si propone di analizzare una possibile via verso la
modellizzazione del comportamento sociale umano sfruttando tecniche di
intelligenza artificiale: a tal proposito verranno riprese e analizzate le teorie
e il lavoro che ha impegnato per più di quindici anni il professor Luciano
Gallino e i suoi collaboratori dell’Università di Torino, svolto tra gli anni
’80-’90; in quanto la mole di lavoro presa in esame è vasta ed attiene a
campi eterogenei, verranno riportate in questa sede, in particolare, gli aspetti
che sembrano essere di maggiore utilità per l’evoluzione del modello EGO,
secondo il giudizio di chi scrive. Pertanto verranno trascurati volutamente i
rimandi a teorie o spiegazioni biologiche, genetiche oppure la vasta parte
riguardante l’implementazione software del modello, che richiederebbe
molto spazio per la descrizione ed anche notevoli conoscenze matematiche
ed informatiche per essere compresa (ed anche spiegata!).
Si tenterà poi di fare un passo in avanti, adeguando il modello proposto dal
sociologo ai nuovi e recenti sviluppi della tecnica. Si noti che a tal proposito
la base concettuale e teorica sviluppata da Gallino dovrà essere
ulteriormente rimaneggiata e impoverita: nel corso della tesi verranno date
maggiori spiegazioni, ma ritengo corretto puntualizzare da subito che, se lo
sviluppo del programma computazionale è stato abbandonato dal gruppo di
Torino (in quanto i progressi dell’informatica non permettono ancora di
poter garantire una valida rappresentazione di una teoria così complessa), mi
sentirei io stesso colpevole di “ubris” se volessi competere e riuscire dove
altri con più capacità e mezzi hanno, almeno per ora, fallito.
Pertanto si è creduto necessario rinunciare ad alcune caratteristiche
concettuali anche importanti del lavoro di Gallino, prediligendo una politica
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“dei piccoli passi” che possa portare un giorno, e purtroppo non ora, alla
piena e completa attuazione informatica della teoria sociologica.
Fatta salva questa doverosa premessa, si procederà quindi spiegando cosa
sono e come funzionano gli agenti e i sistemi multi-agente (o MAS), che
rappresentano l’aspetto tecnico da sfruttare per una possibile applicazione
pratica della teoria. Verranno date le nozioni di base per poter comprendere
cos’è e come funziona la comunità dei sistemi multi-agente, quali vantaggi
offrono e perché si è ritenuto opportuno utilizzarli.
Si vedrà quindi come trasformare EGO in un MAS, avvantaggiandoci della
fattiva, anche se, per forza di cose, estemporanea collaborazione con alcuni
membri del Politecnico di Milano, per poi fornire un’esemplificazione
dell’utilità che questo modello può avere come sistema di supporto
intelligente alle decisioni (IDSS).
Come si può vedere, è stato ritenuto opportuno, visto l’argomento
multidisciplinare, cercare, anche se in maniera non sistematica e formale, di
mettere in contatto settori distanti della conoscenza umana, e non solo
astrattamente, per quanto riguarda il campo sociologico ed ingegneristico,
ma proprio a livello personale, contattando esperti “in carne ed ossa”.
Avvicinando persone con competenze e conoscenze molto diverse tra loro e
discutendo senza pregiudizi del tema in questione, attraverso un confronto
di idee, si è cercato di ampliare la prospettiva di lavoro, ed anche di
risolvere i problemi che si sono via via incontrati, cambiando anche, a volte,
il modo di interpretare il problema. Si può tranquillamente affermare, infatti
che una delle idee di fondo dei MAS è quella della collaborazione tra agenti,
o entità, che possono essere anche diverse tra loro, tendenti alla
realizzazione di uno scopo: sulla base di questo parallelismo, e tenendo
anche conto del fatto che l’oggetto di ricerca racchiude in sé conoscenze
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provenienti da mondi culturalmente lontani, si è ritenuto opportuno
coinvolgere nello sviluppo di questo progetto professori e dottorandi del
Politecnico di Milano, per tentare, oltretutto, di ovviare, mediante una specie
di lavoro di equipe che fornisse consulenza tecnica e validasse o meno gli
sviluppi del lavoro, all’inevitabile mancanza di approfondite conoscenze
tecniche da parte di chi scrive circa il mondo dell’intelligenza artificiale.
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CAPITOLO PRIMO: EGO
1.1 Che cos’è EGO?
Prima di descrivere, in maniera analitica, lo sviluppo del lavoro di Luciano
Gallino e dei suoi collaboratori, ritengo opportuno, per dare chiarezza
all’esposizione, focalizzare brevemente l’attenzione su cosa il modello EGO
rappresenti per il suo ideatore, per dare, almeno in prima approssimazione,
una descrizione introduttiva di quello che sarà, nelle prossime pagine,
oggetto di un’analisi molto più approfondita.
Che cos’è quindi EGO? Diamo due definizioni, rispettivamente di Gallino e
della sua principale collaboratrice, la dottoressa Paola Borgna
… EGO,il progetto di un modello bioculturale della mente …
… è stato sviluppato un modello dell’attore – chiamato EGO – visto come
soggetto che, in qualunque situazione, tende ad ottimizzare, mediante le sue
decisioni, il proprio successo riproduttivo bioculturale, ovvero – in generale – la
propria sopravvivenza, al tempo stesso fisica e simbolica.
EGO è un modello di un attore sociale collocato in situazioni che gli richiedono
decisioni difficili: egli deve decidere quale comportamento adottare fra un
ristretto numero di comportamenti sociali alternativi al fine di passare da una
situazione meno gradita ad una più gradita, oppure per restare in una situazione
più gradita rispetto ad un’altra in cui rischia di venirsi a trovare.
1
EGO è quindi un modello, ha il compito di rappresentare la realtà
dell’interazione sociale, che cerca di descrivere sulla base di due linee di
indagine complementari, intersecantesi e inscindibili: un’ottica che punta la
sua attenzione sulla mente, ed una che si rivolge al comportamento sociale.
1
Gallino, L. et. al.: Teoria dell'attore e processi decisionali : modelli intelligenti per la valutazione
dell'impatto socio-ambientale. Angeli, 1992.
10
1.1.1 EGO come modello bioculturale
L’aspetto che punta maggiormente sulla complessità della mente umana, che
spinge l’uomo ad agire sulla scorta dei propri scopi ultimi, ovvero
sopravvivenza, persistenza e replicazione, o SPR, (come si vedrà poco più
avanti), focalizza l’attenzione non solo sulla realtà del rapporto sociale
esterno, ma anche dà grande importanza alla struttura interna e al
funzionamento della mente umana. È per questo motivo che il termine
bioculturale assume rilevanza, poiché EGO non si limita ad una spiegazione
delle relazioni e dei comportamenti determinata solo dal sistema culturale in
cui quelle relazioni sociali hanno luogo e si svolgono, ma a questo aggiunge
il lato prettamente “fisico”, ovvero distintivo dell’essere umano in carne ed
ossa, e non di una sua rappresentazione teorica che si limita alla sfera
dell’astratto.
In altri termini, EGO intende essere un modello di simulazione dei processi
mentali che sia il più strettamente possibile legato alle strutture materiali (i
neuroni, in pratica) che li generano. Da ciò deriva, per quanto riguarda
l’implementazione computazionale, una scelta per l’equivalenza forte,
ovvero si punta a realizzare un modello di sistema mentale che non si limiti
a simulare le manifestazione esterne del comportamento sociale, ma che
investa
anche i sottosistemi del sistema simulando, e poi i sottosistemi di questi, in una
discesa verso i componenti primi, materiali e simbolici
2
.
EGO vuole quindi simulare una qualche forma di organicità, per fare in
modo che il sé corporeo, a cui tanta importanza viene attribuita dagli
2
Gallino, L.: L’attore sociale: biologia, cultura e intelligenza artificiale. Einaudi, 1987.
11
individui nella vita reale, non venga semplicemente ignorato nella teoria, per
riprodurre, il più fedelmente possibile, le situazioni e le interazioni del reale.
Inoltre, così facendo, sembra anche possibile, a giudizio del suo ideatore,
che il modello eviti un errore ritenuto spesso presente nei programmi di
simulazione, i quali tendono a riprodurre l’attività mentale umana solo
attraverso simboli, vedendo cioè la mente umana come un piccolo
elaboratore, che contiene un infinito numero di proposizioni logiche più o
meno concatenate, alle quali dare risposte in termini di “vero” o “falso”, di
“si” o “no”, e dalle quali dipende il comportamento umano. EGO vorrebbe
essere invece un modello più realistico, e quindi ovviamente più complesso,
ma per questo più fedele a quello che deve descrivere e simulare.
1.1.2 S,P,R
Un altro concetto molto importante, contenuto nelle due definizioni sopra
riportate, è che EGO serve per simulare il modo in cui vengono prese delle
decisioni, ma non decisioni riguardanti gli scopi prossimi (ad esempio, fare
un viaggio, terminare un lavoro, comprare del cibo) ovvero pertinenti ad
azioni che sembrano esse stesse motivatrici di un dato comportamento,
bensì decisioni definite difficili, perché sono relative alle tre capacità sopra
citate, che rappresentano la capacità di vivere e di continuare a vivere.
Possiamo quindi definire:
- sopravvivenza, ovvero la capacità che un sistema possiede per durare
oltre le situazioni critiche, ammortizzando la variabilità dell’ambiente
esterno;
- persistenza, ovvero la capacità di riconoscersi e di essere riconosciuto
da altri come lo stesso individuo in tempi diversi, mantenendo cioè
invariata la struttura di base;
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- replicazione, ovvero la capacità di un sistema di produrre copie di sé
identiche o quasi.
Si intuisce come queste tre istanze siano comuni ad ogni essere umano,
poiché superano le differenze culturali specifiche delle varie società nei vari
periodi storici, e vanno a cercare il motivo profondo dell’agire, senza però
scadere nel determinismo, in quanto ovviamente ogni individuo può
attribuire gradi sempre diversi di priorità a queste tre capacità (che, come
vedremo, verranno poi meglio delineate e definite grazie ai loro
sottoinsiemi).
È anche opportuno menzionare il fatto che nella realizzazione di un modello
scientifico di tal genere, l’ideatore ha avuto cura di mantenere sotto
controllo sia la complessità del procedimento di modellizzazione, ovvero la
complessità esterna, sia ha badato al fatto che il modello non risultasse
eccessivamente complesso rispetto agli scopi che dovrebbe assolvere,
ovvero la complessità interna. Questo mostra come si sia da subito voluto
seguire una strada rigorosa e scientifica dal punto di vista metodologico, per
creare dalle fondamenta una teoria che potesse avere una solidità ed
un’applicabilità nel reale.
EGO è da interpretarsi, infine, come il risultato di studi che lo vedono non
solo come un semplice modello, ma proprio come una vera e propria teoria
dell’agire umano: EGO è quindi la teoria dell’attore sociale, le due cose non
possono essere scisse ne si deve credere che EGO sia una parte, o un
semplice schema, mentre invece è esso stesso “la teoria”, che andremo
subito ad analizzare meglio.
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1.2 La teoria dell’attore sociale
Per modellizzare il comportamento sociale umano occorre in primis stabilire
quale teoria sosterrà il suddetto modello; nel nostro caso Gallino ha pensato
e formulato una teoria dell’attore, definendola così:
si tratta di una teoria capace di spiegare e di prevedere i modi in cui un
individuo, partecipe di uno o più sistemi sociali,ha agito o agirà in situazioni
differenti, in presenza di differenti parametri iniziali della sua condizione,
includendo, tra questi ultimi, stati interni quali emozioni, bisogni, scopi, valori,
schemi interpretativi, processi di ragionamento.
3
Attraverso questa impostazione teorica si evita di dover inferire l’attore a
posteriori sulla base solo di un’analisi statistica dei risultati, rischiando così
di costruire una rappresentazione non veritiera della situazione in esame,
dovuta ad un utilizzo soggettivo di alcuni dati e non di altri, per non parlare
poi del fatto che la stessa assenza di un modello da seguire causerebbe
l’impossibilità di verificare e di rettificare le ipotesi di partenza.
Si possono ritrovare indicazioni teoriche, antesignane della teoria di Gallino,
in classici come Vilfredo Pareto o Talcott Parsons, che analizzò la teoria
dell’azione sociale elaborata da Durkheim, Marx, Weber e lo stesso Pareto,
individuando uno sviluppo favorevole ad una teoria individualistica. Viene
messo in luce proprio grazie alla sintesi parsonsiana come una teoria
dell’azione, a meno che non sia intimamente connessa con una teoria
dell’attore, sia inevitabilmente costretta a restare prigioniera dei vincoli di
una teoria di campo, ovvero di una teoria valida solamente entro confini
locali.
Il grave limite della teoria dell’azione risulta essere quello di fornire una
spiegazione solo all’evento osservato a posteriori, ovvero in base
3
Gallino, L.: L’attore sociale: biologia… op. cit. Pag 10
14
esclusivamente ai risultati ottenuti, rischiando così che coloro che si
occupano dell’analisi di un certo caso possano, anche inconsciamente,
selezionare i risultati in modo tale da poter confermare le ipotesi di partenza.
Ma così facendo è ben chiaro come si perda ogni carattere di scientificità.
Come afferma Parsons, ciò che distingue il ragionamento scientifico dal
senso comune è che il primo sa dire in anticipo qual è, tra le molte risposte
ovvie, la più probabile, mentre il secondo trae le proprie conclusioni
unicamente in base all’evolversi degli eventi: ed è proprio contro il pericolo
di ragionare secondo la logica del senso comune che si pone la teoria di
Gallino!
Risulta quindi evidente che uno degli scopi principali di una teoria
dell’attore, e dei modelli che da essa possono derivare, è quello di
delimitare, in maniera sostanziale, la probabilità che un individuo, in uno
scenario dato, adotti determinati comportamenti.
A tal proposito, Gallino fa il seguente esempio:
se formulo l’ipotesi che i tecnici dell’azienda A fanno registrare un maggior
tasso di partecipazione sindacale, rispetto a quelli dell’azienda B, perché
nell’azienda A le loro speranze di mobilità ascendente sono minori che
nell’azienda B, con ciò stesso io implico un attore che attribuisce un valore
elevato alla mobilità sociale, e quando questa sia scarsa preferisce, in luogo di
dimettersi, o tentare soluzioni individuali, o emigrare, dedicare maggiori risorse
personali all’impegno sindacale.
4
Dato che il compito della sociologia consiste sia nel descrivere il
funzionamento della società umana, sia nel cercare di individuare motivi e
cause che determinano certe situazioni, per poi trovare soluzioni alternative
più vantaggiose, si vede come una buona teoria dell’attore sia un qualcosa di
irrinunciabile per garantire un serio grado di scientificità e di oggettività al
4
ibidem Pag. 10
15
modello che dovrà occuparsi di analizzare e riprodurre una certa realtà
sociale.
Si è detto fin qui cosa non dovrebbe essere la teoria dell’attore: vediamo ora
come è invece stata formulata.
1.2.1 EGO come teoria dell’attore
La teoria dell’attore è EGO, il modello, che può simulare come Ego (ogni
istanza simulata da EGO, ovverosia ogni attore sociale modellizzato), si
comporti in una data situazione sociale. Per questo motivo si è prima detto
che EGO è, esso stesso, la teoria: costruito secondo criteri di scientificità ma
cercando di restare il più fedele possibile alla realtà che vuole rappresentare,
per quanto essa sia complessa, EGO ha in sé tanti insiemi e sottoinsiemi,
che possono essere visti come moduli, che a seconda dei casi entrano in
gioco per poter simulare, secondo parametri prestabiliti, ma non in modo
restrittivo o limitato, il comportamento, le azioni e le reazioni di un
particolare individuo, non di un generico soggetto astratto.
Capire in cosa consta la teoria dell’attore sociale significa capire come
funziona e di quali elementi è composto EGO, poiché teoria e modello sono
una cosa sola, non è possibile comprendere veramente l’una senza
esaminare l’altro.
Per questo è necessario vedere la struttura di EGO, dove ogni sottoinsieme
di questa struttura è una parte di teoria, perché, altrimenti, si potrebbe
incappare nel rischio di essere troppo generici, ed anche poco concreti.
Il fine di tutto questo, ormai sarà chiaro, è la previsione del comportamento
umano in una data situazione, ma è anche il voler ragionare e analizzare in
modo più rigoroso, per meglio comprenderli, i meccanismi che spingono
l’uomo ad agire in certi modi piuttosto che in altri; EGO è quindi anche
16
interessante perché non è una teoria fatta e finita, ma è esso stesso oggetto di
ricerca, e ogni miglioramento reale che si apporta ad EGO conduce a
comprendere un po’ meglio l’attore sociale (questo aspetto della teoria,
comunque, nel presente lavoro verrà in parte trascurato, ma era comunque
importante sottolinearlo, per evidenziare la portata innovativa, la
complessità e la versatilità della ricerca di Gallino).
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1.3 La struttura di EGO
La struttura del modello EGO è complessa e composta di vari elementi,
vista la sua intenzione di modellizzare il processo decisionale e
comportamentale di attori sociali differenti, in situazioni differenti tra loro.
Ego fornisce certo una rappresentazione semplificata della realtà, ma ha
rilevanza poiché può dare delle risposte che non sono immediatamente
visibili a chi guardi la realtà sociale in superficie.
Gli elementi che compongono EGO sono:
- un attore sociale (Ego);
- una situazione in cui Ego si trova;
- una serie di comportamenti sociali che rappresentano il
comportamento dell’attore rispetto alla situazione in cui si trova.
Questo modello ha come scopo il mostrare perché un individuo, Ego, in
presenza di una data situazione, adotti un tipo di comportamento sociale e
non un altro.
I comportamenti sociali modellizzato sono predefiniti e possono essere
schematizzati come segue.
Comportamenti ASSOCIATIVI DISSOCIATIVI
SEMPLICI
Scambio
Cooperazione
Unione
Interruzione scambio
Rifiuto cooperazione
separazione
COMPOSTI
Ingresso in un sistema e
partecipazione alle attività
di un sistema
Protesta
Ritiro della partecipazione
Uscita da un sistema
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I comportamenti di tipo associativo sono quelli in cui l’attore tende a
diminuire la distanza sociale rispetto agli altri individui, mentre, all’opposto,
in quelli di tipo dissociativo l’attore tende ad aumentarla; in entrambe le
classi si possono trovare comportamenti semplici, in cui il confronto
riguarda due persone, oppure composti, in cui a confrontarsi sono un
individuo e un gruppo o due gruppi sociali.
Si sostiene quindi il fatto che ogni comportamento, per Ego, costituisca un
semplice mezzo, poiché i veri obiettivi sono rappresentati da un ristretto
gruppo di scopi primari.
EGO ritiene che Ego, ogniqualvolta deve formulare delle decisioni,
consideri, consciamente o più spesso inconsciamente, le conseguenze che
queste potrebbero avere sui tre scopi ultimi (come si è visto prima, sono
sopravvivenza, persistenza e replicazione) di quattro classi di entità di
riferimento (e cioè il suo sé corporeo, il suo sistema di orientamento, i suoi
affini biologici e i suoi affini culturali), puntando all’ottimizzazione, anche
se non da intendersi in termini rigorosamente matematici, del guadagno per
l’insieme dei referenti.
Ego considera, ogni volta che l’attore deve prendere una decisione, le
conseguenze delle sue scelte comportamentali in termini di aumento o di
diminuzione della possibilità di SPR dei suoi quattro sistemi di riferimento
che rappresentano i suoi referenti. Il sé corporeo (SC) e il sistema
d’orientamento (SO) costituiscono le strutture informazionali,
rispettivamente biologiche e culturali, di Ego, mentre gli affini biologici
(AB) e gli affini culturali (AC) rappresentano i gruppi di individui cui Ego
fa costante riferimento nella vita.