4
ai disturbi alimentari, erano sostanzialmente maggiori sia per i
monozigoti che per i dizigoti, implicando un forte ruolo eziologico nei
fattori genetici predisponenti la malattia.
Alcuni autori (Heffernan 1994, Herzog 1992, Yager, Kurtzman,
Landsvery, Weismeier 1988, Siever 1994) hanno rilevato che anche
l’orientamento omosessuale del soggetto, soprattutto nella popolazione
maschile, costituisce un fattore di rischio nello sviluppo dell’anoressia e
della bulimia.
La prima parte di questa sezione sarà dedicata alla descrizione dei
disturbi dell’alimentazione e ai loro molteplici fattori di rischio, al ruolo
giocato dall’orientamento omosessuale e dalla eccessiva pratica sportiva
nella loro manifestazione.
Il primo capitolo è dedicato alla descrizione dei disturbi
dell’alimentazione come vengono definiti dal sistema internazionale di
classificazione DSM-IV (APA, 1994), agli studi epidemiologici che si
pongono l’obbiettivo di stimare la prevalenza e l’incidenza del fenomeno
nei due sessi nelle differenti fasce d’età, nelle diverse zone geografiche,
nelle diverse comunità e nei diversi contesti socioculturali; è anche
dedicato alla descrizione dei fattori di rischio che predispongono le
persone ai disturbi alimentari, secondo un modello multi fattoriale.
Nel considerare le cause eziologiche dell’anoressia e della bulimia, è
utile distinguere tra i fattori predisponenti, fattori precipitanti e fattori
perpetuanti.
I fattori predisponenti sono condizioni necessarie per l’insorgenza di un
particolare disturbo. Sono elementi già presenti nella persona o
nell’ambiente prima che il disturbo alimentare emerga; questi elementi
non precipitano o attivano necessariamente il problema, ma devono
essere presenti affinché ogni fattore precipitante abbia l’effetto specifico
di produrre il disturbo. I fattori precipitanti sembrano dare inizio al
disturbo alimentare. Essi possono agire solo in presenza delle necessarie
condizioni quali la personalità del soggetto ed i fattori socioculturali.
Questi fattori porteranno un ragazzo già vulnerabile a sviluppare una
5
sindrome anoressica o bulimica o altri comportamenti disturbati
dell’alimentazione.
Esempi di fattori precipitanti sono: tensioni familiari, forti traumi, perdita
di un amico o di parente, difficoltà scolastiche.
I fattori perpetuanti rendono, invece, più difficile la guarigione di chi
soffre di un disturbo della condotta alimentare, contribuendo così alla
persistenza ed all’aggravarsi della patologia. Uno dei principali fattori
cronicizzati, è costituito dalle alterazioni fisiche dovute all’eccessivo
dimagrimento e al vomito (Garfinkel, Garner, 1982)
Nel secondo capitolo viene descritto il motivo per cui l’omosessualità
costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi della condotta
alimentare. Infatti nonostante la proporzione di gay nella popolazione
generale sia stimata tra il 3 ed il 6%, nel gruppo dei maschi che
presentano disordini alimentari, gli omosessuali sono sovra rappresentati.
Herzog, Bradburn e Newman (1990) studiando pazienti anoressici e
bulimici, riportano che la percentuale di omosessuali nel loro gruppo è
intorno al 21%. Vengono, inoltre, presentate diverse ipotesi che spiegano
perché l’orientamento omosessuale costituisca un fattore di rischio nello
sviluppo dell’anoressia e della bulimia.
Crisp (1967, cit in Garner, 1995) ha ipotizzato che lo sviluppo dei
disturbi alimentari negli omosessuali rappresenti una forma difensiva che
permette all’adolescente gay o lesbica di proteggersi dalla paura di
un’identità sessuale definita.
Altri studi hanno evidenziato come l’aspetto fisico sia un valore centrale
per la strutturazione dell’autostima del giovane omosessuale. I maschi
eterosessuali sono più soddisfatti del proprio corpo, mentre i gay come le
donne eterosessuali, che ricevono più pressioni ambientali ad adeguarsi
ai canoni estetici vigenti, lo sono in misura minore. L’insoddisfazione
corporea presentata dagli omosessuali, rappresenta un fattore in grado di
predisporre questa popolazione ai disturbi alimentari (Siever, 1994).
Alcuni autori (Beren, 1997) hanno esaminato le esperienze interpersonali
di stigmatizzazione che gli omosessuali subiscono in una società
omofobica. Quando il giovane gay interiorizza l’omofobia sociale arriva
6
a sviluppare una visione negativa di se stesso. Egli esperisce una
profonda colpa ed un’intensa vergogna per la propria omosessualità che
viene giudicata deviante e perversa a causa dei pregiudizi sociali
interiorizzati.
Il terzo capitolo è dedicato ad un altro fattore di rischio: la pratica
sportiva con un particolare attenzione alla popolazione maschile. Solo
negli ultimi anni si e osservato come i disturbi alimentari possono
presentarsi anche nel sesso forte. I casi maschili sono spesso sottovalutati
e diagnosticati in ritardo. Pare che l’età di esordio dei disturbi alimentari
maschili sia da collocarsi intorno all’adolescenza. Ginnasti, atleti,
bodybuilders, ballerini, nuotatori sono alcune delle professioni più
vulnerabili ai DCA, poiché il loro lavoro necessita di forti restrizioni
alimentari (Fichter, Daser, 1987)
Un altro importante fattore da considerare è l’influenza dei mass media
sull’immagine del corpo; infatti l’immagine mediatica del maschio ideale
non è incentrata sulla magrezza, ma punta sulla forma fisica e sui muscoli
a tutti i costi. Non sorprende, quindi, che la causa di perdita di peso nei
maschi anoressici sia l’eccesso di esercizio fisico. Quando un maschio
contrae un’anoressia o una bulimia, i fattori predisponenti e scatenanti di
tipo familiare e psicologico sono simili a quelli dei disturbi alimentari
femminili. Il tipico uomo anoressico è un soggetto depresso,
ipersensibile, con forti sensi di colpa e scarsa autostima (Nemeroff, et al.,
1994) . Dato l’incrementato riconoscimento della presenza di disfunzioni
alimentari clinicamente significative nei maschi, due fattori hanno
ricevuto una considerevole attenzione: l’orientamento sessuale e
l’esercizio fisico, ed è proprio al secondo fattore che è dedicato il
contributo empirico della seconda sezione della tesi. Si tratta di una
ricerca condotta su un gruppo di 75 maschi eterosessuali tutti praticanti
vari tipi di sport e su 65 soggetti maschi non praticanti alcuno sport, di
cui 35 eterosessuali e 30 omosessuali. Lo scopo di questa ricerca è stato
quello di verificare se la pratica sportiva e l’orientamento sessuale sono
per i maschi fattori di rischio predisponenti i disturbi della condotta
alimentare.
7
CAP 1 : INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO,
EPIDEMIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO
Introduzione
Tra le affezioni psichiatriche e psicologiche della nostra epoca, i disturbi
del comportamento alimentare hanno assunto negli ultimi decenni un
rilievo clinico e sociale di dimensioni preoccupanti.
Secondo le più attuali osservazioni epidemiologiche nel mondo
occidentale i disordini del comportamento alimentare sarebbero in
considerevole e costante aumento. In Italia circa l’1% della popolazione
adolescenziale soffre di anoressia, tra l’1% e il 5% di bulimia e tra l’8% e
il 15% presenta condizioni in cui si evidenziano disturbi alimentari
importanti o comportamenti indicatori di rischio . L’età di insorgenza del
disturbo del comportamento alimentare è calcolata in genere tra i 14 e i
18 anni con una netta prevalenza femminile (De Nobili, 2000).
In generale si parla di disturbo del comportamento alimentare quando
siano presenti comportamenti scorretti verso il cibo, le cause sono
multiple e in genere non vi è eziologia organica tranne in rari casi di
alterato metabolismo. I fattori in gioco sono di tipo familiare, individuale
e socioculturale.
Nonostante si continui a parlare di anoressia e bulimia in termini di due
distinte patologie del comportamento alimentare, oggi sempre più autori
concordano nel considerare più attuale l’ipotesi del continuum,
preferendo parlare di Sindrome Anoressico-Bulimica, inquadrando così i
disturbi del comportamento alimentare in una categoria nosografica
globale, cui è sottesa una comune posizione psicodinamica, sebbene con
forme di espressione individuale molto diverse (Bernardini, 2000).
8
Sulla base dei dati osservati, risulta infatti come molte pazienti presentino
una commistione delle due forme, all’origine delle quali si rileva lo
stesso identico terrore di ingrassare.
Tra le differenze, laddove i due disturbi non coesistano, è importante
invece rilevare che, se da un lato il disturbo anoressico si presenta in
genere come egosintonico, accettato dunque e anche esibito, dall’altro il
disturbo bulimico è vissuto più frequentemente come un impulso rifiutato
ed irrefrenabile che comporta spesso un forte sentimento di vergogna
(Cerberi, 2000).
Infine i disturbi dell’alimentazione che non soddisfano i criteri di nessun
disturbo specifico vengono classificati come disturbi dell’alimentazione
non altrimenti specificati. Particolare interesse ha suscitato recentemente
anche il disturbo da alimentazione incontrollata,che è rientrato a far parte
dell’attuale nosografia ed è stato inserito nell’appendice B del DSM-IV
(APA, 1994).