9
da diversi uomini o gruppi potenti, sinistri gruppi di persone cui si pu�
imputare di aver organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui
soffriamo (Popper, 1963:213).
Tutto ci� che accade di negativo nel mondo, in base a questa teoria, � il
risultato di un preciso proposito perseguito da uno o pi� individui o gruppi
organizzati. Si tratta di una visione delle cose tutt�altro che laica, e in effetti
alcuni storici hanno sottolineato come le ideologie politiche, specialmente
in questo secolo, si siano presentate spesso con tutte le caratteristiche delle
vecchie religioni (Arendt, 1951). Secondo Arendt, che nello studiare i
sistemi di propaganda del nazismo, del fascismo e del comunismo
sottolinea il largo uso che essi fecero delle teorie del complotto,
quel che le masse si rifiutano di riconoscere � la casualit� che pervade tutta
la realt�. Esse sono predisposte a tutte le ideologie perch� [le ideologie]
spiegano i fatti come semplici esempi di determinate leggi ed eliminano le
coincidenze, inventando una onnipotenza tutto comprendente che
suppongono sia la radice di ogni caso. La propaganda totalitaria prospera su
questa fuga dalla realt� nella finzione, dalla coincidenza nella coerenza
(Arendt, 1951:486).
Si tratterebbe, dunque, di un meccanismo - psicologico prima ancora che
sociale - di riduzione della complessit�: come afferma Ciuffoletti, una delle
ragioni per cui l�ossessione del complotto ha trovato sempre un terreno
favorevole nella subcultura di massa sarebbe la
oggettiva complessit� dei fenomeni economici, sociali e politici, che
sfuggono all�immediata comprensione degli individui. La politica, il potere,
sono stati sempre percepiti con un senso di estraneit� e persino con ostilit�
dal popolo. Ed � relativamente facile, con i mezzi di comunicazione attuali,
scagliare la �piazza� contro il �palazzo�, agitando l�idea di trame oscure, di
10
intrecci, di misteri (Ciuffoletti, 1993:11).
Oltre ad avere, dunque, il vantaggio di essere psicologicamente e
socialmente rassicuranti, le teorie cospirative si caratterizzano per un tipo
particolare di irrazionalit�, non priva di una sua paradossale forza
argomentativa.
In primo luogo la forma specifica di irrazionalit� che caratterizza le
teorie cospiratorie � dotata di una peculiare logica altamente razionale ed
operativa: in sostanza, le teorie cospiratorie sono difficili da confutare.
Poich� i cospiratori sono una costruzione della societ�, non � necessario
che sia perfettamente chiaro a coloro che si sentono vittime del complotto
in quali modi il gruppo nemico �cospiri� (Groth, 1992:6). Inoltre capita
talvolta che la forza d�attrazione che scaturisce dalla funzione di riduzione
della complessit� e della dissonanza cognitiva che tali teorie offrono sia
tale che esse giungano a validarsi da s�. Alcuni gruppi, ad esempio gli
appartenenti a s�tte sataniche, talvolta fanno propri i ruoli loro assegnati
dalle teorie cospiratorie a tal punto da autoconvincersi di aver provocato
intenzionalmente e in modo predeterminato particolari eventi. Sembra, in
sostanza, che le teorie cospiratorie possano in certi casi produrre �gli attori
necessari alla loro plausibilit� e verifica empirica� (Groth, 1992:7), in una
sorta di self-fulfilling prophecy (cio� una profezia che si avvera da sola per
il solo fatto di essere stata formulata).
11
2. Il diavolo, le streghe e i magistrati
Groth afferma che �
nell�et� delle persecuzioni delle streghe, fra tardo Medioevo e prima et�
moderna, [che] fa per la prima volta la sua comparsa nella storia europea
una teoria cospiratoria come nucleo di un compatto modello interpretativo
(Groth, 1992:16).
La credenza nelle streghe, persone che per mezzo di pratiche metafisiche
sono in grado di provocare benefici o malefici, � diffusa in tutte le culture
di cui siamo a conoscenza (Groth, 1992:16). Nell�Europa continentale
l�immagine della strega era costituita, in varie culture, da alcuni elementi
pi� o meno costanti: l�apostasia o deviazione dalla fede cristiana; il patto
col diavolo, sancito attraverso rapporto sessuale (di norma le streghe erano
di sesso femminile); il culto satanico; il maleficium (o ricorso alle arti
magiche) nei confronti di uomini e animali; la partecipazione al sabba
stregonesco (Groth, 1992:17).
In questo schema il diavolo si pu� considerare il prototipo del
cospiratore (cfr. Boldrini, 2002). Egli, infatti, tenta con l�ausilio delle
streghe di riconquistare il regno perduto. L�esistenza della congiura �
provata dalla �confessione� delle accusate. Il quadro tutto medievale del
complotto diabolico-stregonesco si completa per� con un elemento che
sembra tratto dalle cronache dei nostri giorni: la complicit� dei magistrati.
Gli agenti di Satana erano ormai evidentemente penetrati ovunque,
altrimenti come si sarebbe potuto spiegare che nonostante le crescenti e
sempre pi� feroci persecuzioni le streghe continuavano a crescere di
numero? Nei tribunali, sulle cattedre universitarie, persino sui troni
12
dovevano sedere protettori delle �streghe�. Nella fase della persecuzione di
massa anche avvocati, giudici, magistrati civili e religiosi finirono in
numero crescente, insieme alle �tipiche streghe�, sui roghi dell�Inquisizione
(Groth, 1992:18).
Tale escalation raggiunse il culmine intorno al 1630. Poi, per motivi che
non sono ancora del tutto chiari agli studiosi (Groth, 1992:18), la congiura
di Satana e la sua quinta colonna, le streghe, che per secoli (l�Inquisizione
era stata fondata nel 1231-33) avevano tenuto in uno stato d�incredibile
tensione larghe parti d�Europa, cominciarono a perdere forza di
persuasione, e i processi alle streghe tornarono gradualmente ad essere
eventi episodici.
Possiamo osservare come il modello del sabba abbia molti elementi in
comune con le moderne teorie cospiratorie. Non ultima la funzione di
rendere comprensibili fenomeni refrattari alla conoscenza, identificandone
le cause - in quel caso - nelle intenzioni di determinate persone definite
streghe. Elemento irrinunciabile di questo schema � la sostituzione di uno o
pi� soggetti astratti e inafferrabili (i demoni) con individui concreti (le
streghe), in un classico meccanismo di espiazione. Le seguenti parole di
Dieter Groth, scritte quattordici anni fa e pubblicate nel 1992, sembrano
assai sinistramente alludere a questi ultimi mesi, cos� carichi di suggestioni
cospiratorie:
Inevitabilmente gli uomini vengono a trovarsi in situazioni nelle quali non
comprendono pi� il mondo. Nella fattispecie accade loro qualcosa che
ritengono di non aver meritato. Quanto accade viene pertanto percepito
come ingiustizia, iniquit�, male, sventura, catastrofe. Tocca loro, cos�
pensano, immeritatamente, dal momento che essi sono buoni, rispettosi,
agiscono correttamente, vanno nella chiesa giusta, appartengono a una
cultura superiore e a un popolo sano. Alla ricerca della ragione per cui sia
13
toccato loro un tale destino, vengono presto a incappare in un altro gruppo,
un contro-gruppo, al quale attribuiscono determinate caratteristiche: questo
gruppo li danneggia perseguendo apertamente i suoi sinistri piani covati in
segreto (Groth, 1992:1).
14
3. La tesi
La tesi che sostengo � che l�eccezionale ricorso a teorie cospiratorie da
parte dei mezzi di comunicazione italiani, in particolare dei quotidiani, cui
stiamo assistendo specialmente negli ultimi dieci anni, non si possa
spiegare n� come ovvia semplificazione della realt� causata dai ritmi delle
routine giornalistiche, n� come naturale conseguenza dell�accentuata logica
contrappositiva causata dall�introduzione del sistema elettorale
maggioritario. Tale abuso � invece il segnale di una preoccupante crisi, che
interessa tanto il giornalismo quanto la politica. Il continuo ricorso a parole
quali complotto, congiura e cospirazione nella cronaca interna, infatti,
testimonia non solo l�aggravarsi di alcuni fra i maggiori difetti del
giornalismo italiano (vocazione militante e pedagogica; autoreferenzialit�
dell�informazione; gusto morboso per la spettacolarizzazione,
l�indiscrezione, il retroscena, le notizie �sfiziose�, il sensazionalismo;
collateralismo alla politica), ma anche l�accentuarsi di alcuni tratti
tipicamente totalitari della nostra democrazia (personalizzazione della
politica, rapporto di delega assoluta nei confronti del leader, retorica
dell�intransigenza, rifiuto del confronto, costruzione dell�avversario come
nemico).
Nel primo capitolo descrivo brevemente alcuni esempi recenti di abusi
di teorie cospiratorie ad opera di autorevoli quotidiani italiani (in
particolare il Corriere della Sera). Dopo aver definito complotto, congiura
e cospirazione, analizzo il complotto in termini semiotici, avvalendomi
particolarmente della teoria narratologica greimasiana: struttura narrativa
profonda; tipologia di complotti in base all�enunciazione, nel testo,
dell�identit� di chi complotta; trattazione del complotto come discorso
polemico (complotto come spoliazione di un oggetto di valore, complotto
15
come valorizzazione negativa dell�avversario tramite accusa di rottura del
contratto), con esempi tratti dalla cronaca della campagna elettorale del
2001 (Berlusconi e l��Internazionale della stampa�, il rifiuto del confronto
con Rutelli, il contratto con gli italiani, ecc.); analisi della fasi fondamentali
della narrazione (manipolazione, competenza, performanza, sanzione), con
esempi di articoli che privilegiano, nella narrazione del complotto, ciascuna
delle differenti fasi.
Nel secondo e nel terzo capitolo analizzo le ragioni del successo delle
teorie cospiratorie. In particolare nel secondo capitolo descrivo il
proliferare di complotti nei mezzi di comunicazione come risultato
dell�evoluzione dei meccanismi di negoziazione fra fonti (in particolare la
politica) e mezzi di comunicazione (in particolare quotidiani), descrivendo
il passaggio dalla fase della segretezza a quella della comunicazione
(addetti stampa, uffici comunicazione), a quella attuale della cosiddetta
media logic, nella quale la fonte concepisce la propria comunicazione in
base ai criteri di notiziabilit� condivisi. I vari criteri di notiziabilit� sono poi
analizzati singolarmente in relazione alla appetibilit� del complotto per i
mezzi di comunicazione, in particolare per i quotidiani, con numerosi
esempi tratti da testate giornalistiche di tipologia e orientamento diversi.
Dopo aver discusso del complotto in termini di �fattoide�, cio� �fatto che
non aveva esistenza prima di comparire in un giornale�, un�attenzione
particolare � dedicata alla presenza della parola complotto (e dei suoi
sinonimi) nei titoli dei quotidiani, con un�analisi di un recente caso di
presunto complotto, che avrebbe avuto come vittima la casa farmaceutica
Bayer (agosto 2001).
Nel terzo capitolo tratto le ragioni e le modalit� del ricorso, da parte
della politica, alle spiegazioni complottistiche di molte vicende, nel
tentativo di rendere conto delle costanti e dell�evoluzione della razionalit�
delle teorie cospiratorie negli ultimi due secoli: dalla rivoluzione francese,
16
durante la quale si sviluppa l�uso propagandistico delle teorie cospiratorie
per fini politici secondo modalit� assai simili a quelle dei nostri giorni (il
complotto contro l�aristocrazia e il clero, il complotto contro la rivoluzione
stessa, Marat e il suo giornale l�Ami du Peuple e le somiglianze con il
complottismo berlusconiano), passando per il pi� famoso caso di falso
complotto costruito a scopi propagandistici (I Protocolli dei Savi Anziani di
Sion, che allego in appendice), fino all�uso del complotto da parte dei
regimi totalitari del Novecento
1
. La seconda parte del capitolo � dedicata ad
analizzare le ragioni della eccezionale propensione al complotto da parte
del giornalismo italiano del dopoguerra. Fra le cause, non tanto la mancata
epurazione dai retaggi del regime fascista (che pure aveva fatto della
retorica del complotto una delle sue armi propagandistiche), quanto la
funzione � che il giornalismo italiano acquisisce velocemente e dalla quale
non riesce mai ad emanciparsi � di collateralismo alle due sub-culture
cattolica e comunista, che determina, nella cronaca politica, una
ricostruzione degli eventi poco descrittiva e per lo pi� basata sul
machiavellismo, la dietrologia, la reciproca diffidenza. Con la fine della
guerra fredda la situazione, paradossalmente, si aggrava: fin dall�inizio la
Seconda Repubblica non pare differenziarsi dalla Prima, almeno in termini
di propensione al complotto. � anzi con la scesa in campo di Berlusconi
che una teoria cospiratoria di tipo tradizionale (il complotto comunista)
assurge a paradigma propagandistico, a modello di comunicazione politica
buono per ogni circostanza.
Il quarto capitolo contiene le analisi qualitative della trattazione
giornalistica di due casi di (presunti) complotti: quello di D�Alema e
Cossiga per far cadere il governo Prodi (ottobre 1998) e quello della
1
Il lettore noter� la mancanza di molti importanti casi di complotto, oltre che una certa disinvoltura nel
susseguirsi dei periodi storici presi in considerazione. Non c��, ovviamente, alcuna pretesa di esaustivit�:
ci� che mi interessava era semplicemente sottolineare alcune caratteristiche delle teorie cospiratorie in
voga in momenti di particolare crisi e tensione politico-sociale (la rivoluzione francese, i regimi fascisti,
le purghe staliniane), per confrontarle con la situazione italiana attuale.
17
cosiddetta �Internazionale della stampa� (o �Internazionale della
spazzatura�) contro Berlusconi durante l�ultima campagna elettorale
(aprile-maggio 2001). I quotidiani analizzati sono quattro, due nazionali
indipendenti (Corriere della Sera e Repubblica), due di tendenza (uno di
destra e uno di sinistra, ovvero Libero e Manifesto). Nel caso della vicenda
che ha per protagonista Prodi, assistiamo al tentativo di alcuni quotidiani di
minimizzare un complotto scomodo per la sinistra, ma anche a una vicenda
descritta con i codici dell�ironia e soprattutto a un esempio di trattazione
seriale, con il complotto che viene trattato a pi� riprese a distanza di mesi
(ottobre �98, settembre-ottobre �99, maggio 2001). Il complotto contro
Berlusconi � invece un esempio lampante dell�efficacia della teoria
cospiratoria berlusconiana come strategia politica. Berlusconi riesce prima
di tutto a riportare entro i confini nazionali � a lui pi� congeniali � una
vicenda internazionale; e poi a trasformare, grazie alla retorica del
complotto, una situazione potenzialmente pericolosa in un�occasione per
aumentare ulteriormente il proprio consenso.
Nelle conclusioni torno a discutere brevemente, alla luce del lavoro
svolto, alcune delle idee iniziali, per vedere quali di esse � e in quale
misura � siano corroborate dalle osservazioni e dalle analisi fatte.
Questa tesi � stata concepita nell�agosto 2001, in occasione della
seconda edizione di �Synapsis�, la Scuola europea di Letterature comparate
patrocinata dalle Universit� di Siena e Bologna. In quella edizione
�Synapsis� aveva discusso proprio sui temi della congiura e del complotto,
alla presenza di studiosi internazionali di diverse discipline (letteratura,
antropologia, ecc.). E in quella edizione il professor Maurizio Boldrini
aveva tenuto una relazione sul tema del complotto nei mezzi di
comunicazione di massa (Boldrini, 2002) che si avvaleva � tra le altre fonti
� anche di una ricerca su alcuni testi giornalistici che avevo condotto
18
insieme a Simona Piselli e Silvia Trabalzini. Gli spunti teorici di quella
edizione di �Synapsis� e gli esiti del dibattito, che aveva coinvolto docenti,
studenti e studiosi di diversa formazione, hanno costituito, oltre
all�interesse suscitato in me dalla ricerca allora condotta, la motivazione di
fondo che mi ha spinto al presente lavoro.
19
Note bibliografiche
I testi che compongono la bibliografia critica di riferimento sono citati col
sistema autore-data, dove il numero di pagina si riferisce sempre
all�edizione italiana dell�opera (se esiste). Gli articoli dei quotidiani e
settimanali citati sono invece indicati nel testo stesso o nelle note a pi� di
pagina. Giustifico questa apparente incoerenza con due argomenti. In primo
luogo ho voluto distinguere gli articoli di quotidiani (e in misura molto
minore di settimanali), che costituiscono l�oggetto dell�analisi, dai testi
(monografie, saggi, articoli di riviste) che costituiscono invece gli strumenti
impiegati per compiere tale analisi. La seconda considerazione � invece di
ordine pratico. Citare di nuovo nella bibliografia (magari in una sezione
separata) tutti gli articoli gi� citati nel testo, dove sarebbe stato impossibile
- se non a costo di sacrificare la comprensibilit� dell�analisi - omettere tali
riferimenti, avrebbe significato replicare una lunga lista di informazioni gi�
fornite, per lo pi� di consultazione assai difficile. Ho preferito dunque
fornire all�interno del testo (al limite nelle note a pi� di pagina) i riferimenti
di ogni articolo citato, ritenendo che sia pi� utile per il lettore sapere subito
che si sta parlando, ad esempio, di un articolo di Paolo Franchi dal titolo �Il
Pds riscopre il Grande Complotto�, pubblicato sul Corriere della Sera del 3
marzo 1993, piuttosto che costringerlo a continui rimandi a fine volume.
Peraltro un sistema di rimandi del tipo: Franchi, 2001a, Franchi, 2001b,
Franchi, 2001c, ecc. sarebbe stato assai poco agile. Senza contare che molti
articoli non riportano alcuna firma.
20
1.
Complotti, congiure, cospirazioni
TERZA APPARIZIONE:
Come un leone sii superbo e fiero,
e non curarti di chi morde il freno,
n� di chi s�agita, di chi congiura.
Macbeth non sar� vinto
fino a quando di Birnam la foresta
non mover� verso il colle di D�nsinane
contro di lui.
(WILLIAM SHAKESPEARE, Macbeth, atto quarto, scena prima)
Le selve il mormor�o della congiura
mutano in urlo, e gli alberi giganti
muovono orridi in una mischia oscura.
(GIOVANNI PASCOLI, Poemi conviviali, Tiberio, III)
21
1.1. Un mondo pieno di complotti?
Perch� le difficult� che sono dalla parte de� congiuranti sono
infinite. E per esperienza si vede molte essere state le coniure, e
poche avere avuto buon fine.
(NICCOL� MACHIAVELLI, Principe, Capitolo 19)
Berlusconi e Prodi. Contrada e Andreotti. Craxi e Kennedy. La contessa
Agusta e il leader dell�estrema destra austriaca Haider. La lira e l�arte
contemporanea. La casa farmaceutica Bayer e il narcotrafficante Pablo
Escobar. La squadra di calcio di Marsiglia e il ciclista Pantani. Hitler e
Ciajkovskij. L�atleta cubano Sotomayor, primatista mondiale di salto in
alto, e l�ex segretario della Democrazia cristiana Aldo Moro. Luis Donald
Colosio, candidato alla presidenza del Messico, ucciso il 23 marzo 1994, e
Yitzhak Rabin, primo ministro israeliano, ucciso il 4 novembre 1995.
Pasolini e Feltrinelli. Il Pds e il Cremlino. Falcone e Borsellino. Di Pietro e
Le Pen. Il papa e Ocalan.
Cosa accomuna soggetti cos� eterogenei fra loro? Nulla, se non il fatto
di essere stati vittime, o potenziali vittime, di uno o pi� complotti.
L�insospettabile fonte - come si dice con un termine tratto dal gergo
giornalistico ma ormai diffuso anche fra i non addetti ai lavori - di simili
notizie non � un qualunque rotocalco, ma il principale e pi� autorevole
quotidiano italiano, il Corriere della Sera. Tutti i soggetti citati sono
indicati esplicitamente dal giornale milanese, in uno o pi� articoli
2
, come
2
Berlusconi: �Il Cavaliere grid�: � un complotto, questi giochetti li ho gi� visti nel �94�, del 29 settembre
2001. Prodi: �Complotto contro l�ex premier? I tormenti del centrosinistra�, del 30 maggio 2001.
Contrada: �Mio padre, 007 vittima di un complotto�, del 30 dicembre 1993. Andreotti: ��Dalla Dc lo
stesso sbaglio di Craxi��, del 4 aprile 1993. Craxi: �Craxi, la vendetta del conte di Montecristo�, del 10
giugno 1994. Kennedy: �Kennedy, uno sparo lungo trent�anni�, dell�11 novembre 1993. La contessa
Agusta: �Il parroco di Portofino: complotto nella villa, la contessa � stata ammazzata�, del 1� febbraio
2001. Haider: �Haider attacca: �Inchiesta sui traditori��, del 7 febbraio 2000. La lira: �Lira, fu davvero un
22
vittime di complotti effettivamente portati a compimento oppure solo
progettati, ovvero denunciati. In tutti i casi la parola complotto compare nel
titolo e/o nel testo dell�articolo.
A meno di non credere ad un mondo pieno di complotti, dobbiamo
necessariamente pensare che di complotti e cospirazioni si faccia un
eccessivo parlare e scrivere. I giornalisti stessi, compresi naturalmente
quelli del Corriere della Sera, sono spesso i primi a deprecare l�abuso della
parola complotto e dei suoi sinonimi (soprattutto congiura e cospirazione).
Qualche volta, alla constatazione di un eccessivo ricorrere alla teoria del
complotto, si accompagna un invito (implicito) all�autoregolamentazione
professionale. Gli esempi, a dire la verit�, sono per� assai pochi. Per restare
al Corriere della Sera, Dino Messina ha scritto:
rispetto all�ebbrezza complottarda che sembra ci stia pervadendo [...] come
dire: pi� del complotto � pericoloso il gran parlare che se ne fa
3
.
complotto?�, del 20 settembre 1992. L�arte contemporanea: �L�arte contemporanea? Un complotto dove
il Nulla � solo un bluff�, del 20 agosto 2000. La Bayer: �L�azienda chiede scusa sui giornali. E si parla di
complotto�, del 21 agosto 2001. Escobar: �Raid aereo per uccidere Escobar�, dell�11 marzo 1992. Il
Marsiglia: �Marsiglia colpita al cuore: il pallone�, del 5 luglio 1993. Pantani: �I tifosi del Pirata: � tutto
un complotto�, del 6 giugno 1999. Hitler: �Attentato a Hitler: la congiura del silenzio�, del 4 ottobre
1996. Ciajkovskij: �Chi ha ucciso Ciajkovskij?�, del 9 aprile 1993. Sotomayor: �Cuba difende la bandiera
Sotomayor�, del 6 agosto 1999. Aldo Moro: ��Moro, complotto di destra��, del 26 marzo 1992. Colosio:
�Messico, complotto elimin� Colosio�, del 5 aprile 1994. Rabin: �Un complotto dietro l�omicidio di
Rabin�, del 10 novembre 1995. Pasolini: �Pasolini? Continuo a non credere al complotto�, dell�11
novembre 1997. Feltrinelli: �Feltrinelli, fu davvero un complotto?�, del 5 dicembre 1992. Il Pds:
�Un�altra tangente al Pds. Occhetto: complotto centrista�, del 22 settembre 1993. Il Cremlino: �Mosca
1982: complotto al Cremlino?�, del 15 novembre 1992. Falcone e Borsellino: �Scena prima:
quell�incontro con il boss sul volo Palermo-Roma�, del 29 agosto 1996. Di Pietro: �Dinoia: Brescia non
trasmise tutti gli atti, contro Di Pietro fu complotto istituzionale�, del 17 febbraio 1997. Le Pen: �Le Pen:
�Macch� razzisti, contro di noi c�� un complotto�, del 5 maggio 1995. Il papa: �Clinton: �Volevano
uccidere il papa��, dell�11 ottobre 2001. Ocalan: �Ora Ocalan grida al complotto: �La Nato e Gladio
complici nella mia cattura a Nairobi��, del 27 novembre 1999.
3
�I gran maestri del complotto�, del 24 ottobre 1993.