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Prefazione:
Dal Sole 24ore del 2008: "I modelli di gestione utilizzati dalle banche più
all'avanguardia considerano il compliance risk come il principale rischio per il
business bancario..". E ancora MilanoFinanza altrettanto titola che: "Oggi le
banche devono prepararsi ad un grande salto di qualità nella gestione della
compliance".
Nell'attuale scenario macroeconomico, che coinvolge tutti gli attori prevalenti
del sistema produttivo, economico-finanziario, sociale ed istituzionale, il
mondo bancario e finanziario sta attraversando una fase turbolenta, tormentata,
forse caotica ma assai delicata e di un'importanza davvero formidabile, la
quale, verosimilmente detterà nuove regole e assiomi innovativi, rispetto un
processo davvero riformatore, in verità già iniziato da qualche anno, in perfetta
aderenza con l'atteggiamento delle Autorità economiche e finanziarie
nazionali e sovranazionali, e in linea con lo sviluppo dei mercati finanziari, e a
sua volta intrecciato con le traiettorie d'innovazione di prodotto e di processo,
all'interno di un contesto internazionale. Tutto ciò premesso, è necessario
senz'altro osservare da vicino la realtà economica italiana prima, ed europea
poi, inserite entrambe in un assetto mondiale, per poter analizzare esattamente
i fenomeni che la caratterizzano. Infatti, nonostante una visione prospettica ed
evolutiva ottimistica e orientata al progresso, è innegabile come stiamo
attraversando una fase congiunturale negativa e di crisi effettiva e concreta
insinuatasi già all'interno dell'economia reale e non solo dunque finanziaria,
che dal 2008, limitandosi ad un'analisi di periodi storico-economici non troppo
lontani, attanaglia in maniera stringente quasi oppressiva e soffocante le
economie, in primis del continente europeo, e che ineluttabilmente finisce per
estendersi e ribaltarsi, in un classico effetto domino, al resto delle economie
mondiali. E' nei fatti come le autorità di vigilanza, i vertici politico-economici
degli stati membri, le autorità comunitarie oltre quelle nazionali, si stiano
adoperando attivamente, a tratti in maniera energica e risoluta, anche in aspro
contrasto con le aspettative ed esigenze della “società europea” (l'esempio
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eclatante di questi giorni è la Grecia, ormai di fatto in default che viene
finanziato dall'UE con la “condizione” di austerity che di fatto ha messo in
ginocchio la penisola ellenica), per ripristinare condizioni stabili di mercato,
oltre che di corretto ed efficiente funzionamento dei meccanismi economico-
finanziari. Verosimilmente la svolta impressa e orientata prima al risanamento
del debito sovrano e poi alla famigerata crescita non è vicinissima, o
perlomeno richiederà sforzi e impegni precisi con risvolti positivi non
immediati. Proprio recentissimamente
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l'Istat diffonde i dati relativi alla
produzione che non sono per nulla esaltanti, né tanto meno rassicuranti, segno
che in atto, l'Italia si ritrova in netta recessione tecnica: a gennaio 2012 il
fatturato dell'industria nazionale è sceso su base mensile del 4,9% e su base
annua del 4,4% specificando come il ribasso tendenziale è il più corposo ed
evidente dal lontano novembre 2009, in particolar modo influenzato da un
negativo andamento del mercato interno, determinato dal ribasso dei consumi
nazionali, non coperto da un tuttavia positivo dato estero per il traino delle
esportazioni.
In tale circostanza, i meccanismi di corporate governance, ma soprattutto oggi
più che mai, i temi che afferiscono alla Compliance aziendale, e pertanto al
rispetto dei principi deontologici ed etici, e a quelli relativi alla correttezza dei
comportamenti, onestà, trasparenza, diligenza
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, e concretamente
all'apprezzamento ed ossequio costante e sistematico, delle prescrizioni
normative esterne ed interne (autoregolamentazione) che devono
contraddistinguere in specie l'esercizio dell'attività degli intermediari
finanziari, in primis l'istituzione bancaria, assurgono a elevarsi quali fattori
fondamentali, ragionevolmente strategici, incisivi, imprescindibili, in un
percorso guidato di crescita e sviluppo socio-economico e imprenditoriale,
finalizzato univocamente a raggiungere, conquistare e cristallizzare nel tempo
una posizione di solido vantaggio competitivo, attraverso il consolidamento
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IlSole24 ore del 19 marzo 2012;
2 AIIA E KPMG 2009.
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della relazione cliente-banca e la trasparenza e la chiarezza dei rapporti con la
clientela (quest’ultimo concetto è stato ribadito dal CEFRS
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): insomma, così
operando, si innesca un circolo economico virtuoso e di miglioramento
continuo, grazie all'ottimizzazione dei risultati economico-finanziari,
incrementando la Redditività aziendale e in ultima istanza, il Benessere
nazionale diffuso, e ciò grazie al concorso di tutti gli attori economici
coinvolti, i quali dovranno considerare la “certificazione” esterna e soprattutto
interna (interiorizzata) del rispetto delle regole procedurali, legali,
autoregolamentanti, delle fonti normative nazionali e comunitarie, un vero e
proprio Dogma prezioso che presiede il loro percorso operativo e strategico
all'interno delle strutture bancarie (utilizzando un inglesismo perfetto,
l'obiettivo è e resta “to create value for customers” e di “continuous
improvement”).
"La Diligenza è un grandissimo aiuto anche in chi possiede un mediocre
ingegno", affermava Seneca. Il tema della Compliance è parte integrante del
sistema dei Controlli Interni di una banca, che in tale contesto discorsivo e in
tale sede, realizzano diverse funzioni fondamentali, tra le quali: a) funzione
preventiva, capace di cogliere in tempo sintomi degenerativi di una
funzionalità aziendale in ipotesi già compromessa, dalla quale potrebbero
scaturire e diffondersi potenziali, gravi e irrimediabili, oltre che irreversibili,
effetti travolgenti negativi che minano sia il contenuto e l'immagine aziendale
intaccando un elemento strategico per le banche come l'elemento
reputazionale, sia l'ambiente esterno che fa diretto riferimento alla platea dei
risparmiatori, consumatori, investitori, produttori, fornitori, intermediari
finanziari e commerciali, attori istituzionali e pubblici, oltre a tutti i portatori
di interessi genericamente intesi, e sinteticamente definibili stakeholders, oltre
gli stessi azionisti (shareholders); b) funzione di controllo, che rappresenta la
funzione tipica, cardine, principe delle funzioni di controllo interno, e che deve
essere strutturata in modo tale da verificare e indagare probabili azioni
3 Center for European Financial Regulation Studies, Stefania Giammaria, Aprile 2011.
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fraudolente o comunque intervenire qualora vi sia fondato sospetto di gravi
irregolarità o comportamenti scorretti, fornendo ai soggetti destinatari
aziendali, adeguata reportistica che sia quanto mai imparziale ed oggettiva e
che potrebbe essere definita in quanto aspetto pubblicistico della funzione di
controllo secondo tuttavia il principio della riservatezza delle informazioni; c)
funzione di supporto agli organi verticistici e di top management, verificando
l'aspetto procedurale e legale tipico di alcune operazioni bancarie, siano esse
riferite all'operatività propria della banca, sia per quanto riguarda operazioni
“straordinarie” o comunque non ricorrenti, che seguono determinate logiche
imprenditoriali-commeciali; d) funzione tipica di controllo e verifica, legata in
tale aspetto soprattutto alla tutela e protezione massima e incondizionata dei
creditori sociali e dei soci di minoranza, salvaguardando anche e soprattutto gli
interessi superiori e preponderanti degli azionisti e dei risparmiatori (in tale
ipotesi, viene in considerazione l'Interesse generale dell'economia e degli
scambi che diventa Interesse sociale, pubblico e istituzionale); e) funzione
assoluta, imprescindibile e irrinunciabile di valutazione e governo dei Rischi
intrinseci ed estrinseci aziendali (funzione di immunizzazione dei rischi). Si
richiede, in una visione moderna e competitiva, un percorso, un vero
“traghettamento” delle funzioni di controllo, che guarda ed analizza l'attività
aziendale nel suo complesso, innescando un coinvolgimento pieno e concreto
di tutte le funzioni, aree e attività aziendali, secondo una visione collaborativa
e di trasparenza informativa. Insomma, la funzione di controllo e in
particolare, la funzione di compliance deve diventare e rappresentare vero e
proprio fenomeno socio-culturale che deve pervadere e infondere vantaggi in
tutta l'attività bancaria. È altrettanto pacifico che ciò potrà avvenire solo
attraverso la capacità delle funzioni interne di controllo, di ottenere
Legittimazione
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e presidiare in particolare il rischio di compliance ovvero il
rischio di non ottemperare le prescrizioni normative di eteroregolamentazione
e di autoregolamentazione (prevede: Identificazione, Valutazione/misurazione,
4 Meyer e Rowan;
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Monitoraggio/reportistica, Testing). Il massimo riferimento normativo in
questione è rappresentato dal documento del Comitato di Basilea “Compliance
and the compliance function in banks” (aprile 2005), che ha trovato riscontro e
piena attuazione in Italia attraverso le Disposizioni di Vigilanza per la funzione
di conformità nel luglio 2007; inoltre Consob e Banca d'Italia hanno emanato
nell'ottobre 2007, il Regolamento congiunto ai sensi dell'art.6 comma 2-bis del
TUF con lo scopo di recepire le direttive 2004/39/CE (MIFID) e 2006/73/CE
recante le misure di esecuzione della Mifid. Si tratta, sia formalmente che di
fatto, di un vero cambiamento culturale che sfocia nella componente
reputazionale e nella fidelizzazione dei clienti
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. Si focalizzerà l'attenzione
massima sugli aspetti puramente operativi, procedurali, pratici-professionali,
che si delineano nelle diverse realtà bancarie, sia di piccola dimensione, sia
attraverso uno sguardo ampio di mercato guidato dai grandi gruppi bancari,
evidenziandone, le più significative divergenze e le relative problematiche,
concentrandosi poi sui relativi benefici e svantaggi, sia per le une che per gli
altri. Il risultato, si badi, non dovrà essere la verifica del mero rispetto formale
della disciplina attraverso la creazione di un documento statico puramente
descrittivo del processo di gestione del compliance risk, ma bensì la verifica
del rispetto sostanziale e in maniera dinamica e aggiornata di quest'ultimo.
Particolare rilevanza, infine, rivestiranno le tematiche relative all’integrazione
della funzione compliance con le altre funzioni di controllo, l’ottimizzazione e
l’efficientamento dei costi legati alla funzione, le competenze necessarie
proprie del compliance manager, le scelte strategiche e i benefici reputazionali
ottenibili da un buon sistema di controllo della conformità. Le risposte saranno
fornite nel corso della trattazione attraverso il confronto e la “mediazione”
delle diverse realtà bancarie e fornendo le linee guida, i “caposaldi strutturali”
in materia, da assumere come tratti distintivi nella ricerca di opportune
soluzioni operativo-strategiche in ambito aziendale.
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Bruna Azego, Divisione Normativa primaria politiche di Vigilanza di Banca d'Italia.