2
Introduzione
Tutti gli uomini l’hanno aiutata con i loro
sforzi: quelli che volevano concorrere ai suoi
successi e quelli che non pensavano affatto a
servirla, quelli che hanno combattuto per essa
ed anche quelli che si sono dichiarati suoi
nemici; tutti sono stati spinti alla rinfusa nella
stessa via, strumenti ciechi nelle mani di Dio.
Lo sviluppo graduale dell’uguaglianza delle
condizioni è dunque un fatto
provvidenziale…Sarebbe saggio credere che
un movimento sociale che viene da così
lontano possa essere interrotto dagli sforzi di
una generazione? È ammissibile pensare che,
dopo aver distrutto la feudalità e vinto i re, la
democrazia indietreggerà di fronte ai borghesi
ed ai ricchi?
A. De Tocqueville, La democrazia in
America, 1968, p.18-19
Studiare la democrazia significa confrontarsi con il passato ed avere un
approccio critico verso il presente. La scelta effettuata in questo elaborato va
proprio in tale direzione: cercare di valutare il rendimento attuale della forma
di governo democratica, senza trascurare il lascito passato e le prospettive
future.
Il dibattito pubblico italiano ed europeo affronta quotidianamente tematiche
legate alla democrazia. Negli ultimi anni sono diventati sempre più frequenti
i contributi sull’argomento, per via di un clima generale di sfiducia e di
disaffezione verso la politica che ha spinto l’opinione pubblica a porsi degli
interrogativi. Hanno particolare rilievo le discussioni sulla crisi di
3
rappresentanza delle istituzioni democratiche (soprattutto Parlamento e
Governo) e degli attori principali della vita politica, ovvero i partiti.
Le opinioni a riguardo sono molteplici: alcune puntuali e degne di nota, altre,
a dire il vero, risultano piuttosto parziali e ricche di luoghi comuni.
Da qui nasce il mio interesse nell’approfondire l’argomento. I numerosi corsi
svolti da studente di Scienze Politiche mi hanno fornito svariati input ed
aiutato a ponderare la complessità dell’argomento.
Lo studio delle democrazie richiede, infatti, un’attenzione meticolosa ed un
atteggiamento critico nel valutare dati e fenomeni più o meno ricorrenti.
Questo lavoro di tesi adotterà un punto di vista rigidamente scientifico, che
possa fare chiarezza sulla reale entità dei mutamenti in atto nei regimi
democratici.
Come si chiede in maniera quasi profetica Tocqueville: «Sarebbe saggio
credere che un movimento sociale che viene da così lontano possa essere
interrotto dagli sforzi di una generazione
1
?». Probabilmente non solo non
sarebbe saggio, ma neppure lontanamente plausibile pensare ad una crisi di
questa portata della democrazia.
I principi e le istituzioni democratiche hanno una storia millenaria, che li ha
portati a consolidarsi nel tempo su scala mondiale. Nonostante questo, negli
ultimi anni molti studiosi si stanno interrogando sull’efficacia dei
meccanismi rappresentativi e sui limiti della cosiddetta democrazia indiretta.
Per questo motivo ho deciso di effettuare un’analisi comparata che prenda in
considerazione proprio la culla della liberal-democrazia, ovvero l’Europa.
I casi scelti sono cinque e rappresentano l’asse portante del sistema politico
continentale. Il riferimento è a Gran Bretagna, Francia, Spagna, Germania ed
Italia, definite come le “grandi democrazie europee”.
L’obiettivo è verificare se effettivamente i regimi in questione presentino dei
deficit importanti, soprattutto in termini di rappresentanza e governabilità.
1
Tocqueville (De) A., 1968.
4
Nel primo capitolo dell’elaborato fornirò concetti, teorie e modelli empirici
indispensabili per un corretto approccio alla questione. Il punto di partenza
saranno gli studi sulla qualità democratica, un settore della scienza politica
sempre più in auge in ambito scientifico.
Tale filone di studi si interroga, per l’appunto, sulle qualità che un regime
democratico deve possedere per poter avere un rendimento ottimale. Solo
conoscendo le suddette caratteristiche è possibile, infatti, procedere con
un’indagine analitica sullo status attuale della democrazia in Europa.
Il principale riferimento teorico sarà il modello elaborato da Leonardo
Morlino e Larry Diamond. I due politologi individuano otto dimensioni,
necessarie per valutare il funzionamento di un sistema politico democratico.
Nello specifico mi concentrerò su due di esse, ovvero l’accountability
elettorale e la competizione politica. Per un approfondimento concettuale ed
empirico di questi due elementi rimando al testo.
Prima di dedicarmi alla disamina dell’accountability e della competizione, il
lavoro ha richiesto un excursus sugli assetti istituzionali dei casi di studio.
Entrambe le dimensioni, infatti, si confrontano e dipendono in maniera
indiretta dalle regole costituzionali dei singoli di stati. In particolare mi
soffermerò sui sistemi elettorali e sulle forme di governo, evidenziando i loro
effetti sui comportamenti degli attori (in primis elettori e partiti).
Ad ogni modo, il focus resta inevitabilmente sul tema del controllo di chi
detiene il potere (accountability elettorale) e sulla possibilità per i vari attori
di competere per accedere alle cariche pubbliche (competizione politica).
Queste due tematiche le affronterò nel terzo e nel quarto capitolo. Esse mi
permettono di effettuare una serie di riflessioni e di approfondimenti sugli
argomenti maggiormente discussi nella scena pubblica. Il concetto di
accountability elettorale, ad esempio, rende possibile un’analisi sul tema
della scarsa rappresentatività della classe politica e su come i cittadini
possano sanzionare i governanti irresponsabili attraverso le elezioni.
5
Il voto è, infatti, uno straordinario strumento democratico in possesso dei
governati, poiché costringe chi detiene il potere ad una maggiore
responsabilità nella scelta delle politiche da adottare.
Da qui, inoltre, nasceranno una serie di interpretazioni relative al fenomeno
dell’astensionismo e alla disponibilità degli elettori a cambiare il proprio voto
da un’elezione all’altra, punendo in questo modo il governante precedente
eletto.
La competizione politica è una dimensione altrettanto determinante
nell’analisi dei regimi democratici. Attraverso di essa, prenderò in
considerazione due attori sotto l’occhio del ciclone: i partiti ed i governi.
Entrambi sono oggetto di fortissime critiche, soprattutto a causa della loro
incapacità nel recepire le istanze dei cittadini e nel tradurle in provvedimenti
al servizio della collettività. La disamina della sfera della competizione sarà
utile anche per comprendere i cambiamenti in atto nell’arena parlamentare ed
esecutiva. L’ingresso di nuovi attori estranei alle tradizionali dinamiche
democratiche costringe, difatti, le istituzioni a mutare alcuni assetti di lunga
durata.
Il periodo di riferimento di questa indagine comparata sarà quello successivo
alla caduta del Muro di Berlino (1990-2013), un evento dalla valenza storica
profondissima e dall’impatto dirompente per tutti i sistemi politici europei.
6
1
Per una democrazia di qualità
1.1 Democrazia: tra crisi e consolidamento
Al giorno d’oggi “democrazia” è un termine con una connotazione fortemente positiva.
Non c’è nessun regime, anche il più autoritario, che non ami farsi chiamare democratico.
A giudicare dal modo con cui ogni regime si autodefinisce, si direbbe che regimi non
democratici oggi non esistano più in tutto il mondo. Se le dittature esistono, esistono solo, a
detta degli autocrati, allo scopo di restaurare nel più breve tempo possibile la “vera”
democrazia, che dovrà essere naturalmente migliore di quella soppressa con la violenza
1
.
L’analisi della democrazia è un’operazione molto complessa ma di stringente
attualità. Il contesto politico europeo e mondiale non può prescindere da una
riflessione sulle potenzialità e ancor più sui limiti di tale forma di governo.
Le parole di Bobbio sono chiare in tal senso: nel linguaggio comune il
termine democrazia ha acquisito nel corso degli anni un’accezione positiva,
merito di un lungo processo di sedimentazione e diffusione dei valori
democratici. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e il crollo di molti
regimi autoritari, è iniziato quel processo che Huntington chiama «seconda
ondata di democratizzazione
2
». Si tratta di un fenomeno di rilevanza
mondiale che ha portato all’aumento del numero di stati definibili come
democratici. Non a caso, proprio in quel periodo, sono nate anche
organizzazioni internazionali come l’Onu e la Comunità Europea, tra i cui
compiti c’è pure la difesa della democrazia, intesa come valore in sé.
È evidente, dunque, come il cammino politico di molti stati abbia intrapreso
inesorabilmente la via democratica. Alla luce di questo mutato contesto
1
Bobbio N., Teoria generale della politica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 1999, p. 327.
2
Huntington S., The third Wave: democratization in the late twentieth century, Norman, Okla.:
University of Oklahoma Press, 1991.
7
internazionale, il compito dello scienziato politico non è più e solo indagare
sulla democrazia, bensì sulle democrazie. Mi spiego meglio.
La molteplicità dei governi che si ispirano alla liberal-democrazia
tradizionale rende impossibile la costruzione di un modello democratico che
potremmo definire olistico. Sarebbe inesatta, infatti, e di difficile
contestualizzazione, una tipologia che riesca a ricomprendere in sé tutte le
innumerevoli variabili che contraddistinguono le democrazie contemporanee.
Le istituzioni democratiche, infatti, possono portare a risultati differenti in
base al background culturale, storico e politico di riferimento. Le recenti
esperienze nei paesi dell’ex Unione Sovietica e del Nord Africa dimostrano
che i processi di democratizzazione sono tutt’altro che univoci.
Non è facile mettere in relazione le innumerevoli variabili procedurali e
normative che ne contraddistinguono il funzionamento. Cambiano, ad
esempio, i meccanismi di selezione dei rappresentanti, le forme di stato e di
governo; persino i valori perseguiti sono in parte differenti.
L’intento di questo lavoro non è, dunque, provare a spiegare il fenomeno
democratico attraverso un modello onnicomprensivo che rischierebbe in parte
di falsificare la realtà. Al contrario restringerò il campo d’analisi, ponendo
l’attenzione solo su alcuni aspetti della vita democratica.
Mi riferisco, in particolare, al rapporto tra gli elettori e i propri
rappresentanti, vero e proprio asse portante della moderna democrazia
rappresentativa. La scienza politica definisce l’insieme di relazioni sopra
descritte come accountability elettorale. Il significato letterale del termine
accountability indica il rendere conto delle proprie azioni.
I governanti, infatti, sono chiamati a rispondere delle proprie scelte e delle
politiche attuate durante il loro mandato. I cittadini possono decidere se
premiare o punire i propri rappresentanti attraverso il più grande strumento
democratico in loro possesso: il voto.