6
L’ampia prospettiva sul controllo del crimine, sulla sua prevenzione da
parte del Community Policing e la nuova enfasi posta sulla Comunità, come
soggetto attivo nella ricerca di soluzioni per i problemi, richiedono cambiamenti
profondi all’interno dell’organizzazione della Polizia e della Società. Gli
operatori di Polizia assegnati ad una area delimitata vengono sostenuti dalla loro
stessa organizzazione per aiutare i membri della Comunità a mobilitarsi al fine di
ottenere il loro supporto e le risorse necessarie per risolvere i problemi che
affliggono quel particolare contesto e migliorare la qualità della vita. Tenore e
qualità della vita sono strettamente connessi alla sicurezza urbana.
Basti pensare agli elevati costi che vengono sostenuti per proteggersi o per
prevenire situazioni spiacevoli (assicurazioni contro il furto, guardie del corpo,
costi economici e non, riconducibili alla vittimizzazione, ecc...).
I membri della Comunità esprimono le loro preoccupazioni e così facendo
aiutano la Polizia che potrà adottare le misure ritenute più opportune per
risolvere certe situazioni.
La creazione di un legame forte e costruttivo fra i due soggetti principali del
Community Policing, la polizia e la collettività, richiede “energia”, “creatività”,
“comprensione reciproca” e “pazienza” da parte di tutti i singoli soggetti
coinvolti.
In alcune Comunità forse occorrerà più tempo per abbattere le barriere di
apatia e di sfiducia che esistono tra i due soggetti, sentimenti questi originati
dalla reciproca scarsa conoscenza. È la loro vicinanza che potrà forgiare
significative collaborazioni.
La fiducia rappresenta sicuramente l’elemento chiave che sta alla base della
filosofia del Community Policing le cui componenti principali sono il
Community Partnership ed il Problem-Solving.
7
1.1. Il Community Policing: la filosofia del controllo sociale
Il Community Policing è una filosofia del controllo sociale volta a
promuovere e supportare strategie organizzative utili a ridurre la paura legata al
crimine e al disordine sociale. Le strategie utilizzate sono quelle di Problem-
Solving e di Community-Police Partnership. Si tratta di un cambiamento di
prospettiva, ossia dal tradizionale metodo reattivo, il Traditional Policing tipico
del Law Enforcement, si opera un passaggio verso il Community Policing che
enfatizza la prevenzione del crimine attraverso l’impiego di strategie capaci di
coinvolgere i vari ambiti di vita di una comunità. Il Community Policing si basa
essenzialmente sulla:
1) collaborazione tra Polizia e Comunità;
2) risoluzione dei problemi;
3) la trasformazione delle agenzie del controllo sociale (forze di Polizia). Si
tratta di sostenere e potenziare gli agenti che operano in prima linea,
decentralizzando il comando a favore di unità più piccole ed
incoraggiando l’adozione di nuove forme di risoluzione dei problemi.
8
1.1.1. I principi
2
del Community Policing
La strategia organizzativa del Community Policing, in primo luogo, richiede
che chiunque operi nella Polizia, sia il personale civile che di ruolo, debbano
studiare i modi per tradurre nella pratica la filosofia del Power-sharing
3
. Ciò
richiede di fare uno spostamento “sottile” ma specializzato di modo che tutti
coloro che lavorano in un specifico reparto di polizia capiscano la necessità di
concentrarsi su come risolvere i problemi della Comunità in modo creativo e che
possano includere delle persone abili nell’attività di analisi di ciò che non va
nell’attività di policing. Il Community Policing implica uno spostamento di
funzioni all’interno del reparto che conceda un’autonomia maggiore nell’attività
decisionale agli ufficiali di prima linea
4
. Ne diviene una maggiore
considerazione nel rispettare il loro parere derivante dalla loro attività svolta ed
essere considerati come dei veri professionisti in seno alla propria
amministrazione, ma anche all’esterno. Essi assumono così il ruolo di mediatori,
fra la Polizia e la Comunità. Ovviamente, il tutto viene controbilanciato
dall’aumento delle responsabilità. All’interno della collettività i cittadini devono
ripartirsi, sia i diritti che le responsabilità connesse al policing: di identificazione
e di scelta delle priorità delle situazioni e di risoluzione dei problemi, di concerto
con la Polizia. Proprio come degli esperti che, seppur non appartenenti ad una
struttura, vengono considerati “partners”. Il ruolo dell’agente di polizia nel
2
Trojanowicz, Robert & Bucqueroux, Bonnie (1990). Community Policing: a Contemporaneous Perspective.
Cincinnati, OH: Editor Anderson & Co.
3
Il Power-sharing è una strategia adottata per la risoluzione dei conflitti che, altrimenti, sarebbero in mano a
coloro che nella gerarchia sociale, ricoprono una posizione di maggiore potere. Invece di litigare su chi dovrebbe
avere il potere al di sopra dei contendenti, il power-sharing, fa affidamento sull’esercizio in comune di questo
potere. Se i conflitti potessero essere rivisti sotto un’altra ottica, focalizzandosi su come il Power-sharing potrebbe
essere impiegato, probabilmente le liti avrebbero un risvolto costrittivo. Fonte:www.cops.usdoj.gov
4
Front-line offocers: ufficiali e agenti di polizia che svolgono il lavoro di strada.
9
Community Policing richiede un contatto vario e continuo con la gente onesta
presente nella Comunità di modo che questi possano trovare, assieme alla
polizia, nuove soluzioni creative e/o innovative per fronteggiare le problematiche
locali. Collaborare quindi con i privati cittadini che si muovono come sostenitori
volontari di una giusta causa. Come per gli agenti del Law Enforcement anche
quelli del Community Policing, di fatto, fanno le stesse cose: rispondono alle
richieste di aiuto, operano gli arresti ecc.. ma, nonostante tutto, vi è una piccola
differenza: vanno oltre questo limitato obiettivo poiché sviluppano e gestiscono
le iniziative intraprese su un’ampia base e di lunga durata, che possono
coinvolgere tutti i soggetti attivi della Comunità, per portare a termine gli sforzi
compiuti atti a migliorare la qualità della vita. Come mediatore della Comunità,
l’operatore del Community Policing funge anche da collegamento con altre
agenzie pubbliche e/o private, che possono risultare [essere] utili in determinate
situazioni. Il Community Policing accentua la necessità di ricercare nuove
modalità operative per proteggere e, perché no, aumentare la qualità della vita di
coloro che sono considerati maggiormente vulnerabili come i minori, gli anziani,
le minoranze etniche, i poveri, i disabili, i barboni, ecc... Inoltre il Community
Policing promuove l’uso intelligente della tecnologia non dimenticando
l’importanza dell’apporto degli esseri umani.
10
1.2. Capire il Community Policing: da una filosofia ad una
metodologia in azione
Il movimento a favore del Community Policing ha compiuto passi avanti
negli ultimi anni, grazie alla Polizia e ai Leaders della Comunità, che cercavano
le vie più efficaci per promuovere la sicurezza pubblica e per migliorare la
qualità della vita della collettività. Gli agenti e gli altri funzionari addetti al
controllo sociale cominciavano a valutare che cosa cambiare nell’orientamento,
nell’organizzazione e nelle operazioni di polizia, che gli avrebbero permesso di
avvantaggiare le Comunità dove prestavano servizio.
Il Community Policing racchiude in sé una varietà di “metodi filosofici e
pratici” che si stanno ancora evolvendo, in relazione al graduale cambiamento
degli assetti sociali ed ai nuovi problemi emergenti. Le strategie del Community
Policing variano a seconda dei bisogni e dalle risposte ricercate dalle Comunità
coinvolte, alla soluzione dei problemi. Tuttavia determinati principi di base e/o
considerazioni sono comuni a tutte le strategie adottate sotto al Community
Policing.
Fondato dallo U.S. Department of Justice, e dal Bureau of Justice
Assistance (BJA), il Community Policing Consortium ha, al suo interno,
rappresentanti appartenenti all’Associazione Internazionale dei Capi della Polizia
(IACP), all’Associazione degli Sceriffi Nazionali, al Forum Esecutivo di Ricerca
della Polizia (PERF) e dalla Fondazione della Polizia (Police Fundation). Il BJA
ha dato al Consorzio il compito di sviluppare una struttura concettuale per il
Community Policing e di aiutare gli uffici della polizia ad applicarla.
Il processo è destinato a essere un’esperienza di apprendimento,
permettendo così alla Polizia, ai membri della Comunità ed ai legislatori, di
11
valutare le differenti procedure di esecuzione e l’efficacia del Community
Policing sul crimine, sulla violenza, sul timore e sulla paura, e sugli altri
problemi legati alla pubblica sicurezza a livello locale.
Lo sviluppo della struttura del Community Policing è stato presentato dalle
organizzazioni del policing al fine di contribuire al suo sviluppo e alla sua
evoluzione. La condivisione dei successi, dei fallimenti e delle frustrazioni è e
continuerà ad essere una parte caratterizzante di questo processo. Il Community
Policing Consortium funge da depositario delle informazioni sul Community
Policing fornendo l’addestramento e l’assistenza tecnica ai reparti di Polizia e
facilita il dialogo con gli Stati, con le Contee interessate ad imparare di più sul
Community Policing e sulla sua relativa implementazione. Poiché il Community
Policing si evolve continuamente, il Bureau of Justice Assistant e il Community
Policing Consortium si occupano di fornire dei dati sempre aggiornati derivanti
dallo studio delle ricerche, dalle analisi fatte sia a livello teorico che empirico.
Attraverso questi studi è possibile tenere sotto costante monitoraggio le varie
modificazioni che interessano il contesto sociale.
12
1.3. Le radici del Community Policing
Come definito dal “Community Policing Consortium” e dal “Bureau of
Justice Assistant”, il “Community Policing” si compone di due elementi
principali:
Communty Partnership
Problem-Solving
1.3.1. Un’idea al momento giusto
Ci sono ragioni evidenti sulle motivazioni che hanno indotto i leader del
Law Enforcement a ritenere che fosse giunto il momento di modificare le
politiche e le pratiche della loro organizzazione.
Questi motivi sono radicati nella storia del “Policing” e nelle ricerche fatte
dalla Polizia, nel corso degli ultimi venticinque anni del secolo appena trascorso.
Queste ricerche, per l’appunto, hanno evidenziato il cambiamento della struttura
della comunità, delle sue dinamiche sociali interne, nonché il cambiamento delle
caratteristiche della criminalità e della violenza che l’affliggono.
Le strategie del Traditional Policing attuate nel passato non sempre sono
efficaci al giorno d’oggi. L’obiettivo da raggiungere è un oculato senso di
sicurezza, di protezione e di benessere che finora non è stato mai raggiunto.
Gli esperti concordano col pressante bisogno di un’innovazione per
risolvere la crisi del controllo sociale in molte comunità. Sia il livello che la
natura del crimine negli USA ed il cambiamento del carattere delle comunità
hanno spinto la polizia a ricercare dei nuovi metodi più efficaci. Molte comunità
13
urbane stanno sperimentando problemi seri con le droghe illegali, gang, omicidi,
furti in appartamento ed aggressioni. Ma anche le comunità rurali e suburbane,
non hanno “vie di fuga”: anch’esse hanno constatato gli aumenti dei crimini in
generale e del disordine sociale. In più il tessuto sociale degli USA è mutato
radicalmente sotto la spinta dei fattori e degli agenti del cambiamento sociale.
L’unità delle famiglie non è più stabile come una volta. I “genitori singles ”
trovano estremamente difficile trascorrere sufficiente tempo con i propri figli.
Inoltre, sia le chiese che le scuole, sono diventate incapaci di colmare questo
vuoto. Immigrati, gruppi etnici, minoranze, spesso hanno diversi interessi ed
obiettivi rispetto alle comunità ospitanti. In qualche modo questa “mescolanza di
razze” nota col termine Melting Pot (tipica delle comunità americane) ha
probabilmente agevolato l’implementazione del Community Policing
favorendone il suo inserimento e sviluppo. Occorre sottolineare che il
Community Policing, nel corso degli anni, ha subito delle forti modifiche più a
carattere locale che nazionale (fonte U.I.R.
5
).
I governi federali hanno dovuto affrontare nuove difficoltà nel far bilanciare
il budget di spesa, previsti per il Programma del Community Policing. L’ex
Presidente Bill Clinton il 13 di Settembre del 1994 ha firmato il “Violent Crime
Control Act” grazie al quale ha stanziato nell’arco di sei anni più di 8,8 mld di
dollari per l’implementazione del CP e per l’assunzione di 100.000 nuovi
poliziotti da inserire nel Programma. In questo rapido processo di cambiamento
del contesto sociale, in cui la Polizia deve far fronte a problemi come la droga, le
attività delle gang e l’aumento, in generale, dei livelli di violenza (specialmente
5
User Interface Research. Fonte: Oliver W.M., Community Policing: a classical readings, Prentice Hall, Upper
Saddle River, NJ, 2000, Cap. 1.
14
quelli connessi ai crimini violenti
6
), il Community Policing divenendo sempre
più importante.
I leader della Polizia dovrebbero usare questo “approccio metodologico”
per la risoluzione dei problemi connessi alla criminalità e al disordine: un
metodo che può veramente aiutare a migliorare e, massimizzare, le prestazioni e
le risorse disponibili, non solo in seno all’amministrazione della Polizia ma
anche all’interno delle Comunità.
Il Community Policing ha colpito la sensibilità di una vasta gamma di
membri del governo sia a livello federale che statale, nonché la stragrande
maggioranza delle comunità americane. I leader delle Comunità e dei Governi
Federali stanno pian piano cominciando a rendersi conto che è giunto il
momento di accollarsi le proprie responsabilità, per rendere i quartieri sicuri e
vivibili. Le Comunità devono tenere una posizione chiara e risoluta contro il
crimine, contro la violenza e contro l’inosservanza della legge. Esse devono
impegnarsi ad aumentare le attività di prevenzione e repressione del crimine con
operazioni di “intervento cooperativo”.
D’altro canto anche i reparti di Polizia devono contribuire a rendere le
Comunità più forti, più autosufficienti.
Il Community Policing è inoltre considerato come una sorta di “democrazia
in azione”. Esso richiede l’attiva partecipazione degli enti locali, dei gruppi
civili ed imprenditoriali, agenzie pubbliche e private, residenti, chiese, scuole ed
ospedali. In altri termini, tutti coloro che condividono una preoccupazione per il
benessere del proprio ambiente o della loro Comunità dovrebbero avere la
responsabilità “morale” di salvaguardarla.
6
Violent crimes. Per crimini violenti, secondo James Q. Wilson, si intendono: omicidi, omicidi colposi, furti, rapine
ed estorsioni.
15
Il Community Policing è stato in seguito sostenuto anche da altri leader
governativi, concordando con quanto già sostenuto dall’ex-Presidente B. Clinton
e dal General Attorney Mr. J. Reno, definendolo come il “cambiamento nel
controllo sociale”. Si vociferava nell’ambiente politico che esso poteva giocare
un ruolo chiave nel cambiare il modo in cui i servizi governativi venivano
erogati a livello comunitario. L’implementazione del Community Policing
necessita di cambiamenti fondamentali nella struttura e nella gestione
dell’organizzazione della Polizia.
La prevenzione e il controllo del crimine rimangono comunque priorità
centrali del Community Policing sebbene facciano ricorso a un’ampia varietà di
metodi per raggiungere questi obiettivi.
La crescente collaborazione tra Polizia e Comunità permetterà di sviluppare
abilità ulteriori capaci di evidenziare con esattezza le cause “sottostanti al
crimine” e di attenuarne gli effetti. La Polizia sta cercando soluzioni affinché le
tattiche di controllo del crimine vengano aumentate attraverso delle strategie di
prevenzione con lo scopo di ridurre il relativo timore e migliorare così la qualità
della vita nei quartieri. La paura del crimine è divenuta un problema
significativo. Una più alta visibilità della presenza della polizia aiuta a ridurre la
paura che aleggia nelle comunità, paura che risulta essere “…correlata molto più
al disordine che non al crimine
7
.
Comunque, poiché la paura del crimine può limitare le attività - tenere i
residenti chiusi nelle loro case contribuendo a lasciare le strade deserte - questo
clima di declino, può provocare un aumento del numero dei crimini. Ottenendo il
coinvolgimento delle Comunità, la Polizia avrà la disponibilità di un maggior
7
Kelling, George L., and Mark Moore. The Evolving Strategy of Policing. Perspectives on Policing. Washington,
D.C.: National Institute of Justice and John F. Kennedy School of Government, Harvard University. 1988: p.8. Based
on The Network Foot Patrol Experiment. Washington, D.C.: Police Foundation. 1981.
16
numero di risorse utili per la sua attività di prevenzione, invece di essere forzata
dagli eventi avversi di carattere sociale (omertà), ad un’azione di mera
repressione al crimine, metodo già adottato in precedenza (tipico del Law
Enforcement). Le analisi delle statistiche sul crimine mostrano che la corrente
enfasi alla lotta alla criminalità ha avuto un effetto limitato sulla riduzione del
fenomeno stesso. In più, il concetto della “gestione centralizzata” di molte
organizzazioni di Polizia, spesso, ha contribuito ad isolarla dalla comunità in cui
opera. Questo isolamento vanifica gli sforzi compiuti per tale scopo. Le
statistiche sui crimini non riportati e/o denunciati, suggeriscono che in molti casi
la Polizia non è consapevole dell’effettiva entità dei problemi esistenti in una
data Comunità. Senza forti legami con la Comunità la Polizia non potrà avere
accesso a informazioni “preziose” che sono in mano ai cittadini. Le informazioni
utili saranno disponibili da parte dei membri della Comunità solamente quando
la Polizia avrà stabilito un legame di fiducia con loro. La costituzione e
l’affermazione di questa fiducia necessita di parecchio tempo, specialmente in
quelle Comunità dove esistono dei conflitti interni, o laddove le relazioni tra
cittadini e Polizia sono state severamente compromesse da eventi passati. Il
Community Policing offre la possibilità alla Polizia e alla Comunità di lavorare
insieme in modo sinergico, al fine di risolvere i seri problemi che le affliggono.
Solo quando i membri della Comunità vedranno che la Polizia è veramente
interessata, in modo genuino, alla prospettiva di migliorare il contesto sociale
della stessa collettività, ed i problemi cominceranno ad essere visti in un’ottica
comune, solo allora la Polizia comincerà ad essere considerata come partner. Le
17
ricerche e le esperienze rivelano che le “Istituzioni Sociali sono le prime linee di
difesa contro il disordine e il crimine”
8
.
È essenziale che la Polizia lavori molto attentamente, tenendo conto di tutte
le sfaccettature presenti nella Comunità, per meglio identificare le
preoccupazioni esistenti e per trovare le soluzioni più appropriate.
Questo è lo spirito, l’essenza del Community Policing.
1.3.2. Il ruolo della Polizia: la sua storia in prospettiva
Quando Sir Robert Peel
9
ha fondato la Polizia Metropolitana di Londra ha
predisposto dei principi per regolamentare l’attività di policing e uno solo di
questi potrebbe essere considerato il seme del Community Policing “… the
police are the public and the public are the police”(1829)
10
.
I nove principi del Community Policing enunciati da Sir R. Peel sono:
1. La missione di fondo per cui la Polizia esiste è la prevenzione del
crimine e del disordine.
2. La capacità della Polizia di svolgere le proprie funzioni dipende dalla
approvazione pubblica e dalle sue azioni messe in atto.
8
As quoted in Kelling, George L. Police and Communities: the Quiet Revolution. Perspectives on Policing.
Washington, D.C.: National Institute of Justice and John F. Kennedy School of Government, Harvard University.
1988: p.2.
9
Il fondatore del Modern Policing 1788 – 1850; Fonte: www.newwestpolice.org/peel.html
10
Braiden, Chris. "Enriching Traditional Police Roles."Police Management: Issues and Perspectives. Washington,
D.C.: Police Executive Research Forum. 1992: p.108.
18
3. La Polizia deve assicurare la volontà di cooperazione con il pubblico
nel rispetto tacito della legge per potersi assicurare e mantenere il
rispetto da parte del pubblico.
4. Il grado di cooperazione del pubblico può essere diminuito
proporzionalmente alla necessità dell’uso della forza.
5. La Polizia deve ricercare e mantenere il favore pubblico non
attraverso l’opinione pubblica ma dimostrando costantemente il
proprio servizio imparziale ed assoluto alla legge.
6. L’uso della forza fisica, e nella misura necessaria nel Policing, è
usata per assicurare il rispetto della legge o per ristabilire l’ordine
soltanto quando l’esercizio della persuasione, del consiglio e
dell’avvertimento è insufficiente.
7. La Polizia dovrebbe avere sempre un rapporto con il pubblico che dia
corpo alla tradizione storica che “la Polizia è il pubblico ed il
pubblico è la Polizia”; la Polizia che è soltanto un “membro” del
pubblico dal quale viene pagata, deve prestare attenzione a tempo
pieno al benessere e alla vita della Comunità.
8. La Polizia dovrebbe sempre dirigere le sue azioni verso la funzione
istituzionale e rigorosamente non deve mai usurpare o sembrare
alimentata dall'ordinamento giudiziario.
19
9. La prova di efficienza della Polizia è l’assenza del crimine e del
disordine, non la prova visibile della sua azione nel trattarlo.
Per una serie di ragioni, la Polizia ha perso di vista questo rapporto di
reciprocità come anche il concetto di organizzazione centrale del servizio. I
ricercatori hanno suggerito che l’era delle riforme a livello governativo
(cominciata agli inizi del ’900) e il movimento verso il professionismo, hanno
provocato la separazione della Polizia dalla Comunità
11
.
I responsabili della Polizia assegnavano gli agenti a delle “pattuglie di
zona” (beat patrols) facendoli spostare continuamente dai loro luoghi di servizio,
al fine di eliminare il fenomeno della corruzione. L’amministrazione della
Polizia ha, inoltre, istituito una politica di controllo centralizzata, destinata ad
accertare le conformità dei metodi utilizzati nelle procedure operative
standardizzate, al fine di promuovere una sorta di aurea professionale e di
imparzialità. Questo “allontanamento sociale”, è stato consolidato ultimamente.
La forte espansione tecnologica e l’avvento delle automobili, hanno rimpiazzato
l’epoca in cui si trovavano, per strada, le “familiari” pattuglie appiedate di
Polizia.
Dal 1970 in poi, grazie all’istituzione del “911” (numero di emergenza e
sicurezza pubblica, operativo in tutti gli Stati Uniti), i contatti e le richieste di
intervento con la Polizia, cominciavano ad essere fatti tramite telefono,
permettendole così di intervenire più velocemente, alle richieste di aiuto. Col
passare del tempo tali richieste si facevano sempre più frequenti, e questo ha
comportato l’insorgere di un ulteriore problema: la facilità di accesso alle
richieste di aiuto da parte dei cittadini, anche per delle banalità lasciando, alla
11
Kelling, George L., and Mark H. Moore. The Evolving Strategy of Policing. Perspectives on Policing. Washington,
D.C.: National Institute of Justice and John F. Kennedy School of Government, Harvard University. 1988: pp.4-5.