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INTRODUZIONE
Il presente lavoro di tesi nasce come tentativo di esplorare e, per quanto possibile,
approfondire, un tema oggi più che mai attuale: la separazione conflittuale. La famiglia,
nella prospettiva sistemico-relazionale, viene intesa come il sistema vivente (Malagoli
Togliatti, Cotugno, 1996) di riferimento principale nell'esperienza emotiva di una
persona, nonché il primo contesto esperienziale di un individuo. E' un sistema che opera
all’interno di specifici sistemi sociali e si adatta a situazioni nuove, così da mantenere
continuità e assicurare crescita psico-sociale a ciascuno dei suoi membri (Minuchin,
1977). Non ci sono dubbi quindi che lo “scioglimento” della coppia coniugale possa
provocare degli squilibri negli individui che compongono la famiglia. Nella società
odierna, ci troviamo di fronte ad una sempre maggiore destabilizzazione del matrimonio:
se non vissuta già in prima persona, si sente parlare di separazione dal vicino di casa, in
televisione, al cinema, sui giornali. Sembrano quasi essere in minoranza le coppie “che
resistono”; resistono a stili di vita che hanno cambiato l’istituzione familiare, alla
frenesia della quotidianeità, all’enorme quantità di tempo dedicata agli affari di lavoro e
sottratta alla qualità delle relazioni interpersonali. La cultura individualista e
soggettivistica che permea la nostra società si contrappone al rapporto diadico, di
condivisione, di collaborazione e di crescita comune e ostacola il trovare delle
motivazioni al mantenimento del legame coniugale, soprattutto quando esso incontra
delle difficoltà e non soddisfa più i bisogni del singolo. Nella mia esperienza di tirocinio,
assistendo a Consulenze Tecniche d’Ufficio richieste dal Tribunale nei casi più gravi di
separazione conflittuale, ho avuto modo di osservare in prima persona relazioni familiari
disfunzionali e di riflettere e pormi domande su come si influenzino reciprocamente e si
evolvano i comportamenti di genitori e figli in situazioni di questo tipo. Il mio lavoro di
tesi, che nasce proprio dalla mia collaborazione con la cattedra di Psicodinamica della
Famiglia e con il gruppo di ricerca coordinato dalla prof.ssa Marisa Malagoli Togliatti e
dalla prof.ssa Silvia Mazzoni, da sempre impegnate nello studio e nel lavoro con le
famiglie, mi ha permesso di ottenere alcune delle risposte che cercavo. Innanzitutto, non
tutte le famiglie che si separano reagiscono allo stesso modo allo scioglimento del
vincolo. Lev Tolstoj (1993), in Anna Karenina, afferma che “le famiglie felici si
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somigliano tutte; le famiglie infelici sono infelici ciascuna a modo suo” e in un certo
senso questo è vero.
Ma come si comportano dunque le coppie dopo la separazione? Si verificano dei
modelli prevalenti di riorganizzazione familiare? Come i genitori riescono a coordinarsi
tra loro nelle cure e nell’educazione dei figli anche se non sono più una coppia? E quali
sono i comportamenti che i “figli del divorzio” mettono in atto nell’interazione con i
genitori? In questo studio abbiamo cercato di dare delle risposte a tali quesiti.
Il gruppo di ricerca di Roma, coordinato dalla prof.ssa Marisa Malagoli Togliatti e
dalla prof.ssa Silvia Mazzoni, collabora attivamente da circa dieci anni con il Centro di
Studi e Ricerche per la Famiglia dell’Università di Losanna, coordinato dalla prof.ssa
Elizabeth Fivaz-Depeursinge. Il gruppo di Losanna ha messo a punto un metodo
standardizzato di osservazione delle relazioni familiari, il Lausanne Trilogue Play (LTP),
a partire dal quale l’equipe di Roma ha avviato la costruzione di una procedura analoga,
il Lausanne Trilogue Play clinico (LTPc), che permette l’analisi sistematica delle
interazioni familiari coniugando la prassi clinica con quella della ricerca. L’LTP permette
di studiare l’intersoggettività nella famiglia in diverse fasi evolutive, evidenziandone la
funzionalità espressa nelle diverse configurazioni relazionali proposte dalla procedura.
La grande innovazione dello strumento proposto da Fivaz-Depeursinge e Corboz-
Warnery (1999) è relativa alla possibilità di operazionalizzare alcuni concetti chiave che
da anni si sono affermati nell’ambito sistemico-relazionale, carenti però di una vera e
propria standardizzazione; nello specifico, ci riferiamo ad alleanze e coalizioni. Come
suggerito da Minuchin (1974), nelle coalizioni i confini tra i sottosistemi sono disturbati
e spesso il figlio viene coinvolto nel conflitto genitoriale affinché egli possa gestirlo. Al
contrario, nelle alleanze, i genitori cooperano per sostenere lo sviluppo dell’autonomia
del bambino e per mantenere un confine chiaro e flessibile tra i due sottosistemi. La
differenza tra coalizioni familiari ed alleanze, osservate nell’LTP, può essere definita dal
grado di coordinazione che i membri della famiglia raggiungono lavorando insieme per
svolgere un compito (Fivaz-Depeursinge, Lopes, Python, Favez, 2009).
Un recente lavoro di Fivaz-Depeursinge, Lopes, Python e Favez (2009) ha avuto
come obiettivo quello di esaminare il coparenting e gli stili interattivi del bambino nel
contesto delle coalizioni familiari. Nello specifico, osservando le famiglie attraverso il
paradigma dell’LTP, gli autori hanno valutato il modo in cui le strategie cogenitoriali e le
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risposte interattive del bambino si associano tra loro; ciò ha permesso di distinguere tre
differenti pattern di coalizione: coalizione vincolante (binding), coalizione deviante
(detouring) e coalizione triangolante (triangulation). Questi pattern illustrano come le
competenze triangolari del bambino, cioè la sua capacità di comunicare simultaneamente
con entrambi i genitori, vengano utilizzate per regolare la relazione tra i genitori. Egli
quindi partecipa attivamente alla danza relazionale con gli adulti significativi e queste
modalità di relazione vanno a costituire specifici modelli che possono assumere le
caratteristiche delle alleanze o delle coalizioni.
Coerentemente con i lavori di ricerca già condotti dal gruppo di Roma nell’ambito
degli studi sull’LTPc, questo lavoro di tesi ha l’obiettivo di riproporre gli studi sulle
coalizioni familiari, proposti da Fivaz-Depeursinge e coll. (2009), facendo riferimento ad
un campione di 52 famiglie, reclutate in parte presso un Centro di Terapia Familiare
privato a cui si erano rivolte per delle problematiche riguardanti i figli, in parte
conosciute nel contesto delle Consulenze Tecniche d’Ufficio, in cui i bambini si
trovavano in una situazione di rischio evolutivo a causa della forte conflittualità tra i
genitori. In particolare, gli obiettivi del nostro studio sono stati volti ad indagare se gli
stili interattivi messi in atto dal bambino durante la sessione di gioco dell’LTPc fossero
in relazione con specifiche dinamiche coparentali, analizzando nello specifico se le
posizioni disfunzionali assunte dal bambino nell’interazione – iperconvolgimento o
disimpegno – possano essere influenzate da un coparenting disturbante – escludente,
competitivo, figlio al centro –. Si sono infine indagate possibili relazioni tra i tipi di
coalizioni – binding, detouring e triangulation – osservate attraverso l’LTPc e la
presenza di sintomi internalizzanti o esternalizzanti riscontrabili nei bambini. Per fare
ciò, è risultato necessario costruire un manuale di codifica dello stile interattivo del
bambino più dettagliato rispetto a quello proposto dal Gruppo di Losanna, a causa della
maggiore età dei bambini presenti nel nostro campione.
I capitoli che articolano il presente elaborato sono quattro: nel primo si vuole
analizzare, dopo una introduzione teorica sul contributo dell’approccio sistemico-
relazionale allo studio della famiglia, la separazione nei suoi diversi aspetti, come la sua
diffusione sul piano demografico, le disposizioni normative in merito, i fattori di rischio
che possono portare alla separazione e i processi di adattamento che adulti e bambini
mettono in atto per affrontare l’evento. Nel secondo capitolo vengono evidenziati in
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primo luogo il passaggio alla genitorialità e i compiti di sviluppo che le nuove coppie
devono affrontare, proponendo una descrizione del contributo materno e paterno alla
genitorialità; in secondo luogo, facendo particolarmente riferimento ai lavori di J.
McHale, viene analizzato il concetto di coparenting, come esso influenza coniugalità e
genitorialità e come sia associato in maniera biunivoca allo stato socioemozionale dei
figli. Attenzione particolare viene data infine alla relazione cogenitoriale nelle famiglie
che affrontano la separazione. Nel terzo capitolo viene esposto il contributo del gruppo
di ricerca di Losanna sul triangolo primario, viene descritta la procedura del Lausanne
Trilogue Play e infine viene proposto il lavoro di ricerca di Fivaz-Depeursinge e coll.
(2009) che costituisce la cornice teorica di riferimento e punto di partenza del nostro
studio, con particolare riferimento ai costrutti di alleanza familiare e coalizioni e al ruolo
del bambino nelle interazioni. Nel quarto ed ultimo capitolo, infine, viene descritta la
ricerca, presentando gli obiettivi, le caratteristiche del campione, la metodologia e gli
strumenti utilizzati; segue poi l’analisi statistica dei dati e la discussione dei principali
risultati emersi, accanto alle conclusioni elaborate.