4
INTRODUZIONE
Parlare di etica nel marketing può sembrare voler conciliare due concetti tra
loro antitetici: dire etica significa chiamare alla mente il concetto di
“giustizia”, la ricerca della soddisfazione e del miglioramento delle
condizioni di tutti. Il marketing invece - per sua stessa natura e nel rispetto
del suo ruolo – è un qualcosa di non neutrale, uno strumento per il
raggiungimento degli scopi di un’istituzione ben definita qual è l’impresa.
Ma chi pensa che questo crei un’incompatibilità fra etica e marketing non
considera alcuni aspetti essenziali. Prima di tutto, il marketing, per
permettere all’impresa di raggiungere i suoi scopi di profittabilità, deve
passare attraverso la soddisfazione dei consumatori. Secondo, le regole
etiche applicate al marketing non devono servire a trasformare il marketing
in un’attività filantropica o “missionaria”, che è altro dal marketing. Gli scopi
devono quindi restare quelli tradizionali, l’applicazione dei principi etici
presuppone prescrizioni non tanto sul cosa fare, quanto sul come fare ciò che
si sceglie fare (Il marketing etico, Paolo Bufalini, 2004, p.17).
Questa tesi ha l’obiettivo, non la presunzione, di provare a descrivere come
sia possibile, mediante una mentalità giusta ed interessata all’intero
ambiente economico, conciliare l’aspetto lucrativo con quello sociale ed
etico e come questo processo riesca ad assicurare un vantaggio nell’agire di
oggi, ma anche e soprattutto nell’agire di domani. Per questi motivi il tema
dell’etica è da qualche tempo al centro di studi e ricerche che hanno ad
oggetto il marketing in quanto strumento di contatto tra l’impresa e il
mercato, che punta al soddisfacimento degli interessi di tutti gli stakeholder.
Spesso si compie l’errore di privilegiare alcuni di essi, causando squilibri nel
mercato che, quando vengono portati alla luce, danneggiano molte volte
addirittura irreparabilmente l’immagine dell’impresa; ne sono un esempio i
numerosi scandali delle bolle speculative americane che hanno portato a
fallimenti di imprese operanti a livello internazionale.
5
Il primo capitolo sarà interamente dedicato ad un’analisi del concetto di
marketing etico, della sua evoluzione storica e delle principali teorie che si
sono susseguite nel tempo. Dopo una trattazione generale riguardo
l’aspetto pratico e comportamentale, ci si soffermerà sull’idea di
responsabilità sociale d’impresa e quali possono essere le azioni da
intraprendere in quest’ottica. Verrà dato inoltre uno sguardo a qualche dato
che viene dal mercato e che mostra il trend di crescita della RSI e come
quest’ultima sia percepita dai consumatori.
Nel secondo capitolo saranno trattate le principali activity che possono
essere attuate da imprese che intendono agire in modo responsabile:
community support, diversity, employee relation, human rights, product e
environment. Per ciascuna sarà fornito un esempio eccellente di
applicazione.
Infine nel capitolo terzo verrà esposto il Caso Barilla, impresa italiana in
continua crescita che può rappresentare un valido modello sia in Italia sia
all’estero per il suo agire in modo responsabile e la sua costante attenzione
al miglioramento e all’innovazione. Il business sostenibile e il modo di
operare dell’azienda prevedono azioni in tutte le categorie descritte ed
analizzate, aggiungendo in più uno sguardo rivolto al futuro, non solo
dell’azienda, ma dell’intero Pianeta.
6
CAPITOLO 1
IL MARKETING ETICO E LA
RESPONSABILITÀ SOCIALE
DELL ’IMPRESA
La trattazione della tesi inizierà con questo capitolo che ha scopo essenzialmente
introduttivo all’argomento.
Verrà esposto un primo quadro dell’evoluzione storica da marketing a marketing etico. Si
passerà poi all’analisi delle principali teorie e le implicazioni pratiche e comportamentali,
proseguendo con un approfondimento delle varie modalità di applicazione dell’etica al
marketing mediante un’azione più o meno specifica sui fattori individuali, organizzativi e
competitivi.
La più grande forma di applicazione del marketing etico è rappresentata dalla responsabilità
sociale d’impresa che verrà esposta con le sue implicazioni e caratteristiche più
significative, tra le quali troviamo il Cause Related Marketing.
Infine, verranno trattate le quattro “P” in un’ottica di marketing etico.
Il capitolo si concluderà con qualche dato statistico che illustra come imprese che hanno
agito in modo responsabile hanno ottenuto vantaggi non soltanto economici, ma
soprattutto di immagine di prodotto e fidelizzazione della clientela.
7
INT RO DUZION E
Appare a primo impatto evidente come il tema sia di difficile analisi.
Numerose sono le teorie che si sono susseguite nel corso del tempo.
Innanzitutto l'etica non si connota solo per la presenza di valori condivisi in
una certa epoca ed in un dato luogo, ma è necessariamente condizionata dai
principi che accomunano gli individui in relazione al contesto ed al ruolo
sociale. A tale proposito Max Weber (La politica e la scienza come
professioni, 1919) ritiene che il perfezionamento morale dell'essere umano
risiede nell'adempimento dei doveri “mondani”, derivanti dalla posizione
occupata nella vita sociale, ovvero in ciò che costituisce precisamente la
vocazione di ciascuno. Altre teorie recuperano un ideale del pensiero
aristotelico, secondo il quale lo scopo dell'agire umano dovrebbe essere il
raggiungimento del bene, attraverso la pratica delle virtù quali l'integrità, la
sincerità, la perseveranza, e principalmente la giustizia (la cosiddetta Virtue
Ethics, ossia all'etica dei valori). Nel corso degli anni altri studiosi hanno però
sostenuto tesi completamente diverse, fondate sulla sostanziale
incompatibilità tra valori etici e fondamenti economici, confidando negli
strumenti di regolamentazione del mercato dei principi di libertà, cardine
dell'ideologia liberista.
Attualmente l'impresa è da molti celebrata come la più potente istituzione
socio-economica che la società moderna abbia saputo esprimere, con una
propria capacità di creare ricchezza, stimolare il progresso, generare
innovazione, innalzare gli standard di vita e di garantire il benessere per
gran parte della comunità; per questo le è stato conferito un ruolo di
assoluto rilievo nel processo di sviluppo economico e sociale. Eppure, con
l'inizio del terzo millennio è emerso un quadro piuttosto allarmante circa lo
stato di salute dei diversi sistemi imprenditoriali internazionali. Gli scandali
societari (dovuti, fra l'altro, a comportamenti illegali, corrotti e fraudolenti,
alla manipolazione del mercato, alla collusione con gli organismi di vigilanza,
all'inefficacia dei controlli delle istituzioni pubbliche, alla diffusione
dirompente dei nuovi sistemi finanziari) rendono visibili i segni delle
trasformazioni del sistema capitalistico industriale in un sistema di
8
capitalismo finanziario globale; è evidente, in questo contesto, come la
tutela degli interessi di categorie socio economiche più deboli, nonché del
consumatore stesso rischia di non essere al passo con il crescente potere
della grande impresa. Il buon funzionamento di un'economia di scambio si
struttura sulla fiducia reciproca ed è palese che, se essa viene a mancare, si
mette a rischio la stessa sopravvivenza del sistema capitalistico.
DALL ’O RI ENT AMENTO AL MARK ETIN G ALL ’O RI ENT AMENTO AL
MARK ETI NG ETI CO
Il marketing è conosciuto come uno dei rami dell’economia d’impresa, che si
occupa dello studio descrittivo del mercato e dell'analisi dell'interazione del
mercato, con l'impresa.
Esistono diverse definizioni di marketing, tutte legate al ruolo che
nell’impresa viene chiamato a ricoprire in rapporto al ruolo strategico, al
posizionamento dell'impresa nel suo ambito competitivo.
La definizione principe viene da Philip Kotler (Marketing management, 1993)
riconosciuto all'unanimità quale padre della materia che definì il marketing
come quel “processo sociale e manageriale mediante il quale una persona o
un gruppo ottiene ciò che costituisce oggetto dei propri bisogni o desideri,
creando, offrendo e scambiando prodotti e valori con altri”.
Il marketing ha un ruolo essenziale all’interno dell’impresa poiché è insieme
al reparto commerciale, l'unica funzione aziendale dichiaratamente rivolta
all'esterno.
Questa attività pertanto può fungere da "interfaccia" tra l'impresa e il
contesto esterno, osservandone il comportamento e presidiando, almeno in
parte, i flussi informativi uscenti dall'impresa , e incamerando le conoscenze
provenienti dall'esterno; tra queste sono compresi i deboli segnali che
consentono di comprendere, possibilmente in tempo utile, le modifiche al
mercato che si realizzeranno in un prossimo futuro.
Altro compito importante è l'analisi della posizione competitiva, attuata
attraverso modelli come le "5 forze di Porter" (Porter, 1982), modelli
9
analitici come la matrice del Boston Consulting Group (Bruce Henderson,
1963), le ricerche ed indagini di mercato e le segmentazioni del mercato.
Il marketing è inoltre volto alla creazione del valore per il cliente, e uno dei
suoi scopi è creare un posizionamento della marca (brand) nella mente del
consumatore attraverso tecniche di fissazione dei prezzi.
Esistono diverse filosofie di marketing, quattro delle quali definite da Kotler
analizzando la storia economica recente e le strategie di approccio al
mercato da parte dell’impresa.
A queste vanno ad aggiungersi altre due nuove filosofie, di recente
concezione.
1. Orientamento alla produzione
Questa filosofia, si basa sull’idea che i consumatori indirizzeranno le proprie
preferenze verso quei prodotti che sono ampliamente disponibili sul
mercato e facilmente reperibili a basso costo.
In questa filosofia l’impresa ha il compito di incrementare l’efficienza
produttiva, riducendo i costi di produzione e cosi poter applicare prezzi di
vendita più bassi.
2. Orientamento al prodotto
Questa seconda filosofia, invece, è basata sull’idea che i consumatori
sceglieranno quei prodotti che offrono la massima qualità, o perché hanno
un alto grado di innovazione; l’impresa si concentra sulla tecnologia per
ottenere il prodotto, tralasciando il consumatore.
C’è quindi il rischio che questa strategia porti alla cosiddetta marketing
myopia, cioè non accorgersi che un mercato è inesistente.
3. Orientamento alle vendite
Questo approccio prevede che i consumatori compreranno determinati
prodotti tanto più quanto l’impresa attui una promozione alla vendita degli
stessi.
In genere i prodotti ai quali viene applicato questo approccio sono quelli a
“domanda debole”, cioè quelli il cui acquisto deve essere indotto con
strumenti nuovi ed efficaci da parte dell’impresa.
10
4. Orientamento al marketing
In questo approccio, l’idea principale è che il raggiungimento degli obiettivi
di impresa è subordinato all’individuazione dei bisogni e dei desideri dei
clienti e alla realizzazione e vendita di un prodotto (o servizio) che sia in
grado di soddisfarli nel modo migliore possibile.
5. Orientamento al marketing sociale
Una delle ultime concezioni di marketing che prevede per le imprese il
compito, al fine di offrire ai clienti la soddisfazione desiderata, di
determinare bisogni e desideri in maniera più efficiente ed efficace dei
concorrenti, migliorando il benessere sociale.
6. Orientamento al marketing relazionale
Infine in quest’ultimo approccio, l’idea di base è che l’attività aziendale
debba focalizzarsi sulla creazione e lo sviluppo di relazioni, determinando il
valore del cliente non solo considerando il suo potenziale commerciale, ma
anche osservando il patrimonio di relazioni che il cliente stesso è in grado di
instaurare con gli altri.
Si attua cosi una gestione strategica del cliente, sfruttando quest’ultimo
come veicolo di comunicazione delle offerte aziendali, adattando
produzione e ricerca aziendali alle sue esigenze, massimizzandone anche la
fedeltà.
Dopo aver brevemente accennato i maggiori orientamenti e filosofie di
marketing che si sono affermate e succedute nei diversi contesti, come è
stato sottolineato, l’accezione sociale del marketing risulta essere tra le più
recenti e innovative presenti sul mercato.
Andando più nello specifico riguardo la definizione di marketing sociale,
esistono diverse impostazioni. Alcuni si limitano a definire sociale quel
marketing che utilizza tutte le sue leve per promuovere nel pubblico la
consapevolezza dei problemi di tipo sociale. L’obiettivo perseguito è quello
di muovere le coscienze e promuovere azioni da parte dei destinatari della
campagna di marketing, tali da indurre cambiamenti nella società. Altri
11
autori, forse la maggioranza, ritengono che con tale espressione si intenda il
compito dell’impresa di individuare bisogni, interessi e desideri nei suoi
mercati obiettivo e di operare aumentando il benessere sia dei suoi
consumatori, sia, nel lungo periodo dell’intera società. Per far questo,
occorre però trovare una soluzione ai potenziali conflitti tra i desideri a
breve termine dei consumatori ed il loro benessere a lungo termine; le
politiche di marketing vanno allora bilanciate tra profitti dell’impresa,
soddisfacimento dei consumatori e interesse della società (Il marketing
etico, Paolo Bufalini, p.19).
Possiamo, a questo punto, riflettere sul modo in cui interesse della società e
dei consumatori debbano confliggere o se non possano piuttosto trovare
punti di coincidenza. Il marketing è quindi da considerarsi non una mera
area funzionale aziendale, ma una filosofia di business ed il concetto di
marketing sociale si pone come la più recente tra le filosofie di marketing
management. Nell’ottica proposta da Kotler (Marketing sociale, 1991), il
marketing sociale accoglie al più alto livello il principio della sovranità del
consumatore; questo principio è stato elaborato negli anni sessanta da
alcuni autori che possono considerarsi come i padri del marketing
management. Se per Keith (The Marketing Revolution", 1960) “l’impresa
non può restare il centro dell’universo nel mondo degli affari…il consumatore
e la sua soddisfazione sono il vero centro”, Druker (The Practice of
Management, 1954) parlando del risultato finale dell’impresa, aveva visto
IL MARKETING ETICO, P.19
12
questo risultato concretizzarsi nel “soddisfacimento della clientela”.
L’elemento chiave risulta essere quindi quest’ultimo, sul quale occorre
fondare le decisioni strategiche ed i prerequisiti necessari per competere sul
proprio mercato.
L’EV OLUZION E, IN S EN S O ETI CO, DEL MARK ETI NG
La maggior parte della letteratura in tema di responsabilità sociale delle
imprese è stata prodotta a partire dalla seconda metà del secolo scorso, in
particolar modo negli Stati Uniti. Prima degli anni sessanta, l’attenzione
all'etica è stata caratterizzata da una forte matrice cattolica; riguardava
problemi sul giusto salario e sulla moralità del capitalismo. Il concetto di
responsabilità sociale delle imprese, inteso in senso moderno, nasce negli
anni ‘20 quando si comincia a parlare della necessità da parte dei dirigenti di
operare nell'interesse non solo degli azionisti, ma anche di altri interlocutori
sociali. Tuttavia solo negli anni ‘50 emergono le prime idee sui doveri delle
imprese nei confronti della società; Bowen (Social responsibility of
businessman, 1953), da molti considerato il padre della Corporate Social
Responsibility, constata che le imprese di grandi dimensioni sono divenute
centri vitali di potere le cui scelte investono e condizionano la vita della
società. Gli eventi politici, sociali ed economici degli anni ‘60 costituiscono
terreno fertile per il sorgere del fermento studentesco e l'emergere di una
vera è propria controcultura. Mentre in Italia si diffonde il dibattito tra
socialità ed equilibrio economico, grazie anche ai contributi di studiosi come
Onida (Economicità, socialità ed efficienza nell’amministrazione
dell’impresa, 1961) e Zappa (Aziende di consumo, 1962), altrove si afferma
definitivamente la locuzione Corporate Social Responsibility, generalmente
interpretata quale ulteriore passaggio rispetto al mero e costrittivo rispetto
della legge. Solo nel decennio successivo, filosofi ed economisti affrontano il
tema dell'etica negli affari in maniera sistematica, inserendola come materia
autonoma nell'ambito dei corsi universitari presso le principali Business
School. Le grandi corporation rispondono con un nuovo interesse volto ad