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Durante questo lavoro mi sono posta questa e tante altre domande.
Nella seconda parte della tesi mi sono occupata del Codice di Autodisciplina
pubblicitario, delle sue norme e di come questo istituto ha controllato le
pubblicit e tutelato il consumatore da un eventual e cattivo uso del messaggio
pubblicitario.
Quindi spiego gli organi che compongono e i compiti che hanno all interno del
codice e nello specifico mi occupo degli articoli 9 e 10 e come in questi 42 anni
di servizio sono stati applicati alle pubblicit , inserendo immagini che
concretamente fanno capire come il codice e i suoi organi giustificano la censura
degli spot. Le immagini presenti nella tesi sono state sottoposte dal Comitato di
controllo al Giur , il quale dopo un attenta analis i ha preso una decisione in
merito o no alla censura.
Inoltre in appendice sar presente l intervista da me effettuata alla giornalista
Daniela Brancati, la quale con le sue risposte mi ha illuminato e dato dei nuovi
spunti di riflessione.
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1.1. L importanza dell estetica
«Si va diffondendo, nella societ postmoderna, una percezione del corpo come
parte integrante della nostra identit e come canal e espressivo privilegiato. Non
si tratta piø, soltanto, del corpo da liberare secondo il paradigma dominante
degli anni Settanta. NØ di quello da perfezionare che ha caratterizzato gli stili di
vita degli anni Ottanta. Soprattutto il corpo perde il suo carattere funzionale di
mezzo per essere efficienti, per sedurre, per ess ere ammirati per assumere un
proprio statuto autonomo. Il corpo inoltre non si oppone piø allo spirito ma si
intreccia con questo in una concezione olistica. Dove corpo e mente, salute e
benessere psicologico, corpo e bellezza sono connessi da un continuo gioco di
rinvii. Si riconosce al corpo un proprio linguaggio, proprie esigenze espressive
che dobbiamo saper ascoltare e fare esprimere»1.
Fino ad oggi si Ł data importanza alla bellezza come fine a se stessa, per
apparire seducenti, belli e attraenti agli occhi degli altri ma con il tempo questa
caratteristica Ł diventata un vero e proprio valore ed espressione del benessere
fisico e psicologico.
Quindi la bellezza diventa sinonimo di un corpo sano.
«Il bello non Ł confinato- per il consumatore postmoderno- nei musei, nelle
opere d arte consacrate ma si dipana, senza soluzione di quotidianit , in tutte le
dimensioni della vita quotidiana» 2.
Negli ultimi tempi, l importanza e il valore della bellezza, si rendono palesi
attraverso la creazione del look.
Tale orientamento, enfatizzato soprattutto dai mass-media, sembra avere inciso
su l individuazione e la definizione della identit soggettiva.
1
Fabris G., Il nuovo consumatore:verso il postmoderno, Franco Angeli, Milano, 2003, p. 179
2
Ivi p. 268
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1.2. Le donne protagoniste della pubblicit
Non vi sono dubbi nell affermare che le donne sono protagoniste della
pubblicit e di conseguenza Ł inevitabile il binomio pubblicit -femminilit .
Alla fine degli anni Settanta, ma soprattutto negli anni Ottanta va delineandosi
una nuova concezione di donna, non necessariamente casalinga o totalmente
dipendente dall uomo ma una donna autonoma, libera e ambiziosa.
Negli anni Novanta, l immaginario pubblicitario presenta una figura utopica di
donna: la Superwoman. Donne iperattive, superimpegnate, desiderose di trarre il
meglio da sØ e con l obiettivo di conciliare aspetti diversi della propria vita.
Gi molti anni fa , nella pubblicit televisiva com e nel cinema, la donna era
protagonista, ma aveva un ruolo marginale che non gli permetteva di avere
potere decisionale. Al contrario, attualmente, piace di piø la donna consapevole,
interessante e decisa nell affermare il proprio ruolo.
«E lo stesso concetto di bellezza che cambia. La pubblicit non soltanto riflette
questi spostamenti di asse, ma li anticipa. La pubblicit Ł una moda, anche. E la
moda Ł uno sguardo gettato un po piø avanti, verso il mondo che sar » 3.
La donna, degli anni 70, continua ad essere responsabile di circa l 80% degli
acquisti familiari ed Ł per questo il consumo viene associato alla cultura
femminile (Ceserani G. P., 1980).
La donna protagonista della pubblicit viene spogli ata della sua persona
esibendo il suo corpo che diventer il vero oggetto dello spot.
La pubblicit Ł considerata femmina per vari motivi: perchØ la donna viene
rappresentata solo per mezzo della sua fisicit e q uindi vittima ancora del
binomio donna uguale corpo, perchØ Ł a lei che la pubblicit rivolge la maggior
parte degli spot e perchØ Ł il soggetto piø rappresentato (Brancati D., 2002).
3
Caremoli G., Tutta la forza di uno sguardo, in Scrocco F.S., Taggi P., Zanacchi A., Spot in Italy. 30 anni di
pubblicit televisiva italiana, Sipra-Sacis-Eri, Torino, 1987, p. 82
7
La pubblicit ha il merito di rendere protagonista la donna ma al tempo stesso ha
la colpa di attribuirle ruoli di secondo piano, che la ritraggono solo per il suo
corpo, usato come mezzo per sedurre ed attrarre il consumatore. L intento Ł di
influenzare positivamente il consumatore verso il prodotto per mezzo dell uso di
interi corpi femminili o sue parti.
Ci nonostante, grazie ai mass media, dal miracolo economico in poi, con
l entrata del mezzo televisivo la donna si Ł potuta interfacciare con il resto del
mondo, evolvendo sØ stessa e il suo ruolo nella societ fino alla sua
emancipazione.
Purtroppo, ancora in molti casi, la pubblicit ital iana rimane legata alla
dicotomia uomo-donna, che vede il primo impegnato in ruoli di potere e di
dominanza e la seconda rappresentata in ruoli di livello inferiore e di
sottomissione.
1.3. Gli stereotipi
«La donna - dicono le ricerche e le analisi compiute da Rena Bartos non vuole
piø vedersi rappresentata soltanto come la moglie-bambola o come simbolo
sessuale. Il suo compito sociale oggi Ł diventato piø composito, come piø
composita Ł la societ .
Rena Bartos dice: la rappresentazione della donna in pubblicit deve tenere
conto di questo arricchimento di ruoli [ ] lo stere otipo si Ł rotto »4.
Come abbiamo piø volte affermato la protagonista della pubblicit Ł la donna ed
Ł a lei che i pubblicitari e le aziende parlano attraverso gli spot televisivi, perchØ
responsabile degli acquisti. Fin qui niente di male, il problema sussiste quando
la donna viene rappresentata attraverso stereotipi che la vedono vincolata ad
alcuni ruoli quali: la casalinga, la madre e la donna- oggetto.
La casalinga viene rappresentata come donna frustrata, che ha come unici
interessi la pulizia della casa, la ricerca di detersivi migliori per far splendere il
4
Scotti A., Lo stereotipo si Ł rotto: ma quale immagine proporre della donna italiana di oggi?, in Scrocco F.S.,
Taggi P., Zanacchi A., Spot in Italy cit., p. 65
8
pavimento o smacchiare gli indumenti, impegnata nel creare nuove ricette,
provare nuovi alimenti. Questa Ł una rappresentazione distorta della donna,
un immagine maschilista che vede la donna impegnata in tutte queste attivit
non tanto per soddisfazione ed esigenze personali ma per sentirsi dire dall uomo
che rientra a casa da lavoro brava : tutto questo per ricevere un complimento
dal proprio compagno.
La madre viene rappresentata come una donna dedita totalmente ai figli,
superimpegnata nell educazione della prole, colei che si occupa di nutrirli con
cibi sani, che li segue a scuola e in tutti i momenti della giornata. Viene descritta
come una donna chioccia, la classica madre italiana, che si impegna ad essere
perfetta e sempre presente e soprattutto che si annulla come donna per il bene
della propria famiglia. Capisco che per una madre i figli vengano al primo posto
ma perchØ si insiste a raffigurarla dedita solo alla famiglia e non la si descrive
come una donna, che ha il piacere e il bisogno di sentirsi tale, che ha ancora
voglia e il diritto di prendersi cura di sØ sia fisicamente che spiritualmente, che
vuole sentirsi bene, bella con il proprio corpo per sØ stessa ma anche per sentirsi
ancora desiderata dal suo uomo. PerchØ la donna casalinga e madre viene
rappresenta priva di sex-appeal, di seduzione, di fascino, di bellezza
caratteristiche innate e che fanno parte dell universo femminile?
Per donna-oggetto si intende utilizzata per pubblicizzare prodotti quali
biancheria intima, collant, profumi in cui l uso del corpo nella sua interezza o
nella sue singole parti Ł giustificato o, come su ccede nella maggior parte dei
casi, in cui l abuso del corpo nudo della donna Ł utile per far vendere prodotti
che nulla hanno a che fare con la sessualit e la c orporeit come: dentifrici,
pasta, gorgonzola ecc. ¨ soprattutto in questi ulti mi casi che non Ł tollerabile e
giustificato l eccessivo uso di una donna rappresentata sexy, ammiccante,
seducente, disponibile, preda e oggetto dei desid eri maschili.
Limitare la donna in questi stereotipi Ł riduttivo dal momento che pu essere
casalinga, madre, donna sexy o ricoprire tanti altri ruoli contemporaneamente.
9
«[ ] Nel Regno Unito, patria della trasgressione pu bblicitaria, la pubblicit Ł
trasgressiva ma vestita. Senza donne nude! La pubblicit British style Ł dura,
ironica, te la ricordi sempre, vince premi a Cannes a man bassa e non usa
donne nude! [ ] ¨ la pubblicit banale, quella che non crea e non innova, che
ha sempre bisogno di un nudo di donna. Se non si vede un idea, che almeno si
veda una
coscia!»5.
Molti pubblicitari scelgono di ritrarre la donna attraverso la sensualit del suo
corpo, in questo modo questa qualit viene trasferi ta sul prodotto o sulla marca
attraendo cos l attenzione dei consumatori .
Spesso si sceglie l opzione, inflazionata, della donna nuda perchØ vi Ł mancanza
di idee creative e innovative e cos , per non sbagliare, si continua in questa
direzione.
Vi Ł molta differenza fra donna reale e quella rappresentata nella pubblicit .
La donna Ł un soggetto sempre presente nella pubblicit ma non come reale
protagonista, colei che attribuisce con la sua presenza valore e personalit alla
marca, ma come una bella figura che deve catturare con il suo corpo l attenzione
del consumatore e farlo concentrare sulla marca. La donna tradizionale: Ł la
signora Maria di Voghera, colei che si dedica alla famiglia, alla casa e alla
chiesa. Ma per mezzo di numerose invenzioni e novit la vita domestica della
donna comune viene alleggerita grazie a prodotti come il dado di brodo,
detersivi e elettrodomestici come la lavatrice, la lavastoviglie. Tutte queste
novit permettono alla donna di avere piø tempo lib ero per sØ stessa e da
dedicare al marito (Brancati D., 2002).
«La nostra mogliettina Ł pronta cos a passare da oggetto imperfetto una specie
di supergovernante asessuata tenuta in vita solo dall aspirazione a pulire la casa
e il sedere dei figli a oggetto perfetto: una sup ergovernante sexy, che
5
Brancati D., La pubblicit Ł femmina ma il pubblicitario Ł maschio, Sperling & Kupfer, Milano, 2002, p. 5
10
padroneggia al massimo tutte le tecnologie domestiche piø aggiornate, e anche il
kamasutra. Che cosa potrebbe desiderare di piø un uomo?»6.
Fra tutti i temi che la pubblicit potrebbe narrare negli spot nessuno risulta
essere piø proficuo e memorabile di un corpo nudo femminile. Anche il corpo
maschile sta iniziando ad essere rappresentato nØ piø nØ meno come quello
femminile inoltre vengono mostrati anche corpi imperfetti la «pancia che corre»
di Reebok o ai «bottoms» di Lee.
Nessuno di questi stereotipi: la madre, la casalinga, la donna manager e
aggressiva, la donna desiderosa di piacere a sØ e agli altri fotografa la donna
attuale, una donna nuova (Brancati D., 2002).
Gli spot «hanno per protagoniste le donne intere, magari non vere, ma intere.
Nella pubblicit dei nostri tempi sono protagoniste molte parti anatomiche
femminili, quasi quanto le femmine intere. Un esempio: quasi in modo
subliminale, non letteralmente , in quanto la presenza Ł solo percepibile, ci sono
spot in cui si vedono solo le mani, o solo gli occhi, o solo le gambe, in una
frantumazione del corpo femminile che comunica femminilit (ed eros) spesso
assai piø del corpo intero»7.
Spesso gli stereotipi sono banali e offensivi e non permettono di comprendere le
caratteristiche peculiari dell individuo.
Lo stereotipi della donna seduttrice Ł piuttosto inflazionato e non Ł solo tipico
della pubblicit . «Periodici, film e programmi tele visivi fanno di tutto per
proporre la donna come preda a portata di mano, un essere cui solo l attivit
sessuale Ł appropriata. Si tratta sempre, comunque, di un ruolo ancillare,
subordinato, passivo.
La donna dei manifesti, in particolare, Ł sempre disponibile, provocante,
spudorata, e non solo quando si tratta di promuovere calze o reggiseni: il
messaggio che i minori, gli adolescenti in particolare, ne ricevono Ł
indubbiamente deformante per la loro crescita umana e sociale»8.
6
Ivi p. 64
7
Ivi pp. 112-113
8
Zanacchi A., Pubblicit : effetti collaterali , Editori Riuniti, Roma, 2004, p. 139