L'OCCHIO E LA PERCEZIONE
Il corpo è lo strumento con il quale la persona entra in relazione con il mondo degli altri e il mondo
delle cose. E' attraverso il corpo che le esperienze esterne vengono percepite e vissute. Attraverso il
corpo si comunica con il mondo che ci circonda, usando diversi canali, per offrire ed ottenere
informazioni. Il corpo con le sue sensazioni rappresenta il primo punto di riferimento organizzato
per l'identità personale del “Sé”. I canali percettivi che trasmettono sensazioni e percezioni visive,
tattili, cinestetiche, uditive, assieme all'attività corporea, costituiscono un ciclo che si sviluppa,
arricchendosi sempre più, per depositarsi lentamente e costituire la struttura di base della personalità
del bambino.
Le percezioni sensoriali vengono interpretate dall'individuo che vi attribuisce significati
personali. Nell'atto percettivo esistono alcune caratteristiche fondamentali che ci consentono di
riconoscere gli oggetti, a prescindere dal modo in cui essi ci vengono presentati e
indipendentemente dalle variabili individuali. Si tratta delle cosiddette “costanze percettive”, che
danno la sicurezza fin dai primi anni di vita che il mondo che ruota intorno a noi è relativamente
stabile, attraverso il riconoscimento degli oggetti come tali nelle più svariate condizioni di
presentazione: un tavolo, una matita o un libro resteranno tali, sia che li si veda dall'alto o di fronte,
sia che li si veda di giorno o di notte, sia che ci risultino belli o brutti.
Le caratteristiche di costanza consentono al bambino di adattarsi al proprio ambiente,
ordinando gli stimoli esterni e fissando delle regole per l'analisi della realtà. Se gli stimoli si
susseguono in modo disordinato e casuale questo non è possibile. I fenomeni di costanza possono
essere considerati tipiche modalità sensoriali con le quali gli uomini esplorano il mondo circostante.
Tali modalità riguardano tutti i nostri sensi, ma il loro studio ha avuto particolare impulso
soprattutto per quanto riguarda la percezione visiva, che ha evidenziato tre principali tipi di
costanza percettiva:
1) della forma: un determinato oggetto, pur percepito da diversi punti di vista, mantiene immutata la
propria forma;
2) della grandezza: l'oggetto muta grandezza, ma è percepito sempre delle stesse dimensioni; in
questo caso ci si riferisce alla capacità di stabilire il rapporto di grandezza tra oggetti posti a diversa
distanza. Tale abilità, in parte già presente nel primo anno di vita, si consolida progressivamente
con la crescita fino a stabilizzarsi nell'età adulta;
3) della luminosità e colore: identifica la permanenza della luminosità e del colore nell'oggetto, a
prescindere dalla luce presente nel luogo di osservazione.
A livello percettivo l'occhio fissa attraverso la retina le immagini solo a livello
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bidimensionale, essendo essa stessa una superficie a due dimensioni, ma l'effettiva percezione che
ne abbiamo è quella tridimensionale, siamo cioè in grado di cogliere oltre all'estensione in
lunghezza e larghezza anche quella in distanza e la sua profondità. Come è possibile questo? Il
fenomeno, ancor oggi studiato, trova due spiegazioni che raccolgono il maggior numero di
consensi:
a) la concezione classica, che attribuisce all'esperienza passata un ruolo decisivo nella percezione
della profondità: il nostro contatto quotidiano con gli oggetti e le esperienze positive e negative ci
rende dei percettori esperti e quindi capaci di collocare un oggetto alla giusta distanza.
b) la concezione contestuale: l'uomo si trova sempre in un determinato contesto, dove unisce le
stimolazioni e le combina in modo da ottenere una percezione delle informazioni visive il più
possibile integrata. Per alcuni autori, come Donald Woods Winnicott (1896 – 1971), il rapporto
materno è fondamentale per le tappe dello sviluppo della percezione, la profondità delle cose si
acquisisce con il rapporto materno fin dalla primissima infanzia.
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Oltre alle leggi di costanza percettiva, ci sono dei legami molto stretti tra le funzioni
psicologiche e la percezione. Di fronte a un complesso di stimolazioni, ciascuno coglie ciò che più
attira la sua attenzione, focalizzando e fissando alcuni dati e tralasciandone altri. La capacità di
attenzione selettiva è moderata da “filtri” del canale nervoso che fa passare le informazioni
sensoriali. Questo canale ha però una capacità limitata e quando le informazioni in arrivo sono in
eccesso rispetto alla sua portata impedisce un'ulteriore immissione di informazione nel canale.
Le informazioni vengono temporaneamente immagazzinate nella memoria a breve
termine, ma generalmente sono soggette ad un rapido decadimento, a meno che non sia
velocemente riaperto il filtro. La selezione di alcuni eventi dipende dalla grandezza dello stimolo,
dalla sua intensità e dalla novità. Inoltre alcuni individui avrebbero la tendenza ad ignorare le
differenze tra diverse stimolazioni ambientali (soggetti livellatori), altri la accentuerebbero (soggetti
accentuatori). Le conseguenze, secondo gli esperti, potrebbero portare a persone con atteggiamenti
più o meno tolleranti nei confronti dell'ordine o del disordine delle cose.
1 Donald Wooks Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, si discostò dal pensiero di M.Klein ed entrò a far parte
del gruppo degli indipendenti britannici del middle group, diventando uno dei pionieri delle relazioni oggettuali.
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Gli organi di senso
Sono delle strutture fisiche presenti nei corpi degli esseri viventi del regno animale che servono
essenzialmente a permetterci di interagire con il mondo circostante. Gli organi sensoriali umani
sono sette, nonostante spesso si limiti a citare solo i primi cinque. Essi sono: vista, udito, olfatto,
gusto, tatto, propiocezione e apparato vestibolare o dell'equilibrio. Sono composti da strutture più o
meno complesse specializzate nella ricezione di stimoli provenienti dall’esterno o dall’interno, per
trasformarli in impulsi nervosi e infine di trasmetterli al sistema nervoso centrale. Questi recettori si
classificano in base alla provenienza dello stimolo:
ξtelecettori: sensibili a forme di energia provenienti da lontano;
ξesterocettori: sensibili a forme di energia originate da fonti esterne vicine al corpo;
ξinterocettori: sensibili a fenomeni provenienti dall’interno dell’organismo;
ξpropriocettori: sensibili a stimoli provenienti dalle articolazioni, dai muscoli e dai tendini.
Servono a sentire dove si trova il nostro corpo nello spazio.
I recettori, in base al tipo di stimolo, si classificano generalmente in:
ξchemiocettori: ricevono stimoli chimici (gusto e olfatto);
ξmeccanocettori: ricevono stimoli come pressione, tocco e dolore (tatto e udito);
ξtermocettori: ricevono stimoli termici;
ξfotocettori: captano l'energia luminosa (vista).
In base alle loro caratteristiche, i recettori possono adattarsi o meno alla possibilità di
far diminuire la frequenza di uno stimolo prolungato nel tempo: l'olfatto per esempio si adatta
facilmente, mentre i termocettori no. Osserviamo che se uno stimolo è prolungato nel tempo,
aumenta la sua frequenza di trasmissione dello stimolo, e non l'intensità!
Lo stimolo in realtà è una variazione della polarità della membrana: negativa all'interno
del derma, dove gli ioni negativi Cl- (cloro) sono maggiori di quelli positivi K+ (potassio), positiva
nell'ambiente esterno ricco di ioni Na+ (sodio). Quando c'è uno stimolo, i Cl- escono e i Na+
entrano invertendo la polarità (depolarizzazione). I K+ escono molto più lentamente e, quando ciò
avviene, ristabiliscono l'equilibrio riportando la polarità della pelle al negativo (ripolarizzazione).
Lo stimolo recepito si trasforma in potenziale recettoriale che si trasmette ai neuroni sensoriali. Essi
poi lo trasformano in “potenziale d'azione” fino al sistema nervoso centrale.
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Il sistema visivo
Il sistema visivo è un'unità complessa costituita dall'occhio (parte sensoriale), che include aspetti
quali l'acuità visiva e dalle strutture occhio-cervello (parte funzionale ed interpretativa), che
includono aspetti cognitivi e oculo-motori. Gli occhi umani, pari e simmetrici, sono posizionati
nelle due cavità orbitarie del cranio. Gli elementi principali, la palpebra, il bulbo, l'iride, il
cristallino, cornea e la retina, concorrono alla complessità della funzione visiva dove entrano in
gioco:
ξbulbo oculare (o occhio propriamente detto);
ξuna serie di organi accessori;
ξgli annessi
ξl'apparato muscolare estrinseco, che ha il compito principale di coordinare il
movimento dei due bulbi oculari, che deve essere sincrono nei due occhi.
Collegato all'occhio si riconosce un apparato lacrimale, che svolge attività meccaniche e attività
protettive.
Il bulbo oculare ha una forma sferoidale, nella quale si riconosce un polo anteriore ed
uno posteriore. A livello del polo posteriore si diparte il nervo ottico da un'area molto limitata da
una fitta corona di altre emergenze nervose, che costituiscono i fasci più esterni di questo nervo.
Sezionando il bulbo lungo l'asse antero posteriore, si vede come esso è suddiviso in due camere:
- la camera anteriore è delimitata verso l'esterno dalla cornea, caratteristicamente trasparente,
mentre posteriormente è limitata dal cristallino (lente biconvessa) e dalle estroflessioni della corona
ciliare;
- la camera posteriore è di dimensioni più piccole, ed è compresa tra l'iride e le formazioni che
vincolano il cristallino alla corona ciliare. Posteriormente si trova il corpo vitreo del bulbo, che
costituisce il più vasto mezzo diottrico del bulbo.
Le membrane che avvolgono il bulbo sono (dalla più interna alla più esterna):
ξla retina o superficie altamente differenziata, che contiene le cellule primarie della sensibilità
alla luce, i coni e i bastoncelli;
ξla coroide o uvea, superficie devoluta essenzialmente all'irrigazione vasale del bulbo;
ξla sclera o sclerotica, che compare anche all'esame esterno dell'occhio, di colore biancastro
costante su tutta la superficie dell'occhio; è di natura fibrosa.
Un raggio di luce che arriva all’occhio viene rifratto dalla cornea. Effetti di rifrazione meno spiccati
si osservano a livello della pupilla, del cristallino e del corpo vitreo in quanto i loro indici di
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rifrazione sono piuttosto simili. Nel caso di un occhio normale, l’effetto finale di queste multiple
rifrazioni è la formazione dell’immagine degli oggetti lontani sulla retina. La distanza focale
dell'occhio perciò corrisponde più o meno alla distanza tra retina e cristallino. Le cellule dei coni e
dei bastoncelli contengono speciali pigmenti che si decompongono appena vengono raggiunti dai
raggi di luce, poi si riformano immediatamente per essere pronti per una nuova reazione. Durante
questa brevissima operazione, che dura una frazione di secondo, la singola cellula non è più in
grado di trasmettere alcun segnale, noi, però, abbiamo l'impressione di vedere senza interruzioni.
Infatti l'immagine sulla retina non si cancella subito, ma rimane impressa 1/10 di secondo, ciò ci
consente di legare varie immagini e percepirle in modo continuo.
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