INTRODUZIONE
Il secondo, relativo al momento della produzione, vede l’attenzione
spostarsi dai fattori produttivi tangibili verso quelli intangibili, quali la
conoscenza, il know-how e le relazioni esterne.
Il terzo punto è rappresentato dal mutamento delle variabili di contesto,
tempo e spazio, la cui stabilità, che caratterizzava l’epoca del modello
fordista, è stata stravolta dall’evoluzione tecnologica che ha determinato
una maggiore flessibilità dei cicli produttivi.
L’ultimo punto riguarda il cambiamento del tipo di consumo e del ruolo
della domanda, infatti, oggi il consumatore contribuisce a dare l’impulso
alla produzione d’impresa, a differenza del fordismo in cui le grandi
imprese “imponevano” una produzione di tipo standardizzato.
Un’ulteriore fattore, di portata più ampia, attiene la trasformazione
dell’informazione in fattore produttivo capace di generare cambiamenti
notevoli per l’intera società, che ha imposto un ripensamento dei
meccanismi competitivi delle imprese.
Oggi le piccole e medie imprese vivono una “sindrome da assedio”
(Lazzari, 2005), in un mercato sempre più aggressivo non si può più
parlare di “crisi” in quanto questo termine indica uno stato eccezionale e,
soprattutto, temporaneo. È evidente invece che il mercato è
profondamente mutato, sono necessari nuovi strumenti e una rinnovata
mentalità per affrontare la sfida della competizione e dell’innovazione. Ci
troviamo, dunque, di fronte a una modificazione senza precedenti, che
pone il modello aziendale al centro di un totale rivolgimento.
Il cambiamento dello scenario competitivo, sia sotto il profilo delle regole
che sotto quello dei rapporti, impone l’adozione di un modello di
organizzazione dell’impresa basato sulla capacità di progettare e innovare
le proprie strutture per poter competere “innovativamente”. L’impresa
affronta la complessità del contesto aumentando la varietà e la variabilità
delle soluzioni tecnologiche e produttive adottate, dei rapporti intrattenuti
con le altre imprese e con le istituzioni, e dei processi decisionali interni.
È evidente che il motore dello sviluppo economico e sociale del territorio
è l’innovazione, bisogna allora capire come le imprese perseguono tale
obiettivo.
2
INTRODUZIONE
In particolare nell’ultimo ventennio si è assistito ad un incremento
nell’adozione, da parte delle imprese, di percorsi di crescita esterna. Tali
scelte sono date dalla consapevolezza che la singola impresa non ha più,
da sola, le risorse e le capacità per raggiungere un vantaggio competitivo
solido e sostenibile nel tempo. Le strategie di “crescita esterna” si
differenziano da quelle di natura interna, costituite principalmente da
investimenti diretti, poiché per essere realizzate necessitano l’apporto
economico, finanziario e organizzativo di altre imprese. Le alleanze
strategiche offrono diversi vantaggi se progettate in un clima di fiducia
reciproca e realizzate attraverso strutture che garantiscano una solida
ripartizione del potere, inteso come l’abilità di influenzare le decisioni e
le azioni degli altri, fermo restando che qualora queste condizioni non
vengano rispettate possono generarsi seri problemi per le parti coinvolte.
La collaborazione tra imprese che, oltre ad essere la fonte primaria delle
risorse necessarie, costituisce un modo nuovo di competere, è
fondamentale per “lo sviluppo dell’insieme delle potenzialità complessive
della manovra strategica aziendale data la ridotta imitabilità e difficile
3
sostituibilità delle singole alleanze”.
La proiezione del fenomeno collaborativo su di un orizzonte più ampio
mostra quale conseguenza diretta lo spostamento progressivo dalla
competizione fra imprese singolarmente considerate verso una
competizione fra sistemi di imprese, che possiamo definire network
competition. «Bisogna pregiudizialmente cambiare l’unità di analisi:
passare cioè da un’analisi che prenda come base di indagine l’impresa, a
un diverso tipo di analisi che assuma come base di riferimento un insieme
di imprese. Lo stimolo a spostare il piano dell’indagine […] nasce da una
contraddizione palese riscontrabile nell’osservazione delle nostre imprese
minori: la debolezza strutturale e fisiologica, se osservata al microscopio,
quindi le previsioni-aspettative di risultati modesti sotto il profilo
economico e, per contrapposizione, una inspiegabile capacità relativa di
4
risultati significativi, o almeno di sopravvivenza».
3
A. CAPALDO, Strategia, reti di imprese e capacità relazionali, Cedam, Padova, 2004.
4
G. LORENZONI, L’architettura di sviluppo delle imprese minori, Il Mulino, Bologna,
1990, pag. 17.
3
INTRODUZIONE
Il cambiamento dei soggetti economici tra cui si svolge la competizione,
dalle singole imprese ai network di imprese, fa sì che emerga il ruolo
cruciale delle imprese centrali che tengono le redini di architetture
interimpresa in virtù di superiori capacità relazionali.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare come tali percorsi di
crescita esterna si concretizzano in sovrastrutture “allargate”,
caratterizzate dalla presenza di un’impresa-guida che deve essere capace
di coordinare le competenze distintive possedute dagli altri attori
coinvolti. Particolare risalto verrà dato all’analisi delle dinamiche
innovative, che a differenza di qualche tempo fa coinvolgono anche quei
settori solitamente definiti “tradizionali”, e che risultano fondamentali in
un settore ad alto contenuto tecnologico come quello dell’aerospazio, cui
appartiene il soggetto imprenditoriale scelto quale oggetto di studio.
E’ stato dimostrato che il successo delle innovazioni d’impresa è
fortemente dipendente dalla predisposizione di strategie di innovazione e
processi di management focalizzati al raggiungimento dell’obiettivo
strategico, in particolar modo quando le imprese collaborano per il
raggiungimento di un fine comune.
L’innovazione tecnologica, che può essere definita «la creazione di nuova
5
conoscenza applicata a problemi di ordine pratico», rileva quindi non
solo per le imprese, ma per l’intera società, ed è importante che vengano
fatti gli adeguati investimenti per migliorare il benessere della collettività.
In particolare verrà preso in considerazione il ruolo di particolari soggetti
(le università, i centri di ricerca, i parchi scientifici e tecnologici, etc.)
finanziati dalle istituzioni pubbliche allo scopo di diffondere la
conoscenza scientifica ed agevolarne lo sfruttamento economico da parte
delle imprese.
Il lavoro è suddiviso in quattro capitoli, i primi tre di taglio prettamente
teorico mentre l’ultimo è dedicato all’analisi del consorzio Antares. Nel
primo capitolo, partendo dall’approccio sistemico vitale (ASV) sviluppato
da G.M. Golinelli, verrà illustrata l’evoluzione nel tempo del concetto di
vantaggio competitivo attraverso l’analisi delle varie discipline di natura
5
M.A. SCHILLING, Gestione dell’innovazione, McGraw Hill, Milano, 2005.
4
INTRODUZIONE
economica, e delle principali teorie che le hanno caratterizzate, per
arrivare a delineare le caratteristiche della forma network alla base delle
diverse forme di collaborazione tra imprese che verranno analizzate in
dettaglio nel secondo capitolo, sia dal punto di vista funzionale che da
quello operativo, mentre il terzo capitolo, che riveste un ruolo centrale, è
dedicato al ruolo dell’impresa-guida all’interno dei sistemi di imprese, al
fine di sottolinearne la rilevanza strategica, soprattutto in funzione dei
processi d’innovazione.
L’ultimo capitolo analizza il caso del consorzio Antares, una delle poche
realtà imprenditoriali presenti sul territorio in cui vivo, che ha saputo
guardare avanti, beneficiando delle opportunità legate alla collaborazione
interimpresa che consente processi d’innovazione determinanti per il
raggiungimento di un vantaggio competitivo “unico” e quindi
difficilmente imitabile.
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone care che mi sono state
vicine lungo il mio percorso di studi, che hanno sempre creduto in me e
appoggiato le mie scelte, consentendomi di raggiungere questo importante
obiettivo. Inoltre voglio esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che,
"dall'alto" della loro esperienza professionale, hanno saputo darmi le
giuste indicazioni per realizzare questo lavoro.
5
CAPITOLO 1
DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA
NETWORK
1.1 L’impresa e il pensiero sistemico
L’influenza esercitata dalle imprese sulle condizioni di vita degli
esseri umani richiede che l’osservazione e lo studio di tali realtà
imprenditoriali debbano necessariamente tenere conto del contesto
sociale, culturale ed economico in cui tali realtà operano. Gli studiosi
delle discipline economiche-manageriali hanno dovuto fare ricorso a
conoscenze e strumenti propri di discipline (la biologia, la fisica, la
sociologia), solo apparentemente, distanti dall’oggetto di indagine. In
particolare, l’utilizzo dell’approccio sistemico ha permesso di fare
notevoli passi in avanti nella comprensione di fenomeni complessi, tra i
quali si inseriscono le realtà imprenditoriali moderne.
1
L’approccio sistemico, che possiamo definire olistico, costituisce una
preziosa metodologia per l’osservazione dei fenomeni, che vengono visti
come il risultato di relazioni dinamiche, cause e concause fortemente
interrelate, contrapponendosi all’approccio analitico-riduzionistico,
basato sulla scomposizione del fenomeno osservato in singole parti e sulla
successiva analisi di queste ultime.
Si parla di “approccio” sistemico perché non si tratta di una vera e propria
teoria, ma di un pensiero pervasivo ed interdisciplinare utile per la
comprensione di diverse tipologie di fenomeni, le cui origini risalgono ai
primi decenni del ventesimo secolo, anche se fondamenti di tale pensiero
possono essere individuati già nel pensiero di Aristotele e dei primi
pitagorici. La prima significativa opera incentrata sul pensiero sistemico è
1
L’approccio olistico è il percorso metodologico che privilegia l’indagine del reale nella
sua manifestazione d’insieme.
6
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
La Tectologia di A. Bogdanov, pubblicata in lingua russa tra il 1912 ed il
1917, che focalizza l’attenzione sulla forma organizzativa dei sistemi.
Nello stesso periodo, un altro scienziato russo, V.J. Vernadskij,
impegnato nello studio della biosfera, evidenzia come questa rappresenti
un sistema caratterizzato da forti interconnessioni tra tutti gli organismi
viventi (sub sistemi) che lo popolano e che, attraverso sistemi di scambio,
ne alimentano la vita.
Tra gli anni ’40 e ’50 il biologo ed epistemologo austriaco L. von
Bertalanffy elabora la Teoria Generale dei Sistemi che riassume tutti
quelli che sono i concetti-chiave del pensiero sistemico: il contesto da cui
un sistema non può essere studiato separatamente, il confine che funge da
filtro rispetto agli input e agli output e la modificazione strutturale come
risposta adattiva del sistema al contesto.
Gli sviluppi più interessanti del pensiero sistemico riguardano il concetto
di apertura/chiusura di un sistema ed i rapporti che questo intrattiene con
l’ambiente cui appartiene, approfonditi da due studiosi cileni, H.
Maturana e F. Varela che negli anni Ottanta introducono il concetto di
2
chiusura operazionale dei sistemi. Anche il concetto di ambiente viene
ridefinito, da oggettivo diviene soggettivo, essendo dunque condizionato
dal rapporto osservatore/osservante, «per ogni sistema dato, l’ambiente è
l’insieme di tutti quegli oggetti, un mutamento dei cui attributi influenza
il sistema ed anche di quegli oggetti i cui attributi sono mutati dal
3
comportamento del sistema».
2
Si veda H. MATURANA, F. VARELA, L’albero della conoscenza, Garzanti, Milano,
1987; Autopoiesi e cognizione, Marsilio, Venezia, 1985.
3
A.D. HALL, R.E. FAGEN, “Definition of System” in F.E. EMERY, La teoria dei
sistemi, F. Angeli, Milano, 1974, pagg 18-28, ripreso da R.W. SCOTT, Le
organizzazioni, Il Mulino, Bologna, 1985, pag. 17.
7
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
1.1.1 L’impresa come sistema
Con il passare del tempo l’approccio sistemico si è affermato negli
studi d’impresa permettendo agli studiosi di attribuire all’impresa la
qualifica di sistema, data:
la presenza di più componenti, sia materiali che immateriali;
l’interdipendenza e la comunicazione tra tali componenti;
l’attivazione delle relazioni per il raggiungimento delle finalità e
degli obiettivi del sistema.
In Italia, il primo ad aver utilizzato tale approccio negli studi d’impresa è
stato il fondatore dell’Economia Aziendale, G. Zappa, che negli anni
Cinquanta ha definito l’impresa «una coordinazione economica in atto i
cui fenomeni non sono suscettibili di essere indagati ciascuno
separatamente dall’altro a causa dei vincoli spazio-temporali che
4
caratterizzano l’unitaria gestione dell’impresa». Successivamente P.
Saraceno definirà l’impresa come «…un insieme o un raggruppamento
che la nostra mente riesce a concepire in modo unitario e ordinato, in
virtù delle connessioni e interdipendenze che, direttamente, legano tutte le
5
parti o componenti separate, costituenti l’insieme».
Più tardi, grazie agli sviluppi americani dell’approccio sistemico, e data la
frammentazione esistente in Italia all’interno degli studi d’impresa, si è
giunti alla definizione di diverse concezioni sistemiche, ognuna incentrata
su una prospettiva d’indagine, ognuna a suo modo valida; purtroppo la
proliferazione e soprattutto l’abuso dell’approccio per metafore ed
analogie hanno attirato varie critiche verso tale metodo.
Vediamo alcune delle più importanti concettualizzazioni derivanti da
applicazioni metaforiche ed analogiche.
L’impresa come sistema meccanico è ravvisabile principalmente
nell’opera di Taylor (1911), basata su una visione meccanicistica e
deterministica della dinamica imprenditoriale che pone maggiore
4
G.M. GOLINELLI, L’approccio sistemico al governo dell’impresa, Cedam, Padova,
2005, pag. 31.
5
P. SARACENO, Il governo delle aziende, Libreria Universitaria Editrice, Venezia,
1972, pag. 59.
8
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
attenzione sulla struttura (componenti e relazioni interne) piuttosto che
sulle proprietà emergenti dal sistema (relazioni con l’esterno). L’analogia,
impresa come macchina, consente l’analisi del comportamento produttivo
della forza lavoro, gettando le basi per l’organizzazione scientifica del
lavoro e l’aumento della produttività. Partendo da tale assunto, Urwick e
Gulick (1937), ai fini dello studio dell’attività direzionale d’impresa,
delineano l’impresa come sistema chiuso, una macchina che opera
secondo schemi e procedure rigidamente prefissati e con una netta
separazione tra il momento decisionale e quello esecutivo, a prescindere
dai mutamenti dell’ambiente esterno. Tale visione va contestualizzata in
un periodo in cui era predominante la teoria economica neo-classica
caratterizzata dalla razionalità assoluta del comportamento degli attori
economici e l’impresa, operando in mercati concorrenziali e trasparenti,
poteva contare su informazioni tempestive relative alle principali variabili
economiche.
L’impresa come sistema organico scaturisce dall’assimilazione della
struttura d’impresa e del suo comportamento a quello degli organismi
viventi, e in particolare degli esseri umani, dal momento che l’impresa: è
caratterizzata da un ciclo di vita; al fine di sopravvivere assorbe risorse
dall’ambiente in cui opera; ha una struttura costituita da organi diversi; si
adatta all’ambiente attraverso la specializzazione dei suoi organi e
l’ambiente, a sua volta, seleziona le imprese che riescono a sopravvivere;
riesce ad influenzare l’ambiente in cui opera; è capace di conoscere,
apprendere e memorizzare le soluzioni rivelatesi vincenti in passato e di
replicarle; è dotata di componenti capaci di auto-riprodursi e di ri-
generarsi. Questa visione ha posto l’enfasi sugli aspetti umani del lavoro e
sull’importanza dell’ambiente, contemplando assetti organizzativi più
dinamici e meno rigidi di quelli previsti dalla visione meccanicistica,
dando maggiore risalto al sistema e ai fattori soggettivi.
L’impresa come sistema cibernetico deriva dai progressi realizzati nel
campo della cibernetica ed emerge in particolare dall’opera di S. Beer
(1973). Tale concezione si basa sui processi di comunicazione, feed-back
ed auto-regolazione impiegati per la realizzazione degli elaboratori
9
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
elettronici, macchine con capacità computazionali e di adattamento
automatico. I processi di auto-regolazione, o di auto-governo, operano da
un lato, riducendo al minimo gli scostamenti dagli obiettivi fissati, e
dall’altro determinando dei cambiamenti negli obiettivi quando questi non
siano più compatibili con il raggiungimento della finalità prefissata.
L’impresa come sistema auto-poietico è una prospettiva emersa in
collegamento con i progressi delle scienze fisiche, biologiche e delle
neuro-scienze, ed è caratterizzata da: individualità, il sistema esiste
indipendentemente dalla presenza di un osservatore esterno; autonomia,
capacità di mantenere inalterata nel tempo la propria organizzazione,
attraverso la produzione di componenti, indipendentemente dal contesto;
unità, esistenza di confini precisi; chiusura operazionale, i processi della
rete di relazioni risultano autosufficienti; mancanza di finalismo, tali
sistemi si generano grazie all’ontogenesi. In tale visione quindi l’impresa
risulta come un sistema capace di fare le proprie scelte indipendentemente
dal contesto di riferimento, esclusivamente sulla base delle proprie
caratteristiche e capacità interne.
L’impresa come sistema cognitivo è una visione che focalizza la sua
attenzione sulla produzione e diffusione di conoscenza, qualificando
l’impresa come un processore di dati acquisiti attraverso processi interni e
interazioni con l’esterno. Tale prospettiva presuppone che l’impresa sia
dotata di una particolare configurazione strutturale e utilizzi una
semantica trasparente, fattori che garantiscono velocità e connettività
negli scambi comunicativi e nei meccanismi di apprendimento.
Ognuna delle prospettive citate fornisce una chiave di lettura (di un
fenomeno complesso come quello imprenditoriale) che seppur
interessante, mette in luce determinati aspetti trascurandone altri non
meno rilevanti. Così come l’approccio meccanicistico dell’impresa si
adatta esclusivamente a contesti a ridotta varietà, variabilità ed
indeterminatezza, quello cibernetico non tiene conto dell’evoluzione del
contesto e degli adattamenti che potrebbero rendersi necessari, quello
auto-poietico tende a sottovalutare il ruolo dei portatori di interesse e
delle loro attese e pressioni, e quello cognitivo non considera che
10
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
l’impresa, seppur costituita da esseri pensanti non sempre riesce ad
emulare la struttura cerebrale di ognuno di essi, né a simulare i processi di
generazione della conoscenza.
1.1.2 L’impresa ed il suo contesto
Come visto nel paragrafo precedente, particolare risalto viene dato
ai rapporti che l’impresa detiene con il suo contesto ed i relativi scambi,
sia in entrata che in uscita, che avvengono con quest’ultimo. Da ciò
deriva la definizione dell’impresa come sistema aperto, che pone
l’attenzione sul grado di apertura dell’impresa verso l’esterno e sulle
relazioni intersistemiche che l’impresa intrattiene con i “suoi”
sovrasistemi, giungendo alla definizione dell’ambiente come sintesi di tali
sovrasistemi. In un processo di contestualizzazione, possiamo dunque
rappresentare l’impresa come un sistema di ordine L, la cui esistenza è
caratterizzata dalla continua ricerca di consonanza e risonanza con i
sistemi di ordine L+1.
Avendo il concetto di ambiente un’accezione di natura soggettiva, è
possibile distinguere l’ambiente generale, che ha un impatto indiretto
sull’impresa, da quello transazionale che ha su di essa un impatto diretto,
essendo il luogo figurato in cui l’impresa effettua transazioni di risorse
rilevanti per la sua sopravvivenza. Tali scambi di risorse con l’ambiente
rendono l’impresa un sistema dinamico che si evolve attraverso una
successione di stati, compatibili con le caratteristiche dell’assetto
strutturale ed orientati al mantenimento ed all’implementazione del
vantaggio competitivo, frutto sia dei processi di auto-organizzazione che
dell’azione dell’organo di governo.
I rapporti tra impresa e ambiente vanno riletti alla luce del concetto di
sviluppo sostenibile che a partire dagli anni Cinquanta si è concretizzato
nel Corporate Social Responsability (CSR), un filone di studi fondato
sull’assunto che l’impresa debba operare tenendo conto e rispettando le
11
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
attese e le pressioni sia dei sovrasistemi, anche se non rilevanti, che dei
subsistemi, «l’impresa è quindi un’organizzazione contestualizzata, un
sistema immerso in sovrasistemi che deve essere in grado di conciliare
aspetti sociali, politici, etici pur non snaturando la sua natura
6
economica».
In merito al rapporto tra l’impresa e l’ambiente esterno, sono state
elaborate diverse teorie al fine di evidenziare l’influenza che l’ambiente
esercita sulle dinamiche evolutive dell’impresa quale sistema.
La teoria degli stakeholder considera la crescente rilevanza che
l’ambiente e i soggetti esterni rappresentano per l’impresa, che risulta
evidente dalla stessa definizione di stakeholder: «i soggetti senza il cui
7
supporto l'impresa non è in grado di sopravvivere». L’ambiente viene
visto dunque come un insieme di interlocutori che possono influenzare la
gestione dell’impresa e allo stesso momento essere oggetto dell’attività
della stessa. Tali portatori di interessi possono essere suddivisi in primari
e secondari, a seconda dell’influenza che esercitano sull’impresa, mentre
diversa è la nozione, più ristretta, di stockholder che identifica i soli
titolari di quote del capitale di rischio dell’impresa. Nel perseguire i
propri fini, l’impresa deve dunque interagire con tali soggetti ricercando
la risonanza economica, sociale e culturale per uno sviluppo equilibrato
dell’intera società.
La teoria delle contingenze, partendo dalla teoria dei sistemi aperti,
stabilisce che «la sopravvivenza dell’impresa ed i cambiamenti
organizzativi dipendono dalla percezione degli eventi emergenti
8
nell’ambiente e dalla capacità di adattamento rispetto ad essi». È
necessario quindi considerare l’impresa come un sistema che osserva
continuamente ed attentamente l’ambiente al fine di adattarvisi. Il limite
di questa, che non può essere considerata una vera teoria, è proprio quello
di non identificare le condizioni necessarie e sufficienti per l’attuazione di
6
Ibidem, pag. 59.
7
Tale definizione è apparsa pubblicamente per la prima volta in un memorandum dello
Stanford Research Institute (USA) nel 1963. Cfr. G. RUSCONI, Il bilancio sociale
d’impresa. Problemi e prospettive, Giuffrè, Milano, 1988.
8
G.M. GOLINELLI, op .cit., 2005, pag. 64.
12
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
un cambiamento organizzativo, sarebbe dunque più opportuno parlare di
approccio alle contingenze.
La teoria della dipendenza dalle risorse esterne si basa sull’assunto che le
organizzazioni non sono autosufficienti ma necessitano di attingere
9
risorse dal contesto in cui operano, tenendo conto del fatto che le risorse,
essendo scarse, da un lato, hanno un costo e dall’altro sono contese tra più
attori. Diventano quindi fattori fondamentali per l’impresa, l’accesso alle
risorse e l’influenza che questa riesce ad esercitare sull’ambiente al fine di
controllarlo quanto più è possibile. A tale fine l’organo di governo
10
dell’impresa può scegliere tra diverse strategie:
internalizzare altre organizzazioni (fusioni, integrazioni verticali,
diversificazioni);
siglare accordi di coordinamento e di interdipendenza con altre
organizzazioni (coordinamento tacito o informale, norme sociali,
associazioni, cartelli, partecipazioni incrociate, joint-venture);
favorire la rotazione dei manager tra imprese anche in
competizione tra loro (per favorire la costituzione di reti informali
di scambio di informazioni).
1.1.3 L’impresa come sistema vitale
1.1.3.1 La matrice concettuale
«I sistemi non “sono”, ma si “osservano” e ciò presuppone che
risulti specificato anche l’osservatore. Di fronte alla stessa struttura,
9
Si veda J. PFEFFER, G.R. SALANICK, The external control of organizations. A
resource dependence perspective, Harper & Row, New York City, 1978.
10
G.M. GOLINELLI, op. cit., 2005, pagg. 66-67.
13
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
osservatori diversi possono osservare sistemi diversi e lo stesso sistema
11
può essere descritto in forme alquanto differenti».
L’approccio sistemico ci consente di osservare le realtà imprenditoriali
come reti di fenomeni interconnessi ed interdipendenti, al fine di poter
elaborare teorie e modelli utili sia per gli osservatori esterni che per gli
organi di governo di tali realtà.
Affinché una prospettiva venga riconosciuta e presa in considerazione
dall’intera comunità scientifica, è necessario che venga formalizzata, e
per farlo bisogna costruire una matrice concettuale di riferimento che
raccolga tutte le conoscenze su cui la prospettiva si fonda. La matrice
concettuale relativa all’approccio sistemico, basata sulla dicotomia
struttura/sistema, parte dalla definizione della struttura, «un insieme in
cui ai singoli elementi siano assegnati ruoli, attività e compiti da svolgere
nel rispetto di vincoli e regole, posti tra loro in relazione per rendere
possibile, attraverso l’implementazione di un sistema, il conseguimento di
12
un fine comune» per arrivare all’emergere del sistema, frutto
dell’interazione delle componenti strutturali. Il passaggio dalla struttura al
sistema avviene attraverso fasi distinte, innanzitutto bisogna distinguere la
struttura logica che rappresenta «l’insieme di componenti (logiche)
idonee a svolgere un determinato ruolo, nel rispetto di regole prefissate e
sulla base di determinati legami/relazioni con altre componenti», dalla
struttura fisica, «un insieme di componenti (fisiche) di cui si conosce il
funzionamento e il potenziale applicativo, dotate di capacità di
connessione per il collegamento con altre componenti» e considerare il
ruolo dello schema organizzativo «una schematizzazione logica che
preveda, prima ancora della sua materializzazione fisica, quali
elementi/componenti (logici) dovranno essere presenti in una determinata
struttura e sulla base di quali relazioni (logiche) esse dovranno connettersi
per poter, una volta concretizzatasi la struttura fisica (componenti e
11
P. MELLA, Dai sistemi al pensiero sistemico, Franco Angeli, Milano,1997, pagg. 27-
28.
12
G.M. GOLINELLI, op.cit., 2005, pag. 76.
14
CAPITOLO 1 – DALL’IMPRESA SISTEMA ALLA FORMA NETWORK
relazioni fisiche), interagire e consentire l’emersione/implementazione del
13
sistema».
Possiamo ora definire un sistema come «una struttura fisica [...] orientata
ad una determinata finalità», sostanzialmente la struttura in azione
caratterizzata dall’individuazione di una finalità sistemica,
dall’attribuzione di un ruolo alle singole componenti e dalle interazioni
tra le componenti interne e tra la struttura e quella di altri sistemi. Ecco
14
come il sistema emerge dalla struttura.
All’interno delle suddette definizioni bisogna sottolineare la differenza tra
il concetto di relazione e quello di interazione, mentre la prima è una
connessione logica o fisica tra componenti della struttura, la seconda si
riferisce al momento sistemico, in cui tali componenti, attivando le
relazioni strutturali, effettivamente scambiano risorse e condividono
conoscenza al fine del raggiungimento dello scopo comune; le interazioni,
dunque, possono essere sia intra-sistemiche che inter-sistemiche.
Passando dalla visione statica a quella dinamica, prende forma il concetto
di struttura ampliata che comprende anche le componenti fisiche di altre
strutture appartenenti ai sistemi con cui l’impresa interagisce.
Fotografando il sistema in un determinando istante possiamo osservare lo
stato della struttura ampliata che rappresenta la struttura specifica, la
quale evidenzia le componenti e le relazioni attive in quel determinato
istante, quindi è attraverso la successione di stati della struttura ampliata
che si manifesta la dinamica evolutiva del sistema.
Per poter proiettare tali concetti nel campo degli studi d’impresa bisogna
specificare che «il sistema impresa prende corpo per effetto della spinta
propulsiva ad esso impressa dal soggetto o dall’insieme di soggetti che
detengono le massime responsabilità di governo ed il massimo potere
15
decisionale». Tale spinta trova concretizzazione nella specificazione
dell’idea imprenditoriale che raccoglie la decisione di dare vita
all’impresa e l’individuazione dei lineamenti distintivi che la
13
G.M. GOLINELLI, M. GATTI, “L'impresa sistema vitale. Il governo dei rapporti
inter-sistemici, Symphonya, 2000/2001, numero 2, pagg. 53-81.
14
G.M. GOLINELLI, op.cit., 2005, pag. 80.
15
Ibidem, pag. 97.
15