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Introduzione:
Per un lungo periodo nella storia dell’umanità, la donna è stata considerata il genere subordinato
all’uomo e, in quanto tale, privata dei suoi diritti fondamentali fino ai primi anni del Novecento. Il
termine donna è spesso associato all’idea di delicatezza e sottomissione, poiché le figure femminili
sono sempre state considerate più deboli degli uomini. L’emancipazione femminile prende avvio con
il fenomeno dell’industrializzazione, tuttavia, esso rappresenta un fenomeno lento e difficile, che
porta le donne verso la libertà in un primo momento esclusivamente in alcuni ambiti, quali ad
esempio, il teatro, lo spettacolo e la cultura. Fatta eccezione per le classi popolari delle zone urbane,
dove si assisteva a un crescente sviluppo del lavoro femminile; in particolar modo le donne
ricoprivano ruoli nel settore di classe operaia, contadina, piccole imprenditorie e tessile. Il lavoro è
importante poiché conduce sempre più verso una maggiore autonomia, liberando dallo stereotipo di
donna madre al servizio del capo famiglia. Tuttavia, la concezione di donna debole, si ribalta nel
settore della moda, in cui, sono le donne stesse a rappresentare la figura dominante. L ricerca di fondo
ha inizio con l’analisi della storia privata di Gabrielle Coco Chanel (1883/1971), nonché quella di
un’icona femminile, la quale visse uno straordinario successo professionale, che l’ha resa una donna
indipendente, dinamica e libera. In particolare, nel primo capitolo dell’elaborato, si pone l’attenzione
al quadro psicopatologico della modista e come, nonostante la sua condizione, riuscì ad adattarsi a
livello psicosociale. L’attenzione è rivolta al contesto sociale e alle diverse esperienze che le furono
di ispirazione per inserirsi nel mondo del successo. Dimostrò che, al di là dei possibili fattori di rischio
connessi al disturbo mentale, si può comunque mantenere un’alta resilienza individuale. La sua
filosofia di design rappresentava il connubio perfetto tra femminismo e industria della moda,
dominata dalle donne durante gli anni Venti del Novecento. La moda, infatti, rappresentava a quel
tempo un modo per esprimere i valori delle donne e dunque per poter sottolineare l’importanza dei
diritti femminili. Inoltre, nei successivi paragrafi del primo capitolo, si vuole dare una visione su
come alcuni prodotti siano stati utilizzati in segno dell’emancipazione femminile, per poi passare nel
dettaglio alla crescita della casa di moda e del brand Chanel. Nella lettura del capitolo si riscontra un
graduale passaggio da un’attività nata come semplice modo per vendicarsi della vita, per poi rilevarsi
come vedremo, la ragion d’essere della modista. Con questa determinazione riuscì a costruire un
mondo reale che portò a una rivoluzione, guidando le donne verso una rinascita.
Le motivazioni che mi hanno spinto ad approfondire tale tema presentano una duplice natura, da un
lato l’interesse nei confronti della psicopatologia, che nella figura di Chanel si fonde perfettamente
con una forte creatività; dall’altro, l’interesse nei confronti della psicologia del lavoro, soprattutto per
quanto riguarda il tema della leadership. Quest’ultimo concetto sarà approfondito maggiormente nei
capitoli secondo e terzo, sottolineando soprattutto come la figura del leader non sia legata
esclusivamente al genere maschile, e come Chanel, al contrario, sia considerata un’icona
contemporanea con un’irresistibile carisma, tuttavia non sempre amata e compresa. Nonostante ciò,
ha dato prova di essere capace di poter ricoprire ruoli superiori fino a quel tempo riservati agli uomini,
ritrovandosi a essere spesso il loro capo. Dunque, tramite il seguente lavoro tesi, si è cercato di
inquadrarla in uno dei diversi stili di leadership presenti in letteratura, ciò rappresenta il punto
principale del lavoro tesi. L’attenzione è poi rivolta all’organizzazione aziendale della maison,
mostrando come il lavoro di gruppo e ogni ruolo, sia importante per la creazione di una moda che sia
una risorsa per le donne, uno stile centrato sulla persona. Chanel come altri modelli di business di
successo, ha posto le clienti al centro: dalla realizzazione dei modelli, alla scelta dei tessuti ai valori
dell’azienda. Tuttavia, nel lavoro di ricerca, è sempre presente il richiamo alle strategie attuate per
trasmettere un messaggio tanto forte da attuare un cambiamento nelle donne, accelerando il processo
che portò alla donna moderna.
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Il terzo capitolo in particolar modo, propone un’analisi temporale del marchio Chanel, sottolineando
l’importanza dell’immagine e dell’identità di marca, cosicché possa essere considerata appartenente
al settore lusso. Nei primi paragrafi è presente un’attenta analisi su come la comunicazione sia
fondamentale, nel corso del tempo, a conservare l’identità di marca. Quest’ultimo capitolo è rilevante,
perché dà la possibilità di dare uno sguardo alle diverse modificazioni che la marca ha subito nel
tempo e l’impatto che i media hanno avuto nei confronti dell’immagine e dell’identità. Dopo
un’attenta documentazione sugli studi condotti a riguardo, dunque, si propone di seguito un approccio
trasversale che mira ad un continuum che parte da Chanel in quanto persona a Chanel inteso come
marchio. In questo contesto si inserisce lo scopo centrale del seguente lavoro: comprendere come da
figlia di una famiglia indigente sia passata a essere dirigente e leader d’azienda, quindi fonte di
ispirazione per molte donne. Grazie a questo lavoro di ricerca è stato possibile analizzare le differenze
di genere nel settore aziendale nel ricoprire mansioni superiori da parte delle donne. Risultati che
saranno esposti nelle conclusioni finali.
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C’è un momento per lavorare, e uno per amare. Il che non lascia altro tempo a disposizione.
(Coco Chanel).
Capitolo 1: Donne e Potere secondo Chanel
1.1 Gabrielle Bonheur Chanel: note biografiche
Gabrielle Bonheur Chanel nasce il 20 agosto del 1883 a Saumur, un comune nella regione dei Paesi
della Loira, da Jeanne Devolle, una donna umile che si guadagnava da vivere come domestica a ore,
e da Henri Albert Chanel, un venditore ambulante.
Il nome Chanel conta una lunga dinastia, tutto ha inizio a Ponteils, un piccolo borgo con attorno
pochissime case, dove si viveva di raccolto di castagne. Il bisnonno di Gabrielle, originario del borgo,
negli anni della sua giovinezza ha lavorato come artigiano; nell’età adulta, una volta sposato, arredò
una taverna che nel tempo divenne il punto di riferimento per tutti gli abitanti di Ponteils. Tuttavia,
questi anni spensierati passarono presto e arrivò il momento della partenza per la famiglia; iniziava
per gli Chanel il tempo dell’emigrazione, lasciando nella cittadina una amara solitudine. Il nonno,
Henri-Adrien Chanel, ha ventidue anni quando si reca a Cévennes, il luogo che gli darà un lavoro e
una moglie-bambina, Virginie Angelina infatti al matrimonio aveva solo sedici anni; a seguito i due
abbandonarono la cittadina e si recarono a Nîmes, proprio qui nel 1856 venne concepito Albert
Chanel, padre di Gabrielle. Alla nascita del bambino, il padre era impegnato in una fiera e, nonostante
i diversi cugini presenti a Nîmes, al momento del parto, nessuno si recò da Angelina. Una storia che
come vedremo, si ripresenterà alla nascita di Gabrielle. Le sue umili origini saranno sempre nascoste
dietro un velo di menzogna, la narrazione di una leggenda per nascondere la sua vera realtà. Mentire,
questo era ciò che Gabrielle nel corso della sua vita ha fatto con le persone che le stavano accanto.
Albert Chanel rispetto al padre aveva un forte senso per il lavoro da commerciante, infatti, vagò per
diverse fiere e luoghi in cerca di fama. Si recò in Francia, dove il mercato rappresentava un culto,
fino ad arrivare a Courpière, dove passò l’inverno, come ospite presso Marin Devolle, sorella di
Jeanne Devolle. Albert si presenta come un uomo incantevole e dai tratti irresistibili, durante la
permanenza al quartiere conquistò molte donne fra cui la bella Jeanne. Nel mese di gennaio Albert
riparte in cerca di altri mercati, lasciando a Courpière cuori infranti e la giovane Jeanne Devolle
incinta. La ragazza, di famiglia rispettabile, fu scacciata di casa nel momento in cui lo zio si rese
conto che la giovane era incinta. Ricercare Albert fu un’impresa ardua per le sorelle Devolle, tuttavia,
a seguito della rettifica del suo stato civile, bisognava ad ogni errore richiedere un certificato paterno
(al momento della nascita essendo il padre di Albert assente, tre impiegati dell’ospizio registrarono
la nascita sbagliando la trascrizione del cognome come Charnet); riuscendo così a trovare i genitori
di Albert i quali dichiararono di non sapere dove si trovasse il figlio. Marin Devolle incoraggiata dal
sindaco della città si recò a Clermont-Ferrand, dimora dei genitori di Albert e solo così si scoprì il
nome del villaggio che ospitava Albert a quel tempo, Aubenas. Jeanne arrivò da Albert e partorì la
stessa sera, a tal punto Albert si sentì costretto a riconoscere la bambina tuttavia rifiutandosi di sposare
Jeanne. Nacque così Julia Chanel, sorella maggiore di Gabrielle. Jeanne non sarebbe mai potuta
tornare nella sua città natale, poiché ad accoglierla sarebbe stata gente pronta a criticarla, per cui,
l’unica cosa che le rimaneva da fare era seguire Albert nei viaggi. Albert alla fine del 1882 decise di
attraversare la Francia da parte a parte con accanto Jeanne e la figlia, fino ad arrivare a Saumur,
Jeanne era di nuovo incinta, qui è segnata la nascita di Gabrielle Chanel. Al parto, la donna, per colpa
di uno Chanel, avrebbe partorito da sola, i dichiaranti ancora una volta non furono in grado di
precisare l’ortografia di Chanel. Gabrielle venne registrata con una s nel cognome, Chasnel.
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I genitori, benché legati da un rapporto sentimentale e da Julie (1882-1915), la loro prima figlia, non
sono sposati. La loro convivenza è interrotta da periodi di separazione ed è in uno di questi che
Gabrielle viene alla luce. Il parto avviene in un ospizio per poveri con l’assistenza di una suora che
le dà il nome di Gabrielle Bonheur
1
. Nonostante i tentativi di Marin Devolle, che a fatica lo aveva
rintracciato, per convincerlo a sposare la sorella Jeanne, Henri Albert rientra solo qualche giorno dopo
la nascita e riconosce la paternità, ma rifiuta di sposarsi. Dopo un ulteriore infruttuoso tentativo in
cui Henri Albert sembra si ritirasse nell’imminenza delle nozze
2
, il matrimonio venne, infine,
celebrato il 17 novembre 1884 per il quale fu decisivo l’intervento degli zii di Jeanne che ne
finanziarono la dote con cinquemila franchi (ca. 19.000 euro attuali).
Dopo la nascita di Gabrielle, la coppia si stabilisce a Courpière, città d’origine di Jeanne, dove fece
di nuovo ritorno dopo qualche anno passati ad Issoire. Dalla unione nacquero altri quattro figli,
Alphonse (1885-1953), Antoinette (1887-1920), Lucien (1889-1941) e Augustin (1891-ca1893), ma
il loro matrimonio è descritto dai biografi di Gabrielle, come infelice per il comportamento sfuggente
e assente di Albert, che contrastava con il forte attaccamento di Jeanne e per la condizione di povertà
e il precario stato di salute di lei, minato dalle continue gravidanze e da una cronica malattia asmatica.
Jeanne a causa di una forte forma d’asma, tutto ciò che doveva fare era rinunciare ai viaggi con Albert,
tuttavia, l’assenza del marito era ciò che più le procurava ansia e preoccupazione, preferiva non
guarire piuttosto che non partire, una condizione che ormai la costringeva a partorire in viaggio. «La
pace del cuore l’aveva definitivamente abbandonata»
3
. Unica malattia esistente per Jeanne era
l’assenza di Albert, neanche la morte del figlio maschio Augustin fu tanto dolorosa; infatti, Jeanne
poco dopo che questo fu portato al cimitero, ripartì. Il tragico destino di Jeanne è segnato a poco più
di trentatré anni, quando fu costretta a letto a causa di una forte bronchite; rifiutò qualsiasi tipo di
cura per evitare spese alla famiglia. Il 16 febbraio 1895, a seguito di giorni di febbre e di crisi di
soffocamento, Jeanne morì, suo marito anche in questa occasione era in viaggio. Per quanto riguarda
la presenza delle figlie alla morte della madre non fu mai reso pubblico.
Così Gidel (2000):“…Si l'on excepte ce changement de décor, la vie du couple Chanel ne se modifie
guère au cours de ces déplacements. Albert, toujours aventureux, se jette avec un égal appétit sur le
vin, les solides nourritures, le jeu et les femmes. Cette façon de vivre, si elle nuit quelque peu à ses
affaires, lui assure à tout le moins, lorsqu'il n'est pas chez lui, une bonne humeur constante et une
jovialité appréciée de ses confrères. Seule ombre au tableau : les retours au foyer. Il y a belle lurette
que la pauvre Jeanne a cessé de lui plaire. Certes, la chaleur de son accueil ne lui est pas indifférente,
comme la frimousse de ses deux fillettes, Julia et Gabrielle, mais deux ou trois jours ne sont pas
écoulés qu'il brûle de repartir, perspective d'autant plus tentante que son métier de forain lui fournit
une merveilleuse excuse: il doit se rendre dans le Limousin, à Ussel, à Meymac, à Bugeat, à
Egletons... Il lui faut bien nourrir ses enfants, explique-t-il à Jeanne, qui, n'ayant guère le choix, fait
semblant de le croire... Et lui, bientôt, après un baiser rapide, saute dans sa carriole et fouette son
1
Una recente biografia sostiene, tuttavia, che Gabrielle fosse l’unico nome (Gidel, 2000). Così anche Charles-Roux
(1976) che attribuisce alla stessa Gabrielle l’avere accreditato questa fantasiosa versione.
2
Damiata, 2020
3
Charles-Roux E., L’irregolare, Rizzoli, Milano 1976, p. 31