6
micro-interazioni intersoggettive nello sforzo quotidiano di comprensione e
adattamento di/a fenomeni sociali mutevoli ed incerti…).
In seguito, a fronte di processi di ampio impatto sociale (globalizzazione,
ipercomplessità economica, tecnoscientifica, mass mediale…), il pensiero
sociologico neorazionalista ha riposto l’accento sulla necessità del prevalere
di una logica macrosistemica rispetto alle dimensioni soggettive e
intersoggettive: secondo Luhmann, in particolare, il sistema rivelerebbe una
propria identità e capacità auto-rigenerativa che non necessita del ricorso ai
contributi di senso delle persone e dei “loro piccoli mondi vitali”...
Nelle loro divaricazioni concettuali, tuttavia, sia la prospettiva micro-
analitica che l’approccio macro-strutturale sono risultati ben presto riduttivi
e poco rispondenti al mutato clima socio-economico e culturale degli anni
’80-’90 (mondializzazione dei mercati, crisi generalizzata delle politiche di
welfare state, nascita della cosidetta “società in Rete”… e, a livello
individuale, aumento dell’empowerment e della riflessività dei cittadini che
acquisiscono nuova forza relazionale nel rapporto con i sistemi strutturati…).
L’emergere di queste nuove dimensioni dinamico-relazionali ha portato ad
avvertire in maniera sempre più diffusa la necessità di riconnettere i due
poli paradigmatici del sociale, rivalutando le istanze dei singoli attori
intenzionali purché strettamente associate alle dinamiche macro-societarie.
Le ricadute nel mondo sanitario sono state evidenti, come testimonia, ad
esempio, la ricerca continua del management team aziendale di
incrementare la catena del valore-prodotto attraverso la customerizzazione
(Customer Relationship Management, Customer Satisfaction…), la Qualità
Totale, il miglioramento continuo e partecipato delle professionalità,
l’organizzazione in rete dei poli di eccellenza...
L’orientamento verso una prospettiva mista di “micro-macro link”,
dunque, oltre a connotarsi di ulteriori spunti per l’indagine sociologica,
acquista una sua immediata rilevanza sul terreno della prassi, in particolare
nella ricerca di nuovi modelli comunicativi e organizzativi capaci di
interconnettere funzionalmente i bisogni individuali e le esigenze macro-
strutturali, specie in contesti che – come quello sanitario – esigono un punto
d’incontro “vitale” tra la crescente domanda di un servizio assistenziale
7
personalizzato (customerizzato) e l’uso di tecnologie socio-comunicative
altamente specializzate.
Per far questo è necessario un profondo ripensamento culturale: occorre
abbandonare l’idea dell’organizzazione aziendale sanitaria come sistema
autoreferenziale e autopoietico, altamente formalizzato e burocratizzato,
orientato al controllo delle perturbazioni ambientali (i bisogni dei cittadini…)
e basato su flussi comunicativi asimmetrici (dall’alto al basso nelle relazioni
interne e dall’interno all’esterno nei rapporti con l’utenza), per veicolare,
all’opposto, una vision strategico-aziendale più dinamica e fondata sulle
aspettative culturali di un’azienda che si evolve orizzontalmente, fino a
caratterizzarsi come organizzazione estesa (“extended enterprise”).
Nell’azienda sanitaria orizzontalizzata ed estesa, infatti, ogni singola parte
acquista una rilevanza valoriale ed una logica operativa solo se
strettamente connessa all’altra; è solo così che si attiva il circolo virtuoso
delle interazioni dinamiche e produttive, quel tessuto di relazioni di relazioni
che è la caratteristica distintiva di ogni organizzazione efficace.
In un futuro più o meno lontano, non è improbabile immaginare l’azienda
sanitaria come un insieme di “reti curanti”: reti comunicanti di cura che
ruoteranno attorno al paziente con l’obiettivo di prestargli le cure più
appropriate, coordinando la propria attività e adattandola ai bisogni
dell’assistito; e nella rete curante verrà “ridefinito” il cittadino, non più come
il vettore passivo di informazioni alle quali solo i professionisti hanno
accesso, ma un soggetto attivo, informato e partecipe alle dinamiche della
propria cura. In questa prospettiva, i rapporti che la struttura dovrà attivare
con l’esterno verranno “naturalmente” a (ri)modellarsi sui tratti di forme
comunicativo-relazionali interattive e non unidirezionali: il cittadino/utente –
“project manager del proprio corpo…”, per usare una felice espressione di
M. Moruzzi – diventerà così il principale interlocutore dell’organizzazione, un
soggetto “nuovo e competente”, capace di (ri)orientare le scelte strategiche
del sistema stesso, avvalendosi di tutte le risorse cognitive e le affordance
tecno-sociali che l’organizzazione sanitaria metterà a disposizione per la
definizione progettuale della sua presa in carico (Customer care).
8
In questo frame di profonda trasformazione culturale, le nuove tecnologie
dell’informazione e della comunicazione (ICT), le reti, la multimedialità e la
multicanalità si stanno già imponendo come “friendly mediators” per una
nuova interattività sistemica: un impulso che può diventare decisivo, a
patto che il rapporto tra i due attori (organizzazione e individuo) si modelli
sul paradigma dell’eterogeneità e della complementarietà, superando
quell’inevitabile asimmetria comunicativa che interviene ogni qualvolta la
ricchezza e l’originalità della comunicazione umana si confrontano con la
standardizzazione e l’omologazione dei macrosistemi e le loro dinamiche.
Ciò che il mutato contesto socio-culturale può agevolare è dunque un
nuovo approccio teorico capace di delineare uno spazio di mediazione altro,
un terreno di incontro in cui la comunicazione umana, naturale ed empatica,
si apre all’incontro con la potenzialità macchinica, dando vita a nuovi, inediti
spazi di co-specificazione…
L’utilizzo dei supporti telematici che le organizzazioni sanitarie stanno
implementando nel corso di questi ultimi anni, sembra rispondere a questa
rinnovata esigenza: l’uso di Internet, in particolare, da semplice strumento
di trasmissione di informazioni (effetto vetrina…) si sta progressivamente
imponendo come una piattaforma integrata in cui confluiscono bisogni,
emozionalità e “mondi vitali” che si relazionano con i sistemi diagnostico-
terapeutici, creando forme di interazione e di opportunità assolutamente
originali ed efficaci (i cosiddetti “e-Services”…).
Lungo questo percorso, le affordance generate dalla rete trasformeranno
le informazioni in comunicazioni sensibili, dando vita a nuova vitalità sul
terreno della conoscenza e della cultura; conoscenza e cultura che
permetteranno di acquisire nuove opportunità ed ulteriori servizi al cittadino
e che, circolarmente, valorizzeranno anche le organizzazioni, lungo il solco
della ricerca continua verso la Qualità Totale e la Customer Satisfaction.
E’ su queste basi che hanno preso corpo i tanti progetti di e-Care (che,
nella prospettiva più recente, stanno già evolvendosi in forme di m-Care,
cioè presa in carico multimediale, mobile e multiservizio del cittadino…):
essi rappresentano l’attualizzazione più compiuta del paradigma di micro-
9
macro link in quanto capaci di rimodellare la dimensione sistemica
ponendola sul piano e al servizio delle micro-individualità.
L’e(m)-Care – introducendo nella Rete telematica “snodi comunicativi” a
forte connotazione semantica e relazionale – consente infatti di
personalizzare le interfacce tecnologiche del sistema assistenziale,
calibrandole sulla dimensione “umana”. Si generano, così, flussi
comunicativi uomo-macchina-uomo capaci di relazionare gli operatori
della/nella Rete e porli nella condizione di rispondere alle esigenze socio-
sanitarie degli individui/utenti.
Affinché ciò possa dispiegarsi in un continuum di piena operatività e
funzionalità, è necessario che i sotto-sistemi sanitari (ospedali, enti
territoriali, centri di assistenza e cura) siano in grado di ri-articolare i tratti
organizzativi, gestionali e comunicativi delle loro strutture, aprendoli ad una
reale dimensione di Rete; ciò significa non solo imparare a “leggere il
linguaggio della rete”, ma – soprattutto – far sì che i network tecno-
comunicativi assumano sempre più una dimensione contenutistica a forte
valore aggiunto (“e-Services”) e che la componente umana detenga un
ruolo prioritario rispetto alla componente tecnologica.
Costruire un rapporto dinamico tra la dimensione organizzativa e la
dimensione comunicativa impone dunque l’adozione di un knowledge
management e di un communication management che sappiano “pensare”
nuove idee e sappiano “agire” strategie nuove, in modo tale da creare
l’humus vitale in cui lebenswelt e sistema possano co-esistere e co-
determinarsi in modo bidirezionale e circolare: è su questa direttrice
“quality-oriented” che le strutture sanitarie dovranno orientare le loro scelte
strategico-organizzative per poter vincere le difficili sfide dei prossimi anni.
L’idea di fondo per quest’indagine è nata, in certo modo, sul campo…
In qualità di Responsabile Assistenziale Ospedaliero presso l’Azienda USL di
Rimini, mi trovo quotidianamente a condividere gran parte delle
problematiche insite nella complessità di una macro-struttura che tenta di
conciliare la funzionalità della sua organizzazione con l’emergenza della
salute degli individui; ed è un compito arduo che impegna risorse umane e
10
materiali, in uno sforzo collettivo che spesso non pare trovare
“soddisfacenti” riscontri nella prassi. Ma il discorso è antico, si sa…
Uno sfondo articolato e mutevole quello delle “aziende della salute”
dunque, ma, allo stesso tempo, anche un piano di osservazione privilegiato
per il ricercatore, che vi può fotografare una porzione “esemplare” di realtà
sociale, analizzarne i tratti distintivi, comprenderne le logiche d’azione e
interpretarne le possibili dinamiche evolutive: è questa la prospettiva “in
campo lungo” che inquadrerà l’indagine…
Il lavoro si articola in due sezioni, distinte ma convergenti: una prima
parte teorica ed una seconda parte di ricerca empirica.
La parte teorica ha lo scopo di rendere evidente come la riflessione
sociologica non solo è in grado di offrire utili strumenti epistemologici
all’osservazione/comprensione dei fenomeni socio-(tecno)-comunicativi, ma
può rappresentare anche un valido supporto alla progettazione/esecuzione
di efficaci modelli organizzativi in ambito sanitario
La parte empirica presenta invece i dati di una ricerca svolta all’interno
dell’Azienda USL di Rimini con l’obiettivo di far emergere – attraverso una
serie di interviste a “testimoni privilegiati” – la percezione e l’atteggiamento
del top management aziendale verso l’opportunità di adottare modelli
organizzativi flessibili e nuove strategie tecno-comunicative (in parte già in
fase di sperimentazione), e “pensare”, in prospettiva, ad ulteriori possibili
forme di (ri)connessione tra il sistema/sanità e il sistema/cittadini.
Sia l’analisi della parte teorica che lo sviluppo della parte empirica
richiedono un approccio dinamico, una scelta metodologica che sappia
coniugare l’intreccio tra teorie organizzative, comunicative e tecnologiche in
senso evolutivo e non prescrittivo; in altre parole, ciò significa non tanto
adottare un’impronta concettuale definita, quanto piuttosto concepire il farsi
della ricerca in progress, seguendo cioè un percorso continuo di scoperta in
cui elementi diversi e convinzioni eterogenee si integrano (e si scontrano),
originando nuove prospettive e nuove possibilità…
Problematizzare il reale piuttosto che scoprirne le soluzioni, accettare
l‘idea di co-evoluzione tra tecnologie e dimensioni del sociale, cogliere la
complessità delle dinamiche comunicative abbandonando la visione
11
dicotomica “parti/tutto” (particolarità/generalità, necessità/contingenza…):
sarà questo il “diaframma interpretativo” che filtrerà il presente lavoro.
Se “irritare” significa – sociologicamente – stimolare la riflessione e
pungolare la creatività, allora questo lavoro è frutto dell’attività di molti
agenti perturbatori..: il mio ringraziamento va a ciascuno di loro.
Innanzitutto alla Prof. ssa Lella Mazzoli – verso la quale, in certi frangenti,
temo di essere stata io stessa fonte di irritazione (e non certo sociologica…)
– per aver stimolato il mio interesse nel vasto campo della comunicazione e
dei suoi infiniti intrecci sul piano delle relazioni sociali.
Al Prof. Giovanni Boccia Artieri, coordinatore dell’attività di dottorato e
fonte continua di riflessioni profonde ed originali lungo la deriva
dell’esperienza sensibile…
Alla Prof. ssa Roberta Bartoletti, tutor del mio percorso formativo e punto
di riferimento puntuale e pertinente per lo svolgimento di questa indagine.
A tutti i componenti del Laboratorio LaRiCA della Facoltà di Sociologia
dell’Università di Urbino, la cui disponibilità, unitamente alla competenza
socio-comunicativa, hanno trasformato le mie repentine e maldestre
incursioni in momenti di prezioso scambio culturale.
Al Direttore Sanitario dell’azienda USL di Rimini, Dott. Angelo Fioritti, che
mi ha concesso l’opportunità di poter svolgere le interviste ai rappresentanti
del management team aziendale, “rubando” minuti preziosi alla loro attività
professionale: a tutti loro va perciò il mio doppio ringraziamento…
Infine a mio marito Riccardo, per il prezioso aiuto e l’immancabile ironia
e, per il quale, nonostante tutto, “… lo sguardo complesso resta comunque
un difetto congenito, quasi come lo strabismo di Venere…”.
12
Parte I. Teorie e modelli comunicativi:
una riflessione sociologica per un’indagine in sanità.
13
1. Complessità e reticolarità.
“L’Atomo è il passato.
Il simbolo della scienza nel prossimo secolo è la Rete dinamica […].
Mentre l’Atomo rappresenta la pura semplicità,
la Rete trasmette la forza disordinata della complessità […].”
K. Kelly (1995)
1.1. Deriva tecnologica e nuove traettorie…
Fotografare il sociale – si è detto – impone all’osservatore una continua
regolazione cognitiva dei suoi strumenti di cattura del mondo…
Questioni di taratura dell’obiettivo…: “scegliere l’angolazione”, come vera
e propria selezione (epistemologica) tra tante possibili “prospettive di presa”
e “regolare la lente”, come operazione tecnica (metodologica) per una
miglior focalizzazione dello sfondo… “La fotografia fissa un aspetto del reale
che non è altro che il risultato di una selezione arbitraria […]: fra tutte le
qualità dell’oggetto, sono trattenute solamente [quelle] che appaiono in
quell’istante e a partire da un punto di vista…”. (1)
Fissare la “complessità (del) sociale” implica dunque sempre una scelta
problematica: se la messa a fuoco di “spezzoni di realtà” diventa
un’operazione concettualmente possibile, (2) di pari tempo ne evidenzia
anche tutta la carica di non necessità e di non prevedibilità… Operazione
resa oggi ancor più complessa dal fatto che ciò che si mostra all’occhio del
“social reporter” appare come un insieme poliedrico, mutevole ed
evanescente, dove le dimensioni dell’agire, del comunicare e del vivere si
percepiscono come sempre più estraniate da se stesse … (“ i fatti, le cose, i
corpi tendono a distaccarsi dallo strato di materialità del mondo [e]
produrre percorsi di senso innovativi entro un movimento di dissoluzione
continuo e in divenire…”). (3)
Processi di astrattizzazione individuale e sociale (globalizzazioni,
glocalizzazioni, lobalizzazioni…) si intrecciano a dinamiche di astrattizzazione
comunicativa sempre più accelerate e pervasive (digitalizzazioni,
reticolarizzazioni, virtualizzazioni…), il tutto in nome dell’assunto che ci
vuole “attori/spettatori” presenti ad ogni costo…, sempre tele-connessi. (4)
14
E' l’emergenza “tecnomediale” dunque lo sfondo che caratterizza le forme
attuali del sociale: essa genera un rapporto tra tecnologia e società, fatto di
continui accoppiamenti dialettici tali che le forme della tecnica “modellano”
(in modo non necessario…) le forme del sociale, e le dinamiche dell’agire
sociale determinano (a loro volta in modo contingente…) gli sviluppi
evolutivi della tecnomedialità. (5)
Accettare quest’idea di complessità come immagine di sfondo del sociale,
significa allora scegliere di “aprire il diaframma” su orizzonti indeterminati,
su figure sfumate, indecise…, che si compongono e svaniscono ad ogni
nuova messa a fuoco dell’obiettivo; significa, in definitiva, tentare di fissare
“istanti alla deriva”… (“Deriva [come] liberazione della prospettiva evolutiva
da ogni forma di necessità e teleologismo…”). (6)
Così, le “imprevedibili” sfumature del sociale, originano inediti scenari
comunicativi in cui il Sistema, l’Individuo e le Tecnologie si connettono e
riconnettono incessantemente: “le tecnologie mediali determinano […] le
forme della relazione sociale, gli orientamenti (modi) comunicativi dei
soggetti e la comunicazione in se stessa; così come fattori economico-
sociali, modificazioni comportamentali, usi e modalità di consumo
determinano […] l’evolvere tecnomediale…” . (7)
Un frame privilegiato in cui è possibile osservare questo gioco di
accoppiamenti e rimandi è il mondo della sanità. E’ su questo terreno infatti
che l’intreccio reticolare tra tecnologia, organizzazione ed individualità
scioglie, fra i possibili altrimenti, alcuni sfondi interessanti…
Sistema
Sanità
Sistema
Ambiente
Innovazioni
Tecnologiche
Fig. 1. Co-determinazioni in sanità
= traettorie possibili, non ottimali…
15
L’emergere di nuove forme socio-sanitarie-mediali origina continuamente
veri e propri nodi di complessità; l’apertura alle ICT, alle reti, alla
multimedialità/multicanalità, in particolare, sta modificando radicalmente
l’attuale contesto organizzativo delle “agenzie per la salute” dando forma a
legami di micro-complementarietà tra cambiamento tecnologico, modelli
organizzativi, modelli comunicativi e sviluppo di competenze. Per il
management aziendale, ciò comporta la necessità di un ripensamento
culturale dell’intera visione strategica…
Gli investimenti in ICT, ad esempio, vanno accompagnati a sforzi di
revisione dei processi e alla pianificazione di nuovi approcci organizzativi:
dalla cultura verticistico-gerarchica alla “de-verticalizzazione” delle funzioni,
dall’orizzontalizzazione delle forme organizzative all’evoluzione di forme
strategico-comunicative in forma estensiva (Rete estesa), fino alla
costruzione di sistemi di mapping delle competenze (8), alla modellizzazione
delle strutture aziendali (attraverso l’outsourcing (9) e la ricerca di
collaborazione con soggetti esterni per le attività “no core”), alla
rimodulazione delle stesse strategie comunicative (…far propria la logica
della comunicazione performante, intesa come il modello efficace per
supportare adeguatamente le relazioni interne, esterne ed estese).
Di seguito si analizzeranno alcuni aspetti dei legami di co-specificazione e
di co-evoluzione che vengono a dispiegarsi tra la dimensione organizzativa,
la dimensione tecnologica e la dimensione socio-comunicativa; in particolare
verrà evidenziato il modo in cui le strategie (tecno)comunicative si
interfacciano con lo sviluppo organizzativo, generando “valore aggiunto”
attraverso un insieme di relazioni bi-direzionali che porta il sistema sanità a
ridefinire la propria referenza e ad aprirsi al sistema ambiente in modo
sempre più flessibile ed appropriato. La riflessione toccherà alcuni nodi
tematici interessanti quali:
• un’analisi “critica” delle nuove traiettorie organizzative e comunicative nel
mondo delle imprese in generale e nel sistema sanitario in particolare. Ciò
permetterà di capire come è cambiato il panorama della “società
dell’informazione” e di verificare se il settore pubblico sia immune dal
complesso di queste trasformazioni. Seguiremo perciò alcuni elementi
16
caratterizzanti il percorso che conduce dalla società industriale alla società
dell’informazione, fino alla cosiddetta società delle reti o “networked
society”; (10)
• una considerazione sul paradigma reticolare (network paradigm) come
forma propria delle imprese moderne “orientate alla qualità” (“extended
enterprises”) e come possibile strumento di “rimodellamento”
culturale/gestionale delle organizzazioni sanitarie, volto a comprendere
l’interfacciamento tra la dimensione macro – macro (comunicazione tra
attori sistemici: organizzazioni e istituzioni), la dimensione macro – micro
(comunicazione tra attori sistemici e attori sociali: gli utenti e i cittadini)
(11) e la dimensione micro – micro (comunicazione tra singoli “mondi vitali”
o tra attori collettivi informali: gruppi, associazioni, movimenti civili…);
• una rivisitazione delle principali teorie comunicative e una riflessione sulle
nuove modalità socio-comunicative generate dall’introduzione delle ICT
nell’interscambio “uomo-macchina-uomo”: si vedrà come i tradizionali
modelli della comunicazione non siano più adeguati a rispondere
efficacemente ad un processo di tecnologizzazione sempre più crescente e
complesso.
17
1.2. Dal taylorismo alla “networked society”: forme nuove di
flessibilità organizzativa.
Per comprendere le forme dell’intreccio tra ICT e organizzazione sociale –
in particolare sui riflessi che si generano in ambito produttivo e sanitario –
occorre tener conto di alcuni elementi di fondo che hanno guidato il
percorso dalla società industriale alla società dell’informazione, fino alle fasi
più recenti della società delle reti (o networked society).
Va detto che il dibattito teorico sulle forme emergenti dell’organizzazione
sociale è molto ampio e costituisce l’oggetto principale di analisi
approfondite nel campo di specifici studi economici e di marketing; in
questa sede proveremo a richiamare, in modo molto schematico, solo quei
concetti utili a definire meglio i confini della presente indagine.
Ancora una volta, cerchiamo di individuare una traettoria metodologica
tra tante possibili altre…: “[…] l’ascesa dell’economia globale ed
informazionale (12) è contrassegnata dallo sviluppo di una nuova logica
organizzativa, legata all’attuale processo di cambiamento tecnologico ma
non dipendente da esso. Il fondamento storico dell’economia informazionale
è costituito dalla convergenza e dall’interazione tra un nuovo paradigma
tecnologico e una nuova logica organizzativa…”. (13)
La frase è di M. Castells, uno dei più acuti interpreti dell’attuale panorama
sociale; in essa vi possiamo nuovamente leggere le premesse per una
prospettiva di deriva: le logiche organizzative e gli sviluppi della tecnologia
“evolvono e si co-determinano” originando nuove possibilità sullo sfondo dei
continui mutamenti economici, informazionali e globali.
Iniziamo dunque ad analizzare alcune tappe del percorso tecno-evolutivo
che ha condotto fino alle forme attuali della networked society…
Per esigenze di sintesi consideriamo la società industriale come un
fenomeno completamente dispiegato a partire dal primo decennio del ‘900,
periodo in cui si afferma il paradigma organizzativo tayloristico, fondato
sulla cosiddetta “organizzazione scientifica del lavoro” (separazione fra le
funzioni produttive di tipo ideativo e di controllo da un lato, e funzioni
esecutive di tipo manuale dall’altro; scomposizione del lavoro in operazioni
18
“discrete” che riacquistano continuità grazie a degli operatori di
coordinamento…). (14)
Per ciò che concerne la società dell’informazione, è invece importante
enfatizzare lo switch avvenuto intorno alla metà degli anni ’80, con l’iniziale
diffusione dei personal computer a basso costo e la loro successiva
espansione (dalla metà degli anni ’90), rafforzata dalla diffusione capillare
delle ICT e delle “reti di computer” ( fase recente = networked society…).
Lungo il processo di transizione che va dall’industrialismo fino alla fase più
recente dell’informazionalismo si sono sviluppate diverse tendenze
organizzative e comunicative, fino a proporre la loro potenziale convergenza
in un nuovo tipo di paradigma organizzativo e comunicativo…
Di seguito verranno proposti alcuni schemi per evidenziare quelle che
sono le “forme organizzative prevalenti”, i “caratteri salienti dei processi
produttivi”, la “tecnologia di produzione centrale” e la “sfera dei processi
comunicativi” nei tre tipi di società presi in esame.
Tali caratteristiche – pur non avendo alcuna pretesa di essere esaustive –
permetteranno tuttavia di fornire un quadro di riferimento generale per i
successivi spunti di riflessione…
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Forme organizzative prevalenti
Società
industriale
- grande industria nazionale per la produzione in serie
standardizzata, integrata verticalmente; grande apparato
pubblico nazionale gerarchicamente ordinato;
- strutturazione della grande impresa secondo i principi
dell’integrazione verticale e dell’istituzionalizzazione della
divisione sociale e tecnica del lavoro (“taylorismo” );
Società
dell’informazione:
prima fase
(metà anni ’80)
- tendenzialmente invariate rispetto alle precedenti ma con
tendenza al decentramento;
- prende forma il modello della produzione flessibile:
ξ specializzazione flessibile e produzione flessibile ad alto
volume; (15)
ξ affermazione della produzione snella-modello giapponese e del
modello dell’impresa-rete;
Networked society:
fase recente
(anni ’90 in avanti)
- diffusione di reti di imprese: multinazionali, intreccio fra
grandi imprese o alleanze strategiche, imprese rete;
- emergono forme inedite di organizzazione del lavoro:
ξ impresa virtuale
ξ lavoro a distanza (telelavoro)
ξ formazione a distanza (FAD per l’auto-apprendimento,
comunità di pratiche, ecc.)
ξ privatizzazione, outsourcing
ξ reticolarizzazione dei servizi pubblici;