annunci e fonda una gazzetta per raccogliere e pubblicare inserzioni
pubblicitarie a pagamento: è la nascita della “reclame”, la prima vera
forma di pubblicità, ancora priva di illustrazioni e basata su un testo
simile a quello degli articoli giornalistici.
L’esempio è seguito vent’anni dopo in Inghilterra, dove esce, con
caratteristiche e finalità analoghe, il “Mercurius politicus”. Da allora i
fogli contenenti annunci pubblicitari si sono diffusi in tutto il mondo,
andando di pari passo con la produzione massificata di merci
industriali.
A consacrare il connubio tra pubblicità e stampa contribuisce, nella
prima metà dell’Ottocento, Emile De Girardin, giornalista-editore che,
per primo, intuisce come l’apporto sistematico degli introiti
pubblicitari all’impresa editoriale possa consentire la parziale
copertura dei costi e la drastica riduzione del prezzo di vendita del
giornale. Questa consapevolezza significa, per la stampa, incremento
della diffusione e valorizzazione quale veicolo pubblicitario.
La pubblicità trova, nella seconda metà dell’Ottocento, due grandi
canali di comunicazione: i quotidiani, sui quali appaiono sempre più
frequentemente le inserzioni pubblicitarie, e i manifesti, su cui
illustratori e artisti di valore mescolano sapientemente forme, parola e
colore, a realizzare l’immagine per la promozione del prodotto.
L’immagine ha il sopravvento sulla scrittura, forte della sua capacità
di comunicare con grande immediatezza e raggiungere un pubblico
più vasto rispetto alla ristretta cerchia di privilegiati in grado di
leggere il giornale.
Nel 1904, a Parigi, agli esordi della cinematografia, desta scandalo la
proiezione, nel corso di un film, di un filmato pubblicitario dedicato
allo champagne “Moet et Chandon”, realizzato dai fratelli Lumière.
5
Con la nascita della radio, negli anni Venti, la pubblicità diventa
protagonista attraverso le sponsorizzazioni dei programmi, modello
che verrà successivamente ereditato dalla televisione. È una pubblicità
generalista, di prodotti di uso di massa. Con lo sviluppo della
produzione industriale e dei mass-media, nel primo trentennio del
secolo, la pubblicità diventa così oggetto di notevoli investimenti
economici, appaiono i primi professionisti della comunicazione e nel
1925 esce il primo trattato di tecnica pubblicitaria a sistematizzarne
scientificamente le regole.
Il vero concetto di spot o short televisivo si afferma negli Stati Uniti
all’inizio degli anni Cinquanta, nell’ambito dei primi networks
commerciali che si finanziano attraverso gli introiti pubblicitari.
In Italia, la pubblicità esordisce in televisione nel 1957 con
“Carosello”. Si tratta di un contenitore di cinque filmati pubblicitari,
della durata di alcuni minuti ciascuno, studiati come brevi storie
costruite attorno a un prodotto, utilizzando sketch di noti attori comici
o disegni animati. Siamo agli esordi del mezzo televisivo (la
televisione italiana nasce ufficialmente nel 1954) e la pubblicità segue
l’estetica di quegli anni, che poggia su due capisaldi: la pedagogia e la
serialità. Il prodotto commerciale è inserito all’interno di una
minifiction, un plot che consente allo spettatore di identificarsi
immediatamente con la storia, per fargli poi scoprire il prodotto
reclamizzato. Carosello scandisce i tempi del consumo televisivo e
della stessa giornata degli italiani degli anni Sessanta. Questa
originale formula made in Italy, alimentata da uno straordinario
successo di pubblico, persiste fino alla fine degli anni Settanta,
quando l’avvento del colore e l’apertura delle reti commerciali
importano nella televisione italiana il modello anglosassone dello spot
6
pubblicitario breve (tra i sette e i sessanta secondi), interno al
programma, diffuso nell’arco della giornata. Agli occhi di un
consumatore euforico ed eclettico nei suoi comportamenti d’acquisto,
la pubblicità si fa senso comune: una sequenza di immagini e slogan
pervade lo schermo in un dinamismo di colori e musiche,
costringendo il resto del palinsesto ad inseguire. Lo stesso linguaggio
televisivo si orienta sempre più verso le modalità espressive della
pubblicità, ora più aperta all’innovazione e alla sperimentazione;
rapporto che negli anni Novanta finirà per invertirsi, allorché lo spot
mutuerà dalla televisione nuove modalità comunicative, declinandosi
in sponsorizzazioni, telepromozioni e televendite, in una perpetua
ibridazione dei palinsesti.
Oggi la comunicazione pubblicitaria si è adeguata alle nuove
tecnologie informatiche e ai costumi di una società profondamente
mutata, allargando orizzonti e consuetudini: accanto ai mezzi
tradizionali (tv, radio, stampa, cartellonistica) si affermano sempre più
insistentemente, quali veicoli pubblicitari, i nuovi media (telefoni
cellulari, Internet, tv digitale), all’“inseguimento” di un consumatore
sfuggente, esperto, più esigente e meno tollerante che in passato. In un
mercato in continua evoluzione, in balia della globalizzazione in atto,
prende vita una nuova figura di cliente, con caratteristiche e bisogni
differenziati, alla continua ricerca di prodotti e servizi personalizzati,
al quale lo sviluppo tecnologico ha attribuito un potere finora
sconosciuto, consentendogli di perdere l’essenza di destinatario
passivo della comunicazione; grazie ad una maggiore rapidità e ad un
minor costo della circolazione delle informazioni, le nuove tecnologie
permettono, infatti, di instaurare una relazione privilegiata, interattiva,
7
duratura e coinvolgente, tra chi fa pubblicità e chi ne è destinatario,
basata fondamentalmente su un modello comunicativo one-to-one. Le
nuove opportunità di rilevazione, gestione e trasmissione di
informazioni dettagliate ed aggiornate a basso costo offrono la
possibilità di avvicinare e conoscere direttamente il potenziale
consumatore, creando un ponte sul quale far scorrere una relazione
che sia necessariamente bidirezionale; l’utente, ormai abile
utilizzatore degli strumenti tecnologici a sua disposizione, si rivela
sempre più propenso a collaborare al processo comunicativo per
cercare, negoziare ed acquistare qualsiasi tipo di merce, nei più
svariati momenti e luoghi, purché rispondenti alle proprie
personalissime esigenze. È finita l’era della comunicazione di massa
indifferenziata e del consumismo sfrenato; oggi la chiave del successo
è insita nella possibilità di adottare una comunicazione pubblicitaria
personalizzata, grazie ad un affinamento e ad uno scambio continuo di
informazioni, reso possibile da quello che è il vero valore aggiunto dei
nuovi media, ossia l’interattività.
E proprio il fascino della perfetta informazione (conoscenza
costantemente aggiornata di prezzi, prodotti e acquirenti) e la
possibilità di sviluppare comunicazioni efficaci e mirate, sembrano
essere il motore che ha guidato gran parte dell’esplosiva crescita del
fenomeno Internet, icona e metafora della nuova era della
postmodernità; un’epoca governata da una logica di “coincidentia
oppositorum”, in cui la compressione del tempo e dello spazio subisce
una forte accelerazione e di cui la Rete trasmette la forza disordinata
della complessità, laddove ubiquità e simultaneità non appaiono più
categorie del metafisico ma realtà, espressioni di una nuova società
della “simulazione”, dove la differenza tra il reale e l’immaginario, tra
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realtà fisica e realtà virtuale, tra vero e falso, tende a svanire; una
“rete” in cui non esistono certezze e verità assolute, ma in cui rimane
intrappolata un’infinita varietà di idee e di verità soggettive, che
affascina un consumatore che reclama personalizzazione e autonomia
dalla massa, mentre nel contempo il consumo stesso diviene
catalizzatore di rapporti sociali, intrattenuti tramite “mail”, “chat”,
“newsgroup”, all’insegna di un desiderio di aggregazione.
Poco più di un quarto di secolo fa, Internet era ancora una rete poco
conosciuta, formata da grandi computer e usata esclusivamente da una
piccola comunità di ricercatori, premesse che difficilmente ne
avrebbero lasciato presagire gli sviluppi futuri; l’impulso dato dal
World Wide Web, l’attuale ambiente ipertestuale e multimediale della
Rete stessa, che semplifica enormemente il processo di ricerca,
accesso e condivisione delle informazioni su Internet, rendendole
accessibili ad un pubblico non-tecnico, ne ha fatto un fenomeno
globale tutt’altro che sconosciuto, che sconvolge mercati, business,
media, relazioni sociali e personali.
Attualmente Internet sembra essere oggetto di un rinnovato interesse
generalizzato che ne fa una realtà affermata sia in ambito privato sia
aziendale, ponendolo al centro dell’attenzione di imprese, governi, e
navigatori di tutto il mondo. Il Web si accinge a vivere una seconda
vita. Il numero degli “internauti” e, dato ancor più significativo, la
diffusione della banda larga risultano in continua ascesa, mentre, per
quanto riguarda le imprese, si registra un nuovo atteggiamento nei
confronti della Rete, maturato da una rinnovata consapevolezza delle
potenzialità del mezzo. Il popolo di Internet, nel nostro Paese, conta
ormai oltre 14 milioni di navigatori, più che competenti nell’uso di
9
uno strumento ritenuto “essenziale”, su cui si intrattengono per ore
con un interesse ed una concentrazione che si possono riscontrare solo
in pochi altri mezzi e, per certi aspetti, in nessun altro. A coronare un
generalizzato incremento della conoscenza del mezzo da parte degli
utenti, si consideri il fatto che i giovani di oggi rappresentano la prima
generazione cresciuta con la Rete, la cosiddetta “Web Generation”,
molto più incline ad interagire col nuovo medium e ad adottare nuovi
comportamenti d’acquisto basati sul Web. Un ulteriore impulso
proviene senza dubbio dallo sviluppo di numerose nuove piattaforme
di connessione alternative al computer (console per videogiochi,
palmari e apparecchi di telefonia mobile) che favorisce
inevitabilmente l’accesso ad Internet da parte di segmenti sempre più
ampi di individui; ad una simile agevolazione, si aggiungono la
velocità di connessione e la maggior ampiezza di banda disponibile,
rese possibili dalle nuove connessioni UMTS
1
e WiFi
2
che, oltre ad
apportare un ingente contributo alla crescita degli utenti in Rete,
consentono la trasmissione di contributi filmati di alta qualità. Una
combinazione esplosiva, questa delle nuove risorse tecnologiche che
governano la Rete, da cui la comunicazione pubblicitaria non può che
trarre giovamento. Ed è esattamente in un simile contesto che
s’inserisce l’attuale atteggiamento di rinnovato interesse da parte delle
imprese nei confronti di un mezzo prima sottovalutato, ora strumento
a pieno titolo del proprio media-mix. Un tempo, neppure tanto
lontano, si assisteva esclusivamente ad una corsa affannosa per
“essere sulla Rete”; oggi l’iniziale “euforia” ha indubbiamente lasciato
1
Universal Mobile Telecommunication Standard. Sistema di telefonia mobile di terza generazione
in cui convergono diversi sistemi: comunicazione mobile, Internet, trasmissione dati e servizi a
banda larga.
2
Wireless Fidelity. Tecnologia di connessione per la trasmissione di dati via radiofrequenza.
10
il posto ad un atteggiamento più maturo e consapevole, volto allo
sfruttamento delle potenzialità di un medium dai bassi costi ma dal
grande impatto creativo. Il valore aggiunto dell’interattività opera un
ribaltamento di prospettiva sotto il profilo della relazione tra azienda e
cliente, il quale si riscatta, nel Web, dalla propria tradizionale
passività, per svolgere un ruolo, assolutamente rivendicato ma del
tutto inedito, di co-protagonista. La possibilità di rilevazioni
automatiche dei comportamenti tenuti dal potenziale consumatore
durante le navigazione, unitamente ai dati rilasciati volontariamente
da un utente realmente interessato ad una comunicazione di cui è
finalmente parte attiva, comportano la memorizzazione di una quantità
enorme di dati, minori costi di acquisizione e maggiore velocità nel
reperire le informazioni richieste. Si prospetta così una tipologia di
“marketing dinamico” attraverso il quale profilare i propri clienti e
sviluppare comunicazioni pubblicitarie personalizzate,
particolarmente efficaci e mirate, anche grazie alla possibilità di un
continuo monitoraggio delle reazioni suscitate nel consumatore,
basato su un feedback altamente attendibile, con conseguente capacità
di tempestiva “correzione del tiro” ed elasticità nel fronteggiare
risultati imprevisti. Inoltre, oggi, con Audiweb, si assiste al
superamento di un ostacolo (la mancanza di un sistema di rilevazione
di dati affidabili e credibili, per la certificazione dell’audience in Rete)
che ha gravato a lungo sul decollo del Web quale mezzo pubblicitario;
lo standard Audiweb propone un sistema di misurazione condiviso e
controllato degli aspetti qualitativi e quantitativi del fenomeno
Internet, proponendosi anche di valorizzarlo e svilupparlo in vista di
un impiego di tipo pubblicitario.
11
Se la chiave del successo sta nella capacità di conoscere i propri
consumatori per poter fornire loro quello che desiderano e di cui
necessitano, 24 ore su 24, sette giorni la settimana (esigenza ormai
irrinunciabile, se non vera e propria “forma mentis”, in un’epoca di
progresso continuo ed accelerato, dalla quotidianità frenetica),
Internet, con le sue potenzialità di abbattere le barriere logistiche,
ridurre tempi e distanze, offrire maggiore flessibilità ed efficacia,
potrebbe essere la soluzione per eccellenza.
12
CAPITOLO 1
UN NUOVO PARADIGMA PER UN NUOVO CONSUMATORE
«Parto dal presupposto che alla fine del XX secolo abbiamo vissuto
uno di questi eccezionali intervalli della storia, un intervallo
caratterizzato dalla trasformazione della nostra “cultura materiale”,
grazie all’agire di un nuovo paradigma tecnologico incentrato sulle
tecnologie dell’informazione»
1
. Così l’illustre sociologo Manuel
Castells caratterizza la rivoluzione della tecnologia dell’informazione
e della comunicazione, e la trasformazione sociale che l’accompagna,
come una cesura epocale nelle modalità di sviluppo delle società
umane. Stiamo attraversando uno di quei periodi di cambiamento
drastico ricorrenti nella storia dell’umanità: dopo un’epoca di relativa
stabilità, le cose si trasformano radicalmente e, apparentemente,
all’improvviso, mutando il corso degli eventi. Queste profonde
trasformazioni affondano le basi in potenti forze con cui abbiamo da
poco, lentamente, appreso a confrontarci, come la globalizzazione e la
deregolamentazione, i progressi informatici e l’irruzione delle nuove
tecnologie di comunicazione, con il conseguente coinvolgimento di
gruppi e individui nei differenti livelli dei processi di socializzazione e
di produzione. Le nuove tecnologie della microelettronica,
dell’elaborazione dati e delle telecomunicazioni, il diffondersi della
digitalizzazione e l’avvento di una società dell’informazione
costituiscono un evento storico di non minore importanza della
Rivoluzione Industriale del XIX secolo; ma, a differenza di
quest’ultima, l’impatto di quella che, semplificando, potremmo
1
Castells, M., La nascita della società in rete, Milano, Università Bocconi Editore, 2002.
13
considerare come l’“Era di Internet”, si esercita in un lasso di tempo
estremamente compresso, andando ad aprire le porte al vento di
rinnovamento sociale ed economico che preclude a nuove strutture
organizzative e ad inedite modalità di vita e di lavoro.
1. Postmoderno: un nuovo paradigma
Il mondo che ci circonda è mutato così incisivamente e rapidamente
che il nostro modo di rapportarci ad esso è divenuto improvvisamente
vecchio, inadeguato. Occorre indossare un nuovo “paio di occhiali”
per restituirci una visione corretta di una realtà che conserva le
sembianze ingannevoli della familiarità (ma che è, invece,
radicalmente mutata) e imparare così a leggere la complessità
dell’epoca in cui viviamo
2
.
L’era della modernità, assieme ai suoi grandi miti dell’ordine
razionale, del primato della produzione industriale, della fabbrica, del
consumatore di massa, si avvia tacitamente al tramonto, per lasciare il
passo ad una nuova “visione del mondo”.
La scienza postmoderna si fonda, infatti, sul rifiuto della visione del
mondo meccanicistica, deterministica e statica della scienza
“moderna”, a favore di un nuovo paradigma basato sui principi
dell’incertezza, del caos, della contraddizione, dell’evoluzione
3
.
Oggi si parla insistentemente di globalizzazione, quale processo
inarrestabile che coinvolge l’intero pianeta: un fenomeno nell’ambito
del quale vanno compresi, non tanto e non solo, la crescita e
2
Fabris, G., Il nuovo consumatore: verso il postmoderno, Milano, Franco Angeli, 2003, p.19
3
Brown, S., Post Modern Marketing, New York, Routledge, 1995.
14
l’accelerazione degli scambi che travalicano i confini degli Stati, dallo
sviluppo delle imprese multinazionali, all’internazionalizzazione dei
beni e dei servizi, fino alle transazioni finanziarie; bensì tutto il
complesso delle conseguenze derivanti dall’interdipendenza tra le
trasformazioni del quadro economico, del sistema socio-demografico
e delle istituzioni politiche. Essa gioca, indubbiamente, un ruolo non
secondario nell’alimentare quei mutamenti socio-culturali innescati
dalla modernizzazione, omogeneizzando le culture, sfumando le
specificità, universalizzando le appartenenze, dissociando l’individuo
dalle sue solidarietà sociali primarie ed offrendogli in cambio la
partecipazione ad entità sociali più ampie, diffuse e potenti, così da
aumentare significativamente il grado di libertà del singolo attore
nella scelta dei propri ambiti relazionali
4
.
Fondamentalmente, tutti i cambiamenti che hanno investito l’umanità
in questo secolo possono essere ben riassunti nell’espressione
“compressione spazio-temporale”; i progressi tecnologici nel mondo
dell’informazione e della comunicazione hanno permesso una
straordinaria riduzione delle distanze in termini di tempo e di spazio:
singoli attori sociali o gruppi, sia pure collocati agli estremi confini
della terra, e perfino eventi accaduti in lontanissimi luoghi
sconosciuti, entrano in contatto e interagiscono, dando vita a
conseguenze globali.
Le nuove tecnologie hanno determinato, attraverso la compressione
spazio-temporale, un aumento della complessità della società
industriale (intesa come sovrapposizione di diversi assetti politici,
economici ma soprattutto culturali) che ha effetti diretti sulla
convivenza sociale. Pur mantenendosi vive le differenze, cresce
4
www.ecn.org
15
l’interazione tra modelli culturali eterogenei (per cui si parla di
“pluralismo culturale” e “pluricollocazione” degli individui) che
spesso porta, da una parte, a tensioni tra gruppi e all’emergere di
localismi e, dall’altra, alla difficoltà per gli uomini a definire la
propria identità sociale
5
.
All’interno dell’individuo stesso, l’identità si stempera rispetto alla
monoliticità basata sull’assoluta coerenza dei comportamenti,
tipicamente moderna, declinandosi in tante diverse “maschere”: essa
diviene più sfuggevole, indeterminata, flessibile, camaleontica.
«La condizione umana nel postmoderno è dunque un trascorrere da
un’identificazione all’altra, da un sistema di riferimento all’altro,
senza mai farsi ingabbiare in un mondo dato»
6
.
Le identità plurime, del resto, sono una conseguenza del fatto che
ognuno di noi è oggi, in larga misura, ciò che i messaggi ricevuti dai
media, la nuova “agenzia di socializzazione”, ci propongono di essere.
Il progresso tecnologico ha moltiplicato e reso accessibili potenti
mezzi di comunicazione di massa ad un numero crescente di persone e
messaggi diversi (da radio e tv, di stato o facenti capo a monopolisti
od oligopolisti, al fiorire delle stazioni libere, ad Internet che,
praticamente a costo zero, fornisce a ciascun individuo la possibilità di
inviare una pressoché infinita varietà e quantità di messaggi).
Ne consegue che in luogo di una società di massa, abbiamo oggi una
società “iper-frammentata”, tendenzialmente composta da soggetti che
possono scegliere modelli di condotta e di identità da un catalogo
estremamente ricco a variegato, cui attingere la “maschera” più
appropriata ad ogni occasione.
5
www.ecn.org
6
Dell’Aquila, P., Verso un’ecologia del consumo, Milano, Franco Angeli, 1997.
16
Nella nuova società “mondiale”, nella cornice di una globalità
irreversibile, complessità e turbolenza rappresentano due dimensioni
di fondo, condizioni normali dell’esistenza con le quali imparare a
convivere, superandone l’intrinseca imprevedibilità. Nella nuova
società postmoderna, complessità significa anche eccedenza delle
possibilità che si prospettano a ciascuno di noi: una delle tante
manifestazioni, l’iper-offerta con cui ci si deve continuamente
confrontare sui mercati; è qui che entra in gioco una nuova figura di
consumatore, flessibile e camaleontico, “difficile” nei gusti e nelle
esigenze. Ne sono fattori qualificanti l’eclettismo e il sincretismo,
dimensioni portanti della nuova complessità del sociale e dei mercati.
Turbolenza significa che il mutamento non solo si è accentuato (il
divenire storico veniva un tempo scandito dai secoli, poi è invalsa
l’abitudine a riferirsi ai decenni, mentre oggi sempre più spesso si fa
riferimento a singoli anni e, forse, già l’anno è un periodo troppo
lungo per leggere l’irrompere di determinati fenomeni) ma è divenuto
sempre meno prevedibile nei suoi percorsi evolutivi: ciò che appare
come caotico, in realtà, è espressione di complessità e turbolenza, di
cui sono corollari l’instabilità, la mutevolezza, la polidimensionalità
che caratterizzano il nuovo paradigma della postmodernità. La
metafora di Popper per descrivere la società che ci si dispiega
dinnanzi – stiamo passando dal “mondo degli orologi”
(deterministico, ordinato, prevedibile) ad un “mondo delle nuvole”
(irregolare, cangiante, caotico, imprevedibile) – sembra ben coglierne
l’essenza.
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