2
Placido «è stato Leonardo Di Caprio a scegliere di venire a Tor Bella Monaca»
1
; la
seconda è l’incontro con i giovani attori italiani come Jasmine Trinca.
L’evento ha coinvolto anche città della provincia come Civitavecchia, dove Costa
Crociere, uno degli sponsor della Festa, ha messo a disposizione una delle sue ultime
navi per presentare “N. Io e Napoleone” del regista Virzì.
Le opere divise in diverse sezioni (Première, Cinema 2006, Extra, Alice e Il Lavoro
dell’attore), non erano tutte prime visioni, alcune erano già state presentate in altri
festival come quello di Toronto o il Tribeca Film Festival di New York che ha stipulato
un gemellaggio proprio con la Festa di Roma.
Lo scopo principale della Festa, è stato quello di promuovere la figura dell’attore e di
creare un evento che fosse diverso dai tanti festival cinematografici del mondo. Una
manifestazione che mettesse al centro il pubblico, la gente comune che spesso rimane
fuori dai diversi festival cinematografici i quali, sempre più di frequente, si trasformano
in appuntamenti per gli esperti del settore.
Una Festa per chi ama il cinema e per chi non è mai andato ad un festival.
Novità assoluta dell’evento romano è stata la Giuria Popolare, composta da 50 membri
selezionati da un concorso realizzato alcuni mesi prima dell’inizio della Festa.
Un’iniziativa coraggiosa, accompagnata dai diversi eventi come una riuscitissima
retrospettiva su Marcello Mastroianni, allestita presso la Casa del Cinema, una serie di
concerti presentati alla Casa del Jazz chiamata “Musica da film”, le diverse mostre
allestite all’interno dell’Auditorium come l’interessantissima “Digital Party” o la
mostra sui costumi di scena dei film realizzati per alcuni dei lungometraggi di Luchino
Visconti o ancora, quella portata dal Festival di Venezia, sugli abiti utilizzati nel film
“L’Ultimo imperatore” di Bernardo Bertolucci, i diversi incontri, che promuovevano e
parlavano delle più importanti riviste cinematografiche italiane, realizzati all’interno
1
Anonimo, “Tor Bella Monaca, la stagione al via con Leonardo Di Caprio”, Il Messaggero, Cronaca di Roma, pag. 42, 3
ottobre 2006, pag. 42.
3
della libreria dell’Auditorium, oppure l’importante iniziativa di “Alice nella Città”,
dove una giuria di giovani under 18 ha premiato dei film realizzati apposta per loro.
L’elenco potrebbe continuare ancora per molto.
Secondo alcuni questo progetto è perfettamente riuscito, per altri meno a causa dei
diversi problemi organizzativi che hanno suscitato lamentele da parte di giornalisti,
politici o esponenti del mondo del cinema. Alcuni hanno visto questa Festa come una
minaccia per gli altri festival italiani, specie per la Mostra Cinematografica di Venezia,
alla quale ho dedicato un capitolo del mio elaborato proprio per l’importante e a volte
eccessiva polemica che si è generata intorno a questo “conflitto” tra le due città.
Altra novità della Festa è la “Business street” a Via Veneto, dove per tre giorni
produttori italiani e stranieri si sono incontrati dando vita ad un piccolo mercato
cinematografico che secondo alcuni potrà sostituire il Mifed di Milano.
Accanto a quest’iniziativa sono sorti altri eventi paralleli sempre legati al mercato, come
i “German Days” o altri incontri che hanno dato vita a diversi rapporti commerciali tra
le case di produzione cinematografiche italiane e quelle straniere.
Da evidenziare l'iniziativa degli albergatori romani che hanno contenuto i prezzi nel
periodo della Festa e gli accordi stipulati con i tassisti che hanno assicurato la loro
presenza attorno l'Auditorium.
Importante anche l’istituzione di una navetta che costantemente portava il pubblico nei
luoghi più importanti della manifestazione risolvendo in parte uno dei problemi che da
sempre affliggono la città: la mobilità.
Infine non posso certo non ricordare il “red carpet” che ha riportato a Roma tutte
insieme le star internazionali (soprattutto hollywoodiane) come Nicole Kidman, Richard
Gere, Monica Bellucci ma anche registi importanti come Martin Scorsese e Luc Besson.
Un red carpet che spesso ha monopolizzato l’interesse di alcune testate giornalistiche
rubando spazi ad altri eventi che non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano; alcuni
sono stati addirittura ignorati, ma forse questo è stato causato in parte dal gran numero
4
d’iniziative che fisicamente non permettevano di seguire con l’attenzione che
meritavano tutti gli eventi.
Questa Festa è stata una grande scommessa che ha incontrato e superato molte
difficoltà.
La prima è stata la morte del grande regista Gillo Pontecorvo, venuto a mancare proprio
il primo giorno dell’evento, poi la manifestazione di protesta di duecento militanti del
“Cordinamento di Lotta per la Casa” ed infine il tragico incidente della metropolitana
del 17 Ottobre che purtroppo ha provocato la morte di una giovane donna e ad alcuni
feriti gravi.
La prima Festa del Cinema di Roma ha riscosso un grande successo a livello nazionale
ed internazionale e tra qualche mese, esattamente dal 18 al 27 Ottobre 2007
2
, ci sarà la
seconda edizione.
Finisco l’introduzione alla mia analisi con una dichiarazione dell’attore Gian Marco
Tognazzi: « Credo che qualsiasi cosa che venga fatta sul cinema sia sempre benvenuta,
sia essa una piccola rassegna o un mega festival come quello organizzato per la Festa
di Roma. Il cinema italiano ha bisogno di questi eventi…»
3
.
2
Dichiarazione di Goffredo Bettini ad un’intervista del TG1 delle 13: 30 il 12 febbraio 2007.
3
Di Gian Marco Tognazzi, “La grande lezione italiana”, Il Tempo, 17 ottobre 2006, pag.17.
5
Capitolo 1
Roma vs Venezia:
1.1 la polemica
Da quando nel Novembre 2005 è stata annunciata a Parigi la prima edizione della Festa
del Cinema di Roma, sia i quotidiani sia le riviste specializzate italiane e straniere hanno
dato vita ad una forte polemica tra la Festa e la Mostra cinematografica di Venezia. Su
alcune riviste straniere neanche si nominava l’evento romano se non proprio per questo
“conflitto”, al contrario di altra stampa come il “The Times” che, con un articolo di una
discreta lunghezza, indicava la nascita della Festa come conseguenza di una certa
ripresa del cinema italiano, iniziata qualche anno prima, quando Martin Scorsese decise
di utilizzare gli studi di Cinecittà per realizzare il suo film “Gangs of New York”.
Quella raccontata sulla stampa è stata una vera e propria “guerra fredda”, fatta di
frecciate e confronti continui tra i due festival che inizialmente, ha tralasciato i film in
favore di dichiarazioni catastrofiche come quella del “Financial Time” riportata da “La
Stampa”: «Come ogni vera guerra, questa concerne tre cose: ideologia, territorio e
denaro. Due festival alla fine si indeboliranno e depotenzieranno l’un l’altro»
4
.
O ancora quella scritta sul giornale “Leggo”: « Parte oggi la “Festa del Cinema di
Roma”, la prima edizione della grande rassegna nata per sfidare il Festival di
Venezia»
5
.
Ed infine una dichiarazione scritta su un sito internet francese: «il festival (ndr)
potrebbe rivelarsi un serio concorrente per la venerabile Mostra di Venezia»
6
.
Tema centrale della polemica è stato il problema delle date, secondo molti esponenti del
mondo cinematografico, come Mario Monicelli, i due eventi sono troppo vicini e questo
4
Anonimo, “Fra Roma e Venezia è una guerra civile”, La Stampa, 4 ottobre 2006, pag. 28.
5
di Ilaria Ravarino, “Ciak Roma”, “Leggo”, 13 ottobre 2006, pag. 1.
6
“Premier clap vendredi du nouveau festival de cinéma de Rome”, www.linternaute.com, traduzione del relatore.
6
porterebbe a svariati problemi; il primo quello della scelta dei film, proprio per la
vicinanza di Roma a Venezia i due festival finirebbero per contendersi le stesse opere.
Questo è stato spesso smentito dal Senatore Goffredo Bettini, il quale ha affermato che
l’offerta è vasta e quindi non c’è alcun conflitto per la selezione delle pellicole. La
questione delle date sarebbe dunque inesistente, poiché la Festa del Cinema è in realtà
un’ulteriore piazza per le diverse opere cinematografiche, non a caso uno degli scopi
dell’evento è proprio quello di trovare nuovi volti del cinema. Il problema, com’è stato
evidenziato da altre testate giornalistiche, è la difficoltà che le opere trovano nella
distribuzione nelle sale cinematografiche e come alcuni generi, proprio per questo,
possano trovare possibilità di guadagno solo nel mercato dell’home video. Un problema
che si allarga ad azioni di marketing sbagliate che non sono in grado di reggere la
concorrenza con le altre industrie cinematografiche, prima tra tutte quella
hollywoodiana. In un articolo di Angela Azzaro scritto su “Liberazione”, c’è un’altra
interessante considerazione che pur schierandosi contro la manifestazione
all’Auditorium pone ulteriore accento proprio sulla crisi della nostra industria
cinematografica. La giornalista afferma che il problema non è quello di due festival di
cinema. Le manifestazioni di questo tipo e nel mondo sono tante, giustamente non si
può chiedere di ridurne il numero o di limitare la volontà di espressione di alcuni
soggetti. I due festival di Venezia e di Roma, secondo la giornalista, hanno le stesse
caratteristiche, si rivolgono alle stesse case di produzione, si contengono gli stessi
registi, sono in diretta competizione e non solo per una questione di date. In Italia si è
determinata una situazione di libera e sfrenata concorrenza che se non fa bene ad altri
settori economici, ancora meno fa bene al cinema, un ambito culturale molto fragile e
che in Italia viene da un lungo periodo di malessere. La giornalista continua dicendo che
il nostro cinema è in crisi di produzione, il denaro dovrebbe essere utilizzato, invece che
per “l’ennesima vetrina”
7
, per finanziare nuovi film e sanare una serie di situazioni al
7
Di Angela Azzaro, “Venezia- Roma, lo scontro annunciato che fa male al cinema italiano”, “Liberazione”, 30 agosto
2006, pag. 34.
7
limite del collasso, come nel caso del Centro Sperimentale di Cinematografia che parte,
nel nuovo anno accademico, in evidente difficoltà: al momento è garantito l’avvio di un
solo corso.
È necessaria quindi una forte concorrenza che sproni l’industria cinematografica italiana
ma anche la politica in generale, ad investire nel mercato dell’immagine visto da alcuni
come importante veicolo per diffondere la cultura italiana. Interessante la dichiarazione
su “La Repubblica” di Vittorio Taviani il quale afferma: «Ormai il mondo della
produzione cinematografica è molto cambiato e offre molto di più. I festival sono
costretti a scartare, a rifiutare. È quindi un’ottima cosa che si moltiplichino, in modo
da offrire maggiori occasioni, più vetrine»
8
. Chiude il medesimo articolo una
dichiarazione di Dario Fo: « Più offerta di spettacolo c’è, meglio è per la cultura…»
9
.
Anche il Ministro Rutelli ha parlato di concorrenza e non di antagonismo dicendosi
convinto che la Biennale di Venezia e la sua Mostra Cinematografica non potranno che
trarre beneficio dal confronto con la Festa.
I quotidiani hanno spesso riportato anche dichiarazioni ed interviste degli organizzatori
di entrambi gli eventi. Inizialmente i giornali hanno accennato vere e proprie minacce di
alcuni esponenti politici verso la Festa o verso lo Stato per quanto riguardava il
finanziamento dell’evento romano, anche se, più volte, si è detto che la Festa solo in
una piccola parte ha ricevuto finanziamenti pubblici.
Da tempo, come indicato anche nelle dichiarazioni da me prese in esame, si dice che la
Mostra stia attraversando un periodo di decadenza, che ha bisogno di rinnovarsi a
partire dalle strutture (spesso si è fatto cenno alla necessità di un nuovo Palazzo del
Cinema a Venezia), una manifestazione che dà troppo spazio al gossip a discapito dei
film, con dei prezzi elevati, dove c’è una notevole distanza della popolazione
dall’evento e spesso è percepita come un fastidio. L’esclusività della mostra, lontano
anni luce dal pubblico che guarda i film, ed infine, un certo disinteresse politico verso la
8
Di Laura Laurenzi, “<<E’la festa delle banche>> Cacciari attacca Veltroni”, “La Repubblica”, 14 ottobre2006, pag. 55.
9
Ibidem.
8
manifestazione veneziana; tutte sono indicate come cause principali di questa
“decadenza”.
Proprio riguardo ai finanziamenti ha creato un certo scalpore l’articolo di Traiano
Bertollini, pubblicato su “La Stampa” dove il giornalista elenca le enormi cifre spese
per la realizzazione dell’evento romano che qui di seguito riporto: dagli iniziali
9.583.548,82 euro si è arrivati ad oltre 13 milioni e di questi, 490 mila euro sono stati
spesi nella “comunicazione”.
Con la nascita della Festa il problema dell’insufficiente finanziamento alla Mostra è
ancora più sottolineato dall’evento romano, dove il Sindaco ed un Senatore appartenenti
ad un partito di centro - sinistra partecipano in prima persona alla realizzazione della
manifestazione occupandosi non solo dell’organizzazione in generale ma anche
promovendo la Festa e tessendo contatti con festival e personaggi internazionali; a
Venezia tutto ciò non esiste.
Proprio sul problema politico si sono riscontrate le dichiarazioni più feroci come il
“duello” Rutelli - Veltroni in previsione di un futuro leader del Partito Democratico,
entrambi hanno ricoperto o ricoprono gli stessi incarichi e la Festa internazionale del
Cinema di Roma è stata vista come un ulteriore campo di prova. Oppure lo scontro
politico si è acceso anche tra Veltroni e Müller, il primo appartenente ad uno dei partiti
ora al governo, il secondo nominato direttore del festival veneziano dal precedente
governo di centro - destra, quindi i due festival sono visti come semplici strumenti di
propaganda politica. Sempre sul piano della politica anche l’annunciata presenza del
Presidente della Repubblica Napolitano è stata vista come un’altra invenzione del
Sindaco romano per fortificare la sua immagine e assicurarsi la candidatura a leader
politico.
Esistono anche opinioni più moderate come quella di Silvia Ioli, segretario generale di
Sic-Cgli Roma e Lazio (il settore del sindacato che si occupa di telecomunicazioni e
spettacolo), la quale si augura che la Festa del Cinema aiuti a rilanciare il settore
cinematografico stabilendo quale debba essere il ruolo del cinema in Italia.
9
Tante dichiarazioni, che spesso hanno profetizzato la retrocessione del festival
veneziano in favore di quello romano. Ma non tutti si sono esclusivamente soffermati su
queste “polemiche di fine estate” come alcuni personaggi del mondo del cinema hanno
dichiarato. Tra gli articoli pubblicati ci sono stati giornalisti o esperti del settore che
hanno osservato in modo più oggettivo il festival romano, che certamente è una grande
novità nel panorama festivaliero nazionale ed internazionale.
1.2 Dichiarazioni costruttive
Non tutto quello che è stato scritto su lo “scontro” Roma – Venezia è essenzialmente
basato sulla polemica, sulla presunta guerra tra le due città, ma la nascita della Festa
romana ha portato alla luce problematiche che già si conoscevano, fornendogli una
maggiore visibilità. Come giustamente ha detto Giancarlo Leone « la vicinanza delle
due manifestazioni è tutt’altro che il pericolo prospettato in tanti scontri verbali estivi,
il risultato sotto gli occhi di tutti è che da due mesi non si fa altro che parlare di
cinema»
10
. Sicuramente questa concentrazione mediatica ha avuto dei benefici in un
Paese come l’Italia; un Paese con i numeri cinematografici in diminuzione e dove il
numero delle sale presenti sul territorio è minore rispetto a Paesi come la Francia e la
Germania.
Con la prima edizione della Festa, molti esponenti del mondo del cinema si sono
augurati che le varie problematiche, che tengono quasi costantemente il cinema italiano
in crisi, possano trovare una soluzione. Ci sono state molte dichiarazioni a riguardo,
come quella dell’attore romano Gigi Proietti il quale ha dichiarato su “Il Messaggero”:
«Da attore guardo con particolare interesse i riflettori accesi sul cinema e la
rivitalizzazione di tutto l’ambiente che ne deriva»
11
. Grazia Volpi di Film Italia
10
Di Marco Molendini, “Giancarlo Leone: questa Festa è una scossa per tutti”, “Il Messaggero”, 16 ottobre 2006, pag. 19.
11
Di Gigi Proietti, “Da cittadino e da attore vi dico che…”, “Il Messaggero”, 14 ottobre 2006, pag. 1.
10
sottolinea come finalmente con questa Festa non si parla più di assistenzialismo ma di
mecenatismo nei confronti della cultura
12
.
Altri giornalisti invece, si sono soffermati sul problema del mercato dei film, il quale
dovrebbe essere presente in entrambi i festival e su come bisognerebbe riorganizzare
tutta la filiera, ispirandosi al modello francese che obbliga le emittenti televisive a
trasmettere ed a contribuire alla produzione di film, al contrario dell’Italia dove la
presenza dei lungometraggi in tv è fortemente diminuita. Proprio in una conferenza
stampa del 31 Agosto del 2006 il Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli ha
sottolineato come sia necessaria una riforma strutturale e profonda che attui una
completa revisione dei criteri, una legge più incisiva dei passati interventi legislativi. La
riforma dovrebbe anche ristabilire un sistema di finanziamento non solo per i film, ma
per tutti quegli eventi legati al cinema, come appunto i festival, che spesso fungono da
vetrina per le opere stesse.
Certamente l’evento romano è stato un grande esempio, grazie ad un tipo di
finanziamento quasi completamente privato. Per la prima volta si sono coinvolti di
persona sponsor che mai avevano collaborato con il cinema, e questo ha dato ancora più
risalto alla differenza con il festival di Venezia, che in nessuna edizione ha ricevuto
sostegno dagli imprenditori veneti ma solo finanziamenti pubblici, comunque minori
rispetto a quelli dei privati ottenuti dalla Festa.
Il problema del mercato è una questione molto complessa che sarà da me affrontata nel
secondo capitolo.
I giornalisti si sono anche soffermati sulle differenze tra i due eventi ed in particolare su
tre aspetti.
Il primo riguarda la complessa architettura del programma, non solo per la vastità delle
iniziative ma anche per il numero di luoghi dove queste si sono svolte. L’Auditorium
ovviamente, con le sue sale adattate per le proiezioni si è rivelato uno spazio ottimo,
oppure il nuovo teatro a Tor Bella Monaca. Spazi e luoghi assenti nella città lagunare
12
Girato del “Back stage-Festa del Cinema”, regia di Vito Zagarrio.
11
che soffre da tempo per la mancanza di luoghi esclusivamente deputati al festival come
invece dovrebbe essere.
Altra differenza, certamente più evidente e che forse ha scatenato tutte le polemiche, è il
carattere popolare della manifestazione che ha portato gli organizzatori a battezzarla
festa anziché festival. Un evento popolare dove i prezzi dei biglietti non superavano i
dieci euro, dove fino alle due del mattino trovavi il bar aperto e comunque non eri
isolato dal resto della città, dove i luoghi scelti per dare vita all’evento diventavano
punto d’incontro tra chi lavora nel cinema e chi guarda i film. Importantissima e
sicuramente innovativa la Giuria Popolare ma anche il festival Alice nella città per i
bambini e i bagni di folla dei divi, tutto l’opposto degli altri festival europei come
Cannes o Berlino.
La terza differenza è nella centralità dell’attore. Al contrario di Venezia il festival
romano privilegia l’interprete, dando così vita ad un’idea diversa di cinema, con un
carattere cultural - popolare ed economicamente rilevante per la Capitale.
La Festa del Cinema di Roma inoltre, essendo nata da poco, non ha il fardello delle
tradizioni come Venezia.
I 95 film in programma dovevano rispettare questo carattere popolare, ma non tutti sono
stati della stessa opinione. Alcuni critici si sono chiesti il perché dell’istituzione di un
concorso se la Festa era veramente popolare e che scopo aveva la presenza di alcuni
grandi autori se questa rassegna doveva essere anche l’occasione per presentare volti
nuovi, come ha ricordato Bettini in una dichiarazione riportata dal sito di "L’express":
«Non abbiamo alcuna intenzione di concorrere con Venezia. Il nostro festival è
popolare e comprende una competizione di film realizzati da registi considerati come
degli outsiders negli altri grandi festival»
13
.
La rassegna romana doveva rimanere esclusivamente un mezzo per cercare di seminare
un po’ di cultura e curiosità tra il pubblico, senza interessarsi troppo a rincorrere le
grandi anteprime ormai contese dai diversi festival sparsi per il mondo, auspicando che
13
Di Christophe Carrière “Cinéma Roma”, traduzione del relatore, www.lexpress.fr, 13ottobre 2006.
12
la Mostra ritrovasse “un’energia culturale”
14
anche rimanendo aristocratica e selettiva.
A queste affermazioni hanno risposto altre testate giornalistiche che, apprezzando il
coinvolgimento di grandi personalità con autori più o meno emergenti, non hanno dato
importanza al numero di anteprime presentate.
La nascita della rassegna è stata comunque un’occasione per realizzare una
collaborazione tra le due città italiane che nel mondo sono legate alla storia del cinema.
Un lavoro comune che nel progetto darà vita ad una sana concorrenza, dove entrambe le
manifestazioni saranno incentivate a migliorarsi per rimanere competitive fuori e dentro
l’Europa. Le prime collaborazioni sono la già citata mostra sui vestiti di scena del
“L’Ultimo Imperatore” e le mostre – omaggio a Roberto Rossellini, Mario Soldati e
Luchino Visconti.
L’alleanza tra i due eventi esprime un chiaro e tangibile interesse della cultura italiana
verso il cinema e un’ottima occasione di confronto e crescita tra addetti ai lavori e
pubblico. L’obbiettivo è quindi dimostrare che la Settima Arte non sta scomparendo ma
crescendo, prendendo a volte nuove forme, e i due festival sono la prova della sua
presenza, la possibilità che il cinema possa veramente rinascere, un cinema che segue
una nuova linea culturale meno d’elite e più attenta al pubblico delle sale e non solo.
14
Anonimo, “Roma e Venezia, l’accordo possibile”, “Il sole 24 Ore”, 22 ottobre 2006, pag. 8.
13
1.3 Una nuova idea di cinema
Sul numero di ottobre di “Micromega” c’è un’interessante doppia intervista tra Marco
Müller e Mario Sesti.
I due esperti di cinema discutono dei loro festival sottolineando le differenze,
rispondendo ad alcune polemiche ritrovate dei giornali esponendo soprattutto la loro
diversa idea di cinema.
Inizia la conversazione Müller che esprime il suo stupore per lo scandalo creato dai
media, quando ha dichiarato che alla Festa di Roma sarebbero andati scarti della Mostra
Veneziana. In realtà è normale che nei festival si ritrovino film non selezionati da altri
festival, ciò accade anche per Cannes e Berlino, per il semplice fatto che queste
pellicole non sono considerate idonee per un determinato festival, perciò capita spesso
che un’opera scartata da un evento sia presentata in un altro e riesca anche a vincere il
festival stesso. La selezione avviene in base ad alcune condizioni di base. A Venezia per
esempio, continua Müller, la Biennale ha deciso di presentare solo cinquanta film per
assicurare ad ognuno lo spazio necessario per esaltarne la visibilità e prolungarne la vita
nelle sale. Il loro lavoro di selezione parte proprio da questo presupposto.
Il direttore risponde anche a chi ha accusato Venezia di un carattere eccessivamente
elitario, cosa che non è assolutamente vera a detta dell’intervistato. Ha dimostrarlo è la
programmazione variegata dell’ultima Mostra che ha cercato di catturare l’interesse di
gruppi di spettatori ampi e diversificati. È inoltre necessario, continua sempre Müller,
che i film attirano l’interesse dei media in modo tale che parlino di pellicole che hanno
una macchina promozionale minore.
Questo non significa che il festival di Venezia è un anello della campagna di marketing
di un film; tutt’altro, il festival vuole esprimere le soggettività degli autori, degli
organizzatori e degli spettatori. L’utilità dei festival è proprio quella di creare interesse
per le opere più singolari, fare in modo che i distributori si interessino anche dei
prodotti più “piccoli” ben sapendo che la spinta di un festival può essere molto utile per
il loro successo. Müller però, ammette che la questione si pone diversamente, quando si
14
scontra con l’interesse delle diverse testate giornalistiche e con i singoli critici che
spesso volgono il loro interesse solo verso alcuni film a discapito di altri. Müller come
esempio, si riferisce proprio ad un film presentato alla Festa del Cinema dove lui ha
partecipato come produttore: “Grido” opera prima di Pippo Delbono. Quest’opera,
nonostante abbia avuto un’accoglienza positiva dalla stampa francese, in Italia non ha
ricevuto l’attenzione che meritava ed inoltre è stata vittima di uno dei problemi che ha
afflitto di più la Festa: le sale vuote. Tanti biglietti venduti ma durante la proiezione di
alcuni film gli spettatori non superavano le dieci unità. Anche all’uscita nelle sale la
pellicola è stata oscurata dai film presentati i primi due giorni alla Festa.
Questi, secondo il direttore, sono inconvenienti ai quali si può ovviare razionalizzando
la programmazione proprio come avviene al festival di Venezia, dove a volte si è
costretti a non accettare delle pellicole.
A queste prime dichiarazioni risponde Sesti affermando che a suo avviso l’errore del
festival veneziano è di dare eccessiva importanza al mercato. Lamentarsi poi delle scelte
dei giornalisti non è produttivo visto che ognuno è libero di esprimersi a favore o contro
un’opera cinematografica che giudica più o meno valida. Spesso, continua Sesti, i
giornali sono costretti a selezionare i film di cui parlare proprio a causa della vastità dei
programmi, perciò prima di pensare al marketing ed alla critica è giusto rivolgersi al
pubblico e capire se chi organizza un festival è vicino o no a chi va a vedere i film nelle
sale. Come esempio Sesti riporta un sondaggio dove è stata posta una domanda sulla
Festa del Cinema: «Ma era proprio necessaria?». 150 mila persone hanno risposto di
«Sì». Questa è la prova che i creatori dell’evento hanno intercettato un desiderio
diffuso, non solo tra il personale specializzato ed i romani ma anche verso chi vive fuori
Roma.
L’idea della Festa, spiega Sesti, nasce proprio dal presupposto che il cinema è per tutti e
non com’è accaduto negli ultimi 10 anni negli altri festival, dove la manifestazione era
unicamente un momento d’incontro per gli esperti. L’Italia è piena di festival, ma
nessuno di questi ha creato un vero rapporto con gli abitanti delle città che li ospitano ed
15
anche a Venezia si è sviluppato questo fenomeno. La Festa di Roma invece, vuole
essere un riferimento per chi non ha mai pensato di andare ad un festival pur essendo
appassionato di cinema.
In questa prima edizione ci sono stati molti momenti di glamour che hanno offuscato i
film, ma, continua il critico, il divismo ed il fascino degli attori fanno parte del cinema
quanto la politica degli autori.
Nella Festa c’è l’idea di riformare la struttura dei festival in generale, recuperando
l’allestimento di quello che Sesti chiama “Teatro della Parola”
15
, riferendosi a quei
nuovi eventi culturali non legati necessariamente al cinema ma anche alla filosofia o
alla politica. All’interno della Festa per esempio c’è stato l’incontro con Martin
Scorsese che ha parlato del restauro delle opere cinematografiche.
Il ruolo del direttore come “antiquario”
16
che va in giro per il modo a cogliere i migliori
film come se stesse facendo una sorta di “caccia”, non è più utile; adesso è importante
dare spazio a tutto ciò che nasce intorno al cinema creando un’atmosfera di dibattito
culturale cui ogni appassionato possa partecipare. Certamente un’idea del genere ha
funzionato vedendo quanta gente è arrivata all’Auditorium e come il pubblico ha gradito
l’incontro con l’Actors Studio, con Sean Connery oppure quello Bertolucci – Bellocchio
che secondo “Le Monde” è stato uno dei momenti più densi di tutta la manifestazione.
Sicuramente ci sono stati dei problemi, ammette lo stesso critico, come la traduzione
“consecutiva” nella conferenza stampa o il già citato problema dei biglietti. In verità gli
organizzatori avevano pensato ad un festival dove le persone specializzate facessero un
passo indietro, dove la gente di qualsiasi classe sociale fosse coinvolta.
Dietro la Festa di Roma c’è quindi una prospettiva diversa che tiene conto di un
pubblico che ama il cinema ma legge anche i libri, che ha una certa curiosità culturale,
lo stesso pubblico che affolla le sale per una lezione di storia; questo secondo Sesti ha lo
stesso valore della presentazione di un buon film.
15
Di Maddalena Bordin e Giovanni Perazzoli, “Roma vs Venezia: due idee di cinema”, “Micromega”, ottobre 2006, pag.
123.
16
Ibidem.