La visione di Shadowlands ci ha indotto a pensare in maniera
diversa il rapporto tra il cinema e la letteratura, ci ha condotto ad
esplorare i due fenomeni in considerazione della esemplarità del film,
del suo creare, in un hic et nunc, un' "immagine" nuova di C. S. Lewis,
inserendo il concetto d'autore in un nuovo ambito discorsivo.
In Shadowlands C. S. Lewis diventa personaggio, mentre la
letteratura consente un "ritorno" all' "autore", all' "immagine" di una
mancanza, di quel vuoto colmato dal film. Non proponiamo un rapporto
dialettico bensì un'apertura nel "campo" delle molteplici possibilità
interpretative che il cinema e la letteratura illuminano: due immagini di C.
S. Lewis al di là del bene e del male.
CAPITOLO PRIMO
CINEMA E LETTERATURA: CRITERI PER UN'ANALISI
I.1 CINEMA E LETTERATURA
Il cinema si è ormai impadronito di territori considerati esclusiva
prerogativa della letteratura: attraverso il film si possono infatti esprimere idee,
sentimenti e si possono comunicare anche i più ardui pensieri. Il cinema si pone
così come un nuovo modo di pensare e di rapportarsi con la realtà e l'esperienza.
Sin dalle prime e più consapevoli elaborazioni teoriche sono emerse le
molteplici possibilità di pensare il cinema. Le prime teorie sul film muto,
1
in cui
il dominio della "visualità" era incontrastato, erano volte a mettere in luce gli
elementi che contribuissero a legittimarne il ruolo del cinema di "settima arte".
Promuovevano cioè il nuovo fenomeno sottolineandone le potenzialità e le
caratteristiche, soprattutto in rapporto all'esperienza delle arti tradizionali ed
evidenziando le possibilità insite nel nuovo mezzo.
2
Il presupposto teorico si
incentrava sulla comparazione tra un "genere ed una specie"
3
, che portò alla
differenziazione tra il cinema prosaico ed il cinema poetico
4
, ossia tra una
maniera più impersonale ed una maniera più personale di fare cinema, e le
1
L'inserimento del sonoro (1928) diede origine ad un dibattito di vasta portata sia sul piano estetico che su
quello ideologico.
2
Ci riferiamo ai contributi dei critici e cineasti Ricciotto Canudo, Louis Delluc e Abel Gance che, intorno
agli anni '20, praticarono un rilancio estetico-qualitativo del cinema battezzandolo "settima arte" come
sintesi e conciliazione delle arti precedenti.
3
Cfr. Lino Miccichè (a cura di ), la voce Cinema e letteratura. Nel volume Letteratura I. Enciclopedia
Feltrinelli-Fischer. Milano, Feltrinelli, 1976, p. 70.
4
Questa differenziazione si inserisce nell'ambito dei contributi dei formalisti russi (1916-1928 circa). Per
una panoramica antologica si veda: AA.VV., I formalisti russi nel cinema, a cura di Kraiski G., Milano,
Garzanti, 1987.
conseguenti riflessioni a livello stilistico.
5
Il cinema poetico, rispetto a quello
prosaico, esprime una più forte incidenza dell'autore cinematografico.
In generale le teorie del cinema si sono presentate, nel corso del tempo, con
diversi presupposti e diverse prospettive. Tra le diverse posizioni teoriche quella
"estetico-essenzialista"
6
mira soprattutto a dare una definizione di questo
fenomeno, cioè va alla ricerca dell'essenza stessa del cinema, della natura sua
ultima, della sua peculiarità, in riferimento soprattutto alle problematiche
dell'arte, ma non esclusivamente ad esse. Le teorie ontologiche,
7
infatti, ricercano
una conoscenza globale del cinema, privilegiando la componente metafisica per
"commisurarsi con una verità".
8
Tra le teorie ontologiche non si può non menzionare l'apporto di Bazin,
il cui saggio principale
9
promuove una concezione del cinema come
"illusione estetica perfetta della realtà".
10
Tuttavia egli considera anche
alcune problematiche proprie dell'arte, in particolare la questione
"dell'influenza reciproca delle arti e dell'adattamento in genere".
11
La
letteratura, soprattutto per quel che riguarda il teatro ed il romanzo, in quanto
arte tradizionale, si presenta come pietra di paragone per il cinema, per
sottolinearne le divergenze e le analogie.
12
5
Ricordiamo l'analisi comparativa Dickens\Griffith operata da Sergej M. Ejzenstejn: Dickens, Griffith e
noi, in La forma cinematografica, Torino, Einaudi, 1986, pp. 204-266.
6
Cfr. Francesco Casetti, Teorie del cinema. 1945-1990, Milano, Bompiani, 1993, p. 15.
7
Ivi, p. 16.
8
Ibidem.
9
André Bazin, Qu'est-ce que le cinéma? I- II- III- IV. Du Cerf, Paris 1958, 1959, 1961, 1962. (tr. it. di
Adriano Aprà, Che cos'è il cinema?, Milano, Garzanti, 1979).
10
A. Bazin, Che cos'è il cinema?, p. 318.
11
A. Bazin, Che cos'è il cinema?, p. 121.
12
Cfr. A. Bazin, Che cos'è il cinema?. Si veda, inoltre, Etienne Fuzellier, Cinéma et littérature, Paris, Le
Cerf, 1964, in cui le analogie e le discrepanze emergono dal rapporto tra il cinema e la maggior parte dei
generi letterari.
Essa, infatti, viene a contatto con il cinema sia in alcune di quelle teorie
che si propongono di definire il contenuto del nuovo fenomeno, sia in seno a
quelle teorie che applicano al cinema e alla letteratura una metodologia
d'analisi preventivamente stabilita.
Le teorie "scientifico-analitiche"
13
prediligono una componente
sistematica o regolativa
14
che, attraverso una determinata ottica, applicano
delle categorie specifiche, mentre altre teorie "metodologiche"
15
hanno
applicato al cinema criteri d'analisi canonicamente appartenenti alla
letteratura o che comunque coinvolgevano direttamente elementi "letterari"
accanto a quelli "cinematografici".
13
Cfr. F. Casetti, Teorie del Cinema, p. 14.
14
Ibidem.
15
Ivi, p. 143.
I.2 IL CINEMA E LA NARRAZIONE
Sin dall'inizio il cinema si è avvalso dell'esperienza della letteratura dalla
quale ha assorbito temi, idee, trame; ancora oggi sono numerosi i film tratti dalle
opere letterarie. Un film tratto da un'opera già radicata nell'immaginario
collettivo, soprattutto nel fiorire del cinema, era garanzia di successo. Molte
trame letterarie, d'altra parte, sono state adattate al cinema proprio in quanto
ritenute "cinematografiche".
16
Il cinema, infatti, conserva forti legami con la narrazione. Si attribuisce a D.
W. Griffith il merito di aver elaborato la forma del racconto cinematografico che
servirà da modello a tutto il classicismo hollywoodiano ed europeo a partire circa
dal 1915. E' proprio sul piano narrativo che il cinema è riuscito a dare impulso ad
analisi sempre più acute e coscienti di una certa tangenza tra il cinema e la
letteratura, come le analisi di Antonio Costa
17
hanno ben dimostrato.
Tra le discipline che evidenziano il rapporto di reciprocità, vale a dire che si
accostano al cinema ed alla letteratura attraverso gli stessi presupposti teorici, la
narratologia, o semiotica della narratività,
18
si propone di studiare la narrazione,
al di là della materia d'espressione, sul terreno della forma narrativa. La
narratologia si basa sui caratteri della ricorrenza e presume la sua scientificità
rilevando una propria autonomia ed autosufficienza che si determina nella
narrazione.
16
Sull'adattamento di opere letterarie sul piano cinematografico si veda Sara Cortellazzo e Dario Tomasi,
Letteratura e cinema, Roma-Bari, Laterza, 1998.
17
Antonio Costa, Immagine di un'immagine. Cinema e letteratura, Torino, UTET, 1993, parte II e III, pp.
79-189.
18
Ivi, p. 27.
Seymour Chatman,
19
sulle orme delle teorie strutturaliste di Roland Barthes
e Gérard Genette, espone la sua "teoria" narrativa attraverso un'analisi comparata
minuziosa e sistematica che prescinde dalla materia d'espressione per rivolgersi
interamente alla struttura della forma narrativa astratta, con l'intento di dare una
definizione ontologica della narrativa.
20
Nelle sue analisi il film viene considerato come una totalità di elementi
eterogenei che svolgono le funzioni narrative, una struttura narrativa "chiusa" e
completa che si trasforma attraverso il processo espressivo, attraverso la struttura
della forma narrativa, attraverso il "contenuto in quanto può esprimersi come
forma".
21
L'analisi di Chatman non si fonda su un testo manifesto, su un fatto attuale,
un "oggetto" realmente percepibile, bensì su un'ipotetica struttura astratta della
narrazione. In particolare, si rivolge alle funzioni che svolgono i vari elementi
nello sviluppo della narrazione, come questi elementi si combinano, si articolano,
si organizzano tra loro. Dal suo approccio deriva che ogni forma narrativa si
compone di due parti:
una storia (histoire), il contenuto o concatenarsi di eventi (azioni,
avvenimenti), più quelli che possono essere chiamati gli esistenti
(personaggi, elementi dell'ambiente), e un discorso (discours), vale a dire
l'espressione, i mezzi per il cui tramite viene comunicato il contenuto. In
parole semplici la storia è ciò che viene rappresentato in una narrativa, il
discorso è il come.
22
19
Seymour Chatman, Story and Discourse, Cornell University Press, Ithaca-London 1978 (tr. it. di
Elisabetta Graziosi, Storia e Discorso. La struttura narrativa nel romanzo e nel film, Parma, Pratiche,
1981), in tr. it, p. 7.
20
Ibidem.
21
Ibidem.
22
S. Chatman, Storia e Discorso, p. 15.
Il ciò che viene comunicato è la storia, che si compone di esistenti, eventi,
trasformazioni; lo studio invece dei rapporti causali, spaziali, la trattazione del
punto di vista, i vari tipi di narratore, i tempi della narrazione costituiscono il
come, ossia il discorso che designa la classe di tutte le espressioni della storia,
con tutti i mezzi che sono possibili.
23
Il discorso si basa sulla ricorrenza degli elementi comuni in ogni possibile
narrativa, che sia mimo, cinema, letteratura, balletto ed altro, e consiste nella
forma astratta del contenuto,
dove "enunciato" è la componente fondamentale della forma
dell'espressione, indipendente da, e più astratta di, ogni altra manifestazione
particolare -è cioè la sostanza dell'espressione che varia da arte ad arte.
24
La teoria narrativa di Chatman si snoda in una struttura che organizza tutti
quegli elementi che riguardano i piani della sostanza e delle forme del contenuto,
piani che la narrativa letteraria e quella filmica hanno in comune.
Un'analisi narratologica del film, così come Chatman suggerisce, che tenga
conto cioè della struttura astratta della "forma" e della "sostanza" del contenuto, è
auspicabile sia per la narrativa filmica sia per quella letteraria che si
differenziano, tuttavia, per la forma e la sostanza dell'espressione.
Ogni narrativa, così intesa, proprio in quanto indipendente dal medium
25
che lo manifesta, viene a costituire una categoria astratta che, tralasciando la
materia dell'espressione, permette un'analisi che si avvalga degli stessi criteri sia
23
Ivi, p. 24.
24
Ivi, p. 153.
25
S. Chatman, Storia e discorso, p. 17.
per la struttura del testo narrativo letterario che per quella del film narrativo.
26
Chatman tende, così, ad isolare la forma astratta della narrazione dalla forma
reale, attuale, immanente, attraverso la quale la narrazione si manifesta; operando
una separazione tra la "teoria" e ciò che egli definisce medium, e che
naturalmente [...] influenza la trasmissione ma è importante, dal punto di
vista teorico, distinguere fra le due cose.
27
Il cinema o la letteratura, nell'elaborazione teorica di Chatman,
costituiscono il mezzo o, come lui stesso lo definisce, il medium, "la forma di
superficie delle narrative",
28
che diventano sostanza dell'espressione nel
momento in cui possono comunicare delle storie. La narrazione si definisce
semiologicamente autonoma sul piano del discorso
29
in base alle nozioni della
linguistica strutturale.
30
Chatman, che può considerarsi una delle colonne portanti dello
strutturalismo narrativo, intende ordinare e catalogare gli elementi della struttura
narrativa attraverso metodi razionali e deduttivi in cui la singola opera, letteraria,
ad esempio, costituisce un particolare realizzato della teoria:
le definizioni devono essere fatte, non scoperte e [...] la deduzione dei
concetti letterari è più probativa e quindi più persuasiva della loro
induzione.
31
26
Per un approfondimento delle componenti narrative si rimanda al testo citato. Per ulteriori riferimenti
bibliografici attinenti ad una narratologia comparata si vedano: Pio Baldelli, Film e opera letteraria,
Padova, Marsilio, 1964. Per un'analisi della sola narrazione filmica si veda: Francesco Casetti e Federico
di Chio, L'analisi della narrazione, in Analisi del film, Milano, Bompiani, 1996, pp. 164-213.
27
S. Chatman, Storia e discorso, p. 18.
28
Ivi, p. 17.
29
Cfr. nota 24.
30
S. Chatman, Storia e discorso, p. 7.
31
S. Chatman, Storia e discorso, p. 14.
La struttura narrativa astratta, come ogni struttura, secondo i concetti chiave
dello strutturalismo, deve costituire una totalità chiusa i cui elementi eterogenei
appartengano alla struttura stessa e la cui dinamica virtuale si deve esaurire
all'interno della stessa totalità: totalità, trasformazione e autoregolazione.
32
A noi sembra che la sceneggiatura, a livello strutturale, non risponda
completamente alle nozioni chiave dello strutturalismo, come già rilevò Pasolini
del quale parleremo nel prossimo paragrafo, in quanto la sua dinamica astratta
non si esaurisce all'interno degli elementi della struttura stessa. La struttura della
sceneggiatura, che si esprime attraverso la forma scritta, sembra, infatti, alludere
ad una struttura che rimanda ad un'altra forma, cioè che si realizza attraverso le
"immagini".
Quale potrebbe essere la struttura formale "ideale", astratta, della
sceneggiatura?
32
Cfr. ivi, p. 17.
I.3 LA SCENEGGIATURA COME IPOTESI SCRITTA DEL FILM
La realizzazione del film presuppone la sceneggiatura: essa costituisce il
"testo-base" dal quale si organizza il film e deve esprimere, attraverso il mezzo
espressivo letterario, gli elementi che saranno poi realizzati nel film.
33
La
sceneggiatura si presenta, dunque, come un ulteriore aspetto del rapporto tra il
cinema e la letteratura, essa infatti oscilla da un minimo ad un massimo di
autonomia sia rispetto alla letteratura che rispetto al cinema. La suddetta
autonomia ha stimolato ricerche teoriche che hanno ipotizzato una definizione di
questo "pre-testo filmico". Béla Bàlazs, ad esempio, ricercando le similitudini nel
dramma, afferma, in un testo del 1949 che ingloba e riordina tutte la sua opera
teorica,
34
l'artisticità della sceneggiatura definendola una nuova forma di arte
letteraria
35
e non soltanto un mezzo tecnico e ne evidenzia le caratteristiche che
le imprimono una certa dignità e compiutezza letteraria. Ad un'analisi testuale
quindi la sceneggiatura dovrebbe essere analizzata con gli stessi criteri adottati
per qualunque altra produzione letteraria, o piuttosto come un nuovo "genere"
letterario. La struttura formale ideale presenterebbe, infatti, un'anomalia poiché
non esprime in sé una compiutezza ma allude continuamente ad un'altra forma,
così che il suo ideale rimanda ad un'opera (cinematografica) da farsi. La sua
forma strutturale cioè non attualizza una dinamica astratta che si esaurisce
33
Esistono diversi tipi di sceneggiatura, per una sintetica panoramica si veda L. Miccichè, Cinema e
letteratura, pp. 87-88.
34
Béla Bàlazs, Der Film. Werden und Wessen einer neuen Kunst, Wien, Globus Verlang, 1949 (tr. it. di
Grazia e Fernaldo Di Giammatteo, Il Film. Evoluzione ed essenza di un'arte nuova, Torino, Einaudi,
1979).
35
Cfr. B. Bàlazs, Il film, p. 290.
all'interno della propria struttura, ma rivela la "volontà" di esprimersi in un'altra
forma. Questa volontà non si avverte da un particolare della forma stessa, da
elementi concreti, ma si tratta di una volontà presupposta ideologicamente,
36
che
ha la sua valenza sul piano critico, ma che potrebbe determinare
un'incompiutezza e rozzezza della forma, benché risulti "completa" sul piano del
contenuto. La sua forma richiede di realizzarsi in una forma che non le appartiene
e le parole sono delegate ad esprimere ciò che sarà espresso attraverso il
"cinema".
E' proprio Pasolini che propone l'idea di allargare il concetto di struttura
considerando la sceneggiatura con una particolarità che richiede un riferimento
integrativo ad un'opera cinematografica da farsi:
37
davanti alla "struttura dinamica" di una sceneggiatura, alla sua volontà di
essere una forma che si muove attraverso un'altra forma, noi possiamo
benissimo, dall'esterno e in termini strutturali definire con rigore lo stadio A
(mettiamo la struttura letteraria della sceneggiatura) e lo stadio B (la
struttura cinematografica).
38
Si tratta dunque di un processo, di una sincronia che si basa sulla diacronia;
infatti
nel tempo stesso possiamo rivivere empiricamente il passaggio dall'uno
all'altro, perché la "struttura della sceneggiatura" consiste proprio in
questo: "passaggio dallo stadio letterario allo stadio cinematografico".
39
36
Pier Paolo Pasolini, Empirismo Eretico, Milano, Garzanti, 1981, p. 189.
37
Ivi, p. 189.
38
Ivi, p. 197.
39
Ibidem.
Il passaggio dalla struttura della sceneggiatura a quella del film da fare
comporta, altresì, uno slittamento di contesto. Questa particolare struttura si
esprime attraverso il segno letterario, che designa un significato; l'autore della
sceneggiatura richiede al lettore di "scivolare" dal "verbale" al
"cinematografico". Le parole, i segni della sceneggiatura e il loro significato,
vengono delegate ad esprimere un significato che appartiene ad una struttura
diversa, ad una struttura che si attualizza attraverso "immagini". Il segno della
sceneggiatura, infatti,
allude al significato secondo la strada normale di tutte le lingue scritte [...],
ma, nel tempo stesso, allude a quel medesimo significato, rimandando il
destinatario ad un altro segno, quello del film da farsi.
40
In conclusione, Pasolini dimostra come il cinema non si esprima attraverso
la parola, non mostri dei grafemi, delle lettere scritte cioè le unità minime
indivisibili appartenenti alla scrittura, ma funzioni attraverso una sua specificità
espressiva, che è appunto l'immagine, che ha delle proprie peculiarità. Qual'è
allora lo "specifico" cinematografico? Come si "mostra" l'immagine
cinematografica? In che modo è stato considerato il rapporto tra la parola, mezzo
di comunicazione e di espressione letteraria, e l'immagine cinematografica? In
che modo sono stati teorizzati i rapporti tra il cinema e la letteratura ?
40
P. P. Pasolini, Empirismo Eretico, p. 190.
I.4 L'IMMAGINE-PAROLA
Il cinema e la letteratura si avvalgono, dunque, di diversi mezzi
d'espressione o di comunicazione, l'una opera attraverso la parola, l'altro
attraverso "l'immagine".
Il rapporto tra l'immagine e la parola, con la molteplicità di aspetti che lo
caratterizzano, è stato oggetto di dibattito teorico fin dai primi contributi
semiologici e linguistici, dibattito che ormai dura da decenni. Il cinema, infatti,
nella sua accezione di "linguaggio" ha stimolato postulazioni teoriche che
rivolgono direttamente l'attenzione al linguaggio verbale, linguaggio la cui
origine si perde nei secoli.
Non ripercorreremo i singoli contributi che si inseriscono nell'ampio
dibattito, ma ci interessa, ai fini del lavoro, concentrare l'attenzione su alcune
proposte teoriche particolarmente significative.