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INTRODUZIONE
In un momento storico in cui la globalizzazione
economica e sociale è ormai un dato di fatto
imprescindibile, anche la concorrenza internazionale,
in campo aziendale e delle organizzazioni ha condotto
le imprese a sfruttare al massimo tutte le loro risorse al
fine di imporsi in maniera netta e incontrastabile sul
mercato.
La risorsa che maggiormente riesce a garantire
all’azienda il raggiungimento di tali traguardi è senza
dubbio quella “umana”. Da qui, ovviamente, il ruolo
cruciale della “gestione del personale” divenuta, ormai,
obiettivo primario di qualsiasi azienda.
Questo fattore così importante, in quanto “ago della
bilancia” delle sorti di un’impresa, è diventato oggi il
banco di prova definitivo per i manager ai quali viene
affidato l’arduo compito di pianificare, organizzare e
guidare l’organizzazione di cui sono responsabili.
Paradossalmente, nel corso dei secoli, i ruoli si sono
capovolti; la “macchina”, che un tempo rappresentava
l’asso nella manica di qualsiasi impresa e percepita
come un vero e proprio mostro dal lavoratore, relegato
sempre di più al ruolo di semplice supervisore della
stessa, ha ceduto il posto, nuovamente, all’uomo e con
questo alla capacità di poter gestire questa “risorsa” in
maniera sicuramente più versatile e ricca. Accanto alla
creatività e alle idee, le risorse umane rappresentano il
nuovo “oro nero” in campo economico.
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Tuttavia, è necessario superare il concetto tradizionale
che concepisce le risorse umane come un semplice
“costo”; certo, non si può prescindere dal fatto che il
personale sia a tutti gli effetti un costo del conto
economico, ma è necessario superare questo limite. Si
tratta, senza dubbio, di un terreno difficile.
Attualmente, si parla molto di risorse umane e di
gestione delle risorse umane, ma se si fa un effettivo
bilancio di quante siano le aziende che hanno
realmente superato il concetto di risorsa umana come
costo, i dati sono ancora sconfortanti.
E' sicuramente un compito delicato e complesso e le
aziende che hanno cominciato ad affrontare la cosa in
maniera decisiva sanno quanto lunghi siano i tempi ma
quanto preziosi siano, allo stesso tempo, i frutti di
quello che hanno seminato.
La strategia delle risorse umane ha bisogno di tempi
lunghi, di selezione e formazione continua, di verifiche
e disponibilità a cambiare, di continuo, obiettivi e
strategie.
Per fare questo, è necessario che l'azienda impari a
interpretare il nuovo scenario sociale affinché si venga
a creare un equilibrio tra la necessità che il lavoratore
occupi il proprio posto all'interno dell'azienda con
quella di lasciare spazio alla componente intuitiva e
creativa dello stesso. Allo stesso modo è importate un
equilibrio tra la necessità di valorizzare la leadership e
la creazione di una struttura orizzontale basata sulla
suddivisione dei ruoli e delle competenze.
Le risorse umane sono considerate, un bene intangibile,
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un patrimonio che costringe l’impresa a prestare
attenzione nei loro confronti, stimolandone la
permanenza, investendo sulla loro evoluzione
professionale evitandone la costosa e difficile
sostituzione.
Esistono, attualmente, diverse organizzazioni che
possono vantare il raggiungimento di un traguardo
importante in fatto di gestione delle risorse umane:
Philips, Luxottica, Porsche ed altri.
Tra tutte, il caso Telecom Italia
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sembra essere un
ottimo esempio per delineare un'ottimale gestione delle
risorse umane.
Il Gruppo Telecom ha decisamente puntato sulla
formazione con circa 30 ore medie annue per addetto.
Si tratta, ovviamente, di un investimento finanziario
notevole per l'organizzazione, ma della cui utilità tutti i
vertici sono assolutamente convinti.
Potendo disporre di una propria Corporate University
(Telecom Italia Learning Service
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) comprendente 350
professionisti nonché una piattaforma tecnologica per
la formazione a distanza, il gruppo ha a disposizione
diversi strumenti per formare i propri dipendenti a tutti
i livelli.
In primis è presente la “formazione da aula”,
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Telecom Italia S.p.A. è un'azienda italiana di telecomunicazioni che offre in Italia e all'estero
servizi di telefonia fissa, telefonia cellulare, telefonia pubblica, telefonia IP, Internet e televisione
via cavo (in tecnologia IPTV).
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Telecom Italia Learning Services spa è l’azienda di Learning & Knowledge costituita, nel 2002,
dal Gruppo Telecom Italia per aggregare in un unico polo le sue diverse realtà che -con differenti
competenze e target- hanno operato per oltre vent’anni nel settore della formazione: la “Scuola
Superiore G . Reiss Romoli”(tradizionale Corporate School del Gruppo), i Centri di Formazione
Telecom Italia, “Trainet” (e-learning) e “Consiel Formazione”.
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riconosciuta da molti come il metodo più efficace in
quanto approccio classico, a seguire “training on job”,
“e-learning”, formazione “blended” (in parte in aula e
in parte a distanza) e la “web tv” che unisce
formazione e comunicazione interna.
Una recente indagine di clima (il “clima” è
un'indicazione del sentimento collettivo e generale dei
lavoratori, delle loro credenze e di quello che
l'organizzazione rappresenta per loro) ha dato conferma
dei risultati positivi raggiunti dalla gestione risorse
umane del Gruppo.
È emerso, in termini di soddisfazione: collaborazione
con capi e colleghi, disponibilità reciproca all'ascolto e
all'aiuto, coesione dei gruppi di lavoro, contenuti del
lavoro.
Per ciò che riguarda, invece, la motivazione è emerso il
desiderio di sviluppare le proprie competenze
l'ambizione ad assumere maggiori responsabilità e
l'orgoglio di appartenere all'azienda.
Nonostante tutto, molto si è fatto e molto c'è ancora da
fare, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento
dei meriti individuali, le opportunità di crescita, la
comunicazione e l'informazione.
In questo lavoro di tesi ci si è posti l’obiettivo di
analizzare il ruolo cruciale dello “sviluppo delle risorse
umane” partendo dall’importanza sempre crescente che
il “capitale umano” sta assumendo nel panorama
economico internazionale, rappresentando la vera e
propria “competenza distintiva” di ogni impresa. Ci si
è soffermati, poi, sul ruolo della formazione e in
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particolar modo dell’utilizzo del cinema come nuova
tecnica di formazione della leadership sottolineandone
pregi, difetti, validità e confrontandola con le altre
principali tecniche di formazione attualmente utilizzate
dalle aziende più all’avanguardia e che per questo
hanno conquistato il titolo di “best performers”.
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CAPITOLO I
LE RISORSE UMANE DAL FORDISMO AL TERZO
MILLENNIO
1.1 Evoluzione delle organizzazioni e delle aziende
dal Fordismo ad oggi
Il mondo del lavoro, in particolare il mondo delle
imprese e delle organizzazioni, è sicuramente cambiato
nel corso del secolo scorso, fino ad approdare nell'era
del Terzo Millennio caratterizzata dalla
“globalizzazione” sociale ed economica, là dove per
globalizzazione intendiamo il fenomeno di crescita
progressiva delle relazioni e degli scambi a livello
mondiale tale da creare una convergenza sia economica
che culturale tra i Paesi del mondo.
Focalizzandosi in maniera particolare sull'aspetto
economico e del lavoro si potrebbe dire che il punto di
partenza di tale cambiamento è, senza dubbio, l'era
“post-fordista” che caratterizza, per l'appunto, la crisi
del modello di produzione e di consumo “taylor-
fordista” durato fino agli anni '70.
Con il termine Fordismo
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, si vuole indicare una
particolare forma di produzione basata sull'utilizzo
della “catena di montaggio” al fine di aumentare la
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Il termine fu coniato attorno al 1916 per descrivere il successo ottenuto nell'industria
automobilistica a partire dal 1913 dall'industriale statunitense Henry Ford (1863 - 1947), ispiratosi
alle teorie proposte dal connazionale Frederick Taylor (1856 - 1915), fu in seguito adottata in modo
considerevole nel settore dell'industria manifatturiera, tanto da rivoluzionare notevolmente
l'organizzazione della produzione a livello globale e diventare uno dei pilastri fondamentali
dell'economia del XX secolo, con notevoli influenze sulla società. Con l'aggettivo fordista si usa
indicare un regime di produzione ispirato al - o stretta evoluzione del - paradigma adottato da Ford.
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produttività attraverso l'ottimizzazione del lavoro degli
operai e la riduzione dei tempi necessari per portare a
termine il lavoro stesso.
Tale metodo di produzione fu utilizzato dall'industriale
Henry Ford
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che a sua volta si era ispirato alle teorie di
Frederick Taylor
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, un ingegnere americano che nel
1911 pubblicò i “Principles of Scientific Management”
in cui ipotizzava una “organizzazione scientifica del
lavoro” capace al tempo stesso di incrementare la
produttività degli operai e di disciplinare il loro
comportamento in fabbrica.
Ciò permise, da un lato, di rivoluzionare
l'organizzazione della produzione a livello globale, ma
rappresentò, dall'altro, un momento cruciale nel
processo di dequalificazione del lavoro operaio, di
perdita di contenuti professionali e di capacità di
controllo del processo produttivo da parte dei
lavoratori stessi.
Ad ogni modo, l'età dell’oro del capitalismo, dal
dopoguerra alla metà degli anni '70, fu caratterizzata
da numerosi successi sia a livello di occupazione che di
investimenti con un conseguente aumento della
redditività delle imprese.
Tuttavia, l'intensificazione del lavoro e l'alienazione
dei lavoratori portò a delle resistenze e delle proteste
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Henry Ford (Dearborn, 30 luglio 1863 – Detroit, 7 aprile 1947) è stato un imprenditore
statunitense.Fu uno dei fondatori della Ford Motor Company, società produttrice di automobili,
ancora oggi una delle maggiori società del settore negli USA e nel mondo.
5
Frederick Winslow Taylor (Germantown, 20 marzo 1856 – Filadelfia, 21 marzo 1915) è stato un
ingegnere e imprenditore statunitense, iniziatore della ricerca sui metodi per il miglioramento
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prive di un vero e proprio coordinamento ma sufficienti
per scardinare un sistema tanto potente quanto
vulnerabile, proprio a causa dell'alto grado di
automazione e complessità: è questo il momento
cruciale che porterà poi all'era post-fordista e a un
nuovo sistema basato sulla produzione e sulle relazioni
sociali.
Passando da un sistema “mass production”
(produzione di massa) a un modello “lean production”
(produzione snella), tale modello ha richiesto a
imprenditori e manager un diverso modo di gestire e
intendere l'impresa e la sua stessa natura favorendo
l'autonomia e la comunicazione tra le parti; il nuovo
sistema ha comportato, appunto, l'alleggerimento delle
imprese diminuendo il numero delle macchine e
snellendo anche il numero di lavoratori attraverso la
cosiddetta “flessibilità”.
Nell'era globalizzata, tuttavia, le imprese e le
organizzazioni hanno subito un'ulteriore evoluzione. Si
è passati, infatti, da un'economia “nazionale” nella
quale solo le grandi imprese svolgevano parte della
loro attività all'estero mentre le altre rimanevano
ancorate ai confini nazionali, praticando i mercati
transnazionali solo per forniture e vendite, ad
un'economia “internazionale”.
Quest'ultima è caratterizzata da regole e attori non più
racchiusi all'interno dei confini nazionali,
coinvolgendo non più soltanto una ristretta “elitè” di
imprese ma un numero molto più ampio.
dell'efficienza nella produzione..