Emanuele Melli
CINEMA E INTERNET NELL’EPOCA DEL DIGITALE
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Il computer, attualmente, rappresenta la punta massima del sogno
digitale, che vorrebbe vedere il mondo come un insieme di numeri,
simulabile e ricostruibile con le leggi del numero.
Le armonie digitali, i calcolatori, i congegni virtuali, provengono tutti da un
medesimo e unico sogno umano, trasformare la natura in ambiente
antropocentrico controllabile dall’uomo con l’aiuto del numero e delle sue
leggi, per domare il terrore degli elementi, per prevedere e contenere le
forze della natura. Qui sta la base della graduale creazione di un nuovo
mondo fatto solo per l’uomo, di una realtà artificiale apparentemente molto
più favorevole della natura ostile
4
.
Un mondo che ci riporta alla mente il misterioso pianeta di Tlön,
ipotizzato dalla fantasia di Jorge Luis Borges; un mondo in cui regna
un ordine totalmente ricostruito e dominabile dall’uomo.
Come, allora, non sottomettersi a Tlön, alla vasta e minuziosa evidenza di
un pianeta ordinato? Inutile rispondere che anche la realtà è ordinata. Sarà
magari ordinata, ma secondo leggi divine […] che non finiamo mai di
scoprire. Tlön sarà un labirinto, ma è un labirinto ordito dagli uomini,
destinato a esser decifrato dagli uomini. Il contatto con Tlön, l’assuefazione
ad esso, hanno disintegrato questo mondo. Incantata dal suo rigore,
l’umanità dimentica che si tratta d’un rigore di scacchisti, non di angeli
5
.
Il numero è pur sempre altra cosa rispetto a quel Verbo che non si
rivela mai completamente. Gli stessi calcoli numerici, d’altronde, non
sono stati ancora risolti fino in fondo e continuano a proporre enigmi.
Analoghi interrogativi sono posti dagli “universi digitali” e dalle
nuove tecnologie, che spesso si fanno beffe di chi ne vuole prevedere
gli esiti osservando frettolosamente soltanto una scacchiera.
Tanto per citare clamorose affermazioni del XX secolo, partiamo da
Charles Duell, capo dell’Ufficio Brevetti USA nel 1899, che dichiarò:
“Tutto quello che può essere inventato, è già stato inventato”
6
.
4
Op. cit., p. 218.
5
Jorge Luis Borges, “Finzioni”, in Tutte le opere, Arnoldo Mondadori, Milano, 1997, p. 640.
6
Frase riportata in Enrico Pedemonte, “Siamo uomini o E-mail?”, L’Espresso, 2 dicembre 1999.
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Alla fine dell’Ottocento, d’altra parte, molti tecnici pensavano che
l’applicazione più importante del telefono sarebbe stata il
“teatrofono”: apparecchi pubblici usati per ascoltare spettacoli teatrali
a distanza, cronache sportive in diretta e giornali telefonici. Furono
fatti centinaia di esperimenti per presentarlo in questa veste, ma senza
successo. Poi arrivò la radio e chiuse il discorso. A proposito della
radio: nel 1897 il fisico Lord Kelvin, presidente della Royal Society
britannica, sentenziò: “La radio non ha alcun futuro”
7
, mentre nel
1922 Joseph Daniels, ministro della Marina Militare USA, rassicurò:
“Nessuno ora teme più che una flotta giapponese possa fare sorprese
nel Pacifico. La radio rende le sorprese impossibili”
8
.
All’inizio del Novecento, invece, gli strateghi del colosso delle
comunicazioni AT&T erano così sicuri che il telefono sarebbe servito
solo agli uomini d’affari, che lasciarono alle società concorrenti il traf-
fico casalingo, giudicato marginale. Fu così che l’AT&T rischiò di
essere spazzata via dal mercato, ma poi i suoi manager capirono che
quelle chiacchiere erano il loro business principale e si adattarono.
Nello stesso periodo Thomas Edison era convinto che il fonografo da
lui inventato sarebbe servito per registrare messaggi vocali da inviare
come lettere agli amici. Restò deluso perché nessuno si sognava di
usarlo in quel buffo modo, ma la sua invenzione, seguendo un altro
percorso, fece comunque molta strada. Del resto, lo stesso fondatore
della Warner Brothers, Harry M. Warner, nel 1927 si era chiesto: “Chi
diavolo potrebbe desiderare di sentire gli attori parlare, con il
sonoro?”
9
. Negli anni Quaranta, invece, erano ancora in pochi a
scommettere sul successo della TV, dopo un decennio dalla sua
invenzione. Darryl F. Zanuck, capo della 20th Century Fox, nel 1949
la dava già per spacciata: “La televisione, dopo i primi sei mesi, è
destinata a non avere alcun mercato. La gente si stancherà presto di
fissare una scatola parlante tutte le sere”
10
.
7
Ibidem.
8
Ibidem.
9
Ibidem.
10
Ibidem.
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Stessa cosa per i computer. Negli anni Quaranta si pensava che
difficilmente sarebbero scesi sotto la tonnellata, ma anche quando
diventarono più leggeri, non si capiva ancora perché avremmo dovuto
metterli in casa. Kenneth Olsen, fondatore della Digital Equipment
Corporation, nel 1977 aveva dichiarato: “Non c’è alcuna ragione per
cui ogni individuo abbia un computer a casa”
11
. Poi, nel 1984, Steve
Jobs presentò il Macintosh e le ragioni furono evidenti.
E infine Internet. Gli economisti hanno ormai assimilato l’idea che
le tecnologie, oltre a creare nuovi consumi, modificano il costume
sociale, e che le due cose insieme trainano lo sviluppo economico. I
governi creano così incentivi perché la popolazione si colleghi a
Internet e l’OCSE
12
considera il numero di collegamenti alla Rete
come misura del progresso di un paese, alla stregua della crescita del
PIL o della percentuale di laureati. La diffusione di Internet sembra un
processo ineluttabile: comunque reagiranno i consumatori, da qualche
parte condurrà. Quel che sappiamo è che fu progettata per scopi molto
seri, come gli scambi di dati tra scienziati, ma fin dall’inizio è stata
usata per inviare chiacchiere e recensioni di film
13
.
Adesso, su Internet, i film si possono vedere direttamente, ma non
sappiamo ancora con quali conseguenze.
Scopo di questo lavoro è proprio quello di analizzare le attuali
dinamiche tra cinema e Internet.
Analizzando ciò, allo stesso tempo, intendiamo fornire una testimo-
nianza su quel che fino ad oggi si è visto nella grande rete telematica,
poiché domani – quasi certamente – non vi sarà più. Internet, infatti, è
un fenomeno in continua evoluzione, espansione e rimodellamento. I
suoi contenuti cambiano con la stessa velocità della sua forma. Se da
una parte tutto questo è indubbiamente affascinante, dall’altra parte
dobbiamo evidenziare subito almeno un’inquietante conseguenza.
11
Ibidem.
12
Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Vi aderiscono attualmente 29
nazioni, Italia compresa.
13
Leggenda vuole che il primo gruppo di discussione basato sulla posta elettronica sia stato SF-
Lovers, creato da appassionati del genere fantascientifico.
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Attualmente, Internet non ha memoria: vive assiduamente nel
presente del suo “tempo reale”, si proietta spesso nel futuro, ma non
lascia quasi mai niente del suo passato
14
. Ciò, presumibilmente, è
dovuto alla giovane età di questo medium che, se facciamo coincidere
con quella dello strumento che gli ha dato popolarità, il World Wide
Web, ha da poco compiuto dieci anni. Del resto, neanche nel cinema
degli esordi ci si preoccupava molto di conservare quelle storiche
pellicole che oggi invece si tenta di recuperare e conservare su quanti
più supporti possibili.
Le analogie tra cinema e Internet, tuttavia, non finiscono certo qui.
Ad un primo sguardo, possiamo notare che entrambi i mezzi sono stati
ideati in ambienti scientifici (per fini biologici nel primo caso e
militari nel secondo – studiare una razza e difendere una razza, due
caratteristiche che ritroveremo spesso nel corso del nostro lavoro);
sono stati realizzati alla fine di un secolo (nel XIX il cinema, nel XX
Internet) ed hanno raggiunto un immediato successo popolare come
strumenti d’informazione e d’intrattenimento.
Cinema e Internet, ad un certo punto della loro storia, s’incontrano.
Un incontro reso possibile dalla tecnologia digitale, derivata a sua
volta da scopi matematici e sviluppatasi proprio partendo dai numeri:
in principio, appunto, era il numero.
La progressiva integrazione di tecniche dell’informatica con quelle
della comunicazione e degli audiovisivi, ha dato vita ad un vero e
proprio “sistema tecnico”
15
, nel tempo sempre più coerente e sempre
più determinato dalla “rivoluzionaria” tecnologia digitale.
14
Soltanto nell’ottobre 2001 è stato inaugurato il progetto “Wayback Machine” – curato da
Brewster Kahle con la collaborazione della Library of Congress e dello Smithsonian Istitute degli
Stati Uniti – per archiviare l’evoluzione di Internet dal 1996 a oggi. Attualmente, sul sito The
Internet Archive - Wayback Machine (URL http://web.archive.org), è possibile visionare una docu-
mentazione storica su Arpanet, 50.000 siti FTP del 1996, 16 milioni di messaggi Usenet dal 1996
al 1998, circa 11 miliardi di pagine Web dal 1996 a oggi e varie sezioni collaterali. In una di
quest’ultime, dedicata al cinema, è possibile vedere 360 film storici dal 1903 al 1973.
15
Per sistema tecnico, seguendo la definizione data da Bertrand Gille nel 1978, intendiamo un
sistema caratterizzato dall’interdipendenza delle tecnologie. Gille esemplifica il concetto
riferendosi alla fabbricazione dei computer: mentre per costruire un computer ci vogliono dei
componenti, la messa a punto degli stessi componenti utilizza la progettazione assistita da un
computer. Cfr. Patrice Flichy, Storia della comunicazione moderna, Baskerville, Bologna, 1994,
pp. 240-241.
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Parlare di digitale, infatti, significa per molti aspetti parlare di una
rivoluzione. Una rivoluzione innanzitutto tecnologica
16
, poiché per la
prima volta tecniche assai diverse tra loro sono ridotte ad una stessa
forma e possono convergere in un unico sistema, ma una rivoluzione
anche in virtù dei profondi cambiamenti che determina in molte realtà
sociali, prima fra tutte la comunicazione.
In questo lavoro, per quanto possibile, cercheremo di tenerci
equidistanti sia da tante tesi di “determinismo tecnologico”, che
vedono nello sviluppo tecnologico la causa diretta di quello storico e
sociale, sia dai rifiuti incondizionati di tanti “apocalittici”
17
. Due
posizioni opposte, ma che portano ad un unico risultato: roboanti
affermazioni come quelle citate dal secolo scorso.
Memori delle lezioni di molti studiosi – tra cui Patrice Flichy, che
c’insegna a parlare di tecnologie “tenendo conto dei grandi movimenti
dell’area tecnica e dell’area sociale”
18
– cercheremo di non scordare
né che un’innovazione tecnologica riesce a dispiegare il suo
potenziale di trasformazione solo se il contesto socio-culturale è in
grado di accoglierla, né che il contesto socio-culturale, a sua volta,
rimodella spesso e volentieri le nuove tecnologie a propria immagine e
somiglianza.
Ripercorrere le varie esigenze che hanno portato via via l’umanità
ad invenzioni tecnologiche nei settori del calcolo, della comunica-
zione e dell’arte – osservando allo stesso tempo come le tecnologie
hanno influenzato la realtà sociale e come quest’ultima ha rimodellato
le tecnologie stesse – crediamo sia necessario per arrivare a
comprendere in che misura oggi possiamo parlare di rivoluzione
digitale e come questa abbia ripercussioni nel recente incontro tra
cinema e Internet.
16
Parliamo di rivoluzione tecnologica seguendo l’esempio di Christopher Freeman, che la
distingue dall’innovazione radicale per il fatto che essa non solo sfocia nell’apparizione sul
mercato di una nuova gamma di prodotti e di servizi, ma ha anche un impatto su tutti gli altri
settori dell’economia, modificando la struttura dei costi come pure le condizioni di produzione e di
distribuzione lungo tutto il sistema economico. Cfr. Patrice Flichy, op. cit., p. 246.
17
Cfr. Umberto Eco, Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di
massa, Bompiani, Milano, 1999.
18
Patrice Flichy, op. cit., p. 6.
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7
Poiché solo la conoscenza dei processi che hanno presieduto alla genesi
della cosa permette di avere conoscenza di detta cosa, le cose umane, le
istituzioni, nel senso più ampio del termine, non potranno essere comprese
se non in una prospettiva genetica, temporale, storica, in quanto esse
derivano dalle modifiche del nostro spirito umano stesso
19
.
Nel primo capitolo di questo lavoro, affronteremo la storia della
tecnologia applicata al calcolo per osservare sviluppi tecnici e sociali
che hanno portato all’avvento del computer, protagonista per eccel-
lenza nell’epoca del digitale. Nel secondo capitolo, prenderemo in
esame la storia della tecnologia applicata alla comunicazione, che –
incontrandosi con l’informatica – ci porterà, tra le molte cose, a
Internet. Nel terzo capitolo, osserveremo la storia della tecnologia
applicata alla rappresentazione artistica, la quale – incrociandosi con
informatica e comunicazione – ci porterà al cinema digitale.
Queste le basi che riteniamo necessarie per capire meglio l’attuale
rivoluzione digitale e per affrontare i capitoli successivi.
Nel quarto capitolo, osserveremo l’incontro tra cinema e Internet ed
individueremo le due declinazioni con le quali studiare le attuali
dinamiche tra i due mezzi: la prima, che analizzeremo nel quinto
capitolo, metterà l’accento sui modi in cui Internet è utilizzata nel
cinema; la seconda, che analizzeremo nel sesto capitolo, metterà
invece l’accento sulle forme che il cinema assume nella Rete.
Al termine dell’analisi, osserveremo i risultati dell’incontro tra
cinema e Internet e, tenendo conto di quanto visto nei primi tre
capitoli, cercheremo di tracciare alcune possibili prospettive.
Visto l’argomento del nostro lavoro, alcune premesse sono
d’obbligo. Se è vero che, come ha scritto Umberto Eco, “fare la teoria
delle comunicazioni di massa è come fare la teoria di giovedì
prossimo”
20
, è anche vero che, come ha affermato George P. Landow,
19
Gianbattista Vico, 1725. Citato in Patrice Flichy, “Prefazione all’edizione italiana”, in op. cit.
20
Umbert Eco, op. cit., p. XII.
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8
“parlare del digitale […] è come tentare di colpire un bersaglio mobile
quando il bersaglio si muove a grande velocità”
21
.
Premettiamo quindi che, per ogni sito Internet citato, indicheremo
in nota e negli indici finali, il suo URL (Uniform Resource Locator),
ossia il suo indirizzo in Internet. Tuttavia, dato il carattere assai
mutevole della grande rete telematica, ci scusiamo in anticipo se tali
indirizzi fossero variati tra la fine di questo lavoro e il momento in cui
sarà letto.
21
George P. Landow, “La grande potenza del testo quando diventa ipertesto”, MediaMente.
Biblioteca digitale, URL http://www.mediamente.rai.it/biblioteca, 26 novembre 1997.