molti problemi da risolvere, come per esempio il divario tra campagne
e città.
Tuttavia la Cina ed altri paesi asiatici, in pochi anni hanno dimostrato
di poter sostenere una crescita economica senza precedenti,
diventando così il nuovo centro del mondo.
Gli obiettivi di questa tesi, sono due.
Il primo obiettivo è l’analisi dei rapporti tra Cina e Stati Uniti,
prestando particolare attenzione alle relazioni economiche e alle loro
possibili evoluzioni, a livello internazionale.
Nella prima parte viene riportato l’excursus storico della Cina che
serve per capire il presente, attraverso il passato, e vedere quali sono
stati i fattori che hanno portato questo paese a crescere così
rapidamente.
Nella seconda parte invece entriamo nel vivo della tesi, perché
analizziamo subito i rapporti tra Cina e Stati Uniti, dagli anni in cui il
presidente americano era Richard Nixon ai giorni del presidente
George W. Bush, includendo anche cosa è cambiato dopo l’11
settembre 2001.
Come vedremo, i rapporti tra Cina e Stati Uniti sono stati caratterizzati
sia da periodi di cooperazione che da periodi di tensione, ma infine
verrà tenuta in seria considerazione una possibile cooperazione tra
Cina e Stati Uniti.
2
Uno dei principiali indicatori di questa evoluzione politica nelle
relazioni internazionali mondiali è la gravosa situazione dei conti
nazionali statunitensi.
Esiste un’abbondante letteratura sull’esposizione degli Stati Uniti sia
nei confronti dei paesi terzi (esportatori di petrolio e la Cina), sia a
livello di contabilità nazionale. In merito alla contabilità nazionale
citiamo la manovra adottata nei primi giorni di gennaio del 2008 dal
Presidente americano, per rilanciare l’economia statunitense. La
manovra per dare respiro all’economia è sostenuta in gran parte da
incentivi fiscali, che ammontano tra i 50 miliardi e 150 miliardi di
dollari; queste misure sono considerate dal portavoce del Presidente
come “provvisorie, efficaci e rapide”, infatti entreranno in vigore entro
due mese circa. Tali manovre si affiancheranno alla politica monetaria
“espansiva” promessa dalla Federal Reserve, ovvero a nuovi tagli dei
tassi di interesse. Inoltre Bernanke, il Presidente della Federal Reserve
ha voluto sottolineare che i tagli fiscali sono utili, ma da soli non
bastano, ritenendo che i rimborsi fiscali (ovvero assegni diretti, nrd) a
favore dei cittadini che appartengono alle fasce a basso e medio
reddito sono più efficaci per la ripresa dell’economia americana.
In merito a ciò il secondo obiettivo della tesi che viene trattato nella
terza ed ultima parte, verte proprio all’analisi di uno specifico
argomento di contabilità nazionale che è il doppio deficit statunitense:
il deficit pubblico ed il deficit commerciale, con particolare attenzione
al deficit commerciale, infatti andremo a scoprire quali sono le cause
del deficit commerciale che ogni mese raggiunge un record storico,
inoltre analizzeremo la sostenibilità di tale deficit, chiedendoci se
3
dovremmo aspettarci altri record storici oppure dovranno essere presi
dei provvedimenti, anche drastici, per ridurre il deficit commerciale
statunitense.
4
Parte prima
CHINA
5
1 ASIA UNA VISIONE D’INSIEME
Definire l’Asia non è semplice poiché essa è composta da svariati
Paesi che si differenziano per lingua, religione, cultura e livello di
sviluppo. Molti Paesi che compongono l’Asia, infatti, sono stati
protagonisti di una crescita economica che li ha portati ad essere
sempre più legati al resto del mondo.
Ma questo sviluppo non ha coinvolto l’intero continente: sono
notevoli, infatti, le divisioni culturali, etniche, religiose e linguistiche
che sono alla base di tensioni latenti. Si passa così da Paesi molto
omogenei come le due Coree, Giappone e Taiwan a Paesi eterogenei
come l’Indonesia, la Malaysia l’India e l’Afghanistan. Una notevole
differenza sta nella popolazione: paesi come India e Cina sono tra i
più popolosi al mondo, mentre Paesi come la Mongolia sono molto
densi rispetto al territorio a disposizione.
Un’altra differenza risiede in molte zone urbane e altre rurali: esiste un
contrasto tra zone urbane e zone completamente agricole.
Secondo tali differenze possiamo distinguere l’Asia Centrale,
Meridionale, Orientale e Sud-orientale.
Una buona parte dei Paesi che costituisce l’Asia Nord e Sud-orientale
sono definiti i protagonisti di un vero e proprio “miracolo asiatico”.
Testimone di questa crescita è il PIL
1
che ha portato ad un clamoroso
1
PIL (Prodotto Interno Lordo) è la misura della produzione aggregata. Esistono tre modi
equivalenti per definirlo:
1. Valore dei beni e dei servizi finali prodotti in un’economia in un dato periodo di tempo;
6
calo della povertà. Nonostante la crisi avuta negli anni Novanta
(biennio 1996-97) le misure prese per arginare gli effetti della crisi
hanno permesso una rapida ripresa. I fattori che hanno contribuito a
tale ripresa sono gli investimenti dei governi per aumentare il livello
di scolarizzazione della popolazione, e l’apertura dei mercati
all’estero: la Cina è stata in grado di attrarre in pochi anni una buona
parte degli investimenti mondiali.
A differenza di questi, altri Paesi dell’Asia sud-orientale sono rimasti
in condizioni precarie o hanno una lenta crescita economica che porta
la popolazione ad un livello di povertà che tocca anche il 40%.
Per quanto riguarda la popolazione l’area asiatica comprende più della
metà della popolazione mondiale ma maggiore è la densità di
popolazione e minore è la qualità di vita. Soprattutto la Cina ha
sperimentato una crescita molto intensa e per questo il governo ha
adottato delle misure che prevedono, almeno in parte, un
ridimensionamento delle famiglie: la cosiddetta politica del figlio
unico che implica una serie di incentivi e che ha raggiunto
sufficientemente il suo obiettivo. In India, invece, per il futuro è
previsto un boom della popolazione che arriverà addirittura ad essere
il più popoloso al mondo nel 2050. Pensando all’allungamento della
2. Somma del valore aggiunto in una economia in un dato periodo di tempo;
3. Somma dei redditi dell’economia in un dato periodo di tempo.
Possiamo individuare tre tipi di PIL: PIL NOMINALE, PIL REALE e PIL POTENZIALE.
PIL NOMINALE: valore ai prezzi correnti di mercato della produzione finale totale realizzata
all’interno di un Paese in un dato anno. La crescita del PIL nominale dipende da due fattori:
1. crescita della produzione nel tempo
2. aumento dei prezzi dei beni nel tempo
PIL REALE: valore ai prezzi costanti della produzione finale totale realizzata all’interno di un
Paese in un dato anno.
PIL reale = PIL nominale diviso il deflatore del PIL.
PIL POTENZIALE: è il livello massimo sostenibile di output di lungo periodo. Rappresenta la
quantità massima di output ottenibile in corrispondenza del pieno impiego del lavoro e del
capitale.
7
vita e alla dimensione del tasso di mortalità ci si rende conto di quale
possa essere l’impatto sull’incremento demografico.
Oltre alla crescita demografica si ha anche una crescita
dell’inurbamento con esodi dalle campagne alle città per migliori
condizioni di vita e di lavoro.
Insieme alla crescita di queste due componenti esiste il problema
dell’invecchiamento della popolazione che ha colpito soprattutto la
Cina e che avanza verso Paesi quali Giappone, Corea del Sud e
Thailandia.
La crescita di questi elementi porta anche ad un grosso problema: una
forte pressione si batte sulle risorse naturali che la Cina accoglie
degradandone l’intero ambiente. A rischio sono soprattutto la salute ed
i mezzi di sussistenza della popolazione, la sopravvivenza di molte
specie animali e vegetali. Le principali preoccupazioni derivano dai
disboscamenti, inquinamento atmosferico e qualità dell’acqua. Sono
state prese diverse misure dai governi locali per porre un limite ma la
crescita della popolazione continua ad essere un problema poiché
insieme aumenta il disboscamento che permette la disponibilità di
terre coltivabili e del riscaldamento. Inoltre l’utilizzo di combustibili
fossili ha aumentato le emissioni di biossido di carbonio.
Di importanza cruciale comunque sono le misure che l’Asia adotterà
per ridurre nel prossimo decennio le emissioni di gas effetto serra e
per tenere sotto controllo il riscaldamento globale, promuovendo
politiche in grado di sviluppare una coscienza ambientale tale da
permettere uno sviluppo economico compatibile con la dimensione
ambientale.
8
L’Asia è stata, nel periodo in cui il mondo era diviso in due blocchi
2
,
lo scacchiere su cui il blocco occidentale e quello sovietico si sono
fronteggiati. Finita questa divisione l’Asia ha cercato una nuova
identità che rispecchi i rapporti di forza tra i due principali attori. La
Cina sta lottando per aumentare la propria legittimità in politica
internazionale: dopo l’attacco terroristico del 2001 negli Stati Uniti, la
Cina ha assunto un comportamento cooperativo e responsabile nella
lotta al terrorismo internazionale.
Il Giappone, invece, vede vacillare il ruolo di potenza egemone
malgrado la stretta alleanza con gli Stati Uniti.
In Asia Meridionale l’irrisolta questione del Kashmir tra India e
Pakistan ha portato questi due Paesi alla creazione di componenti
nucleari che conferiscono un vero pericolo nell’eventualità di un
conflitto.
In questo clima di tensioni i Paesi asiatici stanno cercando di dar vita
ad organizzazioni che indeboliscono tali tensioni ed evitano conflitti.
L’Asia è potenzialmente il continente più ricco di risorse, ma il loro
sfruttamento risente fortemente delle condizioni ambientali, non
sempre favorevoli a una loro utilizzazione razionale. Basta pensare
alla grande estensione delle zone fredde del Nord, di quelle aride e
desertiche del centro, alla presenza di ostacoli orografici praticamente
insuperabili che dividono l’Asia centrale dalle più fertili e popolose
2
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, il mondo vive gli anni della Guerra Fredda, con la
divisione del mondo in due blocchi: il blocco occidentale dominato dagli americani, caratterizzato
da economia di mercato; mentre il blocco orientale dominato dall’URSS, caratterizzato da
un’economia pianificata.
9
aree meridionali. Ma a questi limiti si aggiungono quelli di una
marcata disomogeneità delle forme di sviluppo culturale e socio-
economico fra civiltà, fortemente impregnate di valori legati a
ideologie che in diverse regioni hanno agito e continuato ad agire
come freno alle forme tipiche del moderno modello di sviluppo
industriale, basate sulle leggi del mercato, sul libero scambio di
uomini, merci e tecnologie, sull’apertura al mondo esterno.
L’India e la Cina hanno sofferto a lungo, in varia misura di tutte queste
condizioni negative, ma nonostante questo hanno saputo negli ultimi
decenni avviare una crescita colossale, che le ha portate in pochissimo
tempo da paesi del Terzo Mondo
3
a massime potenze industriali. Se
negli anni Ottanta la Cina era ancora un Paese per lo più agricolo e
con numerose succursali produttive di aziende occidentali, oggi ha
sviluppato strutture tali da mandare molto spesso in crisi i concorrenti
europei ed americani. A sua volta l’India ha fatto grandi passi avanti in
settori come la farmaceutica o l’industria aerospaziale. A loro volta i
territori dell’Asia Centrale ex sovietica conoscono la crisi profonda
del disfacimento politico e della fallimentare eredità economica di un
regime totalitario e protezionistico ma anche dell’eredità della difficile
sovietizzazione di regioni ancorate a tradizioni etniche e socio-
religiose assai specifiche.
I Paesi arabi, favoriti nel corso dell’ultimo secolo dalle grandi
ricchezze dei loro giacimenti petroliferi (quasi un terzo di quelli
mondiali), accusano l’eredità di regimi autoritari e modelli culturali
che hanno elaborato un rapporto complesso con la modernizzazione
3
Termine oggi banalizzato e diventato sinonimo di sottosviluppo economico. In realtà tale termine
venne coniato con l’inizio della Guerra Fredda per indicare i Paesi che non stavano a priori né con
l’America, né con l’Unione Sovietica. Il confronto tra il blocco filoamericano e quello
filosovietico è finito nel 1991 con la dissoluzione dell’URSS.
10
economica, subendo inoltre forti pressioni esterne di natura
geopolitica che in alcuni casi ne hanno favorito un certo isolamento
nei confronti del mondo occidentale. Lo stesso vale in parte anche per
l’Indonesia e per i Paesi dell’Indocina che hanno conosciuto prima
l’esperienza di una colonizzazione violenta e quindi la stagione della
“guerra fredda” e dei regimi comunisti. Mentre Cambogia, Myanmar e
Laos pagano ancora le ferite di decenni complessi, il Vietnam sembra
oggi aver intrapreso una via graduale di trasformazione economica,
secondo il modello cinese. Nell’aera estremo orientale, fino a pochi
decenni fa solo Giappone e pochi altri Paesi avevano conosciuto una
modernizzazione compiuta di tipo occidentale. Per il Giappone questa
era iniziata a partire dalla fine del XIX secolo, con la rivoluzione
industriale maturata nella stazione “meji”, continuata anche negli anni
della violenta aggressione giapponese all’Asia e, dopo la sconfitta
nella seconda guerra mondiale (chiusa dalla tragica esperienza
atomica di Hiroshima e Nagasaki), con la straordinaria ripresa degli
anni Cinquanta e Sessanta. In questa fase lo sviluppo economico
nipponico, ispirato al modello occidentale, traendo forza anche dalle
tradizioni insite nell’antica cultura del Paese, ha finito per proporsi
come un modello internazionale. Negli anni Novanta il Giappone
sembrava in grado di contendere agli Stati Uniti il primo posto fra i
Paesi più industrializzati e più ricchi del pianeta propagando il suo
esempio ad alcuni Paesi dell’Asia orientale (Taiwan, Corea del Sud,
Singapore, in termini diversi anche nella Malaysia a maggioranza
islamica e nella Thailandia buddista).
Il boom delle cosiddette “Tigri asiatiche” ha quindi subito un forte
ridimensionamento dalla grave crisi finanziari del 1996-97 che ha
avuto in alcuni paesi anche serie ripercussioni politiche.
11
Per quel che riguarda la mappatura dell’economia, a zone di
grandissima fertilità si alternano grandi spazi parzialmente o
totalmente improduttivi. Tutta l’Asia monsonica, cioè la parte sud-
orientale del continente, caratterizzata da piogge periodiche nella
fascia tropicale a savana e da piogge costanti nella fascia equatoriale a
foresta, è dotata di un alto grado di produttività, che ne fa la parte più
popolata del continente. Mentre le foreste forniscono essenze pregiate
(tek, palissandro) e gomma naturale, l’agricoltura dà riso (principale,
se non esclusiva, risorsa alimentare di gran parte della popolazione) e
altri cereali, come miglio e mais, fibre tessili come copra e cotone, tè,
arachidi, tabacco, soia, canna da zucchero, spezie, frutta.
I sistemi di regolamentazione idrica e di sistemazione dei terreni
montuosi (i tipici terrazzamenti) sono ben sviluppati e consentono
un’agricoltura intensiva, che trova un ostacolo solo nei tifoni e nelle
ricorrenti alluvioni, che così spesso vanificano i raccolti, provocando
rovinose carestie. Le foreste nordiche (taiga siberiana) forniscono
legname da costruzione (pino, abete, larice) e costituiscono l’habitat di
numerosi animali da pelliccia, la cui caccia alimenta una discreta
esportazione. Ma la parte più estesa del continente è quella interna
delle steppe aride o semiaride, (la penisola araba, gli altipiani iraniani,
il bassopiano turanico, la Mongolia) nelle quali l’attività principale è
quella tradizionale dell’allevamento nomade (bovini, equini,
cammelli, ovini), mentre l’agricoltura è praticata, per lo più in forme
di pura sussistenza, solo lungo il corso dei fiumi o nelle oasi. Non
mancano però, specie nelle zone dove è possibile l’irrigazione colture
specializzate, come il cotone, i semi oleaginosi (girasole), gli agrumi,
la frutta: colture che sono tipiche anche delle ristrette aree
mediterranee occidentali, insieme con la vite e l’ulivo. L’estensione
12
delle aree irrigue nelle zone semiaride continentali ha costituito una
delle basi della pianificazione statale nella Cina popolare, volta anche
a regolamentare i corsi fluviali, causa di periodiche distruttive
inondazioni.
Le risorse di materie prime e di fonti energetiche sono distribuite su
tutto il continente, particolarmente lungo i suoi margini e in una fascia
centrale che dal golfo Persico attraversa il continente in direzione
nord-est, lungo il Turkestan, la Mongolia e la Siberia meridionale.
Sono presenti praticamente tutti i minerali utili: specialmente
abbondanti lo stagno (Malaysia, Indonesia, con circa i due terzi della
produzione mondiale), il tungsteno, il cromo, l’antimonio, e ancora
ferro e carbone (India, Cina, Siberia russa), il rame (Giappone,
Siberia), l’uranio (Siberia, Cina), l’oro e i diamanti (Asia ex
sovietica), le pietre preziose (Sri Lanka, Myanmar).
Il petrolio abbonda nel Vicino Oriente che vanta un terzo della
produzione mondiale (Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti,
Kuwait e, prima della seconda guerra del Golfo, Iraq, sono tra i
principali esportatori mondiali), nell’Asia Centrale ex sovietica e nella
Siberia orientale, in Indonesia e, in misura più modesta, in Giappone.
Il gas naturale è presente in Indonesia, Malaysia, Qatar, nella Russia
asiatica, in Kazakistan e Azerbaigian. Il carbone in Cina, Indonesia e
Federazione Russa.
Fiorente è perciò nel complesso l’industria estrattiva, anche se solo
una parte delle risorse del sottosuolo è attualmente sfruttata.
L’industria di trasformazione è sviluppata in modo differenziato.
Compiutamente e massicciamente industrializzati sono il Giappone, la
13
Corea del Sud, Singapore, Taiwan e naturalmente Cina e India,
all’avanguardia in ogni ramo della tecnologia e della produzione
(siderurgica, cantieristica, automobilistica, meccanica pesante e
leggera, meccanica di precisione, elettrotecnica ed elettronica, chimi e
petrolchimica, ottica, tessile, alimentare, cartaria e della stampa,
cinematografica, della moda, ecc.).
L’industria giapponese, già fortemente presente sui mercati
occidentali, tende alla conquista di un mercato asiatico in via di rapida
formazione, con una particolare attenzione verso la Cina.
In Cina le zone più industrializzate sono la Manciuria, dove già
durante l’occupazione giapponese era iniziato il processo di sviluppo
industriale, le regioni del medio Chang, le zone di Shanghai, di
Pechino e Hong Kong.
In India sono fiorenti le industrie tessili e ben sviluppate la siderurgia
e la meccanica. Importante è la produzione dell’artigianato e
particolare rilevanza ha l’industria cinematografica di Munlai, detto
Bollywood, in India (secondo posto al mondo per numero di film
prodotti). L’Asia Centrale, infine, ha conosciuto una vasta espansione
nei campi minerario, siderurgico e meccanico, potenziando in tal
modo aree altrimenti improduttive.
L’asse di questo sviluppo è costituito dalla grande ferrovia
transiberiana, che lega alcuni dei più importanti poli industriali (Urali,
Kuzbass, Baikalia) della sterminata Federazione Russa con la parte
europea e con la costa pacifica. Fra gli Stati interamente asiatici
dell’ex URSS spiccano le aree industriali di quelli transcaucasici,
dell’Uzbekistan e del Kirgizistan, coi loro giacimenti petroliferi. Ma
14