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PREMESSA
L’attenzione del mio lavoro verrà focalizzata sull’evoluzione
di uno dei capolavori di Andrew Lloyd Webber, che prendendo spunto
da un libro di T. S. Eliot, dà vita al musical teatrale Cats!, per poi
approdare alla sua versione cinematografica nel 1998, con la
magistrale direzione di David Mallet. La mia tesi consiste nell’analisi
della sua trascrizione in lingua italiana da un punto di vista puramente
traduttivo; in particolare, ciò che si evidenzia è l’adattamento delle
poesie alle note, imponendo vincoli specifici non riscontrabili altrove,
e i cui risultati, in termini di efficacia, potrebbero essere messi a
confronto con quelli effettuati in altre rese traduttive del medesimo
musical.
Come caso particolare di traduzione, l’adattamento musicale,
come accade per il doppiaggio, può essere incluso nel vasto campo di
Translation Studies, o Traduttologia, ed essere analizzato con gli
strumenti che questa disciplina mette a disposizione. Questo studio, in
effetti, è stato circoscritto agli aspetti traduttologici insiti nel processo
produttivo del doppiaggio, con particolare riferimento alla
trasposizione di un’area particolare della cinematografia, il musical.
Quindi, in questo lavoro, non mi sono soffermata, se non per
brevi cenni, alla diatriba su doppiaggio/sottotitolaggio, sugli aspetti
glottodidattici del doppiaggio e del sottotitolaggio o similari, ma, su
un’analisi dei brani che hanno reso molto particolare la versione
italiana di questo famosissimo musical.
Com’è noto, a parte rarissime eccezioni, tutti i film stranieri, che
giungono in Italia vengono doppiati, mentre per ciò che riguarda i
musical si tende a mantenere le parti cantate in lingua originale, o
addirittura, come avvenne per un altro famosissimo musical di
Webber, Evita, a lasciare l’intera opera in versione originale con i
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sottotitoli in italiano. Il problema maggiore che ho dovuto affrontare
con questo musical è stato proprio quello di tradurne le canzoni
adattandole allo spartito musicale. Un impegno alquanto arduo,
poiché, ho dovuto ricoprire anche il ruolo di paroliere, riscrivendo
completamente le canzoni. Seguirà, ora, in dettaglio il piano di lavoro
seguito.
Nel primo capitolo ho analizzato la storia del musical, in Italia e
nel mondo, il teatro musicale come genere musicale, narrativo e
culturale osservandone in maniera peculiare struttura ed elementi
costitutivi. Inoltre, ho dato rilevanza ad alcuni avvenimenti che ci
hanno permesso di passare dal film muto al sonoro, e gli aspetti
caratteristici del genere musical.
Nel secondo capitolo analizzo uno dei musical più rappresentati
sui palcoscenici di tutto il mondo dal 1981 ad oggi: Cats!
Un’importanza particolare va data alla sua fonte, ossia, al poeta T. S.
Eliot e al libro sui Gatti Tuttofare. Il regista ed autore, Andrew Lloyd
Webber, per la sua realizzazione, ha, non a caso, tratto ispirazione dalla
raccolta di poesie che il poeta dedicò ai gatti, intitolata “The Old
Possum’s Book of Practical Cats” e sembra che l’ammirazione per
questi componimenti poetici sia stata così forte da spingerlo a farne
quello che poi sarebbe diventato uno dei più famosi musical di tutti i
tempi. L’attenzione viene focalizzata proprio sull’evoluzione
dell’opera, da Eliot al musical teatrale per poi approdare alla versione
cinematografica di qualche anno dopo. Quindi faccio uno studio sul
suo regista, sul cast, sulla trama ed ovviamente sulle motivazioni, le
impressioni e i vari passaggi che hanno condotto all’opera teatrale,
utilizzando poesie originali, con un cenno anche ad Eliot, poeta e
uomo di cultura.
Nel terzo capitolo, invece, è stata affrontata l’analisi della
trasposizione, interpretazione e adattamento delle canzoni,
analizzando le varie teorie di traduzione, e dando un particolare risalto
alla traduzione intersemiotica. Un vero e proprio approccio alla
traduzione multimediale. Espongo, in pratica, la questione da un punto
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di vista prettamente linguistico, esaminandone diverse teorie e scuole
di pensiero.
Nel quarto capitolo mostro le versioni originali in inglese delle
canzoni del musical ed i relativi adattamenti in italiano. Prima di
rendere l’adattamento musicale finito ho tradotto ovviamente le
poesie, e solo in un secondo momento ho adattato il tutto agli spartiti
musicali, effettuando, pertanto, due passaggi, ma in questo capitolo ne
indico solamente l’ultima parte.
Nel quinto capitolo evidenzio l'analisi dei due momenti
fondamentali del processo traduttivo delle canzoni del musical,
rappresentati dalla traduzione letterale e dall'adattamento dei testi.
Pertanto, attuo un confronto con le traduzioni realizzate da Franco
Travaglio (traduttore che ho intervistato). Ciò costituisce la premessa
per esaminare nel dettaglio le condizioni di equivalenza a cui deve
sottostare il testo musicale tradotto in un’altra lingua. I tre livelli di
equivalenza (sincronia, senso del testo e funzione testuale) sono stati,
infatti, oggetto dell'ultima parte dell'analisi, da cui è emersa con
chiarezza la necessità di un approccio traduttivo sostanzialmente
pragmatico.
In coda ci sono le conclusioni riguardo il mio lavoro.
Per quanto riguarda, invece, la bibliografia finale, essa raccoglie
gli estremi di testi sull'argomento trattato, le fonti linguistiche e di
critica cinematografica, inoltre, materiale specifico su Cats! e le fonti
internet da cui è stato reperito ulteriore materiale.
C’è, tra l’altro, da sottolineare, che a differenza del successo
ottenuto in ambito anglosassone, che ha portato anche alla
pubblicazione di vari testi a riguardo, in Italia, purtroppo, non è stato
pubblicato nessun testo su questo musical – film.
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I
COS’È UN MUSICAL?
Il significato di teatro musicale
Cos’è un musical?
Da un secolo a questa parte sono diverse le risposte date a questa
domanda ma quella in cui identifico maggiormente il mio pensiero è
tratta da un libro della scrittrice Sara Venturino
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secondo la quale il
musical è una lente attraverso cui vedere il mondo con occhi diversi,
uno stimolo dei sensi a 360 gradi, che si insinua nel più profondo
dell’animo di ognuno, e tocca le corde dei sentimenti, liberando tutte
le emozioni che, spesso, per convenzione sociale, si è portati a
nascondere e soffocare.
Il ‘teatro musicale’, inteso qui nel linguaggio più esteso del
termine, è una forma di espressione insita nella natura dell’uomo.
Troviamo alcune forme di rappresentazione teatrale già nelle
primissime comunità umane preistoriche con suggestive cerimonie
rituali, sociali o religiose, ricche di gesti simbolici e sempre uguali,
accompagnati da canti e danze. Deduciamo, quindi, che nell’uomo
l’utilizzo simultaneo di più canali espressivi per comunicare con i suoi
simili sia un fatto istintivo.
Minstrel show, burlesque, vaudeville, pantomima, extravaganza,
rivista, operetta, opera buffa, e melodramma sono tutti generi diversi
per struttura, contenuto e origine, ma, anche tutte entusiasmanti
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Sara Venturino ‘Le trame del musical’. Ricordi, Milano, 2002
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espressioni di teatro musicale con forti punti di contatto tra loro. Il
musical moderno, in parti diverse, deve qualcosa ad ognuna di loro.
Un noto liricista
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di nome Oscar Hammerstain II soleva dire che
un musical può essere tutto ciò che si vuole: l’unica cosa che non può
assolutamente mancare è la musica. Esistono, infatti, musical in cui
anche i dialoghi tra i personaggi sono espressi in musica, proprio
come nelle opere liriche (ad esempio in Evita), ed altri in cui vere e
proprie canzoni si alternano ai dialoghi recitati tipici del teatro in
prosa (West Side Story). La componente ‘danza’ invece, può essere
più o meno presente, o alle volte del tutto assente. Cats, ad esempio,
essendo basato interamente su attori che fingono di essere gatti, si
affida in massima parte alle capacità di espressione corporea degli
interpreti, ed alla suggestione delle coreografie.
Le parti costitutive del musical
Nel musical è possibile individuare delle sottocategorie (show –
musical, fairy tale e folk – musical) nell’ambito delle quali
sceneggiatori e registi si muovono con l’intento di proporre storie di
sicura presa sugli spettatori. Ciò avvenne in modo evidente durante il
periodo della Depressione quando le major
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, per assecondare il
bisogno di evasione delle platee, produssero a pieno ritmo film
all’insegna dell’all talking, all singing, all dancing! Così, le uscite di
musical nelle sale diventarono talmente massicce da creare addirittura
una forma di rigetto da parte del pubblico. La prima volta che si
utilizzò il sostantivo ‘musical’ fu sulla rivista ‘Photoplay’, a proposito
del film Quarantaduesima strada (Lloyd Bacon, 1933). Fino ad allora
il termine era stato utilizzato come aggettivo associato alle varie forme
di spettacolo cinematografico e teatrale, dalla commedia al
melodramma, alla rivista.
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Liricista: è colui che scrive i testi delle canzoni presenti in un musical
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Major: importanti studi di produzione cinematografica
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I primissimi musical avevano delle caratteristiche fondamentali
quali:
lo stile, che si comprendeva nel breve tempo di qualche sequenza. I
primi cinque minuti erano basilari;
il movimento, ingrediente fondamentale, perché se un musical non
fosse stato scandito su un ritmo veloce non funzionava;
ed ovviamente la musica.
Si tratta, in effetti, di un genere alquanto complesso che però ha
come base le fattezze di un film, o meglio un film musicale. Scrittori
come Shakespeare e Molière sono citati più volte come autori di teatro
musicale autentici, anche se forse inconsapevolmente, precursori del
genere. Molière scrisse diverse commedie – balletto, comprendenti anche
divertenti intermezzi musicali, come Les Facheux (Gli Importuni), o il più
famoso Il Borghese Gentiluomo. Shakespeare, dal canto suo, disseminava
le sue opere di vere e proprie canzoni ed è sufficiente leggere le
indicazioni originali riportate sui testi di opere come Sogno di una notte di
mezza estate, Molto rumore per nulla o Pene d’amore perdute per
rendersene conto. Sembra assurdo come Shakespeare, Molière e Andrew
Lloyd Webber, nostro contemporaneo, abbiano davvero qualcosa in
comune al di là dei secoli che li dividono. Come Webber, anche
Shakespeare e Molière non erano solo autori, ma, anche produttori dei
loro spettacoli e, di conseguenza, ognuno di loro ha sempre tenuto in gran
conto la regola d’oro fondamentale che permette l’esistenza del teatro
privato: piacere al pubblico.
Ci sono delle componenti essenziali che appartengono a tutto il
genere musical e sulle quali quest’ultimo e la sua storia vengono costruiti.
La partitura: la musica, principale caratteristica distintiva tra il
teatro di prosa ed il musical, genera immagini ed associazioni di idee nella
mente dello spettatore, e può influenzarne atteggiamento e sensazioni, o
suggerire ciò che non viene detto esplicitamente. La partitura di una
canzone si articola principalmente su tre componenti fondamentali:
melodia, armonia e ritmo. La melodia è la sequenza di note che ci
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permette di identificare e ricordare una canzone ed il più delle volte
corrisponde alla parte cantata. L’armonia è, invece, una sequenza di
accordi che accompagna la melodia. Gli accordi sono, in pratica, gruppi di
note suonate simultaneamente su uno o più strumenti; se ben assemblate,
le armonie hanno il potere di ‘colorare’ le atmosfere. Il ritmo, infine, è
movimento: non solo quello delle note scandite nel tempo, ma anche la
sollecitazione fisica che, dopo l’eccitazione emotiva, la musica provoca in
chi l’ascolta. Il ritmo nel teatro musicale, ricalca i ritmi della vita: la
felicità, l’agitazione, la tristezza, un litigio, un contrasto, ogni stato
d’animo ha il suo ritmo, che può facilmente essere messo in musica, così
come ogni persona ha il suo ritmo, che si modifica con le situazioni.
La coreografia: nel musical la funzione delle coreografie è
assolutamente teatrale, ed è intrecciata con la partitura. Le coreografie
esprimono visivamente quello che la musica e le parole evocano
emotivamente ed aiutano a stabilire un’atmosfera, moltiplicando la
sollecitazione sui sensi dello spettatore.
La scenografia: scene, costumi e luci condividono un
fondamentale mezzo espressivo, il colore. Il colore è generalmente la
caratteristica scenografica che viene recepita per prima dal pubblico, e
può influire molto sull’impatto dell’allestimento: attraverso il colore si
può suggerire movimento, alterare la percezione delle forme, influenzare
atmosfera e stati d’animo.
All’interno di questa macro – struttura che definisce l’andamento
generale dello spettacolo, esiste poi una fitta micro – struttura più
flessibile che vediamo di seguito:
Overture: può essere un brano a sé, oppure, un suggestivo
‘collage’ dei motivi principali dello spettacolo, riarrangiati in
versione strumentale.
Opening Number: non tutti i musical iniziano con una
overture. Molto spesso si sceglie di aprire direttamente con