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2. IL BACINO ADRIATICO
2.1 Geomorfologia del Mare Adriatico
Il mare Adriatico è un bacino semichiuso di forma allungata che si estende
fra i 46°N ed i 40°N. Presenta l'asse maggiore, in direzione nord-ovest sud-est,
lungo circa 800 km. Il tratto più breve da una costa all'altra (dalla foce del Po
al capo di Fasana in Istria) misura 102 Km. Il punto più largo, 355 Km, va
dalla cittadina di Vasto al porto di Bar. La larghezza media è di 248,3 Km. Le
coste sviluppano una lunghezza di 3341 Km. L'Adriatico copre un'area di
138.595 Km
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; si trova al centro del mare Mediterraneo tra la penisola italiana
ed i Balcani ed è quasi interamente circondato da montagne: gli Appennini ad
ovest, le Alpi a nord e le Alpi Dinariche ad est. Queste determinano un forte
controllo del vento, soprattutto nella parte nord del bacino, dove si presenta
episodicamente un vento proveniente da nord-est che si incanala nell'apertura
tra le Alpi e le Alpi Dinariche durante l'inverno: questo vento è indicato come
"Bora".
Un altro vento che influenza la circolazione generale del bacino soprattutto
in primavera e autunno, è il cosiddetto "Scirocco", un vento che proviene da
sud-est, e che segue la direzione dell'asse maggiore del bacino tra gli
Appennini e le Alpi Dinariche (Zavatarelli et al., 2002).
La costa orientale si presenta generalmente alta, rocciosa ed irregolare, con
molte isole e promontori che si innalzano dalle profonde acque costiere,
mentre la costa occidentale appare bassa, principalmente sabbiosa e regolare,
con le isobate parallele alla linea di costa e la profondità che aumenta in modo
uniforme verso il largo (fig. 1).
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Fig 1: carta batimetrica del Mare Adriatico; la linea a e b divino il Mar Adriatico in
tre regioni: settentrionale, centrale e meridionale (Artegiani et al., 1997).
La morfologia del fondo e le caratteristiche fisiche delle acque hanno creato
la suddivisione convenzionale dell'area in tre sottobacini (Artegiani et al.,
1997).
La prima regione è detta Adriatico settentrionale; essa è caratterizzata da
una profondità media relativamente bassa (circa 35 m), da un debole gradiente
batimetrico lungo l'asse maggiore, fino ad una profondità di circa 100 m, e da
un forte apporto fluviale, principalmente dovuto al fiume Po.
La seconda regione è l'Adriatico centrale, zona di transizione tra la parte
nord e la parte sud del bacino; recentemente si intende farla partire all'altezza
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di Giulianova Marche e farla terminare alla soglia di Pelagosa a 200 m di
profondità.
Infine l'ultima zona, l'Adriatico meridionale, si estende fino allo stretto di
Otranto, dove avvengono gli scambi di acqua con il Mediterraneo ad una
profondità di circa 800 m; comunque la profondità massima di questa zona è
di 1270 m.
Le temperature superficiali hanno una variazione massima di 20°C tra
l'estate e l'inverno, con un'escursione di 8°C tra nord e sud durante l'inverno;
la salinità ha un gradiente di circa 3 psu (unità pratiche di salinità) fra la costa
occidentale ed il centro del bacino.
Il flusso medio annuale di calore nel bacino è negativo ed ammonta a circa
-22 W/m
2
. La più grande perdita di calore si verifica in inverno, circa -250
W/m
2
mentre il guadagno più alto di calore si raggiunge in estate, 200 W/m
2
.
Dallo stretto di Otranto entrano acque superficiali calde e salate, mentre sul
fondo escono dolci e fredde. Il guadagno d'acqua totale è positivo, con una
media annuale di 1 m d'acqua circa, dovuta principalmente al contributo dei
fiumi; infatti l‟evaporazione e le precipitazioni su base annuale si annullano
quasi del tutto (Raicich, 1996; Artegiani et al., 1997; Maggiore et al., 1998).
L'Adriatico è dunque un bacino di diluizione: E-P-R<0 (con E evaporazione, P
precipitazione, R apporto fluviale), mentre il Mediterraneo nel suo complesso
è un bacino di concentrazione salina (E-P-R>O).
Il Mare Adriatico è molto interessante dal punto dì vista della circolazione
termoalina cioè la circolazione determinata dai gradienti di densità presenti
all'interno della massa d'acqua; questa si differenzia dalla circolazione
superficiale la quale è determinata dall'azione del vento.
Proprio per la sua posizione geografica e morfologia il Mar Adriatico è
soggetto ad intensi meccanismi forzanti che producono una variabilità
stagionale della circolazione (Artegiani et al., 1997).
Evidenze sperimentali indicano che le acque che si formano nel Nord
Adriatico fluiscono lungo la costa occidentale verso sud, ma non è ancora ben
chiaro se le acque profonde del Nord Adriatico raggiungano l'Adriatico
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Meridionale. Si sa però che questo è un sito di formazione di acque profonde,
secondo solo al Golfo del Leone (Pollak, 195l; Buljan, 1976).
2.2 La circolazione generale nel bacino Adriatico
Le stagioni in Adriatico sono state scelte basandosi sulla definizione di
Ocean Season. Il metodo prevede il calcolo del calore accumulato sulla
superficie dell‟Adriatico e si è ottenuta la seguente suddivisione: inverno da
Gennaio ad Aprile, primavera da Maggio a Giugno, estate da Luglio a
Settembre, autunno da Ottobre a Dicembre (Artegiani et al., 1997).
La circolazione superficiale del Mare Adriatico può essere descritta come
un giro ciclonico a grande scala, con un flusso verso nord lungo la costa
orientale ed un flusso di ritorno verso sud lungo la costa occidentale.
Nel Nord Adriatico la struttura predominante è la Northern Adriatic current
(NAd), la cui estensione e posizione rispetto alla costa sono influenzate
dall'azione dei fiume Po. In inverno la corrente è prossima alla foce del Po ed
ha un'estensione di soli 100 km lungo la costa ovest del bacino; in primavera
la corrente Nad si unisce alla corrente medio-adriatica (Western Middie
Adriatic current, WMAd) e produce meandri fino a metà del bacino; in estate
le due correnti si separano per poi riunirsi in autunno in un forte flusso
costiero. In estate ed in autunno si nota la struttura dei gyre del Nord Adriatico
(NAd gyre).
Nell'Adriatico centrale e meridionale le strutture a giro sono molto forti in
estate ed in autunno, mentre diminuiscono in primavera ed in inverno sono
quasi assenti.
Secondo Orlic et al. (1992), la circolazione superficiale nel sud Adriatico è
costituita da un gyre cicionico, il SAd gyre, controllato dalla topografia.
Sono presenti anche due correnti costiere, una sul lato occidentale, la
Western Southern Adriatic current (W-SAd) e una sul lato orientale, la Eastern
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Southern Adriatic current (E-SAd). L'autunno è il periodo in cui la E-SAd è
meglio definita e occupa una ampia parte della regione est del bacino (Fig. 2).
Fig 2: schema della circolazione baroclina del Mare Adriatico (ridisegnata da
Artegiani et al., 1997).
2.3 L'ecosistema in relazione al forzante fisico
L'ecosistema marino è fortemente influenzato dalle condizioni
idrodinamiche del mare. Nel caso specifico del mare Adriatico, si riscontra un
ecosistema influenzato dalla variabilità stagionale e interannuale del bacino,
controllata prevalentemente dagli eventi atmosferici e dall'apporto fluviale.
Per valutare la biomassa fitoplanctonica del bacino è interessante analizzare
la concentrazione di clorofilla come indicatore della biomassa dei produttori
primari. In generale la distribuzione spaziale climatologica superficiale di
clorofilla mostra l'evidente massimo in prossimità delle coste in ogni stagione.
In modo particolare in inverno ed in autunno si riscontrano alte concentrazioni
di clorofilla correlate con la fioritura delle Diatomee e simultaneamente con
elevati valori di nutrienti. Si nota inoltre come l'influenza dell'apporto fluviale,
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in connessione al regime delle correnti, porti ad una graduale diminuzione
della produzione primaria allontanandosi dalla costa italiana.
Per quanto riguarda il fitoplancton, il numero di specie identificate è tra 150
e 200, delle quali circa il 90-95% sono Diatomee e Dinoflagellate.
Numericamente le Diatomee prevalgono in primavera e ad inizio estate,
mentre le Dinoflagellate solo nei mesi più caldi dell'anno.
La dinamica stagionale può essere pensata in termini di rimescolamento
verticale: la fioritura autunnale è seguita da un forte rimescolamento della
colonna d'acqua che porta, durante l'inverno, ad una limitazione della luce in
profondità; l'aumento della stratificazione induce la fioritura primaverile che,
rapidamente, fa esaurire le risorse di nutrienti, inducendo un utilizzo, durante
l'estate, dei nutrienti rigenerati in situ. La densità algale delle fioriture può
raggiungere 60-70 milioni di cellule per litro, mentre in situazioni di
“normalità” può variare, a seconda del periodo e della località, da un migliaio
a 600-700.000 cellule per litro (Boni e Solazzi, 1989). In quasi tutti i periodi
dell'anno Skeletonema costatum è la specie dominante e le prime fioriture di
Dinofiagellate che si verificano in marzo-aprile sono di Glenodinium lenticola
e Prorocentrum micans (Vollenweider et al., 1992).
Nella catena trofica marina è da sottolineare anche l'importante ruolo svolto
dai batteri. Essi svolgono una intensa azione di mineralizzazione della
sostanza detritica, demolendo le complesse molecole organiche e fornendo
elementi assimilabili dai produttori primari; inoltre essi rappresentano la
principale fonte di cibo per Protozoi e piccoli Metazoi predatori, formando con
essi il microbial loop. Anche per i batteri si riscontrano relazioni tra
condizioni ambientali (salinità, apporti di nutrienti) e sviluppo di batteri,
mentre una forte correlazione positiva è osservata con l'apporto di nutrienti
(fosfati e nitriti) provenienti dai fiumi.
Per quanto riguarda il mesozooplancton (con dimensioni superiori a 200
micrometri) non si rinvengono, durante l'anno, più di una trentina di specie;
quindi si hanno bassi valori dell'indice di diversità ma comunque alti tenori di
biomassa. La composizione tassonomica è abbastanza nota, dominata per gran
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parte dell'anno dai Copepodi, le cui percentuali scendono al di sotto del 50%
solo nei mesi estivi ed autunnali. Le specie che rivestono particolare
importanza per la loro costante presenza sono Oithona sp., Paracalanus
parvus e Acartia clausi che costituisce da sola, in determinati periodi, anche il
90% dell'intero popolamento dei Copepodi. I Cladoceri costituiscono l'altra
specie importante, dominante nei mesi estivi.
La frazione microzooplanctonica (<200 micrometri) è molto legata alle
condizioni di stabilità della colonna d'acqua: generalmente si ha una più alta
densità di popolamento negli strati superficiali, con predominanza dei Ciliati
"nudi" da febbraio a settembre, e dei Tintinnidi nei mesi invernali.
Gli effetti del forzante fisico di cui risente lo strato bentonico sono
principalmente dovuti all'azione della circolazione generale che modifica la
distribuzione della granulometria dei sedimenti ed all'azione del moto ondoso,
che determina la forma di fondo e provoca la risospensione dei sedimenti
superficiali.
Anche la morfologia dei fondali incide moltissimo: le coste dell'ex-
Yugoslavia presentano comunità bionomicamente più varie, mentre quelle
italiane, soprattutto del Nord Adriatico, sono popolate da comunità bentoniche
uniformi e ricche in biomassa. Si trovano vaste aree caratterizzate dalla
dominanza del bivalve Corbula gibba il quale viene di solito associato, se
rinvenuto in contemporanea con il polichete Lumbrineris latreilli, ad ambienti
squilibrati.
2.4 Le maree nel nord Adriatico
La propagazione delle maree è governata dai cicli astronomici che
coinvolgono la Luna ed il Sole e da fattori locali quali la struttura del bacino;
così l'oscillazione della marea non è un fenomeno costante nell'arco dei mese
lunare in quanto conosce due massimi, maree di Sigizie, e due minimi, maree
di quadratura. Le prime si hanno in occasione di Luna Nuova e Luna Piena
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quando questo astro si allinea con il sole e le forze di attrazione gravitazionale
esercitate sulla Terra si sommano producendo così una forma di ellissoide
allungata sulla massa d'acqua oceanica. Il secondo tipo di marea avviene
quando la Luna è disposta perpendicolarmente rispetto al Sole e le forze di
attrazione che essi esercitano sulla Terra si sottraggono: questo effetto è
visibile nella forma di ellissoide tozza assunta dalla massa oceanica.
I primi studi sulle maree nel mar Adriatico iniziarono nel XIX secolo ed è
sempre stato noto che solo sette costituenti di marea, 4 semidiurni e 3 diurni,
danno un contributo significativo all'elevazione della superficie libera (SSE).
Al di fuori degli stretti, le maree del Mediterraneo raggiungono la loro
massima ampiezza nel mare Adriatico del Nord.
Generalmente le correnti nel Mediterraneo sono deboli, con l'elevazione
della superficie libera che non supera il metro di altezza. L'Adriatico ha maree
moderate con la più grande ampiezza che raggiunge i 26 cm nel golfo di
Trieste con periodo di 12-42 ore.
Il livello di marea può cambiare a causa di particolari eventi meteorologici,
come le variazioni della pressione atmosferica e dell'intensità dei venti. Da tali
eventi dipende infatti, in parte, il fenomeno della sessa: un'oscillazione
periodica del mare Adriatico simile a quella di una bilancia con fulcro sul
parallelo di Otranto. In alcuni casi l'insieme di questi fattori può provocare
sbalzi anche rilevanti rispetto ai valori medi della marea producendo il ben
noto fenomeno dell'acqua alta a Venezia.
La Bora è un vento che interessa enormemente l'Adriatico settentrionale da
ottobre fino in primavera ed è particolarmente intenso e frequente nella
stagione fredda, durante la quale può generare anche grosse bufere. In estate è
molto meno intenso e frequente.
A differenza della Bora, lo Scirocco soffia a nord del bacino Adriatico in
maniera più graduale e raggiunge velocità minori. Nonostante ciò può
raggiungere un'intensità tale da generare anch'esso bufere e rappresenta inoltre
il maggior vento responsabile delle acque alte.
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3. LA FONDAZIONE CETACEA
La Fondazione Cetacea onlus
La Fondazione Cetacea ONLUS è un'organizzazione senza scopo di lucro,
ufficialmente riconosciuta dalla Regione Emilia-Romagna e individuata quale
Centro di Educazione Ambientale. Essa opera per lo studio e la salvaguardia
dei Cetacei e degli altri Vertebrati marini e, più in generale, per la tutela del
mare e delle sue risorse. Sin dal 1988 è attivamente impegnata nei settori della
ricerca, della conservazione e dell'educazione ambientale grazie al contributo
di biologi, veterinari, naturalisti e volontari. Inoltre la Fondazione è impegnata
in iniziative per i1soccorso, la cura e la riabilitazione di animali marini in
difficoltà.
I vari progetti
1) EDUCAZIONE AMBIENTALE E DIVULGAZIONE
L‟interesse scientifico della Fondazione Cetacea si concentra soprattutto sul
Mare Adriatico, dove ha documentato la presenza di Pseudorca, Capodoglio,
Delfino Comune e il primo avvistamento dì Megattera. La Fondazione
Cetacea si occupa di Educazione, Ricerca scientifica e Divulgazione al fine di
sensibilizzare interlocutori di età e interessi diversi, e favorire la difesa degli
ecosistemi. Contribuisce a diffondere i risu1tati delle ricerche scientifiche cui
collabora e, insieme alle maggiori associazioni ambientaliste, conduce
campagne con l'obiettivo di creare oppure migliorare le normative per la tutela
dell'ambiente marino.
2) SPIAGGIAMENTI
La Fondazione Cetacea ha collaborato fino al 2002 con il Centro Studi
Cetacei, di cui è stata referente per le regioni Emilia-Romagna e Marche.
Questo progetto ha come scopo il recupero delle carcasse dei Cetacei
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spiaggiati lungo le coste italiane, interventi di pronto soccorso sugli esemplari
rinvenuti ancora in vita. Il campionamento delle carcasse è possibile grazie ad
una stretta collaborazione con le aziende preposte al loro smaltimento: il
personale della Fondazione è tempestivamente avvisato d‟ogni nuovo
ritrovamento e sistematicamente autorizzato a recarsi nelle aree interessate con
compiti operativi e di ricerca. Dal 1998 al 2004 sono stati raccolti reperti di
gran rilevanza scientifica, provenienti da circa 110 esemplari, in parte
conservati e catalogati in un‟importante collezione. Notevole interesse
scientifico rivestono i reperti di specie rare come il Delfino comune, il
Grampo e la Balenottera comune. La Fondazione ha compiuto più di 30
interventi su Cetacei in difficoltà appartenenti a specie diverse, in tutto il
territorio costiero nazionale.
Attualmente coordina il Pr.In.Ce. (Pronto Intervento Cetacei & Co.),
gruppo di pronto intervento per il soccorso di Cetacei, tartarughe marine e
Grandi Vertebrati marini.
L‟obiettivo è quello di intervenire, con competenza, su animali in difficoltà,
previo coordinamento con le istituzioni preposte, soccorrerli in base alle loro
condizioni, approfondire le attuali conoscenze sulle specie cui appartengono e
sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo alle problematiche di
conservazione e tutela dei Vertebrati marini. Il gruppo, formato da biologi,
collaboratori e volontari della Fondazione Cetacea, dai veterinari e dal
curatore dei delfini del Parco Oltremare e dalla Protezione Civile di Numana,
conta circa 40 persone che si riuniscono una volta al mese per formazione,
aggiornamento, esercitazioni e simulazione dì modalità d‟intervento su
animali in difficoltà (Furlati, 2005).
3) TARTARUGHE
L‟Adriatico è un'area di alimentazione molto importante per la Tartaruga
Comune (Caretta caretta), specie a rischio d‟estinzione. La Fondazione
Cetacea è un punto di riferimento per le coste dell'alto Adriatico. Negli ultimi
16 anni sono state recuperate circa 800 tartarughe (vive o morte). Dopo un