1. INTRODUZIONE
L’ambiente è un intricato sistema che ha raggiunto un proprio equilibrio solamente
dopo migliaia di anni di evoluzioni e trasformazioni. All’interno di questi cicli
naturali, si è inserito da alcuni millenni, un altro protagonista: l’uomo.
Gli esseri umani si sono adattati ai territori in cui vivevano e spesso hanno apportato
continue “modifiche” in modo tale da regolare i naturali processi in atto, ai propri
interessi; tali trasformazioni si sono rese necessarie per colmare le esigenze che via
via aumentavano nel nuovo complesso sistema che l’uomo stava costruendo. Però,
nel corso della sua evoluzione, l’uomo ha prima limitato lo spazio di cui necessitava
intaccando solo quello utile alla propria sopravvivenza, poi col passere del tempo e
delle epoche storiche, ha radicalmente mutato il territorio, riservandosi buona parte
del proprio spazio ed occupando anche zone che fino a qualche anno fa risultavano
inaccessibili. Attualmente il complesso rapporto ambiente-uomo è fortemente
sbilanciato verso quest’ultimo e il vecchio equilibrio sembra ormai compromesso.
In particolar modo il territorio rurale è stato oggetto di trasformazioni sempre più
profonde negli ultimi decenni poiché agli eventi naturali si sono aggiunti le sempre
maggiori pressioni determinate dall’azione dell’uomo. Le conseguenze, oltre che dal
punto di vista paesaggistico e visivo, possono imprimere probabili cambiamenti
anche ai cicli naturali, la cui evoluzione è ancora in fase di studio.
L’utilizzo di materie prime e tecniche inquinanti, l’assenza di programmi di sviluppo
sostenibile e di mitigazione degli impatti sull’ambiente, politiche di controllo
scarsamente efficienti, associati alla deforestazioni di vastissime superfici, hanno
determinato alterazioni talmente profonde da modificare la struttura stessa degli
ecosistemi; un esempio può essere la riduzione della biodiversità.
Una delle più evidenti e frequenti conseguenze dell’alterazione dell’originale
copertura dei suoli imposta dall’uomo, è riscontrabile nell’attuale situazione di
dissesto idrogeologico in cui versano le aree rurali. Le differenti condizioni di
copertura forestale, con la conseguente perdita di resistenza dei confronti di agenti
atmosferici, hanno prodotto forti processi erosivi, tali da rendere instabili interi
2.1.2 IL DISEGNO DEL TERRITORIO IN BASILICATA FINO
ALL’ETA’ MODERNA
In Basilicata, dopo l’interruzione degli studi sull’agrimensura avvenuti all’inizio del
Medioevo, rinasce l’interesse per la cartografia per scopi agrari, nel XVI secolo,
soprattutto per motivi legati alle necessità pratiche della nuova società che si stava
ricostruendo. Infatti l’incertezza legata ai diritti di proprietà ereditata dai secoli
precedenti e una quasi totale mancanza di conoscenza del territorio, che non fosse
quella legata alla memoria storica delle popolazioni, hanno riportato in auge queste
pratiche. Inoltre, l’aumento della richiesta di operazioni geometriche, sono dipese sia
da fattori economici (dissodamenti, nuovi insediamenti urbani, aumento del valore
della terra) sia da fattori giuridici (riordinamento degli apparati di governo,
riorganizzazione della gestione del patrimonio ecclesiastico e feudale).
In quel contesto, le carte sono soprattutto di tipo geometrico legate alle attività degli
agrimensori; risultano estremamente eterogenee poiché non rispondono ad un
progetto unitario di raffigurazione; sulla loro qualità, hanno un gran peso la capacità
e la sensibilità del singolo autore e soprattutto il contesto per le quali vengono
prodotte.
Non a caso in Basilicata, in cui la morfologia e l’organizzazione fondiaria dividono
profondamente l’area appenninica che va dal Vulture allo Ionio, attraverso il bacino
del Bradano e i corsi inferiori del Basento, si verifica un divario evidente nella
qualità e quantità delle cartografie; solo in quest’ultime aree, caratterizzate dalla
partecipazione al sistema della transumanza e dalla presenza di grandi aziende
feudali e complessi fondiari ecclesiastici, si riscontrano esperienze locali precoci e di
continuità nella realizzazione di raffigurazioni.
Se le prime rappresentazioni del territorio consistevano nell’illustrazione di un
itinerario, percorso dai periti e dai rappresentanti delle parti in causa senza
misurazioni geometriche vere e proprie, nell’Ottocento (in seguito alla ridefinizione
degli strumenti amministrativi e giudiziari dello Stato) la cartografia prodotta dagli
agrimensori, a cui si affiancano con una presenza più cospicua gli architetti, diviene
uno strumento prevalentemente progettuale di governo del territorio, rispondendo ai
dettami che le nuove leggi imponevano. In base e queste nuovi riferimenti
normativi, le carte redatte nelle operazioni demaniali e catastali seguono le fasi
prescritte dalla normativa. Tuttavia, anche se si procede verso una standardizzazione
delle carte, l’arretratezza tecnica degli agrimensori presenti sul territorio lucano, fa si
che permangano nella qualità grafica, le disomogeneità che erano già state registrate
nei secoli passati. Maggiore uniformità e oggettività nelle raffigurazioni del territorio
si verificano nella cartografia redatta dagli architetti, rara e limitata ad operazioni di
particolare rilievo, quali le confinazioni comunali. Lo studio della topografia, l’uso di
un linguaggio convenzionale, danno luogo ad un modello di disegno che prescinde
dalle tradizioni locali. Inoltre, la descrizione delle colture e dell’uso del suolo, che
solo occasionalmente era oggetto di interesse dell’agrimensore, diviene puntale e
arricchisce la storia del paesaggio agrario lucano (Angelini, 1988).
Le carte storiche del territorio della Basilicata che contengono maggiori informazioni
e dettagli utili allo studio del paesaggio sono quelle realizzate ai fini di:
- Confinazione: cartografia che in molti casi è la più ricca di informazioni
riguardanti l’ubicazione di insediamenti rurali le cui tracce visibili sono
attualmente scomparse. Le operazioni per la redazione di queste carte,
soprattutto per fini giudiziari, vengono in genere eseguite da professionalità
più alte di quelle dell’agrimensore, quali ad esempio architetti;
- Questioni demaniali: realizzate per la definizione delle controversie
demaniali, queste carte erano prodotte in una prima fase sulla base di fonti
diplomatiche, fiscali, giudiziarie che le parti esibiscono per documentare i
rispettivi diritti; nella fase conclusiva della quotizzazione dei demani,
l’agrimensore procedeva alla realizzazione di una carta dividendo il territorio
con uno schema rigorosamente geometrico tenendo conto della viabilità e
dell’uso del suolo (Angelini, 1988).
Entrambe queste tipologie di carte possedevano dei riferimenti geografici ben precisi
e un utilizzo di rappresentazioni in scala tali da poter essere utilizzate in ambienti
informatici moderni quali ad esempio i GIS (Geographic Information System).
Gli strumenti utilizzati nell’agrimensura erano:
- SQUADRO: è costituito da un cilindro perforato da quattro tagli verticali
principali ogni 90° e a volte da quattro ulteriori fessure ogni 45°; l’asse
2.2 NUOVE TECNOLOGIE PER L’ANALISI TERRITORIALE
L’analisi del territorio rappresenta un perfetto esempio di ambito multidisciplinare
perché prevede la raccolta e l’elaborazione di dati spesso estremamente diversificati
fra loro e afferenti a diversi ambiti scientifici quali, ad esempio, la geologia, la
botanica, la zoologia, ecc, fino all’economia e alla sociologia. Il successo di una tale
analisi è dunque legato alla migliore integrazione, elaborazione ed interpretazione di
questi dati ed informazioni. Per l’implementazione di analisi territoriali complesse,
vengono in aiuto le moderne tecnologie GIS (Geographic Information System), esse
permettono di realizzare un prodotto che può essere non solo consultato, ma anche
aggiornato ed usato in modo tale da fornire un valido supporto per la pianificazione
di interventi sul territorio e per il monitoraggio delle azioni che saranno intraprese. I
Sistemi Informativi Geografici consentono elaborazioni anche complesse dei dati, la
loro integrazione ed interpretazione nonché la restituzione in forma grafica e
simbolica su carte tematiche del territorio come espressione dei risultati ottenuti
(Caiaffa et al., 2008).
La diffusione di queste nuove tecniche, si basa sulla necessità di approfondire le
conoscenze in ambito ambientale e garantire il monitoraggio continuo delle sue
componenti. Risulta essere una premessa necessaria per la valutazione dei
cambiamenti di ogni destinazione d’uso del territorio; anche l’esigenza di dare
risposte alle aspettative socioeconomiche in maniera sostenibile sotto il profilo
ambientale comporta la necessità di una aggiornata e puntuale valutazione delle
risorse, per la cui gestione razionale risulta necessaria una visione globale ed
aggiornata del territorio che si può raggiungere con l’ausilio dei GIS (Tortora et al.,
2002).
Questo nuovo approccio tecnologico, si è diffuso anche nell’ambito dell’analisi delle
interazioni tra territorio rurale ed urbano. Molti studi, come quello di Senes e
Ferrario (2009) hanno sfruttato le potenzialità dei GIS per sviluppare uno studio
finalizzato ad analizzare l’evoluzione dell’uso del suolo negli ultimi 50 anni e
valutare l’efficacia della funzione di limitazione all’espansione urbana svolta dal
“Parco Agricolo Sud Milano”. La metodologia utilizzata per il raggiungimento degli
obiettivi è quella del confronto temporale di dati territoriali (cartografia, dati
2.1 STRUMENTI GIS E CARTOGRAFIA STORICA
I documenti cartografici storici costituiscono un immenso patrimonio storico-
culturale, purtroppo frequentemente affetto da forti problemi di usura. In aiuto alle
operazioni di recupero di cartografia storica (insieme di operazioni volte a
salvaguardare l’esistenza del documento cartografico, sia dal punto di vista del
supporto, sia dal punto di vista del contenuto), intervengono le moderne tecnologie.
A tale scopo i moderni strumenti della geomatica, consentendo l’acquisizione,
l’elaborazione e la fruizione della cartografia antica in ambiente digitale e GIS al fine
di valorizzare la carta storica in chiave moderna e mostrarne l’odierna utilità. Infatti,
la disponibilità di una carta storica in ambiente digitale, con la salvaguardia delle
proprietà metriche ad essa associate, è anche il mezzo per avviare un ampio spettro di
ricerche ed applicazioni, non attuabili col solo supporto cartaceo (Gatta, 2010). La
stesso autore nel suo lavoro (2010) cerca di evidenziare come le operazioni di
recupero della cartografia storica in ambiente digitale, possano essere raggruppate in
un’unica metodologia applicativa, distinta in tre fasi principali: acquisizione,
georeferenziazione e trattamento della carta in ambiente digitale. Ciascuna fase viene
descritta attraverso la trattazione di alcuni casi pratici: tre carte del delta del Po
(1592-1599), la Ichnoscenographia di Bologna (1702), il Catasto Gregoriano di
Bologna (1831).
Molteplici sono gli esempi di utilizzo di applicazioni GIS alla cartografia storica e
altrettanti sono i campi di applicazione che spesso esulano dalle classiche tematiche
di pianificazione del territorio. Ad esempio nel lavoro di Giordano & Nolan (2007),
è stata valutata l’accuratezza planimetrica di tre mappe realizzate durante la guerra
civile americana (Stones River 1862/1863) per determinare quale di queste carte
storiche sarebbe stata più utile per la localizzazione della posizione delle unità
militari durante la battaglia rispetto all’attuale assetto territoriale. Per raggiungere
tale obiettivo è stato appunto necessario utilizzare i GIS ed in particolare applicare
tecniche di analisi spaziali in modo da valutare quantitativamente la precisione delle
carte.
2. MATERIALI E METODI
2.1 AREA DI STUDIO
3.1.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il territorio oggetto di analisi, ricade interamente all’interno del comune di Forenza
1
(Foto 1) con orientamento Nord Nord-Ovest rispetto all’abitato ed è confinante con i
comuni di Pietragalla a Sud, Avigliano e Filiano ad Ovest e con Acerenza ad Est. I
limiti della suddetta area sono rappresentati dai confini comunali prima elencati e
dalla strada comunale “S. Giuliano” (arteria di collegamento tra Acerenza e Forenza)
nella parte settentrionale (Figura 4).
Dal punto di vista amministrativo, l’area di studio si estende per circa 1800 ettari ed
è suddivisa tra proprietà privata e demaniale. Quest’ultima fa riferimento al bosco
denominato “S. Giuliano” (foglio 77 particelle: 24-14-29-27) di 220,69 ettari che
rientra in un comprensorio forestale molto più ampio che si sviluppa sulla dorsale
dell’Appennino Lucano Orientale compresa tra i comuni di Ginestra e Acerenza e
che comprende le proprietà demaniali di alcuni comuni limitrofi quali Ginestra,
Maschito, Ripacandida, Avigliano e Filiano, più una consistente quota di demanio
regionale.
Foto 1: Vista sul Comune di Forenza
1
Comune nella provincia di Potenza di 2143 abitanti (Istat, 2011) che Sorge a 836 m s.l.m. a nord
dell'Appennino Lucano, nella Valle del Bradano nella parte settentrionale della provincia. Fa parte
della Comunità Montana Alto Bradano. Il colle su cui sorge è chiamato "Balcone delle Puglie" perché
è possibile osservare il panorama del Tavoliere pugliese, fino al Gargano ed il Monte Vulture. Si
estende per una superficie di 115 km
2
Le carta, realizzata con le tecniche dell’agrimensura di quel periodo, rappresenta
essenzialmente un disegno a penna acquerellato quindi, oltre all’utilizzo di una
simbologia intuitiva per rappresentare le caratteristiche del territorio, l’autore sfrutta
anche i colori per poter definire alcune peculiarità dello stesso. Questi due elementi
rappresentano l’unico modo per leggere la mappa, data l’assenza di una legenda vera
e propria. Oltre al titolo della carta in cui si legge l’estensione totale dell’area
contestata, è possibile leggere anche la superficie spettante al comune di Acerenza
(circa 450 ha); graficamente la suddivisione del demanio è stata effettuata
realizzando una linea divisoria (i cui vertici sono segnati dalle lettere A-F-D-B) e non
utilizzando cromatismi come sfondo. Nella parte bassa, è possibile leggere anche la
scala utilizzata (scala di passi 700 di palmi
1/3 2
); per cui, con l’ausilio dell’opportuna
conversione rispetto alle unità di misura della provincia di Napoli, la barra disegnata
corrisponde a circa 185 m. nella realtà (scala 1:12000 circa). I confini del territorio
sono solamente elencati ai margini della pianta e i luoghi d’interesse, come le
masserie, sono evidenziate, oltre che da un disegno, anche da un toponimo. Un altro
elemento da valutare è l’orientamento della mappa; in questa carta i punti cardinali
sono stati inseriti, in modo artistico, all’interno della carta (Figura 10).
Figura 10: Dettagli raffiguranti una masseria con rispettivo toponimo e un punto cardinale.
2
1 passo = 7 palmi
1/3
= 1,84569 m
3.3.3.1 Uso del Suolo
La seconda operazione di digitalizzazione ha riguardato i differenti tipi di uso del
suolo nei vari periodi esaminati. Trattandosi di aree, in questo caso, la primitiva
geometrica utilizzata è quella poligonale.
In una prima fase si è proceduto alla delimitazione delle diverse tipologie di uso del
suolo per poi associarle ad una categoria specifica all’interno di un record testuale
creato nella tabella attributi. La perimetrazione di aree omogenee e l’individuazione
della tipologia di uso del suolo (operazione di fotointerpretazione), ha permesso di
creare delle mappe tematiche di uso del suolo così da poter confrontare e valutare la
variazioni nei diversi archi temporali (Figura 28).
Figura 28: Estratto della digitalizzazione dell’uso del suolo. Ogni poligono è rappresentato da un
colore diverso in base alla categoria.
In merito alle infrastrutture viarie è stato considerato il solo sviluppo lineare, ad
eccezione delle strade statali e provinciali il cui impatto sul territorio è rilevante.
Anche in questo caso la vettorializzazione, principalmente, è avvenuta utilizzando
polilinee, differenziate in base alla tipologia.
3.3.4 MODELLAZIONE TRIDIMENSIONALE
Accanto ai tradizionali metodi di rappresentazione bidimensionale (carte
topografiche, carte tematiche, ecc.) si vanno diffondendo sempre più metodologie di
rappresentazione tridimensionale. Un modello di questo tipo (modello 3D) è infatti
più intuitivo da comprendere rispetto alla rappresentazione codificata secondo le
regole della cartografia tradizionale, in cui si è cercato di ovviare al problema
dell’assenza di tridimensionalità tramite rappresentazioni lineari (a curve di livello o
tratteggio artistico).
Un particolare modello tridimensionale del terreno è il DEM (Digital Elevation
Model) che rappresenta la distribuzione delle quote di una certa superfice in formato
digitale. Il modello digitale di elevazione viene in genere prodotto in formato raster
associando a ciascun pixel l'attributo relativo alla quota assoluta.
Questi DEM vengono utilizzati con lo scopo di:
• classificazione del terreno;
• rappresentazioni 3D;
• valutazione impatti visivi;
• costruzione di opere civili;
• calcolo di gradienti, esposizioni, ecc.;
• simulazioni di processi e paesaggi.
Tutti questi prodotti, se impiegati in ambiente GIS, hanno numerose applicazioni
nello studio del territorio con particolare riguardo alle indagini per la mitigazione dei
rischi naturali.
Esistono diverse modalità per la creazione di un DEM, tutte sostanzialmente basate
su un meccanismo di interpolazione che, partendo da una distribuzione regolare o
irregolare di punti noti, è in grado di calcolare quelli ignoti (Figura 45).
Un altro metodo molto utilizzato è il TIN (Triangulated Irregular Network).
Quest’ultimo è un metodo di interpolazione che si basa su una struttura