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1. Il format
Il Maurizio Costanzo Show nasce a metà degli anni Ottanta, trasmesso su Canale 5 dal Teatro
Parioli di Roma (registrato, salvo eccezioni), e si afferma presto come uno dei talk show più
amati e seguiti dal pubblico televisivo italiano. Il giornalista e anchorman Maurizio Costanzo,
abile talent-scout - quando non creatore ex nihilo - di personaggi e situazioni spesso
borderline destinati al consumo televisivo ne è ideatore, co-autore e conduttore, e ne diviene
presto il «simbolo» nell’immaginario popolare grazie ad un ironico e peculiare uso mediatico
della sua fisicità e della sua espressività (sono ormai entrate nella storia dello spettacolo
televisivo italiano la sua postura sul palco, il modo di guardare gli ospiti, i richiami, gli
ammonimenti e gli ammiccamenti al pubblico e agli ospiti). Il fulcro della trasmissione è
rappresentato dagli ospiti e soprattutto dagli eventi televisivi, quando non «casi» umani che
non di rado si creano di conseguenza, sapientemente coadiuvati e spinti al nascere dalla guida
discreta e sorniona, apparentemente superficiale ma ferma e cosciente - e talvolta un po’
brusca - del conduttore.
Una delle formule del programma, strutturato in maniera fluida e non eccessivamente
codificata così da permettere l’adozione di varie tipologie di organizzazione delle serate a
seconda dei temi trattati, è il cosiddetto «Uno contro tutti». Tale serata, come suggerisce il
nome, prevede la presenza in palcoscenico, assieme al conduttore, di un personaggio
pubblico, da solo, sottoposto alle domande di un parterre di giornalisti e personalità affini
all’ambito professionale all’ospite, sistemati in prima fila, e ad una selezione di questioni
poste dal pubblico. Nell’aderenza alla tacita regola - comune invero a tutto il sistema
televisivo - di recepire quanto più audience possibile, norma televisiva cui Costanzo non si
sottrae (e di cui anzi, per i detrattori, fa talvolta abuso), va da sé che i personaggi scelti per
questo genere di serate siano invitati sulla base di caratteristiche personali o trascorsi tali da
garantire un adeguato livello di «calore» e di trasporto emotivo nel pubblico, in sala ma
soprattutto a casa.
Nella cornice della serata «Uno contro tutti» si situano le due presenze televisive della
«macchina attoriale», l’attore e regista teatrale e cinematografico Carmelo Bene, ospite in
trasmissione nel 1994 e nel 1995.
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2. L’evento
Carmelo Bene viene invitato due volte al Maurizio Costanzo Show, nel 1994 e nel 1995.
Entrambe le puntate sono registrate al Teatro Parioli di Roma, e mandate in onda
rispettivamente il 27 giugno e il 23 ottobre
1
. La prima delle due è un vero e proprio evento
pubblico; nel 1989, in piena bufera per l’abbandono della conduzione della Biennale di teatro
di Venezia, Bene viene ricoverato, e dopo un’operazione di otto ore o mezzo gli vengono
aperti quattro by-pass. Su raccomandazione dei medici, Bene sparisce dalle scene, ritirandosi
nella sua abitazione romana. Nel 1990 è invitato dal Presidente dell’Unione Artisti Russi
Valerj Shradin, suo ammiratore, a recitare a Mosca. Bene accetta, e trascorre i tre anni
successivi a curare allestimenti e laboratori di ricerca nei teatri di Mosca e San Pietroburgo. Il
suo ritorno in Italia, nel 1994, è celebrato con l’apparizione-consacrazione pubblica da
Maurizio Costanzo, la prima dopo quasi cinque anni di assenza totale dai riflettori italiani.
La seconda volta invece, nel 1995, la «macchina attoriale» è invitata a seguito della
pubblicazione dell’Omnia delle sue opere presso Bompiani, ulteriore consacrazione per
l’attore, elevato a «classico» della storia del teatro (condizione, questa di «classico», su cui
Bene ironizzerà nel corso di tutta la puntata, negando spesso ai presenti il diritto di porre
domande ad un «classico»).
Queste due presenze televisive di Bene rappresentano le uniche occasioni, per il pubblico
italiano, di vedere l’attore per così tanto tempo, quasi due ore a puntata, in televisione. Le
apparizioni precedenti, infatti, consistono in un pugno di interviste, più brevi e tutte risalenti a
qualche anno addietro (l’ultima prima del 1994 era stata nella trasmissione di Piero
Chiambretti Il Postino, per cui Bene non aveva espresso però alcuna accettazione preventiva,
data la struttura del programma che prevedeva l’«incursione» non concordata di Chiambretti
nei domicili degli ospiti).
Il parterre degli ospiti per la puntata del 1994 vede fra i giornalisti Roberto d’Agostino,
Mariella Menegoni della Stampa, Luigi Lunari dell’Avanti, Maria Latella, Roberto Cotroneo,
Ugo Volli; fra gli addetti ai lavori, il critico teatrale Guido Almansi e gli attori Aroldo Tieri,
Franco Citti ed Emanuele Giglio. Appare in prima fila anche la giovane Sonia Cassiani,
1
Le registrazioni integrali del Maurizio Costanzo Show del 27/06/1994 e del 23/10/1995 alle quali fa riferimento
la trattazione che segue sono state trasmesse dal programma di RaiTre «Fuori Orario» e registrate a cura del
sottoscritto.
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«opinionista» nata e cresciuta al Costanzo Show, titolare per qualche tempo, all’epoca, del
ruolo di portabandiera di un rinnovato quanto effimero «movimento» morale pro-castità
femminile - invitata da Costanzo, si suppone, nel tentativo di creare spazio per qualche
divertente attrito con Bene.
La puntata dell’anno successivo vede per la seconda volta rinnovata la presenza di
D’Agostino e Almansi, cui si aggiungono i giornalisti Pierangelo Buttafuoco, Sandro
Veronesi e Giordano Bruno Guerri, l’attrice Lina Sastri, lo storico dell’architettura Bruno
Zevi (tra i pochi personaggi pubblici titolari della stima dichiarata di Bene), l’attrice ed ex
compagna di Bene Lydia Mancinelli, il critico cinematografico Marco Giusti.
L’ingresso in trasmissione di Bene nel 1994 fornisce un assaggio paradigmatico dello
atteggiamento che l’attore manterrà, salvo rade eccezioni, nel corso della trasmissione, e che
riproporrà l’anno successivo.
La prima interazione dell’ospite avviene con Costanzo, che da subito cerca di rassicurare il
pubblico tentando di creare una situazione che possa fornire all’audience ciò che da Bene essa
si aspetta, cioè che egli sostenga la parte dell’enfant terrible, il genio dai modi bruschi e
provocatori. Costanzo, infatti, esordisce:
MC: Vogliamo cominciare sub- vuoi mettere in fila te con chi ce l’hai?A me mi viene il
nome Carmelo Rocca
2
, tanto per citare il primo che mi viene mente.
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Costanzo cerca dunque di sfruttare da subito il lato più fecondo di Bene, quello più polemico
e scontroso. Carmelo Bene, però, non solo nega di “avercela” con qualcuno, dichiarando
dunque con ciò di non essere disposto a partecipare «attivamente» alla ennesima messinscena
dell’immagine che egli ha (ed è consapevole di avere, e che certo ha consciamente contribuito
a mantenere) presso l’opinione pubblica - contribuendovi però «passivamente», avendo
accettato di portare la sua presenza in studio - ma fornisce una risposta che devia largamente
dalla domanda posta da Costanzo. Bene mostra di non avere intenzione di riconoscere autorità
al conduttore, che sarebbe secondo le regole del format il personaggio tenuto a porre le
2
Direttore generale del Ministero del Turismo e dello Spettacolo.
3
Per le trascrizioni utilizziamo alcune delle convenzioni notazionali riportate in Stephen Levinson, La
pragmatica, trad.it., Bologna, il Mulino, 1985. [//] indica il punto in cui si verifica una sovrapposizione; (.) una
pausa (breve, dove non specificato); [:]indica l’allungamento di una sillaba, ripetuto in base alla lunghezza; [?]
prima di una frase ne indica l’intonazione ascendente; (h) in una parola indica un’intonazione divertita; [ test- ]
indica un troncamento o un’autocorrezione. Le parole in maiuscolo indicano un aumento di volume della voce,
quelle sottolineate un tono enfatico.
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domande e a pretendere, in conseguenza, risposte attinenti, e sposta quasi su di sé il ruolo
decisionale, deviando di sua iniziativa dall’argomento della neonata discussione;
CB: No, no
MC: // no, eh
CB: …Carmelo Rocca è stato il direttore di questo defunto fantasmatico quanto
allucinatorio ministero che sopravvive come l'araba alla::… alla sua demolizione
plebiscitaria, è stato abrogato dagli italiani… gli italiani continuano ancora ad andare
sempre a votare, votano, votano… non si capisce per chi votino (guardando Costanzo) per
dare un senso a che cosa…
MC: Il voto è un fatto democratico.
CB: Ma è quello il guaio, quello è il guaio, non risolveranno mai niente, con la
democrazia… comunque dicevamo Carmelo Rocca… la democrazia nel senso di Hobbes, che
la chiamava demagogia, fu il primo a chiamarla:: col termine giusto… Ma adesso non…
senza… non caschiamo nel solito (.) sociale, nel nel- nel- nel- mondano, nel… nei dolori
privati, pubblici… parleremo di assistenzialismo, magari da… ma Carmelo Rocca appunto, è
il direttore generale dello spettacolo del Ministero del turismo mancato, poi soppresso dagli
italiani, smaniosi sempre… di dare sempre il loro contributo all'urna elettorale (.) di pianto
e…
A questo punto Carmelo Bene ha già chiarito il suo totale disinteresse (invero confermato a
più riprese nel corso delle due puntate) a rimanere nei ranghi dei ritmi domanda \ risposta del
programma, sia a livello di contenuti – dando risposte che esulano dal tema delle domande –
che sul piano del rispetto del cambio dei turni - rispetto di norma richiesto anche in ambiti più
strutturati, un’interazione regolata in un format televisivo ad esempio
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. In pochi secondi di
risposta, con il consueto registro linguistico disinvoltamente barocco e visionario («defunto,
fantasmatico quanto allucinatorio ministero») Bene - fuggendo dalla domanda, se non per
due accenni subito trascurati al personaggio cui Costanzo fa riferimento - lancia spunti sulle
teorie di filosofia politica di Hobbes, sulla demagogia, stigmatizza la pratica elettorale come
inutile e stabilisce da subito la sua estraneità di «italiano in Algeri» alla società italiana,
chiamandosi fuori dalle pratiche civili di Stato, riferendosi agli italiani, come altro da sé.
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Facciamo qui riferimento alle teorie di pragmatica classica formulate da Stephen Levinson in La pragmatica,
op.cit. Per le specifiche interazioni regolate all’interno di un format tv il riferimento resta Federico Boni,
Etnografia dei Media, Roma, Laterza, 2004.