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1. Cenni sulla storia fotografata dell’architettura di Venezia
Copertina dell’opuscolo pubblicato da Carlo
Ponti nel 1855
Biblioteca della Fondazione Giorgio Cini
Frontespizio dello stesso opuscolo
Biblioteca della Fondazione Giorgio Cini
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1.1 La questione delle attribuzioni
Dopo aver svolto un periodo di apprendistato a Parigi presso le officine
di Cauchoix, lo svizzero Carlo Ponti si trasferì a Venezia dove aprì un negozio
in Riva degli Schivoni e si affermò in breve tempo come ottico (Treves, 1856,
p. 7). La sua presenza nella città lagunare è testimoniata a partire dal 1847
(Forlani, 1847, p. 141)
2
, e già nel 1854 gli venne assegnata la medaglia
d’argento per i suoi “apparati fotografici”, in occasione dell’Esposizione di
Agricoltura ed Industria indetta dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed
Arti. Per le vedute fotografiche venne premiato Michiele Kier e negli atti della
giuria si ricorda che “l’arte fotografica non ebbe origine, ma incremento in
Venezia, e gli eletti ingegni di cui è madre questa città, e fra questi i Brasolin,
i Perini, i Coen ne promossero alacremente il progresso, e i suoi monumenti
diedero nobili e degni subietti alle imitazioni di essa” (Atti, 1854, p. 36).
Bresolin e Perini vengono ricordati anche nel giudizio che accompagna la
premiazione di Ponti il quale intuì che, se avesse trovato il modo di migliorare
e semplificare la tecnica fotografica, si sarebbe aperta “una copiosa sorgente
di nazionale ricchezza”. L’abilità dei due fotografi e le eccellenti
apparcchiature dell’ottico svizzero permisero di raggiungere questo obiettivo
tanto che “le opere sostengono ormai il confronto con le opere straniere”
(Atti, 1854, p. 45).
Nel 1855 Ponti si cimentò in un’impresa che gli avvalse riconoscimenti
internazionali: presentò all’Esposizione Universale di Parigi 160 vedute di
Venezia realizzate in collaborazione con Perini, Coen e probabilmente anche
con Bresolin
3
. Premiato per la qualità delle fotografie ottenute grazie alla
2
Questa notizia si ricava da un manoscritto relativo alla dagherrotipia, redatto dal “medico di
professione e dilettante di meccanica” Giovanni Forlani, che suggerisce di rivolgersi all’ottico Ponti
in Riva degli Schiavoni n. 4180 per acquistare il kit per realizzare ritratti e vedute con il dagherrotipo.
Tale documento è conservato alla collezione Malandrini di Firenze ed è stato pubblicato in Zannier,
1991, p. 36-41.
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Fortunato Antonio Perini (1830-1879): trevigiano. Iniziò a esercitare l’attività di fotografo a
Venezia nel 1853 aprendo vari studi. Dopo aver collaborato con Ponti, fu con lui in concorrenza verso
il 1860. Viene ricordato per aver eseguito la riproduzione fotografica delle fasi dell’eclissi del 1858 e
er aver realizzato, nel 1862, il primo fac-simile del Breviario Grimani conservato alla Marciana.
Beniamino Giuseppe Coen (1810-1856): medico ferrarese. Giunse a Venezia nel 1848 durante i moti
rivoluzionari e aprì un atelier fotografico.
Domenico Bresolin (1813-1899): pittore padovano. E’ considerato uno dei primi tra i pittori
“prospettivi” a occuparsi di fotografia e alternerà l’attività fotografica a quella pittorica fino al 1864.
In quell’anno venne nominato professore di Paesaggio all’Accademia di Belle Arti di Venezia e
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“perfezione dei suoi strumenti”, nel Processo verbale della distribuzione delle
medaglie si specifica che queste vedute erano suddivise in tre album: uno
eseguito a cura di Ponti stesso, uno realizzato da Perini e uno da Coen
“entrambi conosciuti e meritatamente stimati artisti suoi collaboratori”
(Processo verbale, 1855, p. 41) e queste sono le uniche informazioni che
possiamo ricavare da questo documento. Non si precisa, infatti, di quante
immagini era composto ogni album e quali soggetti erano stati presentati da
ogni fotografo. La mancanza di questi dati ci pone di fronte alla questione
delle attribuzioni, un problema che è strettamente legato alla figura di Carlo
Ponti, il quale poneva il timbro del suo negozio sulle fotografie dei suoi
collaboratori o sul cartoncino di supporto. Ancora oggi non è chiaro se Ponti
sia stato anche fotografo o se la sua attività si limitasse alla ideazione e
costruzione di apparecchiature ottiche e smercio di fotografie e album. C’è da
dire che nei documenti del periodo, viene ricordato soprattutto come ottico e
che la sua fama è legata ad invenzioni quali l’aletoscopio e il megaletoscopio,
strumenti che permettevano di visionare le immagini in tridimensione e con
effetto giorno e notte. Italo Zannier, tuttavia, ritiene che Ponti, a differenza
degli altri ottici e meccanici “che si limitarono a rivendere opere altrui, fu un
grande fotografo di architetture e, sin dall’inizio della sua attività, venne
apprezzato e premiato nelle più importanti esposizioni internazionali del suo
tempo” (Zannier, 1986, p. 58) riferendosi, probabilmente, alla Esposizione di
Parigi del 1855. Purtroppo l’affermazione di Zannier non è facilmente
verificabile e, se non si può escludere a priori che l’ottico svizzero abbia
realizzato delle fotografie, la presenza di così tanti collaboratori lascia intuire
che fossero loro a svolgere la maggior parte del lavoro. Un’ultima
considerazione riguarda il diritto d’autore per i prodotti fotografici, questione
che si porrà in termini giuridici solo a partire dal 1880 con l’avvio del
Processo per contraffazione di fotografie che vide coinvolti molti fotografi
veneziani (tra cui Ponti) accusati di aver acquistato fotografie di Carlo Naya e
di averle poi riprodotte e smerciate come proprie, a minor prezzo (Bizio,
1882). L’inasprirsi della concorrenza, intorno agli anni sessanta
dell’Ottocento, aveva già avviato un processo di consapevolezza tra i fotografi
i quali si premurarono di timbrare le proprie fotografie. Rimangono, tuttavia,
cedette il suo archivio fotografico a Carlo Ponti di cui era stato collaboratore. Prima di stabilirsi a
Venezia fu anche a Firenze e a Roma.
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molte immagini senza indicazione d’autore, soprattutto tra quelle databili
intorno al 1855. Per questo motivo, anche se in molti casi compare sia il
timbro del fotografo che quello del negozio, è praticamente impossibile
discernere l’opera di Ponti (se esiste) da quella dei suoi collaboratori.
Prendendo in considerazione le fotografie che ho proposto per la
ricostruzione dell’album del 1855 e osservando la presenza o assenza di timbri
sull’immagine o sul cartoncino è possibile compilare una casistica:
1. Timbro di Ponti sul cartoncino
2. Timbro di Ponti sulla fotografia
3. Timbro di Bresolin sulla fotografia
4. Timbro di Bresolin sulla fotografia e sul cartoncino
5. Timbro di Ponti sul cartoncino e timbro di Bresolin sulla fotografia
6. Timbro di Ponti sul cartoncino e timbro di Bresolin sulla fotografia e sul
cartoncino
7. Timbro di Perini sulla fotografia
8. Timbro di Coen sulla fotografia
9. Nessuna indicazione d’autore
In quest’ultimo caso solo un attento studio filologico unito a una grande
esperienza possono suggerire un’attribuzione.
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1.2 Le fonti
Al di là dei riconoscimenti ottenuti all’Esposizione di Parigi, l’album di
Ponti è uno dei primi esempi di raccolta fotografica organica di vedute
veneziane e si propone come una sorta di “libro fotografico”. Un prodotto che
si diversifica dai successivi Souvenir de Venise diffusi tra i viaggiatori, per la
quantità delle immagni (generalmente i Souvenir ne contavano una quarantina)
e si distingue per completezza sia nella scelta dei soggetti che nelle brevi ma
puntuali descrizioni. La novità introdotta da Ponti, infatti, è di aver corredato
le fotografie con un numero progressivo, una didascalia e un testo descrittivo.
Questi elementi sono stati raccolti nell’opuscolo Cenni sulla storia fotografata
dell’architettura di Venezia rivelatosi strumento fondamentale per tentare di
ricostruire questo album che purtroppo non ci è pervenuto. Mentre sappiamo
chi ha collaborato con Ponti per la realizzazione delle immagini fotografiche,
non è facile risalire a chi abbia compilato il fascicolo. E’ possibile ipotizzare
una serie di fonti che potrebbero aver costituito la base per le descrizioni e
aver orientato Ponti nella scelta dei soggetti. Il “piccolo libretto” venduto
presso il suo negozio, non si presenta come una semplice raccolta di
“illustrazioni storico-estetiche”, ma come un vero e proprio compendio della
storia dell’archiettura con specifico riferimento a quella veneziana. L’ignoto
autore, infatti, fa precedere i testi relativi alle fotografie da un breve capitolo
intitolato Cenni sull’architettura di Venezia in cui descrive lo stile romano-
cristiano, quello bizantino, quello lombardo (Romanico), quello arabo-
archiacuto (Gotico), quello del risorgimento (Rinascimento), quello del
classicismo e infine quello della decadenza (il Barocco). Con questo
espediente Ponti garantisce l’attendibilità delle descrizioni e offre uno
strumento per esaminare criticamente le immagini inserite nel suo catalogo.
Osservando l’elenco delle didascalie si nota una certa consequenzialità,
come se le fotografie fossero state ordinate seguendo un itinerario. Per trovare
riscontro a questa ipotesi, ho confrontato i soggetti inseriti da Ponti nel suo
album con quelli proposti dalle guide di Venezia pubblicate dopo gli anni
trenta dell’Ottocento, ovvero quando il turismo d’elite del Grand Tour si stava
lentamente trasformando in turismo di massa. Le dimensioni “tascabili”, uno
spazio riservato al giro in gondola sul Canal Grande e uno dedicato alle isole
della Laguna, sono gli elementi che accomunano le guide prese in esame. I
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testi più antichi organizzano la visita in sestieri, mentre quelli successivi, pur
mantenendo a grandi linee questo schema, la strutturano in giornate
proponendo al viaggiatore dei percorsi più agevoli.
La Nuova guida per Venezia con XLVIII oggetti di arte incisi e un
compendio della istoria veneziana di Giannantonio Moschini, pubblicata nel
1834, è introdotta da una piantina della città in cui sono indicati i luoghi più
importanti da visitare. Segue una serie di incisioni di Moretti che ne illustrano
alcuni. Un Compendio della Istoria Veneziana precede la vera e propria
descrizione dei sestieri: Castello, San Marco, Cannaregio, Santa Croce, San
Polo e infine Dorsoduro. Il giro sul Canal Grande, in cui si specifica quali
palazzi si incontrano sulla destra e quali sulla sinistra, e quello attraverso le
isole della Laguna completano il volume.
La prima edizione di Otto giorni a Venezia di Antonio Quadri risale al
1821 e presenta una novità: la visita alla città viene suddivisa in giornate.
Rispetto al Grand Tour, in cui i viaggiatori sostavano in un luogo per molti
giorni, la nuova forma di turismo non concedeva così tanto tempo e anche i
compilatori di guide si adeguano a questa tendenza proponendo dei percorsi
mirati. Per le mie ricerche mi sono basata sull’edizione del 1853 che è
introdotta da informazioni generali riguardanti Venezia (numero di abitanti,
ec.) e da una sintesi degli edifici e monumenti da vedere nelle varie giornate.
Segue, similmente a Moschini, un Compendio della storia Veneziana, un
elenco delle gallerie, musei e collezioni che meritano particolare attenzione, e
informazioni riguardo biblioteche, giardini, teatri, stabilimenti e bagni. Per
ogni giornata si consiglia o meno l’uso della barca, un asterisco (*) indica i
monumenti più importanti e la lettera P quelli che è sufficiente osservare. Il
giro sul Canal Grande è previsto nella terza giornata in cui viene inserita anche
la visita all’Isola di S. Giorgio, mentre le altre isole sono la meta dell’ottava.
Al termine del volume viene proposto anche un itinerario, sviluppato in
quattro giorni, per i visitatori che dispongono di poco tempo ma che
desiderano vedere gli edifici e i monumenti più importanti di Venezia.
La Guida di Venezia e delle isole circonvicine, compilata da Selvatico e
Lazari nel 1852, è innovativa sotto vari punti di vista. Viene ripreso lo
schematismo introdotto da Quadri ma la storia di Venezia non viene
raccontata in un capitolo a parte ma inserita all’interno della guida vera e
propria e relazionata all’itinerario. La pagina risulta divisa in tre colonne: a
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sinistra viene indicato il nome del luogo, al centro vengono descritti gli oggetti
osservabili, individuate le epoche e gli autori, a destra vengono riportate le
“Note storiche” che raccontano i fatti che si riferiscono al soggetto. I
monumenti importanti, da vedere anche se si effettuta una breve visita della
città, sono segnalati da uno o due asterischi (* o **). Un’espediente per
rendere molto più chiara la descrizione e la suddivisione dei palazzi sul Canal
Grande, è costituito dall’aver elencato nella pagina destra della guida quelli
visibili sulla sponda destra e nella pagina sinistra quelli che appaiono sul lato
sinistro. Un’altra novità sta nell’aver inserito le immagini all’interno del testo
e non più in tavole separate poste all’inizio o alla fine del volume. La visita
alla città è strutturata in dodici giornate: le prime due prevedono
l’osservazione dei monumenti presenti nel sestiere di San Marco, la terza e la
quarta sono dedicate a Castello, la quinta a Cannaregio, la sesta al sestiere di
San Polo, la settima a Santa Croce, l’ottava a Dorsoduro, la nona al giro sul
Canal Grande e alla visita alla Pinacoteca dell’Accademia, le ultime tre
giornate alle isole.
Ho confrontato le descrizioni proposte nell’opuscolo di Ponti anche con
due testi di architettura: Fabbriche e monumenti cospicui di Venezia di
Cicognara, Selva e Diedo nell’edizione del 1838-40 e Sulla architettura e
sulla scultura in Venezia dal Medioevo sino ai nostri giorni di Selvatico
pubblicato nel 1847. Riguardo i palazzi veneziani ho trovato molti riferimenti
nell’opera di Giajacopo Fontana Cento palazzi di Venezia storicamente
illustrati, una riedizione del 1865 dell’opera Venezia monumentale: I palazzi,
uscita a fascicoli tra il 1845 e il 1863.
La relazione tra fotografia degli inizi e tradizione vedutista e incisoria è
stata indagata in molte pubblicazioni ed è innegabile che Ponti abbia preso in
considerazione anche queste fonti nella scelta dei soggetti del suo album. Ho
preferito, tuttavia, intraprendere una strada diversa per dimostrare che anche le
fonti letterarie sono state dederminanti nella realizzazione della raccolta
fotografica del 1855.
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1.3 Proposta di ricostruzione dell’album: fonti iconografiche
Non ci è pervenuto alcun esemplare dell’album del 1855 ma è possibile
tentare una ricostruzione con gli elementi che abbiamo a disposizione: i nomi
degli autori delle fotografie e l’opuscolo che ne raccoglie le descrizioni. La
ricerca iconografica è stata avviata su testi relativi alla fotografia
dell’Ottocento in generale e a Venezia in particolare.
Venedig in frühen Photographien 1848-1905 (pubblicato nel 1984)
raccoglie una selezione di fotografie provenienti dalla collezione di Dietmar
Siegert, il quale fa precedere il catalogo da un capitolo riguardante la
fotografia a Venezia nell’Ottocento e da brevi profili biografici dei principali
protagonisti. Le schede relative alle immagini specificano l’autore, il titolo, la
data, la tecnica di stampa e il formato.
Il catalogo della mostra Venezia nella fotografia dell’Ottocento,
tenutasi a palazzo Fortuny nei primi mesi del 1986, è stato curato da Paolo
Costantini e Italo Zannier i quali, nei due capitoli introduttivi, descrivono lo
sviluppo della fotografia a Venezia dal suo esordio sino alla fine
dell’Ottocento. Il corpus fotografico proviene soprattutto dall’archivio Böhm
di Venezia, ma anche da altre collezioni italiane e internazionali. Le schede
che accompagnano le immagini riportano l’autore, il titolo, la data, la tecnica
di stampa, il formato e le collezioni in cui sono conservate.
The stones of Venice. Ruskin’s Venice in photographs di Julie Lawson
(pubblicato nel 1992) traccia un parallelismo tra l’opera di Ruskin e la
fotografia veneziana contemporanea allo studioso inglese. Le immagini
proposte, tutte provenienti dalla Scottish National Portrait Gallery di
Edimburgo, sono di Carlo Ponti e Carlo Naya comprese in un periodo tra il
1855 e il 1860. Le didascalie sono molto scarne e riportano solo il nome
dell’autore e il soggetto.
Ottocento. Immagini di Venezia 1841-1920 di Dorothea Ritter è
l’edizione italiana di Venice in old photographs 1841-1920, pubblicati
entrambi nel 1994. Il volume, riportando le parole dell’autrice, “si basa su una
ricerca sull’evoluzione della percezione di Venezia attraverso le immagini
fotografiche dell’Ottocento” (Ritter, 1994, p. 7) e ordina le fotografie secondo
tematiche: quelle d’architettura, le scene di vita quotidiana, i Souvenir de
Venise, le immagini di vita sociale e culturale. Per quanto riguarda l’aspetto
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tecnico le didascalie sono piuttosto descrittive e non puntuali: riportano solo
l’autore, la data, la tecnica di stampa e la collezione di provenienza. Anche in
questo caso è rilevante il contributo dell’archivio Böhm, ma anche Dietmar
Siegert di Monaco ha fornito un consistente numero di materiale fotografico.
Bodo von Dewitz, Dietmar Siegert e Karin Schuller-Procopovici sono i
curatori del catalogo Italien sehen und sterben. Photographien der Zeit des
Risorgimento (1845-1870) pubblicato nel 1994 in occassione della mostra
omonima tenuta a Colonia e Mannheim tra il 1994 e il 1995 e curata da Agfa
Foto-Historama. Il contributo del materiale fotografico messo a disposizione
da Siegert per allestire l’esposizione è stato fondamentale. In questo caso le
schede sono molto puntuali: oltre ad elencare i dati relativi all’autore, titolo,
data, tecnica di stampa, formato e collezione di provenienza, si specifica anche
se compaiono timbri o didascalie. Per la prima volta Ponti viene relegato a
ruolo di venditore e Bresolin indicato come autore di molte delle fotografie
che in precedenti pubblicazioni erano state attribuite all’ottico svizzero.
Un lavoro sistematico di riattribuizione del corpus fotografico di Ponti
è stato svolto nel 1996 da Dorothea Ritter nel volume Venedig in frühen
Photographien von Domenico Bresolin “pittore fotografo”.
Per la prima volta la figura di Bresolin acquista importanza anche
nell’ambito della fotografia e non solo in quello della pittura. La Ritter
propone un catalogo delle opere fotografiche conservate nella collezione
Siegert, in gran parte pubblicate nel 1984 in Venedig in frühen Photographien
1848-1905 ma attribuite a Ponti. La scheda è abbastanza completa: viene
indicato l’autore, la data, la tecnica di stampa, il formato della fotografia e, se
c’è, quello del supporto in cartoncino, i timbri, le didascalie e le pubblicazione
in cui compare l’immagine presa in esame.
Le fonti bibliografiche che ho elencato sono quelle da cui ho attinto la
maggior parte del materiale iconografico utilizzato per redigere la proposta di
ricostruzione del catalogo. Altri testi sono risultati utili, ma uno in particolare
mi ha spinto a visitare personalmente gli archivi Alinari di Firenze: il catalogo
Il Veneto e l’Austria. Vita e culura artistica nelle città venete 1814-1866,
curato da Sergio Marinelli, Giuseppe Mazzariol, Fernando Mazzocca e
pubblicato in occasione dell’omonima mostra tenutasi a Verona nel 1989. In
esso compaiono cinque fotografie attribuite a Ponti conservate a Firenze e
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contraddistinte da un numero di catalogo e da un titolo che corrispondono
esattamente a quelli dell’opuscolo del 1855.
Agli archivi Alinari ho avuto la possibilità di visionare tutte le
fotografie e gli album di Ponti e Bresolin. Tra questa considerevole quantità di
materiale è stata fondamentale l’analisi dell’acquisto Kraus che raccoglie
immagini attribuite a Bresolin, ma montate su cartoncino timbrato da Carlo
Ponti.
Per le dimensioni notevoli (immagine di 290x350 mm di media e
cartoncino di 490x640 mm) sono state catalogate tra i grandi formati. Ritengo
che questo gruppo di ventidue fotografie possa aver fatto parte dell’album del
1855 in quanto il numero di catalogo che compare sotto l’immagine, la
didascalia e il testo descrittivo corrispondono a quelli pubblicati nell’opuscolo
di Ponti. Oltre a queste, ho rintracciato altre fotografie che non presentano gli
elementi sopra indicati ma che per analogia con la descrizione proposta nel
fascicolo Cenni sulla storia fotografata dell’architettura di Venezia o per altri
motivi che ho man mano analizzato, ho ritenuto opportuno segnalarli nella mia
ricerca.
L’archivio fotografico della Biblioteca Panizzi, diretto da Laura
Gasparini, è disponibile gratuitamente on line ed è possibile scaricare sia
l’immagine che la scheda, la quale risulta essere molto puntuale. Si elencano:
il numero di inventario, il titolo, le note al titolo, l’autore, la data d’esecuzione,
la tecnica, il formato, la provenienza, l’album di appartenenza, la raccolta o
collezione da cui proviene, il soggetto, il numero di frame, le note e lo stato di
conservazione.
Ho preso contatti anche con la fototeca del Centre Canadien
d’Architecture di Montreal i cui responsabili mi hanno inviato le schede delle
fotografie di Ponti conservate negli archivi ma non le riproduzioni
fotografiche. Per questo, non avendo potuto esaminare tale materiale e non
riuscendo, quindi, a trarre delle conclusioni, non ho ritenuto opportuno
inserirlo in questo lavoro.
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1.4 Proposte di datazione
Accanto alla data d’esecuzione delle fotografie, indicata dai volumi o
dalle schede d’archivio da cui ho tratto le immagini, ho proposto una
datazione alternativa. Non sempre avevo a disposizione elementi per farlo: la
presenza o meno di impalcature per lavori di restauro o il risultato di questi
interventi, la tipologia dei lampioni a gas e le botteghe ai piedi del campanile
in Piazza San Marco, l’assenza del ponte dell’Accademia sul Canal Grande
sono un esempio dei dettagli che mi hanno aiutato a determinare un arco di
tempo in cui collocare il soggetto preso in esame. Quando ciò non è stato
possibile ho confrontato la fotografia con altre eseguite da autori che hanno
operato dopo il 1855 o che sono state datate con precisione. In questo caso
sono risultati utili soprattutto l’opera edita da Ferdinando Ongania nel 1893
Calli e Canali in Venezia e i tre volumi pubblicati da Luciano Filippi agli inizi
degli anni novanta del Novecento e intitolati Vecchie immagini di Venezia
4
.
1.5 Tabella riassuntiva dei soggetti recuperati
In questa tabella è schematizzata la ricostruzione dell’album di Ponti
presentata in questo lavoro. Nella prima colonna sono distinti i soggetti inseriti
nel Catalogo e completi di riproduzione fotografica (con il pallino nero), da
quelli segnalati in Appendice (con il pallino rosso). Per ogni soggetto è stata
proposta, a volte, più di una fotografia e tale corpus conta centonovantaquattro
esemplari che sono stati suddivisi in base alla collezione o archivio in cui sono
conservati. Per ogni immagine si è indicato se l’autore è stato identificato per
la presenza di timbri impressi sulla fotografia (D) o se si tratta di
un’attribuzione (A): ne risulta che solo ventisei sono documentate, le
rimanenti centosessantasette sono solo attribuite in quanto o non sono stati
rilevati timbri identificativi, o compare solo quello di Ponti sul cartoncino il
quale, come abbiamo visto, marchiava tutte le fotografie che vendeva nel suo
negozio.
4
Di questa raccolta ho preso in considerazione solo le fotografie la cui datazione è certificata da
dettagli o eventi documentati con precisione.
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Legenda. AD: Hans Christian Adam, Gottinga GE: Collezione Gernsheim, Austin (Texas) A: Fotografia attribuita
AL: Archivi Alinari, Firenze PA: Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia D: Fotografia documentata
AmVE: Archivio Municipale di Venezia RE: Dario Reteuna, Torino ● : Soggetto recuperato e inserito nel capitolo Catalogo
BÖ: Archivio Böhm, Venezia SNPG: Scottish National Portrait Gallery, Edimburgo ● : Soggetto recuperato e inserito in Appendice
BOFA: Bontempi Fabbri, Venezia SI: Dietmar Siegert, Monaco
CpTO: Collezione privata, Torino ZA: Collezione Zannier, Venezia
N. Soggetto AD AL AmVE BÖ BOFA CpTO GE PA RE SI SNPG ZA
● 1 Piazza di San Marco A A A
● 2 Prospetto principale di San Marco A A A-A D
● 3 Porta principale di San Marco A
4 Facciata di San Marco. Ala destra inferiore
● 5 Facciata di S. Marco. Ala sinistra inferiore A A
● 6 Facciata di S. Marco. Parte superiore A
● 7 Uno dei quattro cavalli di S. Marco A A A
● 8 Fianco meridionale di San Marco A
9 Fianco meridionale di San Marco. Parte inferiore
10 Fianco meridionale di San Marco. Parte superiore
● 11 Fianco settentrionale di San Marco A
● 12 Porta del fianco settentrionale di S. Marco A D
● 13 S. Marco e il Palazzo Ducale dall’Orologio A-A A D A
● 14 Uno dei pili in Piazza di S. Marco A A-A
● 15 Torre dell’Orologio e le Procuratie Vecchie A
16 Procuratie Nuove ora Palazzo Reale
● 17 La Loggetta A-A A
● 18 Antica Libreria di S. Marco A A
● 19 Le quattro figure presso la Porta della Carta A A
● 20 Palazzo Ducale e S. Giorgio Maggiore A A
● 21 Porta del Palazzo Ducale detta della Carta A A
● 22 Angolo settentrionale del Palazzo Ducale A A
● 23 Verone del Palazzo Ducale sulla Piazzetta D A
● 24 Palazzo Ducale verso la Piazzetta A A
1
6
17
Legenda. AD: Hans Christian Adam, Gottinga GE: Collezione Gernsheim, Austin (Texas) A: Fotografia attribuita
AL: Archivi Alinari, Firenze PA: Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia D: Fotografia documentata
AmVE: Archivio Municipale di Venezia RE: Dario Reteuna, Torino ● : Soggetto recuperato e inserito nel capitolo Catalogo
BÖ: Archivio Böhm, Venezia SNPG: Scottish National Portrait Gallery, Edimburgo ● : Soggetto recuperato e inserito in Appendice
BOFA: Bontempi Fabbri, Venezia SI: Dietmar Siegert, Monaco
CpTO: Collezione privata, Torino ZA: Collezione Zannier, Venezia
N. Soggetto AD AL AmVE BÖ BOFA CpTO GE PA RE SNPG SI ZA
25 Angolo e prospetto meridionale del Palazzo Ducale
● 26 Angolo meridionale del Palazzo Ducale A A
27 Angolo orientale del Palazzo Ducale
● 28 Cortile del Palazzo Ducale A-A A
29 Dettaglio nel cortile del Palazzo Ducale
30 Scala dei Giganti
● 31 Ala occidentale del cortile di Palazzo Ducale D
● 32 Puteale nel cortile del Palazzo Ducale A
● 33 Libreria di S. Marco e Palazzo Ducale A A
● 34 Il Molo dai Giardini Reali A
● 35 Il Molo dal ponte della Paglia A A
● 36 Ponte dei Sospiri A A A
37 Palazzo Ducale dal ponte di Canonica
● 38 Palazzo Trevisan A
● 39 Il Molo dalla Riva degli Schiavoni A
● 40 Albergo Reale Danieli A-D
● 41 Chiesa di S. Zaccaria D-A A
42 Porta di S. Zaccaria
43 Porta del campo di S. Zaccaria
44 Palazzo Priuli a S. Severo
● 45 S. Giorgio dei Greci A
46 Palazzo Badoaro-Partecipazio
47 Finestrato del palazzo Bondumier
● 48 Ponte del Paradiso A
1
7
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Legenda. AD: Hans Christian Adam, Gottinga GE: Collezione Gernsheim, Austin (Texas) A: Fotografia attribuita
AL: Archivi Alinari, Firenze PA: Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia D: Fotografia documentata
AmVE: Archivio Municipale di Venezia RE: Dario Reteuna, Torino ● : Soggetto recuperato e inserito nel capitolo Catalogo
BÖ: Archivio Böhm, Venezia SNPG: Scottish National Portrait Gallery, Edimburgo ● : Soggetto recuperato e inserito in Appendice
BOFA: Bontempi Fabbri, Venezia SI: Dietmar Siegert, Monaco
CpTO: Collezione privata, Torino ZA: Collezione Zannier, Venezia
N. Soggetto AD AL AmVE BÖ BOFA CpTO GE PA RE SNPG SI ZA
● 49 Porta principale dell’Arsenale A A A
● 50 Leone a destra della porta dell’Arsenale A
51 Prospetto del Molo
● 52 Il Molo dalla Dogana A
53 Albergo dell’Europa
● 54 S. Maria della Salute A
55 Dogana di mare
56 Abside della chiesa di S. Gregorio
● 57 Palazzo Contarini-Fasan D A
● 58 Palazzo Dario A A A
59 Palazzo Cornaro ora I. R. Comando
● 60 Canal Grande dal traghetto di S. Vio A D
61 Palazzi Loredan-Balbi-Valier
● 62 Palazzo Manzoni D A
● 63 Palazzo Cavalli ora Conte Chambord A
64 Palazzo Barbaro
● 65 Canal Grande dall’Accademia A A
● 66 Canal Grande dalla Riva Gambara A
67 Palazzi Contarini dai Scrigni
68 Palazzo dell’ Ambasciatore
● 69 Palazzo Grassi A
● 70 Canal Grande dal traghetto di S. Barnaba A
● 71 Canal Grande dalla Corte del Duca A A
● 72 Palazzo Rezzonico D
1
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