Prefazione III
Il Lavoro svolto in questa Tesi rappresenta la conclusione del percorso di Laurea in
Ingegneria Edile svolto presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" nella sede
distaccata di Rieti. La disciplina di riferimento è Scienza delle Costruzioni. Tale disciplina è
stata scelta perchè comprende argomenti nel settore dell'ingegneria per i quali nutro una
profonda passione . Sicuramente ha contribuito positivamente alla mia scelta, il curriculum che
il prof. Ing. Maurizio De Angelis possiede nell'ambito della ricerca nell' ingegneria sismica, la
sua preparazione e sopratutto la chiarezza con il quale espone argomenti, delle materie di sua
competenza, la Scienza delle Costruzioni e Dinamica delle Strutture,che richiedono un certo
rigore matematico. Ma il fattore fondamentale che mi ha portato a scegliere la disciplina di
scienza delle costruzioni è stato l'evento sismico del 6 Aprile 2009 che ha colpito L'Aquila,
città a me molto cara in quanto vivo a pochi chilometri da essa. L'evento deve far riflettere su
ciò che sono le responsabilità di una figura professionale laureata in ingegneria Edile e in tutte
le lauree che hanno come oggetto finale le costruzioni civili. Credo che sia obbligo dopo ciò che
è successo impegnarsi, ciascuno nel proprio campo, per lenire gli effetti dei futuri terremoti
sopratutto nell'ottica della salvaguardia delle vite umane. Anche gli organi di governo
dovrebbero, dalla loro parte, impegnarsi nel sostenere politiche efficaci di prevenzione sismica,
investendo risorse economiche e energie intellettive per il miglioramento e l'adeguamento del
patrimonio edilizio esistente e per la realizzazione di nuove costruzioni sicure poichè la
prevenzione è, e resta, l'unica difesa possibile contro i terremoti e i suoi potenziali effetti.
Il lavoro necessario per la redazione finale della Tesi si è articolato in varie fasi ed ha
previsto lo svolgimento di diverse attività in quanto, per la risoluzione di alcune problematiche
toccate, sono stati utilizzati argomenti non previsti nel corso di base in Ingegneria Edile. Le
attività che hanno caratterizzato ed accresciuto le mie conoscenze, in maniera tale da poter
affrontare il lavoro svolto, sono state le seguenti:
• presenza al corso di "Dinamica delle Strutture", tenuto dal Prof. Ing. Maurizio De
Angelis nella Laurea Magistrale in "Ingegneria delle Costruzioni Edili e dei Sistemi
Ambientali" della facoltà di Ingegneria Civile Industriale "LA SAPIENZA" sede si Rieti.
Il sopracitato corso è iniziato il giorno 04/03/2010 per una durata di 30 ore complessive
dilazionate per tutta la metà del secondo bimestre dell'anno accademico 2009/2010. E'
stato di fondamentale importanza la presenza, e poi anche lo studio, degli argomenti
trattati per affrontare l'analisi sperimentale che è stata effettuata sul dispositivo a fluido
magnetoreologico oggetto di tale Tesi;
• partecipazione al "7° Congresso Nazionale per Operatori degli Uffici Tecnici" svolto a
Rieti nei giorni 24-25-26/06/2010 in cui sono stati trattati argomenti di ingegneria
Prefazione IV
sismica applicata sopratutto agli edifici strategici come Ospedali, Stazioni appartenenti
ai corpi della pubblica sicurezza, Centri di protezione civile e altri centri nevralgici e di
riferimento in caso di eventi eccezionali come il sisma.
Dopo aver svolto le sopracitate attività si è passati all'elaborazione dei dati sperimentali
ottenuti in laboratorio e nello specifico nel Laboratorio di Ingegneria Strutturale e Geotecnica
dell'Università di Roma "La Sapienza". Una volta ottenuti i dati sperimentali, attraverso il
codice di programmazione MATLAB 7.0,sono stati elaborati e si è ottenuto una serie di risultati
che rappresentano il comportamento del dispositivo a fluido magnetoreologico sottoposto a
degl'input in spostamento sinusoidali e triangolari. Principalmente si è voluto evidenziare come
il dispositivo cambiava il suo comportamento al variare dei parametri caratterizzanti ogni
singola prova, ossia voltaggio spostamento e frequenza dello spostamento. Dopo aver preso
visione di tali risultati si è scelto un modello di riferimento che rappresenta matematicamente il
dispositivo reale. Si è svolta una identificazione di tal modello, in funzione dei dati sperimentali,
e si è confrontata la risposta sperimentale con quella del modello. Con il confronto si è voluta
dimostrare l'efficacia e i limiti che il modello presenta nel rappresentare quello che in realtà
accade. Una volta dimostrata l'efficacia del modello si sono presi degli accelerogrammi,
usualmente utilizzati in letteratura, e si è visto il comportamento di una massa isolata con il
modello da me studiato.
CAPITOLO 1
1
INTRODUZIONE
<< Non vi sono
altezze troppo alte,
ma soltanto
ali troppo corte >>
GIOVANNI PAPINI
In questo primo capitolo verrà spiegato in modo sintetico cosa è stato realizzato nel
lavoro di tesi in modo tale da comprendere il passo logico seguito per definire il comportamento
sperimentale del dispositivo a fluido magnetoreologico, oggetto di studio.
Nel capitolo 2 è stata esposta la parte teorica, riguardante la "Dinamica delle Strutture",
fondamentale per poter affrontare alcuni argomenti incontrati nello sviluppo della tesi. Come
prima cosa si è spiegato come può essere modellata una struttura reale attraverso un modello
matematico composto da differenti dispositivi convenzionali, molla ,smorzatori e loro
combinazione. Successivamente si è condotto lo studio teorico dell'oscillatore semplice
smorzato, sia in regime di oscillazione libera che in regime di oscillazione forzate,
determinando,per entrambi i casi, le leggi che ci forniscono lo spostamento della massa in
funzione del tempo. Come ultimo caso si è riportato il comportamento dell'oscillatore smorzato
supponendo che la forzante sia imposta alla base attraverso un accelerazione di tipo sinusoidale.
Dopo di che si è spiegato come considerare l'azione sismica e le tipologie di smorzamento
esistenti.
Nel capitolo 3 l'attenzione è stata rivolta a classificare una nuova concezione di
protezione delle strutture dalle azioni ambientali, quali sisma e vento, basata sul controllo
strutturale. In particolare l'attenzione è stata rivolta al controllo strutturale Semi-attivo, nel quale
il dispositivo a fluido magnetoreologico trova maggiore applicazione. Si è parlato dei vari
dispositivi adottati, oltre al dispositivo oggetto di studio, degli algoritmi di controllo di tipo
intuitivo e delle applicazione nel settore dell'ingegneria civile.
Il capitolo 4 è dedicato alla descrizione del dispositivo magnetoreologico. Inizialmente
si è esposto da quali elementi è composto il dispositivo e quale tipologia di fluido viene
utilizzata, spiegandone le principali caratteristiche, che è l'elemento che lo caratterizza rispetto
agli altri dissipatori. Dopo si è parlato delle applicazioni che si realizzano attualmente nel
CAPITOLO 1 INTRODUZIONE
2
settore dell'ingegneria meccanica,civile,industriale e biomeccanica. Come ultimo passo, in
questo capitolo, sono stati mostrati i modelli matematici che rappresentano il dispositivo oggetto
della tesi.
Il quinto capitolo racchiude il lavoro principale della tesi, ovvero la sperimentazione del
dispositivo MR. Questo capitolo si può suddividere in tre parti. Nella prima parte vengono
riportati tutti i risultati ottenuti sperimentalmente. L'obiettivo della campagna sperimentale è
stato quello di caratterizzare meccanicamente il dispositivo in relazioni a sollecitazioni di natura
dinamica , sinusoidali e triangolari. In particolare i test hanno investigato l'influenza dei
seguenti parametri sulla risposta: intesità e variabilità del campo magnetico
imposto,frequenza,ampiezza in spostamento e velocità dell'eccitazione imposta. La seconda
parte riguarda la scelta del modello di riferimento con il quale modellare il dispositivo. In questa
tesi si è scelto di modellare il dispositivo con il modello di Bingham il quale e definito da due
parametri F
y
e C
0
. Attraverso il dato sperimentale e il supporto del software MATLAB si sono
identificati i parametri che rappresentano al meglio, attraverso il modello di Bingham, il
dispositivo testato. Una volta identificato il dispositivo, attraverso le stesse sollecitazioni
dinamiche, si è determinata la risposta teorica. Nella terza parte si è confrontata la risposta
sperimentale con quella ottenuta attraverso il modello.
Nel sesto ed ultimo capitolo si sono presi tre modelli , Bingham ,Bingham con rigidezza
K in parallelo e Kelvin e si è studiato il comportamento dinamico di una massa isolata da tali
modelli. Le forzanti utilizzate sono state : un' accelerazione al suolo sinusoidale e due
accelerogrammi, El centro, e Eurocodice8.
CAPITOLO 2
3
FONDAMENTI DI DINAMICA DELLE STRUTTURE
"Le osservazione implicano
sempre la teoria"
Edwin Hubble
In questo capitolo verranno spiegati in modo sintetico, rispettando un certo rigore
matematico, quelli che sono i fondamenti teorici,da me appresi nel corso tenuto dal Prof.Ing.
Maurizio De Angelis, della "Dinamica delle strutture". Si è introdotta, in linea generale, la
trattazione dell'analisi dinamica delle strutture soggette a forze variabili nel tempo. Dopo di che
si è affrontata l'analisi delle oscillazioni forzate per un oscillatore alla Kelvin ad un grado di
libertà, utile per poi essere in grado di comprendere meglio il comportamento e le differenze
principali che ci sono con l'oscillatore non lineare di Bingham, utilizzato per rappresentare il
dispositivo oggetto di questa tesi, le cui caratteristiche verrano spiegate dettagliatamente nel
capitolo 5.
2.1 INTRODUZIONE ALL'ANALISI DINAMICA DELLE STRUTTURE
Una struttura (o più in generale un sistema) può essere intesa come un insieme di
elementi,tra di loro interconnessi ed in grado di reagire con l'ambiente circostante. Per garantire
la sicurezza e l'idoneità al servizio di una struttura, occorre prevedere il suo comportamento in
funzione delle azioni esterne cui potrà essere sottoposta lungo il corso della propria vita. A tale
riguardo il problema reale ,il quale si presenta generalmente complesso , viene studiato
attraverso l'utilizzo di modelli. Prima di utilizzare un determinato modello bisogna
necessariamente confrontare le ipotesi formulate sul comportamento dinamico di tale modello
con i risultati sperimentali al fine di garantire un adeguata modellazione.
2.1.1 Modellazione matematica del problema strutturale
Gli aspetti più significativi del fenomeno vibratorio possono essere rappresentati
sostituendo alla struttura reale un sistema fisico immaginario denominato: modello. Esso deve
possedere caratteristiche inerziali, di smorzamento di rigidezza il più possibile equivalenti a
quelle del sistema reale che identifica. L'idealizzazione del problema, richiede la precisazione di
ipotesi riguardanti le dimensioni geometriche, le condizioni di vincolo, le proprietà meccaniche
CAPITOLO 2 FONDAMENTI TEORICI DI DINAMICA DELLE STRUTTURE
4
dei materiali, l'eccitazione, la velocità in gioco. Si parla, pertanto, di modello strutturale,
modello reologico (che fa parte delle leggi della fisica) e di modello delle azioni esterne. Il
modello strutturale e il modello delle azioni costituiscono il modello analitico. Se quest'ultimo
si applicano le leggi della fisica, si ricava il modello matematico ossia il sistema differenziale
delle equazioni del moto che descrive in linguaggio matematico il suddetto modello analitico. Il
modello matematico consente di calcolare la risposta della struttura per varie eccitazioni. Nota
la risposta della soluzione delle equazioni, occorre eseguire la verifica. Quest'ultima viene
condotta in modo diverso, a seconda che si tratti di una struttura esistente, oppure di una
struttura da progettare. In figura 2.1 sono indicate le tre fasi di studio :
• progetto
• analisi
• verifica
per un problema strutturale. Le tre fasi in narrativa sono comuni sia all'analisi statica che a
quella dinamica.
S t r u t t u r a r e a l e
M o d e l l o s t r u t t u r a l e
M o d e l l o d e l l e
a z i o n i
L e g g i d e l l a
f i s i c a
M o d e l l o m a t e m a t i c o
R i s p o s t a
V e r i f i c a
s o d d i s f a c e n t e ?
P r o g e t t o
A n a l i s i
V e r i f i c a
Figura 2.1 Modelli e fasi dell'analisi dinamica
2.1.2 Modello geometrico o strutturale
Le dimensioni dei vari elementi, le disposizioni dei vincoli e le varie schematizzazioni
impiegate per rappresentare la struttura reale definiscono il modello strutturale. Si consideri la
struttura reale di Fig. 2.2.a e la sua idealizzazione di Fig. 2.2.b. L'altezza h del ritto, l'area A
della sua sezione trasversale, le condizioni di vincolo alla base dei ritti, nonchè la
CAPITOLO 2 FONDAMENTI TEORICI DI DINAMICA DELLE STRUTTURE
5
rappresentazione della copertura tramite un traverso infinitamente rigido a flessione,
costituiscono il modello strutturale. Tale modello è un sistema ad un grado di libertà, poichè la
sua configurazione è completamente determinata dallo spostamento u del traverso secondo la
direzione dell'asse x.
A
0
x ,u
Traverso
Vincoli
h
a) Struttura reale b) Modello strutturale
Fondazione
Copertura
Figura 2.2 Rappresentazione di una struttura reale e di un suo modello strutturale
Il modello strutturale può essere sia continuo che discreto. Consideriamo come struttura reale
un serbatoio sopraelevato di massa M, quando la massa è piena di liquido, ovvero nelle
condizioni di pieno carico. Lo stelo può essere schematizzato mediante una trave a mensola Fig.
2.3.b, ossia mediante un modello continuo ad infiniti gradi di libertà. La massa dello stelo è
supposta distribuita lungo l'altezza della mensola. La configurazione della sezione di ascissa x
ed al tempo t è definita dalla funzione v(x,t). La Fig. 2.3.c illustra un sistema discreto con
cinque gradi di libertà v
1
(t ), v
2
(t) , v
3
(t) , v
4
(t) , v
5
(t). Le prime quattro coordinate sono relative
alle sezioni in cui è stata concentrata la massa dello stelo. In Fig. 2.3.d la struttura reale e
idealizzata attraverso un modello ad un solo grado di libertà, descritto dalla coordinata
lagrangiana v(t). Se la massa dello stelo è trascurabile rispetto alla massa del serbatoio M,
quest'ultima rappresenta la massa del sistema. In caso contrario, la massa concentrata del
sistema ad un grado di libertà può rappresentare la massa complessiva dello stelo e del
serbatoio. Per l'analisi dinamica della struttura di Fig. 2.3.a, il modello ad infiniti gradi di
libertà,Fig. 2.3.b, è il più accurato dei tre. Il modello ad un grado di libertà, Fig. 2.3.d, è il più
semplice ma anche il meno rappresentativo. Il modello matematico dei sistemi continui è
rappresentato da equazioni differenziali alle derivate parziali ( modello continuo ), mentre il
modello matematico dei sistemi discreti risulta espresso da equazioni differenziali ordinari
( modello discreto ) ed è quello a cui faremo riferimento nel seguito della tesi.
CAPITOLO 2 FONDAMENTI TEORICI DI DINAMICA DELLE STRUTTURE
6
Vasca
Stelo
M
v(x, t)
M
x
y
M
x
v5 (t)
v4(t)
v3(t)
v2(t)
v1(t)
M
x
v (t)
a) b) c) d)
Figura 2.3 Struttura reale e relativi modelli strutturali
2.1.3 Modello delle azioni esterne
Il modello delle azioni esterne definisce i carichi agenti sulla struttura. Secondo la loro
natura, le azioni possono essere statiche o dinamiche. I carichi dinamici variano con il tempo e
generano accelerazioni significative sulla struttura. Pertanto, il moto della struttura è
accompagnato da forze d'inerzia proporzionali alle masse in movimento e alle accelerazioni
delle stesse. Consideriamo una trave appoggiata con carico distribuito applicato staticamente,
Fig. 2.4.a. In questo caso il momento flettente e lo sforzo tagliente sono indipendenti dal
tempo,ma dipendono solo dall'ascissa x. Se noi consideriamo un carico distribuito applicato
dinamicamente, Fig. 2.4.b ,ovvero il carico applicato è una funzione del tempo,si generano delle
forze d'inerzia opposte alle azioni sollecitanti. Pertanto le caratteristiche della sollecitazione di
momento flettente M(x,t) e sforzo di taglio T(x,t),che in questo particolare caso dipendono
anche dal tempo, devono equilibrare istante per istante le suddette forze di inerzia e le risultante
delle forze esterne. Per sistemi continui e discreti , le equazioni del moto possono essere
ricavate attraverso vari metodi. In questa tesi verrà utilizzato principalmente il principio di
d'Alembert e seconda legge della dinamica. In un problema pratico di vibrazione, le forze
esterne, le forze di inerzia, le relazioni elastiche e le reazioni viscose variano tutte con il tempo.