7
emittenti e suscettibili: ciò limita il ricorso a metodologie analitiche solo a pochi 
casi ideali caratterizzati da geometrie particolarmente semplici e dal verificarsi di 
ipotesi molto restrittive, casi che in pratica non trovano riscontro nei sistemi reali. 
Per questo è sempre più seguita la strada delle simulazioni al computer, dove sono 
impiegati metodi numerici come quello dei momenti, oppure delle differenze finite, 
o altri ancora. Nei metodi numerici il modello che si adotta è indipendente dal 
problema cui è applicato, però la complessità del caso in esame influisce 
pesantemente sul numero di calcoli necessari alla risoluzione, quindi sul tempo di 
elaborazione. 
I rapidi passi in avanti nel settore hanno permesso di generare codici di calcolo che 
raggiungono risultati molto accurati anche nei casi più complicati; il rovescio della 
medaglia è costituito dall'enorme mole di calcoli occorrenti, che nonostante la 
possibilità di avere a disposizione computer sempre più veloci, possono portare a 
tempi di calcolo improponibili. Per ovviare a tali difficoltà, oltre all'ottimizzazione 
dei codici, si segue la strada di ricorrere a semplificazioni nella descrizione del 
sistema, seguendo approcci di tipo statistico / topologico, in base a considerazioni 
analitiche e sperimentali. 
Uno dei componenti, quasi sempre presente nei sistemi reali, che più necessita e si 
presta a tali semplificazioni è l'insieme dei fasci di cavi, di segnale e 
d'alimentazione, che collegano gli apparati di un sistema. Spesso si tratta di 
centinaia di cavi, raggruppati in matasse, che corrono per lunghezze di decine di 
metri, trovandosi così in ambienti dal punto di vista elettromagnetico molto diversi; 
inoltre i cavi possono essere di tipologia molto diversa, a seconda della funzione 
che esercitano: mono, bi, o tripolari; dotati di schermo o senza protezione esterna; 
possono essere twistati; possono essere coassiali, e cosi via. Tra di essi ci sono 
alcuni che vanno considerati sorgenti di interferenza, altri invece che vanno 
considerati elementi suscettibili. La rappresentazione completa dei fasci richiede la 
definizione delle matrici di induttanza e capacità esterne, che portano in conto i 
fenomeni di induzione elettromagnetica ed elettrostatica tra i conduttori e rispetto 
alla massa; si tratta di matrici n×n (essendo n il numero totale di conduttori presente 
nel fascio). 
 8
È facile comprendere come nelle strutture in cui ci sono numerosi fasci di cavi, in 
cui i fasci arrivano a comprendere anche migliaia di conduttori, e in cui la 
configurazione geometrica e la composizione dei fasci varia lungo il percorso, 
risulta onerosissimo, se non impossibile, il calcolo delle matrici L e C; inoltre 
matrici di ordine così elevato appesantiscono oltremisura il codice della 
simulazione, sia nei confronti del tempo di calcolo che delle risorse di memoria 
impegnate. 
D'altra parte una rappresentazione completa dei fasci è spesso inutile: di solito 
infatti, l'attenzione è focalizzata solo su un piccolo numero di conduttori, quelli che 
collegano i cosiddetti “apparati critici”, i cui malfunzionamenti possono provocare 
l'arresto o il collasso di tutto il sistema. 
In questa tesi, partendo da tali considerazioni, viene effettuata una caratterizzazione 
sperimentale degli effetti indotti su linee multiconduttore, in particolare su fasci di 
cavi, da correnti impulsive; l'obiettivo è comprendere il fenomeno 
dell'accoppiamento di campi elettromagnetici prodotti da correnti impulsive, 
tipicamente quelle dei fulmini che si scaricano su strutture metalliche, con fasci di 
cavi posti all'interno di tali strutture; e quindi, sulla base anche dello studio delle 
caratteristiche propagative dei fasci stessi, proporre configurazioni semplificate 
nella rappresentazione dei fasci, che permettono di ridurre drasticamente il numero 
di conduttori da simulare. 
Un'analisi con tali finalità sui cablaggi non trova riscontro nella letteratura 
scientifica nell'ambito della compatibilità elettromagnetica, e la cosa è per certi 
versi sorprendente visto che i risultati ottenuti possono essere applicati con utilità in 
molti settori, in particolare in quello aeronautico. Le prove di compatibilità 
elettromagnetica in tale settore sono estremamente importanti, ed hanno una 
notevole rilevanza non solo in fase di progetto, ma anche in quella di collaudo e di 
certificazione degli aeromobili. Infatti, in un ambiente ristretto come quello di un 
velivolo, convivono numerosissimi apparati elettrici ed elettronici, alcuni dei quali 
critici per la sicurezza del volo (ad esempio i sistemi di navigazione e di 
comunicazione); anche le sollecitazioni elettromagnetiche sono particolarmente 
gravose: oltre alle interferenze tra gli apparati, c'è il pericolo delle scariche 
 9
atmosferiche, che possono colpire direttamente la fusoliera (che può pertanto essere 
attraversata da correnti, di tipo impulsivo, superiori ai 200 kA). Quanto ai cavi, basti 
pensare che su un aereo di linea essi sono presenti per uno sviluppo totale che può 
superare la decina di chilometri. Per tutti questi motivi è essenziale disporre di un 
codice che permetta di verificare, in fase di progetto, la conformità dell'aeromobile 
alle severe norme di compatibilità che regolano il settore aeronautico, e nella 
realizzazione di tale codice è estremamente vantaggioso poter disporre di un 
modello semplificato e nello stesso tempo accurato per i molteplici fasci di cavi 
presenti. 
Ritornando alla tesi, questa è organizzata in due parti. Nella prima sono analizzate 
le caratteristiche propagative di un fascio di cavi. Dopo una descrizione delle 
grandezze usate nella caratterizzazione, i parametri di scattering (in pratica i 
coefficienti di riflessione e trasmissione), si espone il set-up sperimentale usato, 
comprendente, oltre ai fasci stessi: lo strumento che effettua le misure, cioè 
l'analizzatore di rete; le scatole terminali, che sono appositi adattatori che 
permettono la connessione tra il fascio e l'analizzatore; una lastra d'alluminio, che 
funge da piano di massa. Quindi si passa alla presentazione delle misure effettuate, 
che permettono di comprendere quale sia l'influenza sulla propagazione del fascio 
esercitata dal piano di massa e da altri cablaggi paralleli posti intorno al fascio in 
esame. 
Nella seconda parte si studiano gli effetti indotti sul fascio posto in un box di 
alluminio da parte di una corrente impulsiva iniettata sul box. Il campo 
elettromagnetico all'interno del box, dovuto alla corrente iniettata, è dovuto alla 
somma di due contributi: quello per accoppiamento diretto attraverso le aperture e 
quello per diffusione attraverso l'alluminio. Dopo aver analizzato teoricamente la 
diffusione e l'effetto pelle, ad essa collegato, è descritto il generatore di Marx, 
utilizzato nei test per produrre la corrente impulsiva, e quindi sono esposti i test 
stessi, in cui oltre a verificare se sia prevalente l'accoppiamento per diffusione o 
tramite le aperture, si prova l'effetto schermante dei cavi paralleli a quello in esame 
e la dipendenza degli effetti indotti dalla geometria del sistema. 
Infine si ricapitolano gli esiti delle prove effettuate e si espongono le conclusioni 
 10
che possono trarsi, e cioè le semplificazioni di cui si è detto in precedenza. 
 11
TEST NEL DOMINIO DELLA FREQUENZA 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SOMMARIO 
 
In questa parte sono esposte le misure effettuate per determinare le caratteristiche 
propagative di un gruppo di cablaggi. La finalità è comprendere quale sia l'influenza 
esercitata sui cablaggi in esame dell'eventuale schermo protettivo esterno; dalla 
presenza di altri cablaggi, situati parallelamente a quello in esame; dalla distanza del 
piano di massa. Poiché è utilizzato uno strumento che non misura le impedenze, ma 
i parametri di scattering, nel primo capitolo viene fornita una introduzione su questo 
modo di caratterizzare le reti elettriche, poco diffuso nell'ambito dell'elettrotecnica. 
Quindi nel secondo capitolo è descritto l'analizzatore di rete, il cuore del sistema di 
misura: si tratta di uno strumento estremamente potente e flessibile, che se usato 
correttamente garantisce un'altissima accuratezza.  
Poi (capitolo 3) si passa ad una descrizione dei componenti utilizzati nel set-up 
realizzato per le misure, con particolare attenzione ai cablaggi, di derivazione 
aeronautica. Infine nel quarto capitolo sono presentate le misure effettuate ed 
esposti i risultati a cui si perviene. 
 12
1.1 CARATTERIZZAZIONE DELLE RETI CON I 
PARAMETRI DI SCATTERING 
 
 
1.1.1 Caratterizzazione esterna dei circuiti 
 
Nello studio dei circuiti spesso non interessa conoscere il circuito in dettaglio, ma 
solo ciò che è sufficiente a caratterizzarne il comportamento relativamente agli 
effetti. Tale punto di vista, inevitabile nello studio di circuiti complessi, è detto 
esterno e porta a considerare il circuito come una scatola nera, di cui noi non 
conosciamo nulla se non come si comporti (cioè quali siano le grandezze in uscita) 
quando siano note le grandezze in ingresso. 
Nella caratterizzazione esterna risulta essenziale definire il concetto di porta. Una 
porta è una coppia di morsetti connessi in modo qualsiasi al circuito in studio, col 
vincolo che la corrente entrante in uno di essi sia uguale a quella uscente dall'altro. 
Lo stato di una porta è definito da due grandezze elettriche: in genere esse sono 
tensione e corrente (con i loro rispettivi versi), tuttavia si può ricorrere anche ad 
altre grandezze (e vedremo che col modello della matrice di scattering si utilizzano 
come grandezze l'onda incidente e l'onda riflessa). 
L'analisi “esterna” di un circuito consiste nei seguenti passi: 
• individuare nel circuito le sue N porte 
• applicare ad alcune di esse (G porte) le eccitazioni (cioè generatori indipendenti 
di tensione e corrente) 
• determinare come sono chiuse le restanti N-G porte 
• risolvere il circuito e calcolare le 2N grandezze elettriche di tutte le porte 
 
Esistono vari metodi per caratterizzare un circuito ad N-porte. Tra i più usati 
ricordiamo la caratterizzazione attraverso le matrici di: impedenza; ammettenza; 
trasmissione; scattering. In seguito verrà ampiamente descritto quest'ultimo metodo 
che è quello usato nel nostro caso; conviene tuttavia dare alcuni brevi cenni anche 
 13
agli altri metodi. 
 
 
1.1.1.1 La matrice di impedenza 
 
Siano V
j
 ed I
j
 rispettivamente la tensione e la corrente della porta J, allora il vettore 
delle tensioni V può essere scritto in funzione del vettore delle correnti I attraverso 
la matrice (n×n) delle impedenze Z : 
⋅
=
nnnn
n
n
I
I
ZZ
ZZ
V
V
Μ
Λ
ΜΜ
Λ
Μ
1
1
1111
             (1.1) 
Dalla definizione deriva che i termini propri Z
jj
 rappresentano l'impedenza vista 
dalla porta J quando tutte le altre porte sono aperte; mentre i termini mutui Z
jk
 sono 
pari al rapporto tra la tensione V
j
 della porta J e la corrente I
k
 della porta k quando 
quest'ultima è alimentata mentre tutte le altre porte sono aperte. 
 
 
1.1.1.2 La matrice di ammettenza 
 
Con lo stesso significato dei simboli si definisce la matrice delle impedenze Y 
come: 
⋅
=
nnnn
n
n
V
V
YY
YY
I
I
Μ
Λ
ΜΜ
Λ
Μ
1
1
1111
        (1.2) 
Analogamente risulta che Y
jj
 è l'ammettenza vista dalla porta J quando tutte le altre 
porte sono cortocircuitate; Y
jk
 è il rapporto tra la corrente I
j
 della porta J e la 
tensione V
k
 della porta k quando quest'ultima è alimentata mentre tutte le altre porte 
sono cortocircuitate. 
 14
 
1.1.1.3 La matrice di trasmissione 
 
Questo tipo di rappresentazione, possibile nel caso di reti a 2 porte, risulta 
particolarmente utile quando abbiamo più circuiti connessi in cascata; in tal caso 
infatti la matrice di trasmissione complessiva è pari al prodotto delle matrici di 
trasmissione dei singoli circuiti. 
La matrice di trasmissione è composta dai 4 parametri A, B, C, D secondo la 
seguente definizione: 
⋅
=
2
2
1
1
I
V
DC
BA
I
V
         (1.3) 
Si noti che A e D sono adimensionali, B ha le dimensioni di una impedenza mentre 
C quella di una ammettenza. 
 
 
 
1.1.2 Caratterizzazione attraverso la matrice di scattering 
 
Questo tipo di caratterizzazione è poco usato nell'ambito elettrotecnico mentre è 
molto più comune nel campo delle microonde. Infatti gli altri metodi sopra elencati 
richiedono tutti la misura di impedenze o ammettenze (e quindi di tensioni e 
correnti) per determinare le varie matrici. Ciò, se non crea nessun problema a 
frequenza industriale o comunque per basse frequenze, risulta invece sempre più 
difficile per frequenze via via maggiori, dove peraltro anche le condizioni di corto 
circuito o di circuito aperto delle porte necessarie nella definizione dei parametri Z, 
Y e ABCD sono non facili da ottenere. 
La definizione dei parametri di scattering invece è svincolata dalla misura di 
tensioni e correnti e richiede solo la misura di coefficienti di riflessione, che può 
essere effettuata facilmente anche a frequenze molto elevate. Come vedremo meglio 
 15
in seguito inoltre nella definizione dei parametri di scattering non sono necessarie 
condizioni di corto circuito o circuito aperto delle porte, ma solo di adattamento 
delle sorgenti e dei carichi, e anche questo rende l'operazione di misura più facile. 
Si è detto come nella caratterizzazione dei parametri di scattering non ci sia 
riferimento diretto a tensioni e correnti. Ciò perché al posto di queste si usano le 
grandezze onda incidente e onda riflessa (indicate in seguito rispettivamente con a e 
b), che saranno definite in seguito. 
In generale per una rete ad N-porte vale la seguente relazione: 
⋅
=
nnnn
n
n
a
a
SS
SS
b
b
Μ
Λ
ΜΜ
Λ
Μ
1
1
1111
             (1.4) 
Dunque il parametro diagonale S
jj
 è definito come il rapporto tra l'onda riflessa e 
l'onda incidente nella porta J, quando tutte le altre porte sono nelle condizioni di 
adattamento; il termine S
jk
 è il rapporto tra l'onda riflessa nella porta J (e quindi 
l'onda trasmessa) e l'onda incidente nella porta K, quando tutte le porte tranne la K 
sono adattate. 
 
 
Figura 1-1 : rete a 2 porte 
 16
1.1.2.1 Parametri di scattering per reti a 2 porte 
 
Scendiamo in dettaglio nel caso di rete a 2 porte (fig. 1-1). 
Prima di definire i parametri di scattering veri e propri, legati alle grandezze di onda 
incidente e riflessa, può essere utile partire da quelli riferiti alle tensioni e alle 
correnti incidenti e riflesse, grandezze più familiari. 
Sebbene non sia strettamente necessario, si assume che l'impedenza delle due porte 
(rispettivamente Z
1
 e Z
2
) sia resistiva e pari per entrambe ad R
0
, cioè all'impedenza 
di riferimento rispetto alla quale si definisce la matrice S: in tal modo la teoria 
risulta molto semplificata; in caso contrario si ricorre alla teoria dei parametri di 
scattering generalizzati. Con l'ipotesi fatta il circuito può essere rappresentato come 
in fig. 1-2a. 
Sostituendo alla porta 1 l'impedenza di riferimento R
0
 (fig. 1-2b), si definiscono la 
tensione e la corrente incidente relative alla porta 1 come: 
2
2
101
101
0
101
00
1
1
IRV
IRV
R
IRV
RR
E
I
ii
i
+
==
+
=
+
=
        (1.5) 
Le grandezze riflesse V
1
r
 ed I
1
r
 sono definite dalle seguenti relazioni (fig. 1-2d): 
0
101
1
0
101
111
101101
1111
22
22
R
IRV
I
R
IRV
III
IRVIRV
VVVV
ir
ir
−
=−
+
=−=
−
=
+
−=−=
           (1.6) 
In modo del tutto analogo si definiscono le grandezze relative alla porta 2 (fig. 1-
2c); quindi in forma matriciale si può scrivere: 
irir
ISIVSV
IV
==                           (1.7) 
essendo: 
 17
   I                     I
V                 V
+
+
=
=
−
−
=
=
+
+
=
=
−
−
=
=
0
202
0
101
2
1
0
202
0
101
2
1
202
101
2
1
202
101
2
1
2
2
2
2
2
2
2
2
R
IRV
R
IRV
I
I
R
IRV
R
IRV
I
I
IRV
IRV
V
V
IRV
IRV
V
V
i
i
i
r
r
r
i
i
i
r
r
r
         (1.8) 
=
=
II
I
n
I
VV
V
n
V
nnnnnn
SS
SS
SS
SS
Λ
ΜΜ
Λ
Λ
ΜΜ
Λ
11
111111
IV
S                          S          (1.9) 
Possiamo ora definire le grandezze onda incidente (vettore a) e riflessa (vettore b) 
come: 
−
−
=⋅
=⋅
=
=
+
+
=⋅
=⋅
=
=
0
202
0
101
0
0
0
0
2
1
0
202
0
101
0
0
0
0
2
1
2
2
10
01
0
0
2
2
10
01
0
0
R
IRV
R
IRV
R
R
R
R
b
b
R
IRV
R
IRV
R
R
R
R
a
a
rr
ii
VIb
VIa
      (1.10) 
per cui la matrice di scattering risulta definita da: 
aSb ⋅=            (1.1) 
Nel caso assunto  Z
1 
= Z
2 
= R
0
  vale la relazione S = S
I 
= S
V
 . 
L'uso delle grandezze di onda incidente e riflessa, oltre a svincolarci da correnti e 
tensioni, è conveniente sia perché le due grandezze, avendo le stesse dimensioni 
fisiche, sono confrontabili tra loro, al contrario di tensione e corrente, sia perché le 
espressioni riguardanti le varie potenze in gioco risultano semplificate. A tal 
proposito si noti come le dimensioni dell'onda incidente e riflessa sono quelle della 
radice quadrata della potenza (il simbolo a  indica la dimensione fisica di a) : 
 18
 
Figura 1-2 : definizione delle grandezze incidenti e riflesse 
 19
()
212121
1-
WAV
A V
VV
2
21
21
===
Ω
=
±
=
±
==
R
RIV
R
RIV
ba       (1.12) 
Si definisce potenza incidente sulla porta K il prodotto 
*
kk
aa  (dove l'asterisco indica 
il coniugato); potenza riflessa sulla porta K il prodotto 
*
kk
bb . 
Da tali definizioni deriva che la potenza entrante nella rete dalla porta K è 
**
kkkk
bbaa − . 
 
1.1.2.2 Misura dei parametri di scattering 
 
Sviluppando l'espressione b = S⋅⋅⋅ a nel caso di rete a 2 porte si ottiene: 
+=
+=
2221212
2121111
aSaSb
aSaSb
         (1.3) 
da cui si deduce che i parametri di scattering possono essere definiti come: 
0000
12
2
22
21
2
21
12
1
12
21
1
11
=
=
=
=
=
=
=
=
aa
b
S
aa
b
S
aa
b
S
aa
b
S                       (1.14) 
La condizione a
1
 = 0 implica che sulla porta 1 non ci sia generatore di tensione e 
che tale porta sia chiusa sull'impedenza di riferimento R
0
: infatti nel caso generale di 
rete a 2 porte (fig. 1-1) si ha che: 
1111
IZEV −=           (1.5) 
e sostituendo tale espressione nella definizione di a
1
 data con la (1.10) si ottiene: 
()
0
1101
0
101
1
22 R
IZRE
R
IRV
a
−+
=
+
=        (1.6) 
Dalla (1.16) consegue che condizione necessaria e sufficiente affinchè a
1
 sia nullo 
per qualsiasi valore di I
1
 è che valgano contemporaneamente E
1
 = 0 e Z
1
 = R
0
.  
 20
Analogamente per la condizione a
2
 = 0 deve essere E
2
 = 0 e Z
2
 = R
0
. Queste 
definizioni vengono sfruttate per la misura dei parametri di scattering che quindi 
avviene: 
• per S
11
 (fig. 1-3a) calcolando il rapporto tra l'onda riflessa b
1
 e quella incidente 
a
1
 quando la porta 2 è chiusa su R
0
 (e quindi a
2
 = 0) 
• per S
12
 (fig. 1-3b) calcolando il rapporto tra l'onda riflessa b
1
 e quella incidente 
a
2
 quando la porta 1 è chiusa su R
0
 (e quindi a
1
 = 0) 
• per S
21
 (fig. 1-3a) calcolando il rapporto tra l'onda riflessa b
2
 e quella incidente 
a
1
 quando la porta 2 è chiusa su R
0
 (e quindi a
2
 = 0) 
• per S
22
 (fig. 1-3b) calcolando il rapporto tra l'onda riflessa b
2
 e quella incidente 
a
2
 quando la porta 1 è chiusa su R
0
 (e quindi a
1
 = 0) 
 
 
 
Figura 1-3 : misura dei parametri di scattering