Riassunto
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Questo lineamento è composto da un sistema di faglie subparallele trascorrenti a
movimento destrorso con un chiaro rigetto verticale e un evidente rigetto orizzontale,
disposto lungo una direttrice E-NE. Questo sistema è stato sicuramente attivo durante il
Terziario ma esistono evidenze di una sua attività sin dall’epoca ercinica.
Nell’area di cava le rocce esposte sono rappresentate essenzialmente da facies di flusso
piroclastico ( ignimbriti riolitiche più o meno alterate) a cui si associano facies detritiche a
granulometria ruditica. La parte settentrionale della cava è caratterizzata da depositi
ignimbritici violacei massici con scarse evidenze di strutture di flusso ed apparentemente
non alterati.
La parte centro-meridionale è invece caratterizzata da rocce tufaceo-ignimbritiche di colore
da grigio a bruno, spesso completamente afiriche, le quali risultano variamente alterate in
un materiale microcristallino rosa, che rappresenta il prodotto di alterazione più vistoso.
Tutto l’ammasso roccioso risulta intensamente fratturato e brecciato secondo sistemi di
giunti e fratture concordi con le direttrici della vicina Linea della Cremosina. Nella parte
centrale della cava, l’alterazione rosa sembra essere sviluppata a partire proprio dai sistemi
di diaclasi concordi con la Linea della Cremosina, sottolineando un possibile controllo
strutturale. Campioni di roccia a diverso grado di alterazione sono stati studiati nei loro
vari aspetti mineralogici, microstrutturali e chimici al fine di capire i meccanismi che
hanno generato questa alterazione.
Lo studio mineralogico, petrografico e microtessiturale è avvenuto mediante analisi
microscopiche in sezione sottile e, a causa della granulometria estremamente fine dei
componenti nelle facies alterate, tramite diffrattometria a raggi X su polveri (XRPD).
L’analisi microscopia ha permesso innanzitutto di riconoscere le tessiture caratteristiche
dei depositi ignimbritici, caratterizzati da struttura porfirica con fenocristalli di quarzo (con
anse di riassorbimento), feldspati e plagioclasi (più o meno sericitizzati), biotite lamellare,
glass shards variamente ricristallizzate e xenoliti di varia natura (graniti, metamorfiti del
basamento, ecc.), immersi in una massa di fondo da criptocristallina a vetrosa talora
contenente sferuliti di devetrificazione.
La massa di fondo risulta però spesso completamente ricristallizzata a causa della crescita
di diversi tipi di aggregati di minerali di neoformazione che rappresentano il prodotto
dell’alterazione di queste rocce. A nicol incrociati si osservano sia strutture a feltro
composte da un aggregato di cristalli finissimi senza orientazioni cristallografiche
preferenziali, sia strutture raggiate date da aggregati di cristalli con abito aciculare che
vanno in estinzione alternativamente, sia strutture “pseudo-pecilitiche” caratterizzate da
Riassunto
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crescite di individui tozzi, con bordi irregolari e frastagliati, otticamente coerenti ma ricchi
di fini zone ad orientazione ottica variabile che appaiono come inclusi. Questi aggregati
neoformati presentano orientazioni cristallografiche differenti dagli aggregati vicini, così
da andare in estinzione alternativamente, dando alla massa di fondo una struttura “pseudo-
pavimentosa”. Questi diversi tipi di aggregati di minerali di neoformazione sono risultati
essere costituiti principalmente da feldspati alcalini.
Come ausilio all’analisi microscopica, la diffrattometria su polveri ha permesso di valutare,
in modo qualitativo ma accurato, la composizione mineralogica di tutti i campioni. Dai
profili diffrattometrici si evince che tutte le litologie affioranti in cava sono composte da
quarzo, albite, K-feldspato e muscovite a cui si associano ossidi di ferro (magnetite ed
ematite), calcite, clorite, illite, pirite e caolinite. Dal confronto dei profili diffrattometrici
delle litofacies campionate con quelli di ignimbriti provenienti da altre località del
Biellese, si è notato che questo processo metasomatico ha portato un arricchimento in
particolare di fasi ricche in sodio (albite), rispetto a quanto riscontato nelle vulcaniti non
affette da questo tipo di alterazione.
Le osservazioni tramite microscopio elettronico a scansione (SEM) ed analisi
microchimiche con sistema EDS hanno definitivamente chiarito la natura degli aggregati
microcristallini che caratterizzano molti dei campioni e che in molti casi hanno sostituito la
massa di fondo delle vulcaniti studiate. Si tratta di concrescite finissime di albite pura,
albite pura + K-feldspato ± quarzo che si sono formati a spese dell’originaria massa di
fondo vetrosa delle vulcaniti. In alcuni campioni, caratterizzati da una successiva
carbonatazione e cloritizzazione già visibile in sezione sottile, il carbonato risulta essere
calcite e la clorite risulta marcatamente ferrifera. Tra i minerali accessori sono stati
individuati finissimi aggregati di magnetite cubica a sostituzione pseudomorfa di lamelle di
ematite (musketizzazione) e disseminazioni di fini plaghe di barite interstiziali agli
aggregati di feldspato.
La caratterizzazione geochimica delle vulcaniti albitizzate della cava è stata effettuata
confrontando i dati ottenuti da analisi multielementari su roccia totale e utilizzando
diagrammi e metodi di elaborazione dati presentati in vari lavori scientifici sulle
problematiche della metasomatosi alcalina, e in particolare su fenomeni di albitizzazione
ed “episienitizzazione”. Si tratta processi metasomatici frequentemente associati ad attività
magmatica ed idrotermale a cui talora sono associati importanti mineralizzazioni (per
esempio mineralizzazioni ad U, Au, Sn-W-Mo, Pb-Cu-Zn).
Riassunto
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I diagrammi utilizzati, basati sul confronto tra elementi maggiori, minori ed in tracce, tra
rocce metasomatizzate e rocce non metasomatizzate, mettono in luce il forte arricchimento
in alcali, principalmente Na, e mostrano affinità con i trends geochimici riconosciuti in
letteratura.
Per quanto riguarda gli aspetti geologici, mineralogici e geochimici di queste rocce, si può
concludere che esse rappresentano una porzione del complesso vulcanico tardo-paleozoico,
la quale ha subito un profondo processo di alterazione/metasomatosi alcalina post-
deposizionale ad opera di fluidi idrotermali comparabile con un’alterazione tipo
“episienite”. Un possibile veicolo di tali fluidi caldi potrebbe essere stato la vicina linea
della Cremosina, in analogia con quanto si è verificato con altre vicine paleolinee permiane
in altre porzioni del Sudalpino, in cui si vede una stretta relazione tra attività vulcono-
plutonica, tettonica e attività idrotermale (per esempio mineralizzazioni ad U nella
Formazione di Collio nelle Alpi Orobie).
Per quanto riguarda l’aspetto economico, le vulcaniti affioranti in cava sono
potenzialmente esse stesse materie prime come rocce industriali in virtù della loro
ricchezza di alcali, in particolare Na, poichè il loro carattere alcalino le rende
particolarmente adatte a fungere da materiale basso-fondente per la produzione di
ceramiche vetrificate (grès porcellanato). I test ceramici di cottura hanno messo in
evidenza l’ottima fusibilità e le buone proprietà tecniche del materiale a temperatura tra
1120°C e 1160°C. L’unico aspetto negativo, dal punto di vista commerciale, che ne
potrebbe limitare l’impiego, è l’abbondanza degli elementi cromofori (ad es., Fe) che
conferiscono al prodotto cotto un colore da rosso a bruno scuro, che contrasta con le
esigenze di mercato.
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Premessa
Lo scopo del presente lavoro di tesi consiste nella caratterizzazione chimico-mineralogica
delle vulcaniti permiane più o meno alterate presenti nella cava d’inerti della ditta ELIS
S.N.C. di Enzo e Paolo Renati, sita presso l’abitato di Caprile (Bi).
Ulteriore aspetto chiave indagato è la valutazione del possibile utilizzo di queste vulcaniti
come fondenti nella produzione di ceramiche vetrificate.
Questo studio si è effettuato attraverso il rilevamento di terreno, la campionatura e l’analisi
geochimica – petrografia delle rocce più significative.
Il rilevamento di terreno, effettuato attraverso brevi e numerose campagne geologiche
iniziate nella primavera del 2005 e terminate nel marzo del 2006, ha portato
all’individuazione delle litologie presenti nell’area, alla valutazione alla mesoscala
dell’alterazione delle rocce ed alle relative campionature sistematica di caratterizzazione.
Successivamente alcuni campioni rappresentativi, selezionati tra quelli raccolti durante il
rilevamento, sono stati sottoposti a diverse indagini:
ξ Studio di sezioni sottili al microscopio ottico;
ξ Diffrattometria a Raggi X su polveri (XRPD);
ξ Microscopia elettronica a scansione (SEM);
ξ Analisi chimiche multielementare su roccia totale eseguite presso l’”Acme
Analytical Laboratories LTD” di Vancouver (Canada).
Queste tecniche analitiche hanno permesso di determinare la composizione mineralogica-
petrografica, la tessitura e la struttura dei campioni prelevati; inoltre è stato valutato, in
modo dettagliato, il carattere geochimico di questi ultimi, così da determinare il tipo e il
grado di metasomatismo subito dalle litologie oggetto di studio.
I dati così ottenuti sono stati confrontati e integrati a quelli acquisiti direttamente dalle
osservazioni di terreno e a quelli ricavati dall’accurata ricerca bibliografica.
Nella fase finale del lavoro sono stati effettuati test ceramici di laboratorio, su alcuni
campioni rappresentativi, atti alla valutazione cromatica dopo un ciclo di cottura in forno a
muffola ed alla determinazione dei coefficienti di assorbimento d’acqua e di ritiro totale
dopo cottura.
Premessa
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Dai diversi studi effettuati è stato possibile:
ξ Redarre due elaborato cartografici, uno a scala 1:500 della cava l’altro a scala
1:10000 dell’area circostante, rappresentanti le principali variazioni litologiche –
strutturali ed il diverso grado di alterazione;
ξ Avanzare una plausibile interpretazione sul tipo e il grado di metasomatismo subito
dalle vulcaniti e il tipo di controllo litologico-strutturale che può averne favorito lo
sviluppo;
ξ Determinare le caratteristiche tecnologiche del prodotto attraverso test specialistici
di laboratorio e se questo materiale possiede le proprietà e le caratteristiche per
essere un buon fondente da inserire nell’impasto per monocottura.