2
1. INTRODUZIONE
Storicamente i fossi e le aree umide, e in particolare quelli all’interno delle aree urbane, hanno
rappresentato quasi esclusivamente un problema di tipo sanitario, rispetto al quale era necessario
adottare misure di contenimento e bonifica. Solo negli ultimi decenni si è cominciato a riconoscere
il valore naturalistico, paesaggistico e ricreativo di questi ambienti, adottando politiche gestionale
che avessero come obiettivo la loro conservazione, salvaguardia e recupero nei casi piø degradati.
Il reticolo idrografico minore della città di Roma, costituito da piccoli corsi d’acqua, fossi, canali di
drenaggio e aree umide, è divenuto, infatti, solo di recente, oggetto di diversi studi naturalistici volti
principalmente a valutare lo stato ecologico e qualitativo di questi ecosistemi partendo da
informazioni di tipo idrologico, chimico-fisico, microbiologico e macrobentonico (Mancini et al.,
2005; Ciadamidaro & Mancini, 2006; Ciadamidaro et al., 2006; Puccinelli & Ciadamidaro, 2008).
Questo nuovo interesse per tali ambienti è da collegarsi in parte all’emanazione in ambito europeo
della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE, in cui viene sancito che i corpi idrici ritenuti
significativi dovranno essere classificati in base a scale di qualità e che dovranno raggiungere dei
fissati obiettivi di qualità ambientale entro scadenze temporali definite.
Sebbene il reticolo idrografico minore non sia direttamente soggetto alla norma citata, il suo
risanamento e la sua corretta gestione assumono notevole importanza, in quanto le aste principali
potranno raggiungere solo con estrema difficoltà i prefissati obiettivi di qualità se gli apporti idrici
dalle aste secondarie del medesimo bacino idrografico non saranno, a loro volta, di buona qualità
(Mancini & Munafò, 2003).
Il reticolo idrografico minore della città di Roma, nella maggior parte dei casi, è costituito da fossi e
canali del tutto compromessi, in cui le azioni di recupero dovrebbero affrontare il problema
gestionale in modo integrato, dalla pianificazione degli scarichi alla destinazione delle acque e alla
riqualificazione ambientale. Solo in alcuni casi l’ecosistema “fosso” sembra mantenere una certa
naturalità, richiedendo una maggiore tutela al fine di evitarne una compromissione totale e
irreversibile. Piø spesso si hanno situazioni in cui persistono, senza alcuna reale prospettiva di
miglioramento, evidenti condizioni di stress dell'ecosistema “fosso”, non solo dovuto
all'inquinamento delle acque ma anche ad un prelievo non sostenibile delle stesse. Non di rado,
infatti, si assistite a periodici fenomeni di siccità dei corsi d’acqua che incidono sulla qualità degli
ecosistemi alterandone la struttura delle comunità animali e vegetali. Anche l’artificializzazione
degli alvei e delle rive (cementificazioni, rettifiche, tombamenti, tagli indiscriminati della
vegetazione) altera radicalmente la struttura, la morfologia e le funzioni del corso d’acqua,
banalizzando gli ambienti che lo costituiscono con forti perdite di biodiversità.
Nell’ambito di tali problematiche nasce il presente studio sui fossi del Parco Regionale dell’Appia
Antica (Roma) finalizzato principalmente:
3
• ad incrementare le conoscenze sulla flora e la vegetazione dei principali fossi del Parco, che sono
parte integrante del sistema idrografico minore della città di Roma;
• ad analizzare lo stato di conservazione di tali fossi in base al dato floristico-vegetazionale
raccolto al fine di individuare da una parte i fossi piø degradati che necessitano di interventi di
recupero ambientale e dall’altra i fossi meno disturbati, per cui adottare una politica gestionale
che tuteli e preservi eventuali emergenze floristiche e vegetazionali.
2. AREA DI STUDIO
Nell’ambito del reticolo idrografico minore della città di Roma sono stati analizzati i principali fossi
che attraversano l’area del Parco Regionale dell’Appia Antica. Il territorio del Parco è situato nel
settore sud-est di Roma e si sviluppa lungo la strada consolare dell’Appia Antica (Fig. 1a).
Il reticolo idrografico del parco presenta corsi d’acqua e fossi appartenenti al bacino idrografico del
fiume Tevere nel quale vanno a confluire in sinistra orografica. Ciò non avviene piø in maniera
naturale, ma attraverso un sistema di adduttori che portano le acque al depuratore di Roma Sud.
Ai fini del presente studio, tra i vari corsi d’acqua che attraversano l’area del parco, sono stati
indagati in modo specifico i seguenti fossi :
- Fosso di Tor Marancia
- Fosso delle Cornacchiole
- Fosso dello Statuario
I fossi, spesso chiamati “marrane” o “marane” dai romani, possono essere indicati con diversi nomi
a seconda della porzione di territorio che attraversano. Per questo motivo e per evitare confusioni si
riportano di seguito i diversi toponimi in uso utilizzati per ciascuno dei fossi indagati (Tab. 1):
Tab. 1 - Principali toponimi dei fossi indagati.
Nome:
Toponimo:
Fosso di Tor Marancia Fosso del Grottone, Fosso di Tor Carbone, Marrana di Grotta Perfetta
Fosso delle Cornacchiole
Fosso di Fiorano, Fosso della Cecchignola
Fosso dello Statuario
Fiume Almone, Marrana della Caffarella
Le stazioni di rilevamento sono state selezionate in base a valutazioni di carattere ecologico,
gestionale, interesse scientifico e rappresentatività del tratto di fosso considerato (Fig. 1b).
4
Fig. 1 - Area di studio e stazioni di campionamento.
Di seguito si riporta una breve descrizione dei fossi indagati con elencazione delle stazioni di
campionamento che sono state selezionate ai fini dello studio.
Fosso di Tor Marancia/Fosso del Grottone
Il Fosso di Tor Marancia fa parte del bacino idrografico del Fosso di Grotta Perfetta (Fig. 2). Il
bacino è drenato da un reticolo costituito dal Fosso di Tor Marancia che inizia presso la tenuta di
Torricola, prosegue lambendo la via Ardeatina ed entra nell’area valliva di Tor Marancia dove
prende il nome di Fosso del Grottone (Fig. 3). Questo fosso assume una certa importanza
naturalistica per il fatto che il suo alveo per quasi tutta l’estensione presenta caratteristiche
seminaturali. Comunque, il reticolo idrografico nella valle di Tor Marancia è stato oggetto in
passato di vari interventi di bonifica, come la realizzazione di canali di drenaggio e di irrigazione,
che hanno permesso di allontanare le acque dalle zone paludose e distribuirle nelle altre parti della
valle (AA.VV., 2002).
Fig. 2 - Fosso di Tor Marancia.
(a) (b)
5
Fig. 3 - Fosso del Grottone.
Le stazioni di campionamento selezionate lungo il Fosso di Tor Marancia sono le seguenti:
• Stazione Fosso di Tor Marancia_Chiusa (FTorM_1)
• Stazione Fosso di Tor Marancia_a valle della Chiusa (FTorM_2)
• Stazione Fosso di Tor Marancia_a monte della Chiusa (FTorM_3)
• Stazione Fosso del Grottone_sorgenti (FTorM_4)
• Stazione Fosso del Grottone_ramo (FTorM_5)
Fosso dello Statuario/Fiume Almone/Fosso della Caffarella
Il Bacino idrografico del fiume Almone è il sistema idrico piø esteso che attraversa il Parco. Il
fiume che drena il bacino, prende origine dai Colli Albani presso Marino (alle pendici del Monte
Cavo), con il toponimo di Fosso dello Statuario, per poi assumere il toponimo di Fiume Almone
durante il suo corso. Originariamente il corso d’acqua confluiva in riva sinistra nel Tevere
all’altezza dei “Mercati generali”. Attualmente, in coincidenza con l’inizio della Via Appia
Pignatelli, si immette in una condotta sotterranea di cemento che lo porta al Tevere dopo aver
passato il depuratore di Roma Sud.
Solamente il tratto a monte del bacino è coperto da boschi, mentre scendendo verso valle aumenta
la presenza antropica in termini di urbanizzazione, pur rimanendo alcune aree incolte o coltivate a
vigneto o seminativo. Nell’insieme, il corso d’acqua mostra un elevato degrado ambientale per la
presenza di scarichi di reflui direttamente in alveo, accumulo di rifiuti, occupazione abusiva delle
sponde, cementificazione degli argini. I tratti del corso d’acqua che presentano sponde e alveo meno
disturbate sono presso Villa dei Quintili, Circolo del Golf “Acqua Santa” e Valle della Caffarella.
Il tratto di fiume che attraversa l’area della Villa dei Quintili (Fig. 4) presenta un corso lineare e
meandriforme, mentre all’interno della Valle della Caffarella, dove prende il nome di Marrana della
Caffarella (Fig. 5), presenta diversi rami secondari che si articolano all’interno di un’area
pianeggiante a bassa pendenza e con la falda posta a poca profondità dalla superficie, tale da
6
provocare spesso impaludamenti. Quindi il reticolo idrografico della Marrana della Caffarella è
costituito dall’asta principale del Fiume Almone che scorre al centro della valle, e da due canali
secondari che bordano i lati della piana alluvionale alimentati dalle numerose risorgive presenti in
tutta la valle. La manutenzione dei canali secondari, che un tempo era necessaria per lo sfruttamento
agricolo della valle, viene oggi effettuata saltuariamente, fatto che sta permettendo la ricreazione di
piccole aree umide di elevato valore naturalistico nelle aree dove il flusso è piø scarso (AA.VV.,
2002).
Fig. 4 - Fiume Almone presso Villa dei Quintili.
Fig. 5 - Tratto del Fiume Almone all’interno del Parco della Caffarella.
Ai fini dello studio floristico-vegetazionale sono state investigate le seguenti stazioni:
• Stazione Caffarella_Marrana sinistra_sorgente bivio (CafMarSx_1)
• Stazione Caffarella_Marrana sinistra_sorgente canale (CafMarSx_2)
• Stazione Caffarella_Marrana sinistra_Ninfeo di Egeria (CafMarSx_3)
• Stazione Caffarella_Marrana destra_area umida (Torre Valca) (CafMarDx_1)
• Stazione Caffarella_Marrana destra_area umida (CafMarDx_2)
• Stazione Caffarella_Marrana destra_fragmiteto (CafMarDx_3)
• Stazione Caffarella_Marrana destra_Vaccareccia (CafMarDx_4)