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concentrazione di O
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, conducibilità) e all’applicazione di indici di qualità (IFF, IBE, Habitat
Assessment, mesohabitat).
La seconda fase ha previsto un monitoraggio con frequenza mensile di tre corsi
d’acqua selezionati per alcune caratteristiche particolari: il torrente Dois-Palobbia, con
portate naturali; il T. Tredenus-Re, con portate pari al DMV previsto dalla legge; il T.
Remulo, con portate superiori al DMV. Lungo ciascun torrente sono state individuate tre
stazioni in cui sono stati misurati i valori di portata con rilievo del microhabitat idraulico, i
parametri chimico-fisici e l’inquinamento organico con la determinazione di BOD
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e COD;
inoltre stagionalmente sono stati effettuati campionamenti di tipo quantitativo della fauna
macrobentonica. Le analisi e i campionamenti relativi a questi tre corsi d’acqua sono
avvenuti prima e dopo l’attuazione dei rilasci sperimentali, ed hanno lo scopo di
evidenziare gli effetti dei differenti deflussi sull’ecosistema acquatico.
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I TORRENTI MONTANI
2.1 Introduzione
I corsi d’acqua alpini presentano caratteristiche che li differenziano significativamente
da tutti gli altri corsi d’acqua; sono infatti ambienti caratterizzati da condizioni
estremamente restrittive. Forti velocità di corrente associate ad elevate pendenze, acque
fredde e presenza di nutrienti in quantità limitata determinano una grande selettività nei
confronti degli organismi, sia animali che vegetali, in grado di colonizzarli. Le comunità
presenti in questi ambienti sono pertanto più povere, sia qualitativamente che
quantitativamente, rispetto alle comunità presenti nei corsi d’acqua pedemontani e
planiziali. Gli organismi appartenenti a tali comunità sono pertanto estremamente
specializzati ed adattati, ma questa specializzazione li porta inevitabilmente anche ad essere
molto sensibili nei confronti di alterazioni a carico del loro habitat, indotti da attività umane.
La presenza di insediamenti umani nelle zone montane ha radici profonde ed è
sempre stata caratterizzata da una stretta connessione con gli ambienti fluviali. Le attività
tradizionali degli insediamenti pre-industriali quali la pastorizia o la silvicoltura non hanno
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tuttavia generato impatti rilevanti all’habitat fluviale, né in termini di alterazioni
morfologiche né di inquinamento.
A partire dal secondo dopoguerra si ha avuta una radicale inversione di tendenza per
quanto riguarda gli insediamenti umani: l’industrializzazione ha portato allo spopolamento
della montagna in preferenza dei grandi centri urbani di fondovalle. Parallelamente a
questo abbandono dell’ambiente montano sono aumentati gli impatti a livello della risorsa
idrica, oggetto di interventi sia di natura contenitiva quali opere di sistemazione fluviale sia
di sfruttamento volto alla produzione di energia idroelettrica. Per l’attuazione di tali opere
quasi sempre non vengono prese in considerazione le comunità animali e vegetali che
vivono nell’ambiente fluviale, causando spesso impatti gravi ed irreversibili.
2.2 Tipologie di habitat
L’habitat fluviale può essere identificato secondo una classificazione basata su cinque
livelli di risoluzione omogenei (Frissel et al., 1986; Bayley & Li, 1992; Stalnaker et al., 1995),
come evidenziato dalla Figura 2.1. Questi livelli possiedono una propria scala spaziale al
diminuire della quale aumenta la vulnerabilità nei confronti degli stress sia ambientali che
imputabili alle attività umane.
Figura 2.1. Livelli di classificazione dell’habitat fluviale.
Partendo dalla scala maggiore i livelli di classificazione dell’habitat fluviale sono:
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- Sistema di corsi d’acqua
- Segmento di corso d’acqua
- Tratto di corso d’acqua (macrohabitat)
- Unità morfologica (mesohabitat)
- Microhabitat
2.2.1 Sistema di corsi d’acqua
Il sistema di corsi d’acqua comprende tutte le acque superficiali presenti in un bacino
idrografico ed ha dimensioni dell’ordine di decine di chilometri. È limitato dallo
spartiacque, dai rilievi più elevati e dai livelli a quota minore del bacino. La sua evoluzione
prevede l’estensione dell’articolazione del reticolo idrografico e l’abbassamento dei rilievi
dovuto all’erosione. Le caratteristiche che definiscono questo livello sono: clima, geologia,
topografia, copertura vegetale, regime termico.
2.2.2 Segmento di corso d’acqua
Il segmento di corso d’acqua, dalle dimensioni nell’ordine dei chilometri, è
caratterizzato da pendenze relativamente uniformi e da una struttura geologica omogenea. I
confini di un segmento si identificano in corrispondenza di immissioni di tributari principali
o di discontinuità litologiche o strutturali. Le caratteristiche che definiscono questo livello
sono: ordine fluviale, litologia, pendenza dell’alveo, posizione nel reticolo idrografico,
pendenza dei fianchi della valle, vegetazione climax potenziale, tipologie di suoli.
2.2.3 Tratto di corso d’acqua
Il tratto di corso d’acqua, definito anche come macrohabitat, ha dimensioni comprese
fra poche centinaia di metri ed alcuni chilometri. I suoi limiti longitudinali si identificano
con variazioni di pendenza dell’alveo ed elementi capaci di resistere a piene con tempi di
ritorno minori di 50 anni, mentre i limiti longitudinali sono definiti da rive in grado di
resistere all’erosione e dai margini del piano di esondazione in grado di sopportare piene
con tempi di ritorno minori di 50 anni. Gli elementi distintivi di questo livello sono:
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pendenza dell’alveo, sequenza di unità morfologiche di mesohabitat, forma della valle,
percorso dell’alveo, tipologia delle rive, vegetazione riparia.
2.2.4 Unità morfologica
L’unità morfologica, detta anche mesohabitat, ha dimensioni dell’ordine di decine di
metri ed è limitata longitudinalmente da variazioni di pendenza del letto fluviale ed
elementi morfogenetici (massi, sporgenze, ecc.) e lateralmente dallo spazio occupato
dall’alveo di piena annuale ordinaria e da elementi che ostacolano il flusso di corrente. Il
mesohabitat è definito da: forma dell’alveo, pendenza della superficie dell’acqua,
distribuzione ed entità assunte delle velocità di corrente d’acqua, struttura o processo
morfogenetico originante l’unità d’habitat, profondità dell’acqua, tipo di substrato resistente
a piene con tempo di ritorno inferiore a 10 anni, posizione all’interno dell’alveo,
configurazione delle rive. Le unità morfologiche sono riconducibili a tre tipologie
fondamentali (White, 1973; Bisson et al., 1982; Marcus et al., 1990; Mc Cain et al., 1990):
- pool: tipologie di mesohabitat caratterizzate da velocità di corrente moderate,
acque relativamente profonde, fondo costituito da sedimento fine;
- riffle: tratti con corrente veloce, turbolenza superficiale, acqua poco profonda e
substrati grossolani e duri;
- run: tratti con corrente veloce, flusso laminare, acqua poco o mediamente
profonda e substrati grossolani e duri.
Una classificazione del mesohabitat fluviale più dettagliata prende in considerazione
altre tipologie di habitat:
- low gradient riffle: riffle a bassa pendenza, con substrato interamente sommerso;
- high gradient riffle: riffle ad elevata pendenza, con acque molto turbolente e
substrato parzialmente esposto;
- chute: tratto all’interno di una forra, in genere caratterizzato da fondo e pareti
rocciose, discreta profondità e velocità di corrente, flusso laminare;
- step run: tipologia mista che è composta da tratti a run intervallati da brevi
gradini a riffle di dimensioni troppo modeste per poter essere considerate delle
unità morfologiche a sé stanti;
- cascade: tratti che non possono ospitare stabilmente pesci in quanto la velocità di
corrente è eccessiva o la profondità d’acqua troppo scarsa; si tratta in genere di
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tratti con elevata pendenza, vere e proprie cascate o schiene di roccia viva spesso
associati a discontinuità dell’alveo non superabili dai pesci.
2.2.5 Microhabitat
Il microhabitat infine è una porzione di mesohabitat caratterizzata da tipo di substrato,
velocità di corrente e profondità relativamente omogenee. Le sue dimensioni sono di alcuni
decimetri, ed è delimitato longitudinalmente da variazioni delle precedentemente elencate
caratteristiche dell’habitat. Questo livello è poco stabile nel tempo e la sua esistenza è legata
ai cicli idrologici che interessano il corso d’acqua. Le sue caratteristiche sono: unità di
mesohabitat in cui si trova, substrato, velocità di corrente, profondità dell’acqua, presenza e
tipologia di rifugi.
2.3 La fauna ittica
Relativamente all’ittiofauna, la trota è la specie-guida dei torrenti montani. L’elevato
fabbisogno di ossigeno di questo pesce, conseguente ad un metabolismo particolarmente
attivo, ne colloca infatti il suo ambiente ideale in corrispondenza delle zone alto montane,
dove la bassa temperatura dell’acqua e l’elevata turbolenza portano spesso i valori di
ossigeno disciolto alla sovrasaturazione.
I corsi d’acqua del Parco dell’Adamello sono naturalmente vocazionali ai Salmonidi,
come ad esempio il temolo e le diverse specie di trota. Alcune di esse sono originarie dei
corsi d’acqua italiani, come la trota fario (Salmo trutta trutta) e la trota marmorata (Salmo
trutta marmoratus); altre sono frutto di immissioni, come la trota iridea (Oncorhynchus
mykiss). Nei corsi d’acqua si rinvengono anche ibridi naturali derivanti dall’incrocio fra trota
fario e marmorata. A livello della vocazionalità si può distinguere la zona della trota fario,
che interessa il medio e alto corso dei principali torrenti del Parco, e la zona a trota
marmorata e temolo (Thymallus thymallus) per il tratto di fondovalle dei torrenti ed il Fiume
Oglio.
In alcuni torrenti è presente anche il salmerino di fonte (Salvelinus fontinalis),
salmonide dalle origini nordamericane la cui presenza è frutto di immissioni. Nei corsi
d’acqua italiani il salmerino difficilmente forma popolazioni stabili a causa della
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sovrapposizione di habitat e spettro alimentare con quelli delle trote indigene, che danno
luogo a fenomeni di competizione.
Le popolazioni ittiche del Parco sono fortemente impattate dalla presenza di
artificializzazioni in alveo e dalle ridotte portate in conseguenza ai prelievi idrici, nonché da
un eccessivo sforzo di pesca spesso illegale.
2.4 I macroinvertebrati acquatici
I macroinvertebrati acquatici sono, per definizione, organismi con dimensioni
superiori ad 1 mm di lunghezza che vivono almeno una parte della loro vita a contatto con il
substrato. Una grossa fetta di questi organismi è rappresentata da diversi ordini di insetti,
quali Plecotteri, Efemerotteri, Tricotteri, Ditteri, ma all’interno di questo gruppo si trovano
anche Irudinei, Tricladi, Molluschi, Oligocheti ed altri gruppi minori.
I macroinvertebrati sono caratterizzati da una notevole diversità sia morfologica che
fisiologica, originatasi dalla selezione naturale per resistere ai due principali fattori di
disturbo che caratterizzano l’habitat dei torrenti montani: l’elevata velocità di corrente e le
basse temperature. La resistenza al freddo è attuata attraverso una serie di adattamenti
fisiologici, biochimici, morfologici, comportamentali ed ecologici, come la riduzione delle
dimensioni, la costruzione di bozzoli e la produzione di peli e setole. Alcuni organismi
resistono ai periodi più freddi attraverso adattamenti quali la quiescenza, risposta
temporanea e reversibile allo stress da freddo, o la diapausa, di maggior durata.
Per resistere alle forti correnti alcuni gruppi di macroinvertebrati hanno sviluppato
adattamenti quali ad esempio l’appiattimento dorso-ventrale (es. Rhitrogena, Ecdyonurus,
Epeorus) o la forma idrodinamica (es. Baetis), che permettono a questi organismi di vivere
nello strato limite della corrente. Altro adattamento alla corrente è la riduzione delle
strutture espanse per diminuire la superficie esposta e diminuire i rischi di un trascinamento
a valle, come ad esempio avviene per Epeorus, efemerottero sprovvisto di paracerco. Alcuni
macroinvertebrati producono astucci con funzione di zavorra (Tricotteri), o strutture come
ventose (es. Ditteri Blephariceridae, Irudinei) ed uncini per l’ancoraggio al substrato. Altri
tipi di adattamento sono l’aumento delle superfici di contatto col substrato, attraverso le
branchie addominali che riducono lo scorrimento di acqua al di sotto del corpo, e le
dimensioni ridotte (es. Coleotteri Elmidae).
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Nonostante la presenza di numerosi tipi di adattamento, il fenomeno del
trascinamento a valle è sempre presente ed è conosciuto come drift. Il drift può essere di tipo
normale oppure catastrofico, quando è dovuto ad improvvisi aumenti di portata. Per
compensare gli effetti dovuti al drift, molti organismi sono in grado di risalire l’asta fluviale
muovendosi controcorrente, oppure ricolonizzano tratti a monte attraverso lo spostamento
in volo degli adulti.
Esistono diversi tipi di meccanismi respiratori dei macroinvertebrati acquatici; quelli
di piccole dimensioni sono in grado di attuare interscambi gassosi attraverso la cute. Tra i
gruppi più grandi alcuni possiedono branchie, altri invece ne sono sprovvisti e pertanto
possono vivere solo in acque ricche di ossigeno (es. Plecotteri, alcuni tipi di tricottero).
Alcuni taxa tra cui i Chironomidae e gli Oligochaeta possiedono pigmenti come
l’emoglobina che conferiscono maggior efficienza respiratoria e permettono loro di
insediarsi anche in acque povere di ossigeno e inquinate.
Tra i macroinvertebrati si rinvengono organismi che ricoprono tutti i livelli dei
consumatori, quali erbivori, carnivori, detritivori, filtratori e raschiatori. A loro volta essi
sono alla base dell’alimentazione di numerose specie animali che vivono sia all’interno che
in prossimità dei corsi d’acqua.
I principali gruppi sistematici rinvenibili nei corsi d’acqua montani sono Insetti
(Plecotteri, Efemerotteri, Tricotteri, Coleotteri, Ditteri), Molluschi (Gasteropodi e Bivalvi),
Tricladi, Irudinei, Oligocheti ed altri gruppi più rari come Nemertini (Protostoma) e
Nematomorfi (Gordiidae).
2.4.1 Ruoli trofici dei macroinvertebrati
I macroinvertebrati occupano il ruolo di consumatori nella rete alimentare e, secondo
Cummins (1974) si possono dividere in quattro gruppi principali a seconda della modalità
di raccolta del cibo: frammentatori, collettori, pascolatori, predatori.
- Frammentatori (shredders): sono detritivori e si alimentano frammentando la
sostanza organica grossolana (CPOM) costituita prevalentemente da foglie, lettiera
e materiale alloctono all’asta fluviale con diametro superiore a 2 mm (es. tricotteri
limnefilidi, alcuni plecotteri).
- Collettori (collectors): anch’essi sono detritivori e si nutrono di sostanza organica
fine (FPOM) con diametro inferiore a 2 mm. Ne esistono due sottocategorie; i