Introduzione Pag.7
diverse componenti spettrali dell’impulso si propagano con velocità differenti lungo
la fibra (GVD - Group Velocity Dispersion). Esso può essere causa di un notevole
allargamento, nel tempo, del segnale in ingresso. Il secondo fenomeno considerato è
la birifrangenza modale della fibra. In relazione alle caratteristiche della fibra, gli
indici di rifrazione associati a componenti di segnale polarizzati ortogonalmente
possono essere differenti, inducendo ancora una differenza nelle relative velocità di
gruppo. La birifrangenza modale è causata da diversi fattori quali le assimetrie
geometriche, stress, tensioni laterali, curvature o torsioni. Il fenomeno è noto come
dispersione modale di polarizzazione o PMD (Polarization Mode Dispersion). La
birifrangenza della fibra, quindi, può generare nuove distorsioni del segnale
propagante che si traducono ancora in un allargamento dell’impulso.
Nel caso di intensi campi elettromagnetici, la risposta del mezzo alla luce diventa
non lineare. Il fenomeno di SPM (Self-Phase Modulation) ne è sicuramente una
dimostrazione evidente. Esso è conseguenza della dipendenza dell’indice di
rifrazione dalla potenza del segnale propagante in fibra ed è causa di un allargamento
dello spettro dell’impulso e talvolta di profonde distorsioni; analogo al SPM è il
XPM (Cross-Phase Modulation) che ha luogo quando due o più canali a diversa
lunghezza d’onda portante sono trasmessi contemporaneamente in fibra. Il FWM
(Four-Wave Mixing), invece, interessa la generazione di nuove componenti
frequenziali. Mentre il SPM e il XPM generano solo una rotazione di fase su un
segnale già presente, il FWM genera potenza anche su bande frequenziali che
inizialmente non erano occupate da alcun segnale.
Le prime misure realizzate sugli EDFA sono finalizzate a capire se il contributo di
nonlinearità nella propagazione dell’impulso nell’amplificatore possa essere
trascurato; utilizzando un campionatore ottico a larga banda in grado di rilevare
eventuali distorsioni dell’impulso dovuto alle nonlinearità, è possibile osservare che,
effettivamente, fenomeni non lineari come il SPM o il XPM sono poco evidenti.
Tuttavia, successivamente, con ulteriori ed opportune misure, si è riscontrato un
Introduzione Pag.8
importante contributo di FWM, da cui si deduce l’importanza della nonlinearità
anche nel caso sotto esame.
La misura del coefficiente di dispersione cromatica nel caso di EDFA è stata
realizzata utilizzando il “phase-shift method” che ha consentito una stima rapida e
accurata. Si è potuto osservare che il contributo di dispersione dei pochi metri di
fibra dell’amplificatore non è affatto irrilevante nel caso di impulsi ultracorti. La
misura è stata realizzata anche su una sorgente mode-locked di impulsi interamente
realizzata in fibra a mantenimento di polarizzazione o fibra PM (Polarization
Maintaining fiber) caratterizzata da un coefficiente di dispersione più basso.
E’ già stato anticipato che il FWM è l’effetto non lineare più visibile nell’EDFA. Per
questo motivo la tecnica di misura utilizzata è basata proprio su questo fenomeno.
Inizialmente si è pensato che anche tecniche basate sulla modulation instability
potessero essere adeguate al tipo di problema sotto esame, essendo questo un
fenomeno piuttosto simile al FWM; perciò si è tentato di realizzare la misura
automatizzandola, ma con scarsi risultati.
Infine le misure di PMD sono state realizzate utilizzando un polarimetro in grado di
stimarne il valore in funzione della lunghezza d’onda. È necessario ricordare che nel
caso di PMD si trattano grandezze statistiche, quindi il valore ritenuto valido è quello
medio tra le misure effettuate.
È stata realizzata una completa caratterizzazione per l’EDFA al fine di compensare
dove possibile gli effetti negativi della fibra o di contribuire alla progettazione di
sistemi ad alto bit-rate.
9
Capitolo 1
Sottosistemi OTDM.
1.1 Il sistema OTDM.
In questi ultimi anni, la necessità di soddisfare la domanda crescente di sistemi ad
alta capacità per le trasmissioni ottiche ha rinnovato l’interesse per l’OTDM (Optical
Time Division Multiplexing). Esso è stato proposto alla fine degli anni Ottanta per
superare i limiti di bit-rate del sistema di trasmissione elettrico TDM (Time Division
Multiplexing). In effetti, la trasmissione OTDM può raggiungere velocità molto
elevate. Il sistema oggetto di questa tesi, ad esempio, è caratterizzato da un bit-rate di
160 Gbit/s.
Nei sistemi OTDM si usa un’unica banda di frequenza per più utenti, impiegando
brevi intervalli di tempo in ognuno di quali un solo utente può trasmettere o ricevere.
Essi sono raggruppati in trame o frame.
In Figura 1-1 è mostrato un esempio di trasmissione OTDM:
Capitolo1. Amplificatori ottici e sorgenti di impulsi laser. Pag.10
Figura 1-1 Schema di un sistema di trasmissione OTDM.
La sorgente è divisa su più rami di numero pari a quello dei canali del sistema che,
ad esempio, in una trasmissione a 160 Gbit/s sono tipicamente sedici o quattro, a
seconda del tipo di sorgente (10 Gbit/s nel primo caso, 40 Gbit/s nel secondo);
quindi, ciascun ramo è modulato, opportunamente ritardato e nuovamente unito agli
altri per la trasmissione. Lungo la tratta il segnale si deteriora. Per questo motivo è
necessario introdurre dei sistemi con funzione di rigeneratori. In particolare, essi
risagomano il segnale, lo riallineano nel tempo per poi amplificarlo. Infine, il
ricevitore raccoglie il segnale così trasmesso ed opera un’opportuna demodulazione.
L’intervallo di tempo dedicato a ciascun canale è molto breve e dell’ordine di
qualche picosecondo, perciò, per ottenere un corretto funzionamento ed evitare
problemi di cross-talk dovuto ad interferenza tra impulsi adiacenti, è stato necessario
realizzare opportunamente sistemi per generare e trasmettere impulsi ultra corti.
In questa tesi sono oggetto di studio alcuni dei sottosistemi utilizzati per la
realizzazione della trasmissione OTDM. In particolare, si studiano gli effetti lineari
e non lineari negli EDFA (Erbium Doped Fiber Amplifier), per verificare se anche
questi possono essere causa di eventuali distorsioni dell’impulso propagato in
10Gb/s
pulsed
source
10Gb/s
electro-optical
modulation
10Gb/s
electro-optical
modulation
10Gb/s
electro-optical
modulation
10Gb/s data
10Gb/s data
Delay Line
T
Delay Line
NxT
Transmission
span
Nx10Gb/s
OTDM
DEMUX
Nx10:10
RX
RX
RX
Pre-Scaled clock
recovery
System Nx10:10
N
optical
channels
@ 10 Gb/s
10Gb/s data
Nx10Gb/s
Nx10Gb/s
clock
Nx10Gb/s
Channell In
@10 Gb/s
Channell Out
@10Gb/s
Add/Drop
Transmission
span
Nx10 Gb/s
Clock Recovery
Nx10 Gb/s
3R
Regenerator
Capitolo1. Amplificatori ottici e sorgenti di impulsi laser. Pag.11
trasmissioni ad alto bit-rate. Inoltre, si affronta lo studio degli effetti di dispersione
cromatica in una sorgente laser mode-locked al fine di ottimizzarne le prestazioni.
1.2 Amplificatori ottici.
Gli amplificatori ottici sono un elemento indispensabile nei sistemi di trasmissione in
fibra ottica.
I parametri che caratterizzano un amplificatore ottico possono essere riassunti in:
ξ Banda: intervallo di frequenze per cui il guadagno è contenuto in 3 dB
rispetto al valore massimo. Nel caso di frequenze ottiche, è indicata in
manometri [nm].
ξ Guadagno: rapporto tra la potenza di uscita e quella in ingresso, normalmente
espresso in dB; in generale, dipende dalla lunghezza d’onda e dalla potenza di
ingresso.
ξ Potenza di saturazione: è definita sulla potenza di uscita. Se la potenza di
ingresso aumenta, il guadagno diminuisce rapidamente; la potenza di
saturazione è la potenza emessa dal dispositivo quando il guadagno
diminuisce di 3 dB.
ξ Cifra di rumore: è il rapporto tra il rapporto segnale-rumore SNR (Signal-to-
Noise Ratio) di ingresso e quello di uscita; determina il deterioramento del
rapporto segnale-rumore SNR indotto da un dispositivo attivo.
ξ
1.2.1 Principi fondamentali dell’amplificazione ottica.
Il principio fondamentale dell’amplificazione ottica è la fluorescenza.
Se illuminato, un mezzo fluorescente è in grado di produrre un’emissione di diverso
colore di quello dell’onda incidente che prende il nome di pompa.
Capitolo1. Amplificatori ottici e sorgenti di impulsi laser. Pag.12
Per illustrare questi fenomeni si introduce il concetto di livelli di energia E
i
e la
transizione tra loro.
a) assorbimento b) emissione stimolata
hν
21
hν
21
hν
21
hν
21
E
2 2
E
1
E
1
Figura 1-2 Illustrazione dei fenomeni di assorbimento (a) ed emissione stimolata (b) in un
sistema a due livelli.
Per semplicità, si supponga che un mezzo sia caratterizzato da due possibili livelli
energetici E
1
ed E
2
con
21
EE . Il livello energetico E
1
è definito stato fondamentale
mentre E
2
è quello eccitato.
Si supponga che l’onda elettromagnetica incidente abbia energia pari a:
2121
ΞhE
dove h [Joule s] è la costante di Plank e
21
Ξ è la frequenza d’onda per cui:
1221
EEE
In questo caso, la radiazione incidente può essere assorbita, ossia può trasferire la sua
energia ad un fotone dello stato fondamentale, promovendolo allo stato eccitato. In
maniera analoga, se l’onda incidente trova lo stato eccitato già popolato, può
provocare l’emissione di una radiazione con caratteristiche analoghe a quella di
ingresso. Il fenomeno descritto è definito emissione stimolata ed è schematizzato in
Figura 1-2 b).
Nel caso in cui le cariche eccitate non siano stimolate da nessuna radiazione esterna,
dopo un tempo pari a quello di vita medio caratteristico del mezzo, esse decadono
spontaneamente provocando un’emissione con direzione e fase casuale. In questo
caso si ha emissione spontanea (Figura 1-3 a).
Capitolo1. Amplificatori ottici e sorgenti di impulsi laser. Pag.13
a) emissione spontanea
b) decadimento non radiativo
hν
21
E
2
E
1
E
2
E
1
Figura 1-3 Illustrazione dei fenomeni di emissione spontanea (a) e decadimento non radiativo
(b) in un sistema a due livelli.
Infine, una carica eccitata può decadere spontaneamente senza produrre alcuna
emissione elettromagnetica, ma trasformando la sua energia in fonone o vibrazioni
reticolari. In questo caso il fenomeno è detto decadimento non radiativo (Figura 1-3
b).
1.2.2 Tipi di amplificatori ottici.
Gli amplificatori sono classificati in base alla tecnologia che li caratterizza, che può
essere in fibra o in semiconduttore.
Un amplificatore in fibra amplifica il segnale ottico che si propaga sfruttando
l’emissione stimolata di ioni eccitati otticamente nel core. Il principio di
funzionamento è analogo a quello del laser anche se l’amplificatore in fibra non
richiede di una cavità oscillante.
L’amplificatore ottico in fibra sicuramente più utilizzato è l’EDFA che combina ad
una buona efficienza un basso rumore introdotto sul segnale.
Un amplificatore a semiconduttore SOA (Semiconductor Optical Amplifier) sfrutta
lo stesso principio di funzionamento di un diodo laser in cui si eliminano le estremità
riflettenti. L’inversione di popolazione si ottiene iniettando direttamente una corrente
nella struttura.
Capitolo1. Amplificatori ottici e sorgenti di impulsi laser. Pag.14
Proprio per la differenza delle tecnologie utilizzate, l’EDFA è ideale per sistemi in
fibra, mentre il SOA è impiegato in quelli che utilizzano strutture ottiche monolitiche
integrate.
Naturalmente i sistemi di pompaggio sono differenti. Nel caso dell’EDFA, un
segnale ottico generato da un diodo laser è utilizzato come pompa per la fibra
drogata nell’amplificatore. La luce del laser è trasferita nella fibra attiva mediante un
accoppiatore. In seguito, la radiazione di pompa è eliminata mediante un filtraggio
ottico in uscita del mezzo attivo. Nel caso del SOA la corrente di alimentazione è
utilizzata da pompa e la struttura è molto semplificata.
La banda di amplificazione per gli EDFA è compresa tra 1530-1560 nm ossia in
corrispondenza della terza finestra per le comunicazioni ottiche; nel caso del SOA si
ha una maggiore flessibilità.
Il guadagno degli EDFA può essere di circa 30 dB, superiore di quello dei SOA che
non supera mai i 20 dB; anche il livello di potenza di uscita è superiore negli EDFA
in cui si possono ottenere anche 33 dBm, contro i 15 dBm che al massimo si possono
ottenere nel caso dei SOA.
Il comportamento dei due tipi di amplificatore in funzione dello stato di
polarizzazione è piuttosto differente: se essa non sembra interferire nel guadagno nel
caso dell’EDFA, questo non è vero nel caso del SOA. Infatti, i modi TE, il cui campo
è parallelo alla superficie della guida d’onda, sono amplificati maggiormente dei
modi TM.
Entrambi i dispositivi generano rumore dovuto all’emissione spontanea amplificata,
ed in entrambi i casi è necessario evitare che si inneschino auto-oscillazioni. Nel caso
dell’EDFA basterà introdurre degli isolatori agli estremi della fibra drogata; per il
SOA è necessario trattare opportunamente le superfici estreme della regione attiva
affinché siano in pratica anti-riflettenti.
Un’ulteriore differenza tra i due tipi di dispositivi risiede nel tempo di risposta che
risulta essere legato ai tempi che le cariche impiegano a realizzare il trasferimento
dallo stato eccitato a quello fondamentale e viceversa; nel caso dell’EDFA può
Capitolo1. Amplificatori ottici e sorgenti di impulsi laser. Pag.15
essere anche dell’ordine di qualche centinaio di millisecondi, mentre nel caso del
SOA è solo di qualche centinaio di picosecondi. Nel caso in cui questi amplificatori
sono utilizzati in saturazione, ad esempio, in sistemi multicanale, gli EDFA, non
essendo in grado di seguire le variazioni di segnale per frequenze superiori al Khz,
amplificano solo il livello medio di potenza e sono trasparenti al bit. Invece, il SOA
riesce a seguire anche variazioni del segnale dell’ordine di qualche GHz; questo può
introdurre interferenza tra canali a diversa lunghezza d’onda quando essi siano
amplificati dal medesimo SOA funzionante in condizioni di saturazione.
1.2.3 Amplificatori ottici in fibra drogata con Erbio (EDFA).
Drogando la fibra ottica con Erbio (Er
3+
), il mezzo assume proprietà tali da renderlo
idoneo all’amplificazione di segnali ottici intorno a 1550 nm.
La struttura energetica, schematizzabile in tre livelli, è mostrata in Figura 1-4:
decadimento
non radiativo
segnale
amplificato
ASE
hν
21
E
2
E
1
hν
31
E
3
Figura 1-4 Descrizione del principio di amplificazione ottica nell’EDFA.
Una radiazione (pompa) alla frequenza
31
Ξ eccita le cariche che si trasferiscono dallo
stato fondamentale al livello energetico E
3
. Dopo un certo intervallo di tempo
comunque trascurabile rispetto alla dinamica dell’intero fenomeno, gli ioni decadono
in modo non radiativo portandosi allo stato metastabile E
2
. In questo modo, cedono
parte della loro energia al reticolo vetroso e si realizzata un’inversione di
Capitolo1. Amplificatori ottici e sorgenti di impulsi laser. Pag.16
popolazione: sul livello metastabile si ha un numero di cariche superiore a quello
nello stato fondamentale, contrariamente a quanto previsto dalla condizione di
equilibrio. Il mezzo attivo è in possesso dell’energia necessaria per l’amplificazione,
perciò, se una radiazione di lunghezza d’onda compresa nello spettro di emissione
dell’Erbio si propaga in fibra, questa stimola il decadimento degli ioni dallo stato
metastabile a quello fondamentale, provocando l’emissione di fotoni che si
propagano nella stessa direzione e fase del segnale incidente, aumentandone la
potenza. Contemporaneamente altre cariche possono decadere emettendo fotoni con
direzione e fase casuale in tutta la banda di emissione. Una parte di questi può
propagarsi in fibra, sottraendo potenza al segnale propagante e generando una
radiazione denominata emissione spontanea amplificata ASE (Amplified
Spontaneous Emission).
Dal punto di vista fisico la discretizzazione delle energie perde significato; il
problema è trattato mediante bande continue di energia in cui i fenomeni trattati sono
considerati come eventi casuali. La probabilità che si verifichi un assorbimento o
un’emissione di un fotone è definita sezione d’urto (cross section) e dipende dal tipo
di fibra utilizzato.
1.2.4 Modello matematico.
La trattazione dei fenomeni coinvolti nel processo di propagazione nell’EDFA è
piuttosto complessa. In questa sede è introdotto il modello semplificato approfondito
in [2]. Esso si basa sulle seguenti ipotesi:
ξ Sistema a due livelli energetici: il terzo livello, introdotto nel precedente
paragrafo, è unito al livello metastabile, considerandolo ininfluente per il
processo di amplificazione. Questa approssimazione è ragionevole in quanto
il tempo di vita medio, sul terzo livello τ
3
è di gran lunga inferiore al tempo
di vita medio sul livello metastabile τ
2
.