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Capitolo I
La storia di un mito e di una meta
1.1 Cenni storici
Capri fu abitata fin dall’Età del Bronzo
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e sono vari i
reperti e le testimonianze rinvenuti in varie zone, in particolare
quelli della Grotta delle Felci, una delle più importanti stazioni
della preistoria italiana. Chiusa questa fase, intorno al VII secolo
a.C., Capri entra a far parte della colonizzazione dei Greci e i
suoi primi abitatori furono i Teleboi
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, provenienti dalle coste
dell’Arcadia e delle isole greche dello Jonio. Successiva alla
colonizzazione greca, ricordiamo quella romana, durante i regni
di Augusto e Tiberio, che provocò notevoli trasformazioni sul
territorio, lasciandoci poche testimonianze della presenza greca
anteriore. Una tra tutte è la scala impropriamente detta “Fenicia”,
che è in realtà greca, perché presenta nella parte alta i gradini
intagliati nella roccia, come usavano i greci nelle isole rocciose
dell’Egeo. Nel 29 a.C. Ottaviano, non ancora Augusto,
innamoratosi dell’Isola, decise di farne un suo dominio privato.
La profondità del mare e le alte rupi fecero scegliere, poi,
all’imperatore Tiberio, in cerca di pace e solitudine, Capri come
meta del suo esilio. L’imperatore dispose la costruzione di dodici
ville, ognuna delle quali dedicata a una divinità e nella più
1
S. Borà “Piccola guida storica di Capri”, 1995, op. cit.,p.7.
2
S. Borà “Piccola guida storica di Capri”,1995, op. cit.,p.8.
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grande di queste, Villa Jovis, vi si rifugiò per nove mesi dopo la
sanguinosa congiura di Seiano (30 d.C.).
Dopo Tiberio, Capri perse quel carattere di residenza
imperiale e fu soggetta alle invasioni dei Saraceni, degli
Aragonesi e, nel Cinquecento, dei corsari turchi fino, a quando,
dopo la peste del 1656, che ne decimò la popolazione, iniziò un
periodo di rinascita. Durante il periodo borbonico, divenne meta
preferita del sovrano Ferdinando IV che incaricò Norberto
Hadrawa di eseguire i primi importanti scavi archeologici. Nel
1806, durante la lotta fra Napoleone e l’Inghilterra per il dominio
in Europa, Capri fu occupata da una guarnigione francese; poco
dopo gli Inglesi s’impadronirono dell’isola, che fu poi fortificata
diventando per questi la loro “Piccola Gibilterra”. Con il ritorno
di Gioacchino Murat sul trono di Napoli, l’isola fu riconquistata
dai Francesi fino alla caduta di Napoleone e alla restaurazione
borbonica del 1815.
Durante l’Ottocento, l’isola divenne meta di viaggiatori, di
artisti, poeti e scrittori. Dal 1900 avvenne un rapido sviluppo
urbanistico, dovuto anche alla presenza di autorevoli personalità
nel mondo della politica e della cultura, che contribuirono a
creare un luogo che nel tempo divenne, dagli anni Cinquanta fino
ad oggi, meta del cosiddetto turismo di massa.
Può apparire strano che a Capri, un’isola così piccola,
possano esistere due comuni, ma è anche importante rilevare
l’esistenza di diversità storiche e ambientali che li caratterizzano,
e le diverse attrattive che variano anche la richiesta turistica
3
.
L’isola vive due tipi di separazioni, una con il continente e
3
M. Cetti Serbelloni “Cinquant’anni di turismo a Capri, la sacralità dell’immagine e la
profanazione del territorio”, 2003, op. cit.,p.75.
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un’interna, appunto, tra i due Comuni. Capri occupa tutto il
versante est che ha come punto più alto il monte Tiberio, m 334,
stendendosi nella valletta fra le colline di San Michele e del
Castiglione. Anacapri si adagia sopra un verdeggiante pianoro, ai
piedi del Monte Solaro e, nell’ultimo ventennio del XX secolo,
l’intenso sviluppo edilizio ne ha comportato la trasformazione in
una cittadina, che conserva, però, sempre le caratteristiche di un
luogo incantato, nel verde delle proprie colline. Capri, legata alle
attività turistiche del porto, è stata per lungo tempo più ricca e
più considerata, nell’ambito di un quadro generale del turismo, di
Anacapri che, almeno fino agli anni Ottanta, ha vissuto il suo
turismo e la sua economia in una posizione subalterna a Capri.
L’evoluzione storica delle due comunità è stata diversa, come
diverse sono state le attività economiche, le occupazione ed i
comportamenti sociali dei propri abitanti
4
.
Oggi, però, la situazione va modificandosi e i due Comuni
adottano politiche comuni per favorire il flusso turistico, una
migliore qualità della vita dei Capresi ed una migliore gestione
dei territori e del loro sfruttamento per i fini turistici ed abitativi,
senza aumentare la separazione tra i due, anzi, favorendone una
unità, quanto meno negli scopi. L’evoluzione storica delle due
comunità è stata diversa per lungo tempo, ma oggi , io, che vivo
a Capri, mi sento di poter dire che la diversità dei due Comuni ci
consente di abbracciare diverse categorie di turisti. Il mito, la
storia e l’immagine fatata dell’isola nel mondo favorisce un
flusso turistico che aumenta e si diversifica nel tempo. C’è chi ha
desiderio di trascorrere la propria giornata nella natura, alla
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M. Cetti Serbelloni “Cinquant’anni di turismo a Capri, la sacralità dell’immagine e la
profanazione del territorio”, 2003, op. cit.,p.75.
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ricerca della tradizione e della cultura e c’è chi preferisce la
mondanità dell’isola, la spensieratezza della vita notturna
caprese, fatta di bar, musica e balli sfrenati fino a notte fonda.
Capri è un’isola molto piccola, ma nonostante questo, offre la
possibilità di godere una vacanza legata alla storia e alla
tradizione inserita in un quadro di grande attualità, per l’offerta
dei servizi alberghieri e del tempo libero.
1.2 Mito e realtà, l’immagine turistica di Capri
Il Seicento e il Settecento furono secoli in cui la notorietà
di Capri aumentò e si diffuse lentamente, ma in maniera
importante, negli ambienti culturali
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. Capri, l’isola di Tiberio,
ebbe da subito legato a sé quel fascino che non l’ abbandonerà
mai più e che ha contribuito nei secoli ad aumentare la curiosità
dei visitatori, la conseguente crescita del turismo e della nascita
delle strutture alberghiere.
Nell’Ottocento inizia la fortuna di Capri, trascurata dal
secolo precedente, quando i viaggiatori del Grand Tour, durante
il “viaggio in Italia”, si fermavano a visitare, in Campania,
unicamente Napoli, Pompei ed Ercolano. Dal 1826, cioè dalla
scoperta della Grotta Azzurra
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, (la grotta per la verità era già
conosciuta dai Capresi), da parte del pittore Ernst Fries e del
poeta August Kopish, entrambi tedeschi, l’isola, considerata
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S. Borà “Piccola guida storica di Capri”. 1995.
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Nel 1826 August Kopish , il pittore Ernst Fries accompagnati dal pescatore caprese
Angelo Ferraro, detto il “ Riccio” scoprirono la Grotta Azzurra, animati dalla voglia
tutta romantica di conoscere le bellezze naturalistiche inesplorate. Kopish al ritorno in
Germania pubblicò uno scritto “August Kopish: Beschreibung der Insel Capri -
Wiederentdeckung der Blauen Grotte 1826” nel quale trattava appunto di questa sua
scoperta.
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come luogo di grande fascino, che accomunava suggestioni
storiche e archeologiche a luoghi fantastici ed evocativi,
comincia a essere regolarmente visitata.
Nel 1872 sono aperte le strade carrozzabili per Anacapri e
Marina Grande e, con la realizzazione e messa in funzione della
funicolare, nel 1907, ebbe inizio un rapido sviluppo urbanistico.
Vengono realizzate alcune residenze della borghesia
internazionale, come villa Lysis del conte J. A. Fersen, Villa San
Michele del medico svedese Axel Munthe o villa Behring
dell’omonimo medico tedesco scopritore del vaccino contro la
difterite
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. Giungono a Capri, da questo momento in poi, non solo
turisti ma scrittori, poeti, pittori, letterati di fama, provenienti da
diversi paesi e tutti affascinati dall’isola.
Con la presenza di Krupp, Capri agli inizi del secolo ebbe
in dono una delle strade più suggestive di tutte quelle capresi
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e
che fu definita dall’Architetto Roberto Pane, grande amante
dell’Isola, “un’autentica opera d’arte”
9
. Anche lo scrittore M.
Gor’kij giunse a Capri nel 1906 e, con la presenza di
rivoluzionari russi, fu fondata la cosiddetta “Scuola di Capri” per
l’educazione della tecnica rivoluzionaria. Gli anni Venti furono
caratterizzati dalle manifestazioni dei futuristi che avevano a
capo Filippo Tommaso Marinetti, dalla tutela e valorizzazione
del patrimonio ambientale e culturale svolto dallo scrittore e
studioso Edwin Cerio. Da un punto di vista pittorico, è
l’Ottocento il secolo in cui Capri comincia a essere
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S. Borà “Piccola guida storica di Capri”, 1995, op. cit.,p.15-16.
8
S. Borà “Piccola guida storica di Capri”, 1995, op. cit., p.16
9
R. Pane Prefazione in “Capri”, 1954, op .cit.,p.13-20.
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rappresentata; fino ad allora essa era ripresa soltanto nelle vedute
del Golfo di Napoli, e quindi, raffigurata molto marginalmente.
La prima veduta pittorica di Capri risale al 1792, quando
Philipp Hackert
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fermò l’immagine dal Monte Solaro e di
Palazzo Canale. In seguito saranno molti gli artisti che
ritrarranno il paesaggio caprese con felicità espressiva o con
inquietudine e incertezza. La chiave di lettura, con cui vanno letti
quasi tutti i dipinti, i disegni e gli schizzi dei diversi autori, va
rintracciata nella sensibilità romantica del tempo. Nel tratteggiare
la storia della pittura caprese ottocentesca, particolare menzione
va fatta della pittura “a la gouache"
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, tecnica di cui si fece
grande uso in Francia, dalla seconda metà del Settecento.
Le gouaches erano opere di solito di piccolo formato, dal
raffinato processo tecnico che consentivano di fissare le
impressioni e le emozioni delle vedute, erano ricordi di viaggio,
appunti rapidi, souvenirs da portar via con sé al ritorno in patria.
Ecco, potremmo dire: un’anticipazione di tutto ciò che ruoterà
anni dopo nel campo del turismo, un ricordo del viaggio, ma
anche, al tempo stesso, un elemento attraverso il quale
pubblicizzarlo nel proprio paese e rendere noto il luogo
rappresentato.
Pittori, scrittori, viaggiatori, tutti contribuirono a rendere
nota la bellezza dell’isola di Capri, ognuno di loro mediante i
propri racconti, le proprie opere e le proprie scoperte;
probabilmente fu proprio l’archeologo Hadrawa, nella seconda
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Nato in Germania, fin da giovanissimo, compì numerosi viaggi in Italia, dove vi si
stabilì definitivamente a Roma nel 1768. Divenne pittore di corte del re di Napoli, e nel
1780 realizzò il famoso ciclo di dipinti “Dieci vedute della casa di campagna di
Orazio”.
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Per la gouache si veda: C. Knight “Albori, fortuna e declino della gouache
napoletana” in “Gouache napoletane del Settecento e dell’Ottocento”, 1985.