Vincenzo D‟Angelo Tesi di laurea Sociologia Salute e stili di vita Università di Bologna sede Forlì settembre 2010
1. Introduzione
L‟alimentazione è da sempre nella storia dell‟umanità un tema di grande rilievo, per una
serie numerosissima di motivi che vanno a toccare tutte le sfere dell‟esistenza umana.
L‟argomento si presta alle più svariate direttrici di approfondimento e di analisi da parte
di diverse discipline, basta infatti ricordare che il nutrimento è uno dei bisogni primari
dell‟essere umano, ma le sue implicazioni sono tali e tante da non poterlo confinare a
mera attività di soddisfazione di una necessità di carattere biologico.
Il mondo globalizzato di oggi ci propone delle forti dicotomie rispetto a questo tema,
infatti abbiamo da una parte ampie regioni del pianeta in cui le popolazioni che vi abitano
non riescono a soddisfare questo bisogno ai suoi livelli più elementari, vale a dire legati
alla sopravvivenza, mentre in altre zone gli abitanti vivono in una condizione di
sovrabbondanza di cibo.
Queste due, tutto sommato semplici notazioni, fanno emergere a loro volta due questioni
piuttosto complesse, per un verso la carenza di cibo è uno dei motori dei flussi migratori,
insieme ad altri fattori che qui non andremo ad approfondire per motivi di spazio e di
stretta pertinenza. La seconda questione, che invece ci riguarda più da vicino, attiene al
problema della salute in materia di alimentazione, le popolazioni delle società post-
moderne (o tardo-moderne) vivono il problema inverso, la sovrabbondanza di cibo si
traduce insieme ad altri fattori che andremo ad approfondire in comportamenti alimentari
poco salubri di cui la tendenza all‟obesità, che caratterizza le società occidentali, è uno
degli aspetti più evidenti.
Questo fenomeno è assolutamente attuale in Svizzera e specificamente nel Cantone
1
Ticino, come dimostra una pubblicazionedell‟Ufficio Valutazione e promozione sanitaria
del DSS (Dipartimento Sanità e Socialità), in cui viene evidenziato come le abitudini
alimentari dei giovani ticinesi siano tendenzialmente poco sane.
A partire da questa ultima considerazione prende corpo il presente lavoro, che si propone
di andare ad indagare i comportamenti e le attitudini verso l‟alimentazione di una
popolazione di giovani adolescenti, con la peculiarità di porre l‟analisi nella particolare
1
http://www.ti.ch/DSS/DSP/SezS/UffPVS/statistiche/Salute_dei_giovani/3.4_Comportamenti-
alimentari.pdf (pag consultata il 19.08.2008)
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prospettiva del ruolo e della funzione del capitale sociale nello specifico del tema
alimentazione, e più in generale rispetto alla sua significatività rispetto al tema della
promozione della salute.
La scelta di un target con queste caratteristiche è motivata dal fatto che sono una
popolazione particolarmente toccata dal tema dell‟alimentazione e da altri argomenti ad
esso connessi, come per esempio il rapporto con il proprio corpo ed i suoi cambiamenti, e
quindi l‟aspetto estetico, la sessualità, e non da ultimo il confronto con il gruppo dei pari.
Appare quindi fecondo questo momento del ciclo di vita per essere oggetto di
un‟attenzione mutuata alla promozione della salute nell‟ottica del coinvolgimento attivo e
della costruzione comune, nell‟ambito di successive iniziative che vadano oltre il
semplice (ma spesso praticato e poco fruttuoso) informare questi giovani sui principi di
una equilibrata alimentazione, ma entrino in una dinamica di dialogo in cui non si esplori
solo la dimensione cognitiva del capire come alimentarsi bene, ma si vada ad affrontare
anche le pieghe della sfera affettiva, emotiva ed eminentemente relazionale legata al cibo,
attraverso attività che li vedano protagonisti, improntate ad un orientamento ludico.
Il lavoro si svilupperà partendo da un primo capitolo in cui verrà approfondito il concetto
di capitale sociale, cercando di sviscerarne i significati e le contraddizioni che lo
accompagnano, e provando a trovare delle categorie che permettano di chiarirne confini e
dimensioni, distinguendolo nella molteplicità di proposizioni che vengono utilizzate per
comprenderlo, analizzarlo e misurarlo. L‟approfondimento verrà poi contestualizzato, nel
secondo capitolo, rispetto a tre questioni, la famiglia la salute e la sanità, cercheremo cioè
di capire quasi siano le peculiarità del capitale sociale familiare, di conseguenza, in modo
trasversale verrà affrontata la famiglia come naturale sviluppo del discorso, in ordine alla
necessità di chiarire alcuni importanti fenomeni che caratterizzano la società attuale e la
famiglia come sua componente essenziale. L‟altro tema, la salute, sarà invece oggetto di
uno specifico lavoro di analisi, in virtù del fatto che per quanto sia sempre più evidente a
tutti, dal cittadino comune agli addetti ai lavori ed ai politici, nella pratica il modello
biomedico é tuttora vigente e continua ad informare le politiche per la salute, nonostante
in apparenza si facciano grandi proclami in favore di un modello più complesso, ma
ovviamente meno facile da maneggiare nelle politiche concrete. Per questa ragione ho
voluto distinguerlo chiaramente dal concetto di sanità che ha a che fare con la patologia e
con la cura/riparazione, che sovente coincide con la cura d‟organo, è rappresenta un
approccio che gli obiettivi di fondo di questo lavoro contestano e criticano, sta di fatto
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che è comunque necessario andare a scandagliare la relazione tra il capitale sociale e la
cura della malattia, in appendice a questo capitolo, per ovvie ragioni di completezza,
verrà inserita una discussione sulle dinamiche adolescenziali in rapporto all‟attuale
contingenza societaria, osservando le necessità e peculiarità dell‟adolescente mettendolo
in rapporto con l‟evoluzione della famiglia. Il terzo capitolo invece entrerà nel merito
dell‟oggetto della nostra indagine, cioè l‟alimentazione, descrivendone le direttrici che ne
qualificano la polidimensionalità, ovviamente trattandosi di un lavoro di matrice
sociologica verranno privilegiate le dimensioni, per così dire della risposta sociale al
bisogno biologico, per completezza inserirò un piccolo contributo in materia di scienze
della nutrizione per avere dei punti di riferimento sulle necessità biologiche attorno alle
quali organizzare le analisi di carattere sociologico. Il quarto capitolo, è un contributo di
carattere metodologico che spiega come è stata pensata la ricerca sul campo e come è
stata poi messa in pratica, gli strumenti utilizzati e la logica di lavoro. Il quinto capitolo si
riferisce all‟analisi dei dati ed i conseguenti risultati, la loro descrizione, l‟estrapolazione
dei temi che emergono, la comparazione con la letteratura. Il sesto capitolo e dedicato
alla sintesi dei risultati per categorie e un approfondimento teorico sul concetto di
promozione della salute, nello specifico del contesto scolastico.
Nello schema sotto una rappresentazione sintetica della logica del lavoro.
Capitale sociale
Attività
di
Gruppo di studio
Alimentazione
promozione
adolescenti
della
salute
Famiglia
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2. Il capitale sociale
2.1. Tangibilità ed intangibilità dell’oggetto
Con il termine capitale, in genere s‟intende e si è inteso nel tempo, una molteplicità di
temi e problemi come per esempio un insieme di beni concreti come possono essere i
macchinari di una fabbrica, delle somme di denaro, qualcosa comunque destinato ad un
processo produttivo di beni e servizi. La caratteristica comune delle diverse accezioni del
termine è sempre stata il suo riferirsi a qualcosa di tangibile, nel corso degli ultimi
decenni si è venuta affermando un‟idea di capitale sensibilmente diversa, nel senso di un
suo accostamento a questioni molto meno tangibili di quelle sopracitate e molto più
legate all‟attore sociale sia esso individuale o collettivo, come per esempio parlare di
capitale intellettuale, culturale e sociale. In questa prospettiva emerge in modo evidente la
minor visibilità e materialità, nonostante si tratti di risorse comunque in grado di produrre
effetti altrettanto concreti, rispetto al capitale fisico tradizionalmente inteso. In questo
senso possiamo parlare di un processo che ha interessato il concetto di capitale,
spostandolo in un percorso dalla tangibilità alla intangibilità, un esempio emblematico è
rappresentato dal capitale finanziario, il quale nel suo ruolo di motore dello sviluppo
economico e non solo, ha assunto vieppiù delle sembianze immateriali, nonostante non
sia possibile nessuna forma di innovazione o industrializzazione senza ricorrere ad una
forma di credito, o alla disponibilità di potere d‟acquisto. Questo probabilmente perché
l‟intangibilità è sempre stata una caratteristica implicita del capitale finanziario, il che
permette di osservare una continuità tra l‟immaterialità del capitale classico e finanziario
2
e l‟intangibilità delle nuove forme di capitale. In quest‟ottica il capitale sociale (d‟ora in
avanti c.s.) rappresenta una forma emblematica di una nuova evanescenza dei processi
produttivi e di una frantumazione improvvisa della materialità classica. In realtà però
l‟intangibilità è una caratteristica del c.s. fino dalle origini, così come per le altre forme di
capitale emergenti, il punto è che oggi le qualità immateriali divengono gli aspetti
costitutivi del capitale. Permane tuttavia una differenza tra capitale tradizionale ed
emergente, che si osserva nella parziale immaterialità del capitale, per esempio
finanziario, che ad un certo punto deve farsi solido, palpabile, in moneta o in beni, mentre
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Iannone R. (2006), Il capitale sociale. Origine, significati e funzioni, Milano, Franco Angeli.
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per il c.s ed altre forme emergenti di capitale l‟invisibilità rimane tale dal principio alla
fine. Nella sua intangibilità il c.s. definisce un ampio spettro di elementi anche molto
diversi tra loro, e provando una prima definizione approssimata, il c.s. si può definire
come un insieme di condizioni invisibili che definisce il potenziale di interazione di un
3
sistema. È necessario chiarire però che affermare l‟invisibilità del c.s. non significa
sostenerne l‟evanescenza, poiché esso assume volti diversi in relazione a quale aspetto
4
prevale, sia esso strumentale, umano, culturale, sociale, politico, per cui se da un lato
questa sua caratteristica lo rende un concetto piuttosto scivoloso da manipolare, dall‟altro
va ben sottolineato come sia capace di produrre forme in cui si esprimono, i legami con la
persona e con le relazioni sociali che nascono tra gli individui.
2.2. Il concetto di capitale sociale: uno sguardo alla letteratura
Questo sintetico percorso su una caratteristica intrinseca del c.s. mi permette d‟introdurre
il tema del valore del c.s., per il quale in effetti nella riflessione sociologica, è possibile
incontrare soprattutto negli ultimi vent‟anni una crescente attenzione, tanto da essere
oggetto il c.s. di una numerosità altamente significativa di pubblicazioni. Andiamo quindi
a vedere alcuni motivi di questo crescente successo. Il concetto di c.s. è stato associato
spesso alla diagnosi della crisi delle società contemporanee, in virtù dell‟erosione del
legame sociale, oppure è stato utilizzato per spiegare certi aspetti della crisi delle società
industriali avanzate. Il c.s. ha consentito di riunire sotto un unico cappello concettuale ciò
che viene assunto come espressione del legame sociale, come per esempio,
l‟associazionismo, il volontariato, l‟ampiezza e la densità delle relazioni amicali, di
5
vicinato di comunità, la fiducia, ecc.. Un altro fattore della diffusione del concetto
potrebbe essere attribuito, a fattori interni alla disciplina sociologica stessa nel momento
in cui è parso un concetto che prometteva una inquadramento di sintesi, di questioni tra
loro molto diversificate. D‟altra parte questa polivalenza ha fatto sorgere anche il timore
che si possa fare un impiego tautologico del concetto stesso, finendo per neutralizzarne le
opportunità euristiche che invece offre, se adeguatamente definito ed operativizzato.
Proviamo quindi a darne una definizione più organizzata di quanto fatto in precedenza,
utilizzando quella che è più comunemente impiegata, vale a dire quella di James
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Studi Censis (2003), I nuovi termini della coesione sociale, Milano, Franco Angeli.
4
Donati P. Tronca L. (2008), Il capitale sociale degli italiani. Le radici familiari, comunitarie e associative
del civismo, Milano, Franco Angeli.
5
Fukuyama F. (1996), La fiducia, Milano, Rizzoli
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Coleman, il quale intende il c.s. come costituito dall‟insieme delle relazioni sociali di cui
un individuo può disporre per perseguire i propri obiettivi, e scrive, “il capitale sociale è
definito dalla sua funzione. Non si tratta di una singola entità, ma di entità diverse che
hanno due caratteristiche in comune: tutte consistono di un determinato aspetto di una
struttura sociale e tutte rendono possibili determinate azioni di individui presenti
all’interno di questa struttura”, (Coleman 2005: 388).
Una definizione che sembra prestare il fianco ad una certa dose di ambiguità, che però è
quasi necessaria per non rischiare di essere parziale o eccessivamente prolissa; una
definizione che però contiene una qualità fondamentale, dal momento che permette di
ricondursi sia alla dimensione micro del c.s., volta a descrivere i fenomeni nei termini
dell‟attore sociale, sia alla dimensione macro che inquadra il c.s. come una proprietà dei
sistemi sociali. È possibile trovare in letteratura diverse altre definizioni, riconducibili ad
autori diversi che presentano il concetto in modo più o meno restrittivo di quanto faccia
Coleman, ma che mi pare di poter dire in generale mettano in evidenza due caratteristiche
fondamentali: la proprietà connettiva e relazionale, e la proprietà valoriale rispetto
all‟esito. D‟altra parte però l‟analisi della letteratura pone sul tappeto altre questioni
7
riguardanti il c.s., Lin per esempio identifica tre paradigmi concettuali, per i quali il
capitale sociale è stato trattato come: 1) network sociali, 2) impegno civico, 3) fiducia.
Questi tre paradigmi sono accomunati da una concezione di capitale sociale come
proprietà individuale, è si pone come obiettivo di esplorare se tra questi paradigmi vi sia
o meno convergenza, dal suo lavoro è emerso che il network e l‟impegno civico sono
altamente correlati tra lo loro mentre lo sono scarsamente con la fiducia. Dunque chi è
ben inserito in reti sociali ampie numericamente e forti in termini di posizioni sociali,
mostra anche un significativo impegno civico, tuttavia queste persone non mostrano
necessariamente un particolare atteggiamento di fiducia, il che porterebbe ad escludere la
fiducia in qualità di indicatore di capitale sociale. In conseguenza di ciò va inquadrato
8
meglio il problema della concettualizzazione del c.s. lo stesso Lin individua quattro
aspetti, 1) la confusione tra cause ed effetti: se il c.s. è ogni elemento della struttura
sociale che può agevolare l‟azione dell‟attore sociale, esso può essere individuato
6
Coleman J. (2005), Fondamenti di teoria sociale, Mulino, Bologna
7
Lin N. (2003), Capitale sociale: paradigmi concorrenti e loro validazione concettuale ed empirica, in
<<Inchiesta >> n. 139, pp. 5-17
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Ibidem
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soltanto attraverso i suoi effetti; 2) attribuzione alla densità e alla chiusura delle reti
sociali di un ruolo essenziale nella produzione del capitale sociale;
3) confusione con altri concetti quali quelli psicologici, come il sentimento di
identificazione con la comunità o l‟identificazione del capitale sociale con la coesione
sociale; 4) trasposizione a livello collettivo di proprietà rilevate individualmente.
Dunque i problemi legati alla sua definizione concettuale ed operativa emergono anche
rispetto alla misurazione, il contributo di Lin chiarisce come le diverse dimensioni del c.s.
non possano essere semplicemente sovrapposte, e come non per forza siano rilevabili, nel
senso che la presenza di alcune, rimandi in modo automatico alla presenza di altre.
Nonostante questa apparente instabilità concettuale il c.s. (o forse dovrei dire a questo
punto, le diverse dimensioni che lo compongono) se osservato dal punto di vista dei
benefici, è associato ad una numerosità di situazioni in cui risulta essere una variabile
significativa, come per esempio nel successo scolastico, oppure argomento che più da
vicino c‟interessa, rispetto alla salute dove emerge come un fattore fortemente
determinante, in relazione per esempio allo stile di vita, rispetto alle percezione del
9
rischio, ma anche come fattore protettivo, vedi lo studio degli anni sessanta su una
comunità di italiani negli USA, (Maturo, 2007) in cui si osserva una incidenza di infarti
molto più bassa rispetto ai tassi di mortalità di riferimento, e questo fu attribuito alle
strette relazioni sociali di quella comunità. In altri studi viene documentato come il c.s.
abbia un significativo effetto di contenimento, rispetto ad una varietà di reati come per
10
esempio gli omicidi e i furti d‟auto. Insomma per concludere questa breve rivisitazione
della letteratura in merito alla sua concettualizzazione ed alle problematiche ad essa
connesse, sembrerebbe che il c.s. nonostante i suoi risvolti concreti fatichi ad assumere la
connotazione di concetto scientifico, poiché questi devono potersi sottrarre alla
condizione di molti concetti di uso comune per i quali è sufficiente una definizione,
generica. Mentre il c.s. rimanda ad una pluralità di proposizioni, il cui legame per altro
11
molto esile dice Gucciardo, (Gucciardo: 2007) risiede sostanzialmente nelle relazioni
sociali, sostenendo che il c.s. sia più una metafora che un concetto, e che il suo vero
valore stia nell‟aver permesso di individuare attraverso gli studi su di esso, come le
relazioni sociali possano generare risorse utili per gli individui e per la collettività,
9
Maturo A. (2007), Sociologia della malattia. Un’introduzione, Franco Angeli, Milano
10
Gucciardo G.( 2007), Il valore del capitale sociale. Una rassega critica della letteratura, in Studi di
Sociologia n.2, pp. 177-203
11
Ibidem
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riconducendo specificamente a questa capacità euristica il vero valore del concetto
capitale sociale. Ora in guisa conclusiva mi permetto di dire, è se la sua specificità, il suo
aspetto qualificante fosse proprio quello di non essere facilmente circoscrivibile, in
definizioni rigide secondo una metodologia di concettualizzazione classica? Se invece
fosse proprio questo ad essere un elemento di ricchezza e particolarità, cioè la sua
apparente indeterminatezza, cercherò di affrontare questo tema nel prossimo paragrafo.
2.3. La dinamicità situazionale del capitale sociale
Vediamo dunque in che senso l‟apparente indeterminatezza del c.s. rappresenta invece
una peculiarità, ma soprattutto obbliga a ricodificare i termini dell‟analisi nei confronti
dello stesso, al fine di coglierne meglio le potenzialità e soprattutto ai fini di un suo
utilizzo più proficuo. Gli attori sociali hanno interessi in eventi che sono completamente
o parzialmente sotto il controllo di altri attori, e attraverso vari tipi di scambi attivano
relazioni durevoli con altri attori per conseguire i loro interessi. Si producono così
relazioni di autorità, di fiducia, norme di reciprocità, in breve quindi forme d‟interazione
che possono diventare risorse, e cioè c.s..Il c.s. è produttivo ed è il risultato di strategie
d‟investimento intenzionale o inintenzionale, orientate alla costituzione e riproduzione di
relazioni sociali durevoli, capaci di procurare nel tempo profitti materiali e simbolici.
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Colemandistingue le risorse di cui dispone l‟uomo in capitale fisico, che consiste in beni
strumentali tangibili (materiali o monetari), il capitale umano nelle capacità e abilità che
le persone hanno acquisito nel tempo, il capitale sociale è costruito dall‟insieme delle
risorse relazionali che l‟individuo in parte eredita e largamente costruisce da solo,
all‟interno della famiglia ed in altre cerchie sociali. Come componente della struttura
sociale, il c.s. si realizza in tipologie strutturali e normative di un determinato sistema
sociale che sono, le organizzazioni, norme, istituzioni ecc. Queste due dimensioni,
strutturale e soggettiva, (potremmo anche dire micro e macro) del c.s. s‟intrecciano
continuamente ed interagiscono, ponendo quindi il problema all‟osservatore/ricercatore di
dover selezionare il punto specifico da cui muoversi per condurre l‟osservazione. Questo,
è intuibile, permette di cogliere immediatamente la molteplicità di forme che possono
generare da un unico concetto, il cui principio unificatore costantemente presente è la
relazione reciproca significativa dove ogni termine della definizione deve essere
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Coleman J. (1988), Social capital in the creation of human capital, in <<American Journal of
Sociology>>, n. 94 pp. 95-120
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necessariamente contestualizzato è letto in situazione. Ma ancora una caratteristica
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fondamentale del c.s. secondo Coleman consiste nel fatto che a differenza del capitale
privato, ha la natura di capitale pubblico, poiché non è divisibile, non può essere
facilmente convertibile, non è proprietà privata delle persone che ne traggono vantaggi e
non porta benefici solo alle persone i cui sforzi sono stati necessari per crearlo. Da queste
argomentazioni credo risulti evidente il carattere situazionale del c.s., proprio perché
inerisce alla struttura delle relazioni tra persone, che non lo rende tangibile e neanche
completamente fungibile, ma solo rispetto a specifiche attività, che permette di definirne
il valore soprattutto attraverso la sua funzione. Il c.s. dunque, può assumere le forme più
diverse, ciascuna delle quali è produttiva rispetto ad uno specifico scopo, ciò vuol dire
che implica costi e benefici diversi in situazioni diverse, per questo una forma di c.s. che
favorisce un tipo di azione, può rivelarsi un vincolo ad un'altra azione, così come può
facilitare l‟innovazione in un contesto ed impedirla in un altro, può fornire risorse utili ad
uno scopo ma inutili o dannose per altri.
Il c.s. però non è solo situazionale ma anche dinamico e processuale, può essere un
prodotto proveniente da attività iniziate da altri, ciò significa che può essere finalizzato ad
obiettivi diversi rispetto a quelle per cui si è formato, in questo senso potremmo parlare di
forma originaria del c.s. (se possibile) ma sicuramente di deriva sociale del c. s., perché
in realtà è difficile prevedere i percorsi che una certa forma di c.s. potrà intraprendere
nella sua evoluzione, gli scopi a cui potrà essere asservito, i risultati che potrà generare,
un‟associazione nata per uno scopo può essere utile per altri, e costituire un c.s.
disponibile per le persone che hanno accesso alle risorse organizzative . Questo
configura il c.s. come il risultato di un processo d‟interazione dinamica, può essere creato
intenzionalmente o in intenzionalmente, ma può essere distrutto attraverso
comportamenti individuali, (le persone che escono da un‟organizzazione e pertanto la
indeboliscono), oppure per il sopravvenire di fattori esterni che rendono le persone meno
dipendenti le une dalle altre portandole così a sflilacciare i legami di reciprocità che le
legano. Il c.s., non quindi un oggetto, una entità specifica ed identificabile, una formula
definibile in maniera precisa, è un concetto generale che si concretizza nell‟azione
creativa degli individui, nella realizzazione di progetti pratici, ma richiede investimenti
continui come qualsiasi altra forma di capitale.
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Coleman J. (2005), Fondamenti di teoria sociale, Mulino, Bologna
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