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non-umani è comunque importante nel caso si voglia determinare la loro
posizione all’interno della scala evolutiva.
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Analisi delle capacità cognitive in generale
Rassegna sperimentale
Come primo osservatore dell’intelligenza di una specifica famiglia di scimmie
(scimpanzé), troviamo W. Kohler. Egli propose l’esistenza di insight o capacità
di osservazione negli scimpanzé da lui studiati: di fronte a determinati problemi
essi si mettevano a “pensare” per essere in grado di arrivare a una soluzione
adeguata al quesito posto loro (3).
Dalle diverse osservazioni effettuate si evidenziano comunque capacità
differenti a seconda dell’ambiente e dell’addestramento a cui viene sottoposto
l’animale.
Numerosi sono gli esperimenti e le osservazioni compiute per determinare le
capacità intellettive nei primati non-umani. Studi sulla formazione di concetti
vennero effettuati per mezzo di diapositive. I concetti studiati erano quelli di
“umano” e di “scimmia”; i soggetti venivano esercitati a discriminare da un
insieme di diapositive i caratteri umani e successivamente, presentando
diapositive con diverse specie di scimmie, i caratteri propri di ogni singola
specie. Nella prima parte dell’esperimento le scimmie impararono quindi a
discriminare scene contenenti umani da scene rappresentanti propri consimili
riuscendo a trasferire questa discriminazione a nuove situazioni, suggerendo
l’avvenuta formazione del concetto corrispondente; nella seconda parte
dimostrarono di considerare rilevanti le differenti caratteristiche di ogni singola
specie per arrivare sempre alla formazione del concetto proposto.
In un secondo momento gli stessi soggetti venivano esercitati a discriminare la
lettera “A” dal numero “2”. Anche in questo caso risultava un apprendimento
relativamente lento ma capace di raggiungere un alto livello di percentuale
corretta nelle prove di discriminazione (4). Con altre osservazioni si viene a
determinare che le scimmie possono acquisire anche il concetto di “volto” (5).
Si sono poi intrapresi due filoni di ricerca atti a studiare sia le differenze tra
primati umani e non-umani, sia le differenze tra le diverse categorie dei primati
non-umani.
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Primati umani e non-umani
Differenze tra le due famiglie
Rifacendosi al primo punto abbiamo avuto diversi esperimenti in cui sono state
analizzate le capacità cognitive, la lateralizzazione cerebrale, la base strutturale
dell’amnesia e i disordini nell’afferrare oggetti dopo lesioni parietali (6). I risultati
hanno però dato vita a due ipotesi divergenti: la prima considera l’uomo dotato
di una determinata massa di cervello e di tessuto cerebrale che a differenza
dello scimpanzé si avvale di una capacità intellettiva superiore in continuo
progresso; la seconda vede la capacità intellettuale dei primati non-umani in
grado di raggiungere, seppur lentamente, stadi umani. Diverse osservazioni
hanno rilevato che la memoria a breve termine risulta uguale nell’uomo e nella
scimmia se riferita a stesse variabili (cioè a stessi oggetti di cui venga richiesta
la ripetizione) (7) (8). Anche il sistema sensorio è stato trovato simile in struttura
e funzione (9). Per quanto riguarda la lateralizzazione cerebrale l’asimmetria
diviene evidente anche nelle scimmie (10); più precisamente si postula che la
base strutturale dell’amnesia precisi una differente funzione dell’ippocampo
nell’uomo rispetto alla funzione dello stesso nelle scimmie (11).
Per quanto concerne invece il linguaggio viene formulata l’ipotesi per cui le
scimmie possono imparare i giochi di linguaggio ma non essere capaci di
utilizzarlo allo stesso modo dei bambini.
9
Primati non-umani
Differenze all’interno delle diverse specie
Il secondo filone si avvale invece dei numerosi esperimenti volti ad attribuire
solo alla categoria degli scimpanzé, superiori capacità cognitive rispetto alle
altre categorie.
Su questo punto troviamo molteplici campi di indagine:
1) Osservazioni qualitative:
Vediamo come gli scimpanzé siano proverbialmente abili nell’imitazione anche
a distanza di tempo (ad esempio il battere le mani con l’intento di applaudire).
Non abbiamo però prove di una loro superiorità rispetto ad altre scimmie (12).
2) Prova sensitiva incrociata:
In questa prova viene confrontata l’abilità di tre scimpanzé e quattro altre specie
di scimmie al riconoscimento di oggetti attraverso i sensi della visione e del
tatto. Anche in questo caso non si ebbero differenze significative all’interno
delle due specie (13).
3) Riconoscimento di foto:
Numerosi esperimenti riguardanti il riconoscimento di foto rappresentanti oggetti
non registrarono differenti abilità nelle due specie (14).
4) Qui sembra essere confermata l’idea di una maggiore prontezza da parte
degli scimpanzé nell’attuare classificazioni spontanee di oggetti (15).
5) Auto-riconoscimento allo specchio:
Si viene ad evidenziare come solo gli scimpanzé ma non altre scimmie siano in
grado di riconoscersi allo specchio: dopo prolungata esposizione alla loro
stessa immagine riflessa gli scimpanzé mostrarono di essere capaci di
riconoscerla (16).
Capacità confermata anche in successivi studi dove venne seguita la medesima
procedura con varianti di ordine metodologico (17).
6) Ritenzione di liste:
Osservazioni su due giovani scimpanzé portarono alla conclusione che essi
erano in grado di ritenere 11 liste riportanti 78 oggetti diversi. I risultati
10
indicarono che ambedue le specie potevano raggiungere il 90% di percentuale
corretta nella ritenzione di liste (18).
7) Conservazione:
Lo scimpanzé è capace di attuare la conservazione cioè il considerare
equivalenti i contenuti solidi o liquidi all’interno di contenitori trasformabili dopo
che questi abbiano cambiato di forma (19). Ciò viene ad essere di speciale
importanza potendo essere effettuato un confronto con i bambini nei quali la
stessa abilità si sviluppa raramente prima dei 4 o 5 anni.
8) Additamento come atto di comunicazione:
Si dimostra che scimmie rhesus possono essere esercitate a additare non solo
come gesto imitativo ma anche come gesto intenzionale (6). Non esistono però
studi più approfonditi.
9) Falsificazione:
Per ciò che include la trasmissione intenzionale di informazioni false a scopo di
beneficio personale, si nota come gli animali in generale la attuino molto
raramente.
Esistono comunque descrizioni di questo comportamento in scimpanzé, che
abbiano avuto la possibilità di recepire dei comportamenti ingannevoli da parte
dell’uomo (20).
10) Metafore:
Sembra non del tutto certo che le scimmie presentino l’abilità metaforica cioè di
sostituzione di un termine proprio con uno figurato in seguito a trasposizione
simbolica di immagini, anche dopo addestramento intensivo (6).
11) Quantificazioni:
In confronto diretto quattro scimpanzé vennero a non differire significativamente
da altre scimmie nell’uso di colori come simboli di quantità (21).
12) Linguaggio:
Seppur dopo numerose prove esiste ancora molto scetticismo relativo all’idea
che lo scimpanzé possa capire le relazioni grammaticali, e possedere la
padronanza dell’universo linguistico. Importante è considerare il contesto dato
da tutte le capacità cognitive degli scimpanzé per poter arrivare a determinare
conclusioni. È da tener presente però che le scimmie allo stato naturale
11
possiedono tre funzioni essenziali nell’apprendimento di un linguaggio e cioè: a)
possibilità di comunicazione inter-individuale; b) possibilità di discriminazione
degli oggetti; c) possibilità di apprendimento.
13) Stima del concetto di numero:
Particolari esiti positivi li troviamo dove venga studiata l’abilità di formare il
concetto di “terzo oggetto” in un insieme di 3, 4, 5, 6, 7 oggetti posti in fila (2). Si
dimostra che diverse specie di scimmie (ed anche altri animali quali piccioni),
possono apprendere questo concetto: sembrano perciò possedere la capacità
di stimare un numero. Precedenti studi avevano già suggerito che macachi
rhesus e scimpanzé in particolare possedessero l’abilità di apprendere concetti
di tipo matematico, come ad esempio la capacità di scelta di un oggetto medio
in gruppi di oggetti simili (15), e di tipo discriminante, come ad esempio la
capacità di differenziare l’uso singolo di tre oggetti diversi anche dopo
cambiamento del loro colore (23).
Ancora recenti studi dimostrano la capacità dello scimpanzé Lana di sviluppo
autonomo della base del concetto di numero relativo e conseguente capacità di
risposta alla questione “quanto più” e “quanto meno” nel confrontare due gruppi
di oggetti. Ciò rappresenta probabilmente il concetto più astratto richiesto ad
uno scimpanzé (24).
14) Uso strumentale:
Non dobbiamo tralasciare di ricordare che le scimmie sono in grado di costruire
e utilizzare strumenti; questa abilità precede ogni tipo di cultura e quindi può
evidenziare una potenziale capacità intellettiva.
Riassumendo l’unica differenza che sembra esistere tra scimpanzé e gli altri
gruppi di scimmie consiste nella diversa capacità di applicarsi ad una nuova e
non familiare situazione problematica cercando di estrarre dalla stessa il
massimo di informazione a disposizione; le scimmie si annoiano in una
situazione statica e familiare più velocemente degli scimpanzé che sembrano
possedere una maggiore capacità di resistenza. Il dibattito contemporaneo
trova R. Passingham convinto della superiorità degli scimpanzé rispetto alle
altre scimmie mentre G. Ettlinger sostenere il contrario (25) (14).
12
Analisi delle reali capacità comunicative
Vocalizzazione in ambiente naturale
Dopo una dissertazione sulle reali capacità cognitive dei primati non-umani è
essenziale, per poter parlare di “linguaggio” in senso stretto, prendere in
considerazione anche la naturale vocalizzazione delle scimmie. I sistemi di
comunicazione di una specie costituiscono infatti delle componenti fondamentali
del suo adattamento ecologico e etologico. Nelle scimmie antropomorfe la
vocalizzazione gioca un ruolo essenziale nel mantenimento della struttura
sociale di base.
Negli ultimi anni sono stati effettuati progressi che permettono di valutare le
similarità e le differenze di vocalizzazioni sia dal punto di vista della acustica
che della fonazione.
Negli scimpanzé, nei gorilla e negli oranghi l’informazione si può trasmettere
attraverso segnali meccanici (il toccare, la toilette individuale e sociale, ecc.),
chimici (mediante feromoni), ottici e acustici. Un segnale acustico emesso
simultaneamente ad un certo comportamento, in particolare se locomotorio,
possiede una qualità di informazione che il segnale acustico da solo non
avrebbe.
Le grandi scimmie usano segnali acustici non vocali: la rottura di rami, il lancio
di diverso materiale. I repertori di vocalizzazione delle scimmie antropomorfe
comprendono un numero quasi uguale di suoni: negli scimpanzé abbiamo 13
vocalizzazioni di base, nei gorilla e negli oranghi 16. Abbiamo in più 2 categorie
di suoni: quelli discreti che sono più o meno fissi e stereotipati e che sono
nettamente staccati dagli altri quando emessi in sequenza, e quelli graduati cioè
variabili in intensità, durata e frequenza d’emissione (26).
Gli scimpanzé hanno una vocalizzazione conosciuta come rough grunting, i
gorilla come belching. Il belching sembra avere una funzione importante non
solo nella comunicazione della scoperta del cibo (funzione unica del rough
grunting), ma anche nel mantenimento della coerenza nel gruppo (27)(28).
13
Funzione della vocalizzazione
Le vocalizzazioni possono segnalare quindi stati affettivi, scoperta di cibo,
presenza di intrusi o di predatori, ecc. Sembrano costituire primariamente
espressioni emozionali innate che non si sviluppano in parole vere e proprie
anche per l’assenza della tendenza a imitare suoni umani, imitazione invece
accentuata nella azioni gestuali. Esse soppravengono di solito nelle situazioni di
alto eccitamento; se non disturbati, soprattutto gli scimpanzé rimangono
silenziosi (29)(30)(31)(32).
Se si vuole distinguere il segnale “affettivo” da quello “simbolico” negli animali e
negli uomini bisogna rifarsi alla specificità delle multiple relazioni tra un segnale,
le sue referenze esterne e gli stati fisiologici associati al comportamento.
La specificità referenziale si riferisce alla classe degli oggetti o eventi
rappresentati dal segnale. Quando la classe è ampia, si tende a indicare il
segnale come affettivo. Similarmente con una specificità motoria, il
mescolamento della produzione di segnali con altre risposte è vista più come
tipico segnale affettivo piuttosto che simbolico.
Quando la specificità “fisiologica” è ampia, il segnale è usualmente visto come
affettivo. Nei segnali animali come nella comunicazione umana quindi ci deve
essere una miscela di componenti affettivi e simbolici, ma è in quelli affettivi che
esiste un più ricco potenziale comunicativo (3).
Lo studio della sintassi della comunicazione animale è inoltre da confrontare
con due generi di difficoltà. La prima è filosofica, la seconda metodologica.
Ambedue derivano dalla definizione stessa di sintassi: quel sistema cioè
costituito da regole che cooperano a determinare la forma e il significato
intrinseco di un numero potenzialmente infinito di frasi. La difficoltà filosofica è
determinata dal fatto che questa definizione restringe la sintassi al solo
linguaggio umano: il linguaggio animale verrebbe visto come unicamente
affettivo differenziato da quello umano visto come simbolico. Il primo stato
esprimerebbe semplicemente lo stato motivazionale dell’animale, il secondo
14
sarebbe di tipo sintattico ed esprimerebbe relazioni organizzate tra suoni
separati e differenti combinazioni di suoni.
La difficoltà metodologica deriverebbe dal fatto che la sintassi della parola
umana è determinata da un sistema di regole che assegna descrizioni strutturali
a tutte le sentenze esistenti e che può generarne di nuove ed accettabili.
Si possono determinare comunque i maggiori tipi di chiamate o vocalizzazioni
nel sistema vocale delle scimmie dopo
a) accurata classificazione dei tipi di chiamata e conseguente
dimostrazione che vocalizzazioni anche individuali sono strutturalmente
simili;
b) descrizione delle regole sintattiche generanti le chiamate;
c) esame delle circostanze sociali o dei contesti in cui sopravvengono le
vocalizzazioni;
d) analisi mediante spettrografo e fonografo (34).
e) non si conosce però ancora chiaramente la qualità del controllo
cerebrale sul comportamento vocale di chiamata.