IL PARLAMENTO EUROPEO
1.1 DESCRIZIONE DELL’ISTITUZIONE
5
Il Parlamento europeo è l’istituzione comunitaria che rappresenta la volontà
democratica dei 500 milioni di cittadini residenti nei 27 Stati membri dell’Unione
europea. E’ l’unico Parlamento transnazionale al mondo, infatti, eletto a suffragio
universale. La prima votazione diretta avvenne nel giugno 1979, prima di allora i
deputati europei venivano nominati dai rispettivi governi nazionali ed avevano
tutti un doppio mandato.
Dal 1958, quando era un’Assemblea parlamentare europea, la composizione e i
poteri assunti da questa istituzione sono cambiati notevolmente, frutto dei
progressivi ampliamenti dell’Unione europea e delle revisioni dei Trattati alla
base della cooperazione. Dal ruolo meramente consultivo che rivestiva nel 1958,
è divenuto co-legislatore, assieme ai rappresentanti dei governi nazionali, per la
maggior parte della normativa UE; i dibattiti e le risoluzioni, da esso proposte,
dettano spesso l’agenda europea influenzando le decisioni del Consiglio.
Questa istituzione esercita tre poteri fondamentali: il potere legislativo, nel quadro
della procedura di cooperazione, che le permette congiuntamente al Consiglio dei
ministri di approvare gli atti proposti dalla Commissione europea; il potere di
bilancio, ovvero adotta o respinge il bilancio presentato dalla Commissione ed
esaminato congiuntamente al Consiglio ed infine il potere di controllo
democratico e di supervisione su tutte le altre istituzioni dell’UE e in particolare
6
sulla Commissione.
5
Ha la propria sede ufficiale a Strasburgo mentre le riunioni delle commissioni parlamentari e le
eventuali sessioni plenarie straordinarie si svolgono a Bruxelles.
6
Il Parlamento europeo ha il potere di approvare o respingere la nomina dei commissari e ha il
diritto di censurare collettivamente la Commissione.
10
Attualmente l’elaborazione di una legge comunitaria non può prescindere dal
Parlamento europeo: se prima era solo il Consiglio dei ministri ad avere l’ultima
7
parola, con la procedura della co-decisione è fondamentale che queste due
istituzioni trovino un comune accordo per far si che regolamenti e direttive
possano essere adottate.
Le consultazioni elettorali per il rinnovo del Parlamento europeo si tengono ogni
8
cinque anni; quelle svolte il 6 e 7 giugno scorsi sono coincise con il 30°
anniversario delle prime elezioni europee a suffragio universale.
Rispetto a quelle tenutesi nel 2004, le elezioni europee 2009 hanno assunto una
valenza differente: per certi versi hanno guardato al presente con un “occhio”
proiettato al futuro.
Il 13 dicembre 2007, difatti, i Capi di stato e di governo hanno firmato a Lisbona
il Trattato che regolerà la vita dell’Unione: se questo entrerà in vigore verranno
apportati significativi cambiamenti all’interno del Parlamento europeo.
Il Trattato stabilisce innanzitutto un nuovo criterio per l’elezione del Parlamento
europeo: a partire dal 2009 sarà composto da 750 parlamentari più il presidente.
La rappresentanza dei cittadini di ogni Stato membro sarà garantita su basi
proporzionali in maniera decrescente, con un minimo di sei ed un massimo di 96
seggi. Il principio della proporzionalità decrescente implica che più uno stato è
popolato, più sarà alto il numero di cittadini rappresentati da un singolo
parlamentare. Il Trattato apporta una piccola ma cruciale modifica alla
7
Nella procedura di codecisione, il Parlamento e il Consiglio condividono il potere legislativo. La
Commissione trasmette la propria proposta ad entrambe le istituzioni che la leggono e la
discutono due volte in successione. Se non viene raggiunto un accordo in prima lettura, ci si
rivolge ad un comitato di conciliazione, formato da un numero uguale di rappresentanti del
Consiglio e del Parlamento. Partecipano alle riunioni del comitato e contribuiscono al dibattito
anche alcuni rappresentanti della Commissione. Quando il comitato ha raggiunto un accordo, il
testo concordato viene trasmesso al Parlamento e al Consiglio per una nuova lettura, affinché
essi possano infine adottarlo. Una legge per essere adottata in tutti gli Stati membri deve
necessariamente essere firmata tanto dal presidente del PE quanto da quello del Consiglio dei
ministri. Cfr. art.251 del Trattato di Amsterdam.
8
Le elezioni del 6 e 7 giugno 2009 sono le settime elezioni a suffragio universale diretto.
11
denominazione dell’Istituzione stessa: il Parlamento non sarà più composto dai
“popoli degli Stati” ma dai “rappresentanti dei cittadini dell’Unione”. In questo
modo si è voluto dare maggiore risalto al fine ultimo di questa istituzione ovvero
rappresentare la volontà democratica dei cittadini dei 27 Stati membri. Con la
ratifica del Trattato di Lisbona si avranno gli strumenti giuridici necessari per far
fronte alle sfide più urgenti che l’Europa si trova ad affrontare quali migrazione,
globalizzazione, sicurezza, ambiente e soprattutto la crisi economica.
Saranno attribuiti al Parlamento maggiori poteri sul processo decisionale dell’UE
in settori quali affari interni, agricoltura e bilancio. In più la funzione di co-
legislatore, all’unisono con il Consiglio, sarà estesa ad un una serie di nuovi
settori quali l’immigrazione legale, i fondi strutturali, l’agricoltura e la pesca
attualmente gestiti esclusivamente dal Consiglio. Infine l’Istituzione avrà il potere
di eleggere, su proposta del Consiglio europeo, il nuovo presidente della
Commissione, conferendogli una maggiore legittimità democratica.
Strutturalmente parlando, sette sono i gruppi politici che costituiscono l’ossatura
del Parlamento europeo: nessuno di essi detiene la maggioranza assoluta e i
deputati che li compongono vengono raggruppati non per la loro nazionalità ma in
base alle affinità politiche. Questi si collocano lungo un continuum che spazia dal
federalismo ad una posizione sull’integrazione europea apertamente euroscettica.
Nella legislatura appena conclusa ogni gruppo politico era composto da un
minimo di venti deputati provenienti da almeno sei Stati membri (1/5 di essi);
dopo le elezioni 2009 verrà introdotta una modifica in termini quantitativi,
venticinque diverrà il numero minimo di deputati e sette quello degli Stati membri
di provenienza. Analizzando nel dettaglio i gruppi politici essi si distinguono in:
Partito popolare europeo e Democratici europei (PPE/DE):
con i suoi 264 membri, è il più grande gruppo politico europeo. E’ formato dai
partiti nazionali d'ispirazione democristiana, liberale e conservatrice di tutti i paesi
dell'Unione europea.
Gruppo socialista al Parlamento europeo ( PES):
12
è il secondo gruppo politico più consistente del Parlamento europeo, di ispirazione
socialdemocratica e laburista.
Alleanza dei democratici e dei Liberali per L’Europa (ALDE):
è il gruppo politico europeo che riunisce 49 partiti nazionali che fanno
riferimento a comuni ideali liberali, democratici e riformatori.
Unione per l’Europa delle nazioni (UEN):
raggruppa i partiti di orientamento nazional conservatore di tutta la Comunità.
Gruppo verde/Alleanza libera europea (ALE):
raggruppa diversi movimenti che sostengono la politica dell'indipendentismo o
simili forme di federalismo: punti fondanti, oltre al diritto dell'autodeterminazione
dei popoli, sono i diritti umani, il rispetto per l'ambiente, lo sviluppo sostenibile,
l'attenzione per le tematiche sociali da contrapporre ad una sfrenata
liberalizzazione.
Gruppo confederale della sinistra unitaria europea- sinistra verde nordica
(GUE/NGL):
Raggruppa i partiti politici socialisti, verdi e comunisti.
Gruppo Indipendenza/Democrazia (IND/DEM )e non iscritti (NI)
Comprende partiti non schierati ma di solito euroscettici.
2,8%
5,2%
PPE/D E
3,8%
5,6%
PSE
36,7%
ALD E
5,5%
Verdi/ALE
UEN
12,7%
GU E/N G L
IN D /D EM
27,6%
1. percentuali dei
Non iscritti
deputati dei gruppi
politici
13
1
.2 I SEGGI DELL’ITALIA, LA SUDDIVISIONE PARTITICA
E LA LEGGE ELETTORALE
Nella sesta legislatura su 785 deputati, il Parlamento europeo contava 78 membri
italiani provenienti da diversi partiti nazionali e collocati nei 7 gruppi
parlamentari secondo le diverse affinità politiche. Nel dettaglio Uniti nell'Ulivo
(l’ala SVP), Forza Italia, Partito Popolare Italiano, UDC e Partito Pensionati erano
collacati tra le fila del PPE, Uniti nell'Ulivo (la sponda DS e SDI) con i suoi 16
candidati era schierato con il PSE, Uniti nell'Ulivo (la sponda Margherita e PS),
Lista Emma Bonino (i Radicali) e l’Italia dei Valori nell’ALDE, PdCI e
Rifondazione Comunista nel GUE, i Verdi nel Gruppo Verde/Alleanza libera
europea, Lega Nord nell’IND-DEM, Alleanza Nazionale nell’UEN ed infine
Alternativa Sociale, Nuovo Partito Socialista, Movimento Sociale e Fiamma
Tricolore nel NI. La riforma della legge elettorale per le europee 2009 ha
modificato la situazione di cui sopra.
La riforma del sistema elettorale, col quale si è votato il 6-7 giugno 2009, ha
apportato una variazione che ha inciso fortemente sull’esito delle votazioni e
provocato non poche discussioni: l’introduzione di una soglia di sbarramento pari
al 4%.
Vediamo più nel dettaglio cosa ha disposto l’emendamento entrato in vigore: ha
previsto sostanzialmente che il riparto dei seggi avvenisse con il metodo
proporzionale in base alla cifra elettorale nazionale di ciascuna lista, su un
collegio unico. Il territorio italiano è stato suddiviso in cinque circoscrizioni alle
quali hanno corrisposto un determinato numero di seggi. Alla circoscrizione del
nord- ovest, composta da Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia, sono
stati attribuiti 19 seggi, a quella del nord-est spettano 13 seggi da dividere tra
Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Alla
circoscrizione del Centro a cui fanno capo Toscana, Umbria, Marche e Lazio
spettano 14 seggi, al Sud 18 con Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Calabria ed
infine l’Italia insulare, composta da Sardegna e Sicilia, conta 8 seggi.
14
Hanno avuto diritto ad accedere alla ripartizione dei seggi solo le liste che hanno
conseguito sul piano nazionale almeno il 4% dei voti validi espressi.
Nonostante nella prima ipotesi di riforma il centrodestra avesse tentato di
introdurre le liste bloccate, valide per le politiche, il sistema elettorale ha previsto
le preferenze. L'elettore, difatti, ha potuto scegliere non più di tre candidati nella
prima circoscrizione, non più di due nella seconda, terza e quarta e uno nella
quinta. Le liste per essere valide dovevano essere sottoscritte da non meno di 30
mila e da non più di 35 mila elettori; inoltre i sostenitori dovevano rappresentare
almeno il 10% degli elettori di ognuna delle regioni comprese nella circoscrizione.
Con 517 voti favorevoli, tre astenuti e ventidue contrari, la Camera ha approvato
il 3 febbraio 2009 la riforma elettorale: hanno votato quasi all’unanimità tutti i
partiti Pdl, Pd, Lega, Udc e l’Italia dei valori. In minoranza, votando No, sono
rimaste il Movimento per l’autonomia di Lombardo, il Pci e i radicali: sin da
subito hanno fatto sentire la propria voce protestando vivacemente e lanciando
volantini nell'Aula del Senato contro l’intesa definita “ Veltrusconi”.
Il voto a favore della riforma, frutto di un Parlamento unanime, rompe uno
schema di contrapposizione tra governo e opposizione che ha dominato dall’inizio
la legislatura. In questo passaggio di forte valenza politica si individuano vincitori
e vinti.
Sicuramente tra i primi sono da considerare Walter Veltroni e il Partito delle
libertà. In un momento di grande difficoltà per il leader del Partito democratico,
l’introduzione della soglia di sbarramento era divenuto uno strumento essenziale
per trattenere a sé almeno un po’ di «voto utile”, fermando la concorrenza dei
partitini di sinistra. Invero è stato un via libera non unanime quello dell'assemblea
del Pd: al voto non ha partecipato, infatti, Massimo D’Alema il quale lasciando
l'assemblea del gruppo a più di un’ora dalla fine, ha espresso il suo disappunto per
una riforma che contrasta con il sistema tedesco che lui promuoveva.
Anche il Partito delle libertà ha avuto nel centrodestra alcune liste da scoraggiare
quali ad esempio il partito dei Pensionati di Fatuzzo, il movimento di Magdi
Allam ed il Pri, oppure da contrastare come nel caso della Destra di Storace.
15
I vinti di tale riforma sono ovviamente le forze minori del centrosinistra,
dall’Udeur di Mastella a Rifondazione ai socialisti, i quali hanno osteggiato fino
all’ultimo la riforma bipartisan di Pd - Pdl. La loro contestazione si è concentrata
maggiormente contro Veltroni ritenuto l’artefice della situazione che li vede
tagliati fuori dalla corsa per uno scranno in Europa.
Come ha ricordato il presidente della Repubblica Napolitano in risposta a coloro i
quali invocavano un intervento dal Quirinale per bloccare l’emendamento, la
riforma della legge elettorale per le europee si allinea ai sistemi di voto di molti
9
altri Stati membri dell'Unione europea e non introduce altre modifiche alla legge
numero 18 del 1979.
La soglia del 4% ha cambiato “le carte in tavola” tanto a destra col Pdl e i partiti
satelliti ivi collocati (Mpa, Pensionati, Dca), quanto a sinistra dove i “piccoli” si
trovano svantaggiati per l’esasperata frammentazione che li contraddistingue dal
1998, quando ebbe inizio la gara tra Prc e Pdci, a cui si sono via via aggiunti i
Verdi, Sinistra democratica e Sinistra e Libertà di Nichi Vendola.
Da vari sondaggi è risultato che l’opinione pubblica non appoggia la “battaglia”
dei piccoli partiti contro la legge elettorale, anzi al contrario sembrano guardare
con favore a una soglia che eviti il proliferare di sigle. Secondo un’ indagine
10
Ipsos, effettuato successivamente alla riforma elettorale, il 72,4% degli italiani
sostiene la soglia di sbarramento per le elezioni europee, anzi il 39,4% è risultata
propensa ad alzarla oltre quella prevista. L'idea piace tanto agli elettori del Partito
delle libertà il cui consenso si attesta al 67,1%, ma soprattutto a quelli del Partito
democratico e dell'Italia dei Valori rispettivamente 82,8% e 82,6%. In realtà i dati
del sondaggio risultano alquanto prevedili se si considera l'orientamento dei partiti
maggiori.
9
In Germania, Polonia e Francia lo sbarramento è fissato al 5%, mentre per la Svezia e l'Austria al
4%.
10
Cfr. Paolo Lepri, “Europee, lo sbarramento al 4% piace. E c’è chi lo vorrebbe più elevato” in
Corriere della sera, 2 febbraio 2009.
16
Al contrario quello che colpisce è il giudizio espresso dagli elettori delle "liste
della sinistra": quattro elettori su dieci (42,1%) è infatti d'accordo con
l'introduzione del limite contro il 47% che dice no. Tenendo presente che, dopo
l’approvazione della Camera, Rifondazione e Pdci sono stati i partiti che
maggiormente hanno osteggiato la riforma, questi dati evidenziano una palese
dissonanza che sussiste tra i vertici e la base.
Lo scenario, all'apparenza omogeneo, riflette tuttavia il diverso valore strategico
della competizione elettorale per i due poli. L'elettorato del Partito democratico
evidenzia una maggiore attenzione al tema della riforma elettorale oltre che una
divaricazione superiore tra le diverse soglie di sbarramento: ciò si spiega perché,
più che un orientamento ideale, nell'area democratica la scelta di una percentuale
piuttosto che un'altra assume un valore di indirizzo politico.
L'ipotesi di innalzamento della soglia implica l'esclusione dei radicali dalla
competizione elettorale e la riconferma della strategia di indipendenza, rispetto
agli altri partiti di sinistra che contraddistingue il Pd. L'ipotesi di un
abbassamento, invece, oltre ad una concezione allargata della competizione,
esprime un'attenzione alle esigenze dell'estrema sinistra e un ripetersi della
formula prodiana. Per gli elettori di centrodestra, invece, il tema della soglia è
decisamente meno controverso: i sostenitori del Partito delle libertà non vedono
altre alternative possibili se non un grande aggregato politico di centrodestra come
il Pdl. Sotto quest’ottica la variabile dello sbarramento risulta del tutto ininfluente,
o meglio, acquista un valore squisitamente di sistema.
Le elezioni per il PE sono le uniche nelle quali non è in gioco il controllo del
governo. Essendo perciò votazioni depotenziate, divengono una specie di
sondaggio nazionale utilizzate dai partiti per saggiare la propria popolarità e per
testare come si distribuiscono i consensi tra le diverse forze politiche in vista
delle future elezioni nazionali. L’effetto di tale atteggiamento sarà che “chi otterrà
11
molti voti suonerà la fanfara, gli sconfitti si cospargeranno il capo di cenere”.
11
Cfr. Angelo Panebianco, “Per chi suona la fanfara” in l’Espresso, maggio 2009.
17
1.3 LA CAMPAGNA ISTITUZIONALE DEL PARLAMENTO
EUROPEO
Il notevole successo che l’Unione europea ha riscosso nei suoi cinquant’anni di
storia non si è mai tradotto in richiamo popolare. La distanza che si interpone tra i
cittadini e le istituzioni europee testimoniano come essa rimanga al centro di un
progetto di elite proprio come è stato quando Monnet, Schuman e gli altri padri
fondatori la concepirono negli anni 50.
12
In un sondaggio dell’ Eurobarometro, effettuato tra l’autunno 2008 e la
primavera 2009, la fiducia dei cittadini UE nei confronti del Parlamento europeo
si attestava al 45%, segnando una perdita di 6 punti percentuali rispetto alla
precedente indagine. Inoltre, in riferimento alle imminenti elezioni, il 44% si è
dichiarato interessato e solo il 34% era certo di recarsi alle urne.
Se osserviamo i dati relativi al 1979 si può osservare l’enorme paradosso
esistente. Alle prime elezioni europee della storia quando il Parlamento di
Strasburgo era un’assemblea poco più che simbolica, non esisteva l’euro e per
13
attraversare le frontiere degli allora nove Stati membri ci voleva ancora la carta
d’identità, il tasso di votanti si attestava al 63% . Nel 2009 il tasso di entusiasmo è
sceso al di sotto del 50% nonostante la UE conti più di quanto non si creda e
potrebbe acquisire ancora più peso nel prossimo quinquennio se dovesse essere
ratificato il Trattato di Lisbona. Inoltre l’indagine precisa che si tratta di una
tendenza legata fondamentalmente al grado di inconsapevolezza dei cittadini
europei dovuta alla scarsa copertura mediatica del Parlamento europeo.
Per ovviare a questa carenza, in occasione delle elezioni europee 2009, si è dato
vita ad una campagna istituzionale multilivello diffusa in maniera capillare su
tutto il territorio europeo. Si è insistito sull’importanza e sul ruolo presente e
futuro del Parlamento in Europa e sulla necessità di educare una cittadinanza
europea. Il leitmotiv della campagna è stato incentrato principalmente sui
12
www.ec.europa.eu/public_opinion/index_en.htm
13
Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Irlanda, Danimarca e Regno Unito.
18
cittadini, la vera forza dell’Europa, il cui futuro dipende in gran parte dalla loro
coscienza europea e dalla loro predisposizione verso l’interculturalità.
Peculiarità di questa campagna istituzionale è stata la decentralizzazione: per la
prima volta lo stesso logo, le stesse immagini e lo stesso slogan, tradotti nelle
diverse lingue europee, sono stati applicati in tutti gli Stati membri dell’Unione.
Sulla scia dell’ultima campagna elettorale svoltasi negli Stati Uniti, ci si è
concentrati maggiormente sulle tecniche audiovisive e sul multimediale, per
garantire una comunicazione semplice e diretta con i cittadini.
La mission è stata quella di predisporre i migliori strumenti in modo tale da
arrivare alle elezioni europee con cittadini informati il più possibile, per ottenere
la pienezza democratica nel momento di voto.
Inoltre una campagna più accattivante avrebbe aumentato, la partecipazione al
voto, in declino costante sin dalle prime elezioni europee di trent’anni fa. Nel
2004 meno del 48% degli elettori si presentò alle urne: il sentimento che la
politica europea sia lontana dalla vita dei cittadini e il ritenere che un voto conti
poco rispetto ai rimanenti 375mila sono i principali motivi.
La campagna apartitica si è concentrata su temi che incidono direttamente sulle
vite di ogni singolo cittadino UE: energia, mercati
finanziari, traffico, sicurezza, scienza, educazione,
tutela dei consumatori, migrazioni, lotta alla
discriminazione e standardizzazione sono tutte
questioni che verranno poste sul tavolo dei futuri
parlamentari europei.
Messaggio portante della campagna è stato “Usa il
tuo voto”, “It’s your choice”, e così via per le varie
2 Logo della campagna
istituzionale del PE.
declinazioni nazionali. Esso rappresenta un richiamo
per il cittadino sui benefici dell’essere coinvolti in
prima persona nella definizione delle politiche europee e sottolinea l’importanza
che ogni singolo voto avrebbe per la direzione futura dell’Europa.
19
La comunicazione ideata porta alla riflessione, a un ragionamento costruttivo e
libero: senza offrire una risposta facile, vengono offerti spunti per un discorso
intorno a temi importanti che toccano personalmente ogni cittadino europeo.
La campagna pone domande su cui tutti hanno una opinione come “Quale
sicurezza è troppa sicurezza?”, “Che cibo vogliamo?”, “E’ necessario domare i
mercati finanziari?Fino a che punto?”, “Come possiamo garantire le pari
opportunità?”, “Dove investire?”, “Da dove dovrebbe venire l’energia che
utilizziamo?”. Pur mantenendo un aspetto coerente, la campagna è stata adattata
alle particolari esigenze di ciascuno stato membro e ai diversi canali di
comunicazione adottati, dai cartelloni pubblicitari ad internet.
Fondamentale per la campagna istituzionale è stata la direzione generale di
comunicazione del PE da cui dipendono i trentadue uffici di informazione
nazionali tra i quali si contano quelli con sede a Roma e Milano. Le funzioni di
tali uffici sono quelle di informare a 360° su tutto quello che concerne il PE e di
mettere in contatto i territori con l’istituzione e con chi lavora al suo interno.
L’ufficio del Parlamento europeo a Milano è stato istituito nel dicembre 1988 al
fine di coadiuvare l’opera di sensibilizzazione dei cittadini svolta dal già esistente
Ufficio per l’Italia del Parlamento Europeo con sede a Roma. Compiti dell’ufficio
di Milano sono quelli di promuovere e divulgare informazioni e comunicazioni
capillari sul ruolo e le politiche del Parlamento Europeo, mirate alle regioni del
Nord-est e Nord-ovest. Grazie al loro appoggio, è stato possibile studiare
dall’interno l’intera campagna istituzionale del PE, la quale consta di 4 fasi.
La prima fase ha riguardato tutto il 2008 ed ha avuto inizio in aprile quando è
stata varata la strategia. Priorità strategica è divenuta l’educazione civica, per
sopperire alla carenza di informazioni circa il funzionamento delle istituzioni
europee. Sono stati dati ai cittadini i primi strumenti per poter comprendere
l’istituzione soffermandosi maggiormente sulle evoluzioni apportate dai trattati.
Questa prima fase non è stata circoscritta solo all’ambito scolastico ma in realtà
racchiude tutto il lavoro che i vari uffici di informazione e della direzione generale
di comunicazione del PE, a livello centrale, svolgono quotidianamente.
20
La seconda fase, che va da gennaio a maggio 2009, ha spostato il focus,
dall’istituzione e dall’importanza del suo ruolo, alle elezioni europee: ponendo
l’accento sulla data 6/7 giugno è stato rimarcato che la decisione presa nella
cabina elettorale avrà una ricaduta a livello europeo.
La terza fase, sviluppatasi tra maggio e giugno 2009, è stata finalizzata a
comunicare l’evento e le date pur continuando ad informare il cittadino
sull’importanza dell’istituzione e sul ruolo che esso ricopre. Tramite molteplici
canali e strumenti, il messaggio trasmesso è stato sempre lo stesso: la posta in
gioco è alta quanto l’importanza dell’istituzione.
Qualità dei cibi, come e quanto ripartire gli investimenti tra cultura, agricoltura e
tecnologie, come “domare” i mercati finanziari, ed infine la sicurezza sono tutti
temi sui quali l’istituzione prende decisioni quotidianamente. Lo slogan scelto
“Usa il tuo voto” non è altro che una declinazione pratica dell’obiettivo principale,
ovvero rimembrare continuamente all’elettore di fare una scelta consapevole.
Nella fase quattro, centrale è stata la notte elettorale in cui sono stati presentati
tutti i dati a livello europeo riferiti sia all’affluenza sia ai risultati inerenti alle
performance dei singoli deputati politici candidati. Lo strumento principe della
campagna istituzionale è stato internet ed in particolare il sito
14
www.elezioni2009.eu con una particolare sezione dedicata ai risultati, di
semplice ed immediata consultazione.
Rispetto alle precedenti consultazioni del giugno 2004, la campagna istituzionale
è risultata alquanto particolare sotto diversi aspetti: innanzitutto per i canali di
comunicazione utilizzati, tra i quali ha influito in maniera preponderante Internet,
ma soprattutto perché il Parlamento europeo è stato coadiuvato dalla
Commissione europea, con la quale ha stretto una collaborazione forte e
strutturata per tutto il periodo delle elezioni. La campagna istituzionale è stata una
priorità anche per la direzione generale di comunicazione della Commissione,
cosa non affatto scontata in quanto si tratta di due organismi diverse.
14
Vedere www.elezioni2009-risultati.eu
21
In generale i canali della campagna del Parlamento europeo sono stati molteplici
ma tra loro complementari. Come già riportato precedentemente, Internet è stato
fondamentale: attraverso le diverse piattaforme che esso offre, l’istituzione è
riuscita a crearsi un notevole bacino d’utenza.
Nel dettaglio, il punto di partenza è stato il sito internet ufficiale, personalizzato
per ogni Stato membro. In Italia www.elezioni2009.eu ha offerto informazioni ad
ampio raggio; assieme a diversi strumenti online quali video, flash, banner e
motori di ricerca. Obiettivo di questa rete di feedback era di risvegliare
l’attenzione, in particolare tra i giovani elettori.
Una ricerca dal titolo “Giovani europei” realizzata dalla Gallup Oraganization
(per l’istituto statistico Eurobarometro) dà uno spaccato del rapporto con la
politica dell’Unione di chi ha tra i 15 e i 30 anni. I dati svelano un sentimento
ambivalente: se da un lato il 90% dei giovani associa la parola Europa a quella di
libertà, possibilità di viaggiare, studiare e lavorare nella Comunità, dall’altro più
del 50% sono politicamente apatici verso Bruxelles.
Tramite i due social network myspace.com/europeanparliament e
facebook.com/europeanparliament e il sito youtube.com/europeanparliament si è
intercettato quel pubblico giovane che notoriamente è un amante di internet e sulla
cui piattaforma trascorre buona parte della propria giornata per tentare di
avvicinarli alle Istituzioni europee. Con l’ausilio di un particolare applicazione,
flickr, sono state caricate fotografie sul sito, aggiornato giornalmente, in modo da
ridurre le distanze di tempo e di spazio.
Nel periodo delle sessioni plenarie, l’ultima di aprile e la prima di maggio, è stato
attivo Facebook con il quale si è voluto informare il popolo della rete circa le
attività dei vari parlamentari europei e renderli partecipi, permettendo loro di
commentare in tempo reale le decisioni che venivano prese.
Su Youtube sono stati caricati video istituzionali per promuovere quelle che già
da tempo sono le risorse online delle istituzioni ovvero Europe By Satellite, la tv
satellitare delle istituzioni europee che trasmette in tutta Europa giornalmente
22
informando su tutto ciò che accade a Bruxelles, ed Europarltv.eu, la tv online del
Parlamento europeo.
Per quanto concerne il materiale audiovisivo, sono stati creati tre video cosi detti
“virali” intitolati “At polling station 1-2-3” destinati ad un pubblico giovane e
visionabili su Youtube. Questi filmati presentano tre diverse scenette comiche con
protagonisti che variano dalla ragazza inseguita da un assassino col machete, ad
un gruppo di ciclisti ad una gang di rapinatori inseguiti dalla polizia: tutti e tre
hanno un medesimo leitmotiv ovvero “C’è sempre tempo di votare”.
Come è tradizione, sono stati creati degli spot televisivi ad hoc, prodotti da una
agenzia tedesca vincitrice della gara d’appalto svoltasi a livello europeo nonché
curatrice di tutto il materiale mandato in onda sulle varie tv.
La campagna istituzionale televisiva, prodotta in 34 lingue diverse con un cast di
oltre 70 partecipanti provenienti da tutti gli stati membri, ha avuto come idea
portante quella di far esporre a privati cittadini i loro desideri per l’Europa alla
maniera di presentatori in un tipico studio tv. Simulata la diretta di un
telegiornale, venivano riferite notizie, ovviamente false e anche a dir poco
scioccanti, provenienti da Bruxelles. Lo spot si concludeva con il seguente
monito: “Ecco, queste sono le notizie che potreste
ricevere un giorno, dipende solo da voi… Andate
a votare!”
Il Parlamento Europeo non ha acquistato spazi
pubblicitari per trasmettere lo spot, nella speranza
che diverse emittenti partecipassero al compito di
informare i cittadini in vista delle elezioni.
L’Ufficio competente ha contrattato con una serie
di televisioni nazionali, di servizio pubblico e non,
per mandare in onda gratuitamente sia gli spot tv
che quelli radio.
3. immagine di uno cartellone
pubblicitario utilizzato nella campagna
In particolare, per assicurarsi che questi ultimi
istituzionale del PE
potessero essere riconoscibili, si è scelto di
utilizzare le stesse idee generali degli spot tv consentendo, con questa
complementarietà, un migliore passaggio di informazione.
23
Gli spot, della durata di 15 secondi ciascuno, sono dedicati ai temi delle elezioni
europee ovvero cittadinanza attiva, democrazia, partecipazione e ruolo
dell'Unione europea nel mondo. Essi contengono un messaggio breve, ma
significativo, su quanto l'Unione europea rappresenta per i cittadini, creando per
questi ultimi uno spazio senza precedenti di diritti e tutela delle libertà.
Gli spot sono stati trasmessi sugli schermi installati nelle principali stazioni
ferroviarie e nei principali aeroporti italiani, allo scopo di informare il maggior
numero possibile di cittadini sui valori fondamentali di democrazia e
partecipazione che ispirano l'Europa.
E’ stato possibile scaricare tutto il materiale della campagna di comunicazione dal
sito ufficiale elezioni2009.eu, garantendo una totale copertura del territorio. In
15
ogni Stato membro sono state collocate nel mese di maggio delle choice boxes,
cabine multimediali innovative ed interattive o, come le ha definita Barroso, un
“euro confessionale”, esposte in posizioni di grande visibilità.
In esse il cittadino ha avuto la possibilità di esprimere la sua opinione inerente alle
questioni europee e di farla giungere ai parlamentari a Bruxelles. In tal senso si è
voluto porre ancora una volta l’accento sulla pro-attività: i messaggi registrati
infatti sono stati mostrati in più di 30 choice boxes installate nelle grandi città
europee.
Di forte impatto sono state le installazioni 3D, la riproduzione in formato maxi
delle immagini dei cartelloni pubblicitari, dislocati su tutto il territorio nazionale
in luoghi strategici. Sono state privilegiate le stazioni nelle quali il flusso di
persone giornalmente è smisurato: i cittadini che hanno frequentato nel mese di
Aprile e Maggio le stazioni di Milano,Venezia, Bologna, Roma, Napoli e Bari non
hanno potuto non accorgersi di tali strutture. Esse per l’appunto sono state create
con lo scopo di stimolare la discussione e creare immagini di forte impatto per i
media. Infine cartoline, spillette, penne, flyer e poster sono stati distribuiti in
occasione degli innumerevoli eventi organizzati a livello locale.
15
A Milano la choice box è stata installata per una settimana in Corso Vittorio Emanuele e fino al
7 giugno nel cortile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
24