3
Introduzione
Lo sport coinvolge da molti anni milioni di appassionati e sportivi. Il calcio detiene il
primato della disciplina più seguita e amata dai tifosi di tutto il mondo grazie all’enorme
capacità emotiva che suscita. Nel corso degli anni il modo di raccontare lo sport ha subito
enormi cambiamenti. Scopo di questa tesi è quello di verificare se e come le innovazioni
tecnologiche e le conseguenti introduzioni del digitale satellitare e della pay tv, hanno
mutato il tradizionale e ormai nostalgico racconto giornalistico sportivo.
Il calcio oggi, sembra non avere più punti in comune con uno sport che, in epoche
passate, era un avvenimento straordinario per gli appassionati che attendevano con ansia il
programma delle ore 18.00 per conoscere i risultati delle partite e vedere le azioni salienti.
Diversamente oggi si può usufruire 12 mesi l’anno della visione di ogni singolo match, in
quanto le partite sono distribuite 7 giorni su 7 in modo da poter occupare interamente il
palinsesto dei canali tematici sportivi come ad esempio Sky Sport, Mediaset Premium o Rai
Sport. Per cogliere questa metamorfosi ho dato uno sguardo al passato e ho individuato i
momenti chiave che hanno caratterizzato e modificato il racconto di un evento sportivo. Un
posto particolare occupa la più popolare trasmissione radiofonica dedicata al calcio, ovvero
“Tutto il calcio minuto per minuto”. La radio inizialmente è stata il mezzo più efficace per
seguire le notizie nella loro evoluzione, con continui aggiornamenti. La nuova formula di
informazione sportiva in questo caso riscosse un successo immediato e inalterato nel tempo
tanto da diventare un appuntamento fisso delle domeniche italiane. Essa si radica nella
società italiana, diventandone una costola, scandendo puntualmente, domenica dopo
domenica, il ritmo degli italiani. Diviene un appuntamento fisso molto atteso al quale non
poter mancare. Candido Cannavò, ex direttore de “La Gazzetta dello Sport” considerava il
programma radiofonico “Tutto il calcio minuto per minuto”: «la colonna sonora delle
domeniche italiane»
1
.
Uno dei temi principali della tesi è il confronto e l’evoluzione dei programmi che
hanno fatto la storia del giornalismo sportivo televisivo e come questi ultimi siano
cambiati in maniera rilevante sia a livello linguistico che tecnico. La televisione si impone
nettamente sulla radio e produce nel corso degli anni modelli diversi trasmettendo nuove
abitudini al tifoso.
1
M. Caputi, Clamoroso al Cibali, la radio narra il calcio, in http :// www.televideo.rai.it /televideo /pub
/articolo .jsp?id=7808
4
“La Domenica sportiva” e “Novantesimo minuto” rappresentano in primis l’evoluzione
del racconto calcistico e interrompono il monopolio totale della radio grazie a importanti
innovazioni come la diretta dai campi e i primi commenti degli inviati.
Per evidenziare le differenze che si possono riscontrare nelle telecronache delle partite
di epoche diverse, ho analizzato e confrontato il linguaggio utilizzato durante le
telecronache di quattro diverse partite nel periodo che va dalla fine degli anni 70 fino ai
tempi più recenti e le diverse tecniche utilizzate per il racconto dell’avvenimento sportivo.
Il calcio nell’epoca moderna si consacra come spettacolo. La differenza con il passato è
che adesso si cerca di trasmettere emozioni mentre prima si cercava di far vivere la partita
attenendosi ai fatti.
Se prima si raccontava e si mostrava contemporaneamente (così come avveniva nel
cinema classico), adesso il calcio assume le forme del cinema moderno, lo spettatore è
messo in guardia poiché tutto ciò che vede è un reale manipolato. Il calcio perde la sua
oggettività a causa anche delle diverse telecamere sofisticate che rendono la telecronaca
meno aderente alla realtà e fanno dell’evento sportivo uno spettacolo autonomo rispetto
all’azione reale. Cambia dunque la produzione del racconto e anche il livello di
preparazione dei telecronisti stessi. Ha influito in maniera rilevante nella metamorfosi del
linguaggio giornalistico sportivo, la nascita delle reti private e satellitari. Esse hanno come
punto di forza l’utilizzo di un linguaggio tecnico e spettacolare, originariamente usato nello
sport statunitense per attirare maggiormente l’attenzione del pubblico che ha dato origine
al processo di spettacolarizzazione, di sicuro più evidente nella televisione rispetto alla
radio. Un punto di rottura rispetto al passato lo possiamo ritrovare nell’introduzione
innovativa della cosiddetta “seconda voce”, un opinionista che fa da assistente al
telecronista e che è in grado di spiegare al pubblico gli aspetti puramente tecnici del match.
In genere si tratta di un ex calciatore o di una persona molto competente in ambito
calcistico. La telecronaca diventa in questo modo molto più tecnica e interessante per un
pubblico che è sempre più specializzato nel mondo sportivo. A volte però molti telecronisti
tendono ad esagerare utilizzando parole fini a se stesse. Il calcio a volte sembra invaso
dalla cosiddetta “antilingua” un termine utilizzato dal grande scrittore italiano Italo
Calvino per indicare quella dello scrittore che sembra invaso da una sorta di “terrore
semantico” di fronte a parole di uso e senso comune e dunque le sostituisce con altre
gergali, ammiccanti, alla moda, da vocaboli che spesso non vogliono dire nulla o che
dicono qualcosa di vago e sfuggente. È un fenomeno che è entrato di prepotenza nel
linguaggio di chi racconta il calcio in televisione e che purtroppo è aumentato
5
notevolmente negli ultimi anni. Così si sente spesso parlare di “tap-in” (si riferisce al tocco
in rete da pochi passi ed è un termine preso in prestito dal basket), di “ripartenza”, della
necessità di “alzare il baricentro” e così via. Queste espressioni possono talvolta trovare
spazio nella telecronaca poiché essa oggi si rivolge ad un pubblico preparato ed esperto ma
restare sul generico significa il più delle volte essere imprecisi e banali.
Nella parte finale della tesi analizzerò la nascita delle reti private e delle pay tv. Se in
passato per seguire le partite del campionato ci si doveva affidare solo alla radio, a partire
dal 1993 i tifosi italiani hanno potuto cominciare a vedere una partita in tv grazie
all’emittente Tele+, poi con Stream e oggi con Sky, con la quale nasce anche la possibilità
di scegliere la telecamera attraverso la quale guardare l’evento consentendo una vera e
propria fruizione personalizzata.
6
I. GLI ALBORI DEL RACCONTO CALCISTICO
1.1 Storia ed evoluzione delle radiocronache sportive.
La radio possiede all’ inizio degli anni 60 il monopolio degli ascolti in quanto la
televisione è ancora agli albori. Si impone quindi come l’unico mezzo per coltivare e
seguire la propria passione calcistica. Essa è emozione e il brivido che ancora oggi il
racconto di un gol può causare in ascoltatori inevitabilmente educati all’immagine, è la
prova della vitalità di un mezzo che oltre ad un passato da celebrare ha, soprattutto, un
futuro da vivere
2
. La radio in realtà ha cominciato a raccontare il calcio e in generale lo
sport molto prima del 1960. Già a partire dai primi anni venti del novecento, si afferma il
concetto di contemporaneità, intesa come evento trasmesso, attraverso la radiocronaca, in
tempo reale
3
. Il primo evento sportivo al mondo raccontato in tempo reale dalla radio, è il
mondiale dei pesi massimi tra Jack Dempsey e Georges Carpentier, esattamente il 2 luglio
1921, trasmesso dalla KDKA
4
. La prima radiocronaca di una partita di calcio avviene
invece in Germania, il 18 aprile 1926. La partita è Germania- Olanda, e il radiocronista, in
diretta da Dusseldorf, è Paul Laven. Per quanto riguarda l’Italia, solo qualche anno più
tardi, ovvero il 25 Marzo 1928, viene per la prima volta radiotrasmesso il calcio in
occasione della partita Italia- Ungheria, giocata allo stadio Flaminio di Roma. La
conduzione viene affidata al giornalista
della gazzetta dello sport Giuseppe Savelli
Fioretti.
Nei primi anni trenta la radio
trasmetteva unicamente il secondo tempo
di una partita di serie A. Solamente le
partite della nazionale italiana erano
integrali e prevedevano dunque il racconto
degli interi novanta minuti di gioco. In
questo periodo gli italiani scoprono nella
radio un formidabile collante per la loro passione sportiva. La voce più famosa di quei
2
M. Giobbe, In diretta da… Le radio telecronache sportive, Roma, RAI.ERI, 1997, p. 99.
3
A. Papuzzi, Professione giornalista. Le tecniche, i media, le regole., Roma, Donzelli, 2003, p. 140.
4
M. De Luca, Sport in tv, Roma, RAI.ERI, 2010, p.11.
7
racconti è indiscutibilmente quella di Nicolò Carosio, un personaggio molto importante
nella storia del giornalismo radiofonico italiano. Un accenno è d’obbligo perché è colui che
prima di tutti detta lo stile del racconto di una partita e che inventa un modello di
radiocronaca appassionata, sintetica e oggettiva. Palermitano classe 1907, Carosio è il
primo cantore del pathos nazionale. È lui che fa della narrazione radiofonica del calcio una
vera e propria arte. Egli si ispira alle radiocronache della Bbc, inventa il “quasi gol” e
accumula in carriera più di 2.500 cronache in diretta tra radio e tv. Altra voce storica è
quella di Nando Martellini.
La sua era una voce educata, non invadente e quasi distaccata. Si ispira
all’imperturbabilità dello speaker inglese, niente urla, niente enfasi o isterismi
5
. Carlo
Grandini afferma nel Corriere della Sera, il 6 maggio 2004, che Nando Martellini,
personaggio colto e poliglotta, rappresentava per educazione e istinto, il raro valore della
mezza attendibile misura. Sarebbe potuto essere radiocronista e poi un telecronista inglese
di vecchia scuola, nemico delle risse dialettiche e delle caciare che oggi prosperano sulle
diverse trincee dell’agonismo
6
. L’enfasi non rientrava nelle categorie dei suoi modi di
esporre, di raccontare, di commentare. Il giornalista Martellini si può considerare uno dei
precursori di un racconto del calcio basato sulla pura descrizione oggettiva degli eventi.
L’unica volta in cui cede ad un impulso assolutamente insolito risale alla finale dei
mondiali di Madrid vinta dall’Italia contro la Germania. Il suo tre volte “campioni del
mondo” è ancora oggi presente nei ricordi di parecchie persone, ma Martellini subito dopo
si scusò con il pubblico, spiegando un poco imbarazzato che si era tenuto in gola quel
grido gioioso da
dodici anni, cioè dai
giorni di un mondiale
messicano perso
sull’ultimo rettilineo
7
.
Il primo vero e
proprio racconto del
calcio ha inizio con la
nascita nei primi anni
5
F. Nanni, A 5 secondi dal via, RAI.ERI, 1998, p. 12.
6
C. Grandini, Gridò tre volte: «Campioni del mondo». E poi si scusò, in «Corriere della sera», 6 maggio 2004,
p. 46.
7
Ibidem.