Premessa
Il presente lavoro tratta il tema del cambiamento organizzativo,
circoscrivendo la propria analisi alle Amministrazioni Pubbliche (PA) erogatrici
di servizi, dall’ultimo decennio del ventesimo secolo in poi. All’interno di
questo contesto dove vision, mission e valori tradotti in obiettivi strategici e
politiche attuative portano a sviluppare negli individui una maggiore
responsabilità, iniziativa e partecipazione attiva alla performance aziendale,
l’assunto che poniamo alla base delle nostre argomentazioni è la centralità delle
risorse personali, gruppali e di leadership, nei processi di implementazione dei
cambiamenti organizzativi.
In tale ottica, nel primo capitolo si cerca di inquadrare il cambiamento
organizzativo mosso dalle molteplici spinte all’innovazione dovute ad un
complesso di circostanze individuabili in fattori di ordine politico, economico,
tecnologico e normativo. I quattro fattori evidenziati si intersecano a tre livelli
di contesto: esterno nazionale-internazionale, interno pubblico e interno
organizzativo. Questa nuova cornice impone un salto di paradigma culturale,
discendente dalla nuova cultura della misurazione, degli obiettivi e risultati e
del confronto con gli stakeholders: occorre ricordare infatti che siamo in
presenza di una dimensione complessa, quella dei servizi, che richiedono
innovazione, progettazione e aderenza alle esigenze dell’utenza. Di seguito
quindi vengono delineati i principali fattori di innesco del traghettamento della
P.A. verso il cambiamento più profondo e significativo: il cambiamento
culturale. Il primo capitolo si chiude con l’illustrazione di alcune Teorie e
Modelli sul cambiamento organizzativo che ci hanno guidati nel tentativo di
rispondere ai quesiti che ci siamo posti.
Nel secondo capitolo si indaga l’orientamento individuale al
cambiamento, le caratteristiche e le risorse personali, la dimensione gruppale
quale sito naturale del clima e, infine, la relazione tra orientamento individuale
5
al cambiamento e il supporto organizzativo della leadership. La resistenza
rappresenta il principale motivo di fallimento dei processi di cambiamento
giacché gli individui sono solitamente riluttanti e resistenti verso il medesimo.
Per questa ragione le organizzazioni devono motivarli e stimolarli ad assumere
un’attitudine positiva ed a sconfiggere la paura del cambiamento, caratteristica
innata ed evolutiva dell’essere umano. Nel titolo abbiamo giocato col termine
cambiamento, abbinando la radice verbale “cambia” al sostantivo “menti”, nella
convinzione che, soltanto se introiettati ed agiti con profondo convincimento
personale, i cambiamenti potranno avere il successo sperato. Ci chiediamo a
questo punto la ragione per cui alcune persone fungono da locomotori ai
cambiamenti, mentre altre assumono atteggiamenti inerziali, se non addirittura
ostativi, di fronte a difficoltà e cambiamenti. Lo si fa muovendo dal nuovo
approccio olistico al benessere individuale anche nei contesti lavorativi nel
convincimento che il benessere organizzativo costituisca l’antecedente naturale
a innovazione e cambiamento.
Nel terzo capitolo, assodato che il cambiamento vada vissuto come un
fenomeno evolutivo irrinunciabile, alle organizzazioni è richiesto di esprimere
un’elevata capacità di adattamento e di comportamento proattivo.
A tal fine vengono proposti e descritti due costrutti multidimensionali,
espressione di tale capacità: il coping delle organizzazioni e l’intelligenza
organizzativa. Per concludere con due approfondimenti in cui si analizzano
possibili leve sfidanti da utilizzare quali avanzati strumenti manageriali:
cooperazione e riflessività.
Infine, i tre CASI, posizionati alla fine di ciascun capitolo, rappresentano
contestualizzazioni e attualizzazioni delle idee approfondite nel presente
lavoro, agite in ambiti spazio-temporali a noi vicini e inserite con il preciso
intento di dare evidenza concreta alle argomentazioni esposte nell’elaborato.
6
CAPITOLO 1 LA VELOCITA’ DEL CAMBIAMENTO
1.1. Gli scenari mutati e accelerati nelle organizzazioni del XXI
secolo
Oggi le organizzazioni sono in costante movimento e caratterizzate da
disordine, bisogno di innovazione e anticipazione. Il paradigma tradizionale
regolato da stabilità, controllo, competizione, manodopera e uniformità è stato
superato dal paradigma attuale caratterizzato da cambiamento, empowerment,
collaborazione, persone-relazioni e diversità. A ben pensare, però, non è tanto il
cambiamento a caratterizzare gli ultimi decenni, ma piuttosto l’aumento della
sua velocità: “la rivoluzione non è più il cambiamento, ma la velocità con cui
questo avviene” (Zavoli, 1999 “C’era una volta la prima Repubblica”) e così
scrivendo Zavoli non faceva altro che fotografare la realtà che si era andata
sviluppando nell’ultimo decennio dello scorso secolo. La sempre maggiore
diffusione degli strumenti informatici (in primo luogo i computer portatili di
grande potenza), la modernizzazione e l’accelerazione dei mezzi di trasporto,
l’avvento e la veloce diffusione di Internet, la tecnologia wireless, la telefonia
mobile, etc.. hanno causato un aumento della velocità delle nostre decisioni e
dei nostri comportamenti.
Nella sua teorizzazione della “società liquida” Bauman (2002) afferma
che i tempi del cambiamento sono ormai così veloci che spesso, nel momento in
cui riusciamo a cogliere l’essenza di un cambiamento, questo è già superato.
Infatti, al concetto di velocità, cui si è successivamente affiancato quello di
accelerazione, fa oggi seguito quello dallo sviluppo esponenziale, da cui
discende che la storia dell’uomo e il mondo in cui esso vive, in forza del
passaggio da uno sviluppo lineare e continuo ad una progressione non-lineare
e discontinua, non saranno più gli stessi.
A partire da quanto appena affermato e circoscrivendo la nostra analisi alle
Amministrazioni Pubbliche (PA) erogatrici di servizi, dall’ultimo decennio del
7
ventesimo secolo in poi, abbiamo registrato spinte all’innovazione dovute ad un
complesso di circostanze individuabili nei seguenti fattori (Cernigliaro, 2000):
o di ordine politico, come l’Unione Europea che porta con sé la possibilità,
oltre che l’obbligo, di confrontarsi con altre realtà;
o di ordine economico, in particolare derivanti dall’ingresso della moneta
unica che, costringendo ad una gestione non in perdita della spesa
pubblica, ha stimolato un acceso dibattito sul ruolo del servizio pubblico
nella società;
o di ordine tecnologico, con una spinta alla digitalizzazione delle
informazioni, tale da creare nuove aspettative di efficacia e di efficienza
negli utenti dei servizi forniti dalla Pubblica Amministrazione;
o di ordine normativo, col proliferare, negli ultimi anni, di leggi destinate
alla Pubblica Amministrazione.
I quattro fattori evidenziati -politico, economico, tecnologico e normativo- si
intersecano a tre livello di contesto: esterno nazionale-internazionale, interno
pubblico e interno organizzativo. Da uno studio del MIP (Borrello e Cavazzana,
2017) oggetto di un Corso organizzato dalla SUM-Scuola di Managemente per
le Università, Enti di Ricerca e Istituzioni Scolastiche, su “Le innovazioni nei
processi di acquisto delle università” emerge infatti che, in relazione al contesto
esterno nazionale - internazionale in cui operiamo:
• l’Italia deve dimostrare di essere capace di ridurre i fenomeni di
corruzione per attirare capitali stranieri;
• la PA deve ridurre i costi (spesa pubblica e relativa pressione fiscale) e
migliorare i servizi offerti ai contribuenti;
• a partire da questa considerazione, che non va banalizzata, la classe
politica cerca soluzioni per ridurre la spesa pubblica e la pressione
fiscale;
8
• i provvedimenti discendenti dal punto precedente vengono presi in
urgenza, sono spesso disorganici e generano nelle PA grande confusione
ed incertezza e un livello di stress normativo mai registrato prima.
Ecco spiegato perché nel contesto interno pubblico ci troviamo a confrontarsi con
provvedimenti molto significativi e impattanti quali:
• blocco parziale del turnover;
• norme sulla trasparenza e anticorruzione;
• in materia di acquisti di beni e servizi, obbligo di utilizzo di alcune
convenzioni stipulate centralmente (Consip) e di strumenti quali la
piattaforma MEPA-Mercato Pubblica Amministrazione;
• passaggio dalla fatturazione cartacea a quella elettronica;
• nuovo codice degli appalti.
E’ noto a tutti noi che la legge 240/2010 di riforma del sistema universitario
ha radicalmente cambiato la fisionomia delle nostre organizzazioni: valutazione
delle attività di ricerca, valutazione e certificazione di tutti i percorsi didattici,
valutazione del personale, risorse finanziarie ridotte e distribuite per la maggior
parte sulla base di indicatori di efficacia ed efficienza, introduzione della
contabilità economica-patrimoniale e una radicale revisione dei sistemi di
governo e delle responsabilità conseguenti. Quanto precede trova immediata
applicazione, in perfetta modalità cascading, nel contesto interno organizzativo,
dove la cultura istituzionale della nostra Università è rappresentata nel Piano
Strategico dell'Ateneo 2016-2018, approvato formalmente dagli organi nel
febbraio 2017 e rivisto nel luglio 2017- consistente in un documento
programmatico triennale che individua missioni, obiettivi strategici, azioni e
indicatori per il miglioramento della qualità della didattica, della ricerca, del
trasferimento delle conoscenze e dell’innovazione. Dal Piano discendono:
• una forte spinta al miglioramento continuo dei servizi offerti al mondo
della ricerca e della didattica;
9