la crescente esigenza di flessibilità strategica ed operativa e di
focalizzazione sul core business.
Per comprendere l’accentuato dinamismo delle imprese, prodotto dalla
necessità di continuo adattamento alle azioni dei sistemi che la circondano,
è stata rivolta la massima attenzione alla crescita e all’innovazione, che ne
diventa un fattore essenziale.
La capacità di innovare continuamente nel tempo, di intraprendere
sempre nuovi progetti di ricerca, di sperimentare e proporre nuovi prodotti e
nuove tecnologie, costituisce una sfida per le imprese che non intendono
solo consolidare il successo costruito su precedenti innovazioni. La capacità
dell’impresa di governare il progresso tecnico diventa un’arma
concorrenziale decisiva. Al fine di seguire i percorsi evolutivi, l’impresa
acquisisce nuove tecnologie attingendo a fonti interne ed esterne di
conoscenze e competenze
1
.
L’analisi che mi appresto a delineare ha lo scopo di esaminare le
possibili mosse strategiche a disposizione del management, necessarie per
affrontare il processo di crescita aziendale, e le tecniche di valutazione,
diventate sempre più sofisticate, utilizzate per attribuirne un valore
economico-finanziario. Ho diviso il lavoro in cinque capitoli, di cui i primi
quattro a carattere generale; il quinto capitolo delinea nello specifico il
processo di rifocalizzazione sul core business che ha interessato il Gruppo
1
Esse non rappresentano due alternative specifiche, ma sono un continuum di soluzioni
organizzative e gestionali che meglio soddisfano le esigenze specifiche dell’impresa.
8
Finmeccanica e la strategia che le ha permesso di assumere una posizione di
leadership nel settore elicotteristico.
Il primo capitolo esamina la definizione di impresa high tech basata su
tre criteri: 1) le spese di R&S come percentuale delle vendite; 2) il personale
scientifico e tecnico in rapporto al totale degli occupati; 3) il grado di
complessità tecnologica dei prodotti e dei processi produttivi. Il forte
contenuto di innovazione che caratterizza le imprese ad alta tecnologia mi
ha spinto ad analizzare il fenomeno innovativo, quale fonte di vantaggio
competitivo, e l’ambiente esterno in costante cambiamento. La turbolenza
ambientale ha portato il management a prestare maggiore attenzione alle
capacità dinamiche, ossia all’abilità di rinnovamento delle competenze di
creazione del valore dell’impresa.
Il secondo capitolo si occupa delle strategie con cui le imprese high
tech perseguono i loro obiettivi di crescita. Il continuo cambiamento
tecnologico e la turbolenza ambientale hanno spinto le aziende ad affrontare
una fase di riorganizzazione delle attività caratterizzata dal “downsizing” e
dalla rifocalizzazione, concentrandosi progressivamente sul core business
attraverso l’esternalizzazione di attività non strategiche o marginali. Le
imprese cercano di entrare in nuovi business attraverso la diversificazione
concentrica, supportata dal conseguimento di un certo grado di eccellenza in
una o più fasi della catena del valore e dalla possibilità di trarre vantaggio
dalle sinergie tra le business unit. Particolare attenzione è rivolta all’analisi
9
del momento in cui entrare nel mercato, il livello di innovazione e la politica
da adottare.
La terza parte esamina le strategie di crescita aziendale individuando
due fondamentali percorsi evolutivi: lo sviluppo per linee interne tramite
nuovi investimenti diretti e la crescita per linee esterne. Si studiano una
varietà di meccanismi che richiedono soluzioni gestionali e organizzative
diverse e differiscono tra loro per la tipologia di apporto richiesto dai
partner e per il grado di coinvolgimento finanziario. La scelta tra le diverse
alternative può essere guidata dal fatto che quanto più ci si allontana da
ambiti noti, familiari e già affrontati, in termini di risorse e competenze,
tanto più è opportuno scegliere operazioni nelle quali si riconosce il valore
differenziale apportato dal partner. In uno scenario caratterizzato da
periodiche congiunture avverse, da capacità aziendali di apprendimento
rapido e da frequenti mutamenti tecnologici, l’apertura del sistema impresa
all’esterno può risultare opportuna per sviluppare capacità dinamiche in
grado di consentire lo sfruttamento di opportunità tecnologiche esterne, e al
contempo, focalizzare gli sforzi interni su altri elementi innovativi.
L’obiettivo del quarto capitolo è quello di presentare una serie di
tecniche di valutazione utilizzate in ambito economico-finanziario tali da
permettere al management di attribuire un valore economico alle scelte
strategiche. La sequenza dei diversi paragrafi e la struttura dell’esposizione
rispecchia l’evoluzione temporale delle risposte concettuali alle
problematiche di valutazione, offrendo un’analisi della singola tecnica di
10
valutazione dei progetti d’investimento. I metodi di valutazione utilizzati nel
corso degli anni hanno progressivamente reso possibile il trattamento
dell’incertezza che grava sull’entità e sulla distribuzione temporale dei flussi
di cassa attesi dall’investimento; ciò ha consentito un’adeguata valutazione
delle aspettative di ritorno da parte degli investitori, incorporando nel
modello una pluralità di momenti decisionali. Tale percorso è iniziato con
applicazioni relative alla soluzione di problemi di natura finanziaria,
soffermandosi successivamente sul complesso tema delle opzioni reali. I
tratti fondamentali delle attività reali sono l’incertezza dei risultati
economici e la flessibilità, intesa come possibilità da parte del
management di mutare i piani al verificarsi di determinati eventi.
Verranno presentate le opzioni reali singolarmente intese e, si evidenza il
fatto che in un qualsiasi progetto d’investimento le opzioni reali
costituiscono un portafoglio il cui valore non è dato dalla somma dei
valori delle singole opportunità quanto dal valore derivante della loro
interazione.
Il quinto capitolo è dedicato allo studio della strategia di
focalizzazione varata nel 1997 dal Gruppo Finmeccanica e in particolare
della controllata AgustaWestland, leader nel settore elicotteristico. La scelta
di Finmeccanica, tra le imprese high tech, è motivata dal fatto che è la prima
realtà industriale in Italia, e tra i leader mondiali, che opera nel settore delle
alte tecnologie e della ricerca e sviluppo; inoltre, in seguito
all’implementazione di strategie di crescita supportate da operazioni di
11
cessione, fusione, acquisizione, joint venture e alleanze strategiche è
diventato oggi un Gruppo, focalizzato sul core business (Aerospazio, Difesa
e Sicurezza), in grado di competere sul mercato internazionale. L’analisi
della joint venture tra Agusta e GKN nasce dalla considerazione che gli
accordi internazionali fra imprese hanno assunto una sempre maggiore
rilevanza nel contesto competitivo, coinvolgendo sempre più imprese dei
paesi avanzati, anche di grandi dimensioni e collocate negli stessi settori.
Queste danno vita a complesse architetture di “reti” di alleanze di cui le
imprese si circondano.
La ricerca di livelli sempre più elevati di efficienza economica e di
eccellenza tecnologica ha portato all’affermarsi delle alleanze strategiche o
delle joint venture, quale leva strategica per creare valore economico e per
rafforzare la posizione competitiva dell’impresa. Alcuni mutamenti del
quadro tecnologico internazionale, l’aumento dei costi della R&S,
l’accorciarsi del ciclo di vita di taluni prodotti high tech, la convergenza fra
diverse traiettorie tecnologiche (es. informatica – telecomunicazioni), il
carattere “sistemico” acquisito da taluni prodotti, hanno reso nell’ultimo
periodo più interessanti iniziative di collaborazione fra le imprese. Tutto ciò
non porta univocamente verso strategie cooperative, anche se le rende, in
alcuni casi, una strada interessante per acquisire le risorse necessarie nello
scenario competitivo.
12
Il presente lavoro è frutto di un periodo di ricerca in cui ho avuto
modo di approfondire le conoscenze accumulate nel corso della mia carriera
di studio. In questo periodo sono stato in contatto con professori prestigiosi
che, con la loro conoscenza e la loro esperienza, mi hanno fornito le basi e
gli strumenti per affrontare e gestire il complesso sistema impresa.
Desidero, a questo punto, ringraziare il prof. Franco Fontana che mi ha dato
l’opportunità di lavorare su un tema affascinante che costituisce il motore
per lo sviluppo delle imprese e del sistema economico e per l’aiuto e le
informazioni fornitemi; un grazie particolare va al prof. Paolo Boccardelli
che ha seguito, con pazienza e disponibilità, lo sviluppo del lavoro e che in
diverse occasioni mi ha offerto suggerimenti di rilievo per
l’approfondimento di concetti chiave qui impiegati.
Inoltre, desidero ringraziare i prof. Matteo Giuliano Caroli, Emilio
Barone e Lucio Pasquale Scandizzo per i chiarimenti e i suggerimenti su
alcune tematiche oggetto di studio; l’ing. Angelo Pansini, responsabile dalla
Funzione Sviluppo Strategie di Finmeccanica, che ha sottratto tempo
prezioso ai suoi tanti impegni per fornirmi un esteso contributo di dati e di
informazioni sul Gruppo Finmeccanica ed in particolare sulla controllata
AgustaWestland; il dott. Andrea Brancorsini, del reparto merger &
acquisition del Gruppo, per alcuni suggerimenti riguardo le tecniche di
valutazione dei progetti di investimento; il dott. Michele Autorino che ha
letto alcune parti della tesi fornendo diversi consigli in proposito
13
Infine rivolgo un ringraziamento a tutti coloro che mi sono stati
accanto, in particolare alle splendide persone che ho la fortuna di avere al
mio fianco: Annamaria, Michele, Giovanni e i miei genitori, che mi hanno
dimostrato tutto il loro affetto ed il loro amore durante questo bellissimo
percorso.
14
CAPITOLO I
1 L’evoluzione di una realtà dinamica
1.1 L’impresa high tech: definizione ed individuazione
“L’impresa è costituita da un insieme di risorse
2
e di attori legati tra
loro da relazioni orientate alla realizzazione di determinate attività. Tali
attori sono anche connessi, attraverso altre relazioni, a vari soggetti esterni
all’impresa” (Fontana e Caroli, 2003, pp. 3), i quali si condizionano
reciprocamente e incidono sull’evoluzione del sistema vitale (Golinelli,
2002). “Sono high tech le imprese che hanno un particolare ciclo di vita, che
affrontano un futuro ricco di incertezze nelle prime fasi del ciclo, che
debbono trovare un equilibrio tra i vantaggi e gli svantaggi di essere i
pionieri” bilanciando la libertà di azione che favorisce la creatività e la
necessità di controllare processi di innovazione che, a causa di frequenti
insuccessi, possono originare forti perdite (Pellicelli, 1999, pp. 35).
La gestione delle imprese high tech deve rispondere costantemente a
sfide difficili provenienti da un ambiente in costante cambiamento
3
. Il forte
contenuto di innovazione
4
nelle economie di queste imprese dà origine ad
2
Con il termine “risorse” si suole indicare lo stock di fattori tangibili e intangibili
controllati dall’impresa e utilizzati nei suoi processi operativi.
3
Si veda infra, cap. 1.3.
4
Gli indicatori tecnologici più utilizzati per misurare l’attività innovativa sono l’input del
processo di generazione dell’innovazione, cioè l’investimento in ricerca, oppure l’output
del processo innovativo, cioè i brevetti (anche se questi ultimi rappresentano una proxy
inadeguata della performance tecnologica dell’impresa in quanto a) non tutte le innovazioni
sono brevettate o brevettabili; b) non tutti i brevetti diventano innovazione; c) il livello
tecnologico e il valore economico del brevetto divergono; d) vi è una differenza nella
propensione a brevettare tra settori e imprese; e) vi sono notevoli differenze tra paesi nella
15
un ambiente competitivo diverso da quello di altri settori. La costante
ricerca di innovazione rende tempestivamente superate le tecnologie
esistenti e la loro commercializzazione può cambiare rapidamente l’offerta e
la domanda dei mercati. È un ambiente nel quale una o più imprese, avendo
l’imperativo di superare i concorrenti, possono distruggere quanto hanno da
poco creato e dal quale ancora ottengono profitti.
Il mercato mondiale dei prodotti ad alta tecnologia cresce in media ad
un tasso maggiore rispetto agli altri prodotti
5
e la capacità del settore high
tech di contribuire allo sviluppo dell’economia e di competere nei mercati
mondiali attira forti investimenti nei mercati azionari.
I settori industriali considerati high tech sono quelli ad alta intensità di
investimenti in R&S
6
, ad elevate capacità professionali dei collaboratori
technology-oriented
7
(espresso come rapporto tra il personale scientifico e
tecnico ed il totale degli occupati
8
) e ad elevato grado di complessità
tecnologica di un prodotto o di un processo produttivo. Facendo riferimento
ad uno studio del Center of Economic Studies del Bureau of Census
statunitense, vengono considerate quelle attività e quei prodotti che
incorporano tecnologie innovative quali biotecnologie, alcuni segmenti della
legislazione brevettuale; f) non esistono standard qualitativi e/o quantitativi su cui basarsi
per misurare il contenuto di nuova conoscenza dei brevetti (Aiello e Pupo, 2004)).
5
Si veda United States National Science Board, 2000.
6
L’intensità delle attività di R&S può essere espressa in vario modo, quali spese di R&S
come percentuale delle vendite, come quota del valore aggiunto o come rapporto tra
investimenti in R&S e numero di addetti. Per U.S. Bureau of Labor Statistics i settori high
tech spendono in R&S il doppio della media degli altri settori (Pellicelli, 1999).
7
Bureau of Labor Statistics (USA)
8
“Il presupposto è che la professionalità dell’occupazione rifletta la capacità di un settore
di accumulare le conoscenze e le esperienze tecnologiche necessarie per sviluppare nuovi
prodotti e nuovi processi” (Pellicelli, 1999, pp. 43).
16
farmaceutica, tecnologie per la scienza della vita, optoelettronica, computer
e telecomunicazioni, elettronica, computer-integrated manufacturing,
tecnologia dei materiali, aerospaziale, armi e tecnologia nucleare (De Woot,
1990; Pellicelli, 1999; United States National Science Board, 2000;
Boccardelli, 2002).
1.2 La valenza strategica dell’innovazione
“L’innovazione
9
, intesa quale combinazione di un’attività di
invenzione, vale a dire di generazione di nuove idee, e di un’attività di
sfruttamento commerciale
10
, vale a dire dell’individuazione di opportunità
per l’ottenimento di un guadagno dalla vendita o dall’applicazione dell’idea
generata, rappresenta uno dei motori fondamentali del progresso e della
crescita dei sistemi economici” e, nella prospettiva aziendalistica,
costituisce un fattore critico di rilevanza fondamentale per il successo delle
imprese (Boccardelli e Sobrero, 2003, pp. 574).
In non pochi casi aziendali l’innovazione non è risultata un fenomeno
sporadico, ma è stata attuata prevalentemente come un processo quasi
continuo, composto da elementi innovativi di diversa importanza
11
. A tal
9
L’innovazione emerge dal combinarsi, in condizioni adatte, di fattori esterni quali i
cambiamenti demografici, i cambiamenti culturali, le tendenze dell’economia o anche come
risultato di talenti individuali “unici”.
10
Senza queste due componenti non è possibile dare luogo ad alcun fenomeno di
innovazione che possa essere di interesse per l’impresa. “La sfida gestionale sta proprio
nella combinazione di questi due elementi così elementari, ma così difficili da coniugare”
(Sobrero, 1999, pp. 31).
11
“Il cambiamento tecnologico è un processo cumulativo di piccoli miglioramenti interrotti
da salti in avanti. Questi ultimi offrono forti miglioramenti nei rapporti tra prezzi e
prestazioni di risultato rispetto alle tecnologie esistenti. Le principali innovazioni
tecnologiche rappresentano progressi tecnici tanto significativi che nessun aumento nelle
17
proposito, vi è la distinzione fra innovazioni incrementali ed innovazioni
radicali
12
(Bifulco, 2004; Galvagno e Faraci, 2004). Le innovazioni
incrementali sono il risultato di piccoli cambiamenti nella tecnologia di
prodotto o di processo che consistono in miglioramenti nei prodotti e nei
processi produttivi. Le innovazioni radicali sono, invece, la risultante di
progressi nella conoscenza, basati su nuovi principi scientifici; sono
discontinue e spesso creano nuovi mercati distruggendo quelli esistenti,
consentendo in tal modo l’entrata di nuove imprese e talvolta anche la
riconfigurazione di un intero settore.
Per dare continuità allo sviluppo di ogni impresa high tech, è
necessario che vi sia la combinazione tra innovazioni radicali e innovazioni
incrementali (Pellicelli, 1999).
L’innovazione tecnologica
13
rappresenta una fonte tra le più
importanti di vantaggio competitivo dell’impresa, sostenendone lo sviluppo
in ambienti turbolenti (che ne richiedono, in via prioritaria, la gestione del
cambiamento), in quanto essa può determinare una riduzione del costo di
prodotto o una “differenziazione dei prodotti” offerti dall’impresa (De
economie di scala, nell’efficienza o nel design può ridare alle vecchie tecnologie la capacità
di competere con le nuove” (Tushman e Anderson (Pellicelli, 1999, pp. 20)).
12
Henderson e Clark (1990) hanno ulteriormente sviluppato tale distinzione, precisando
che una nuova tecnologia è identificabile in base al fatto che essa utilizzi vecchi o nuovi
componenti e vecchie o nuove combinazioni (legami) di tali componenti. I due autori, in
aggiunta alle innovazioni incrementali e a quelle radicali, individuano le innovazioni
modulari e le innovazioni architetturali.
13
In un impresa high tech, l’innovazione tecnologica è il fulcro, è l’origine di ogni
strategia. Questa può essere definita come l’insieme degli strumenti, delle attrezzature e
delle conoscenze che mettono in relazione gli input e gli output dell’attività dell’impresa
(tecnologie di processo) o che generano nuovi prodotti e servizi (tecnologie di prodotto)
(Boccardelli e Sobrero, 2003).
18
chiara, 1996; Silvestrelli, 2004; Newbert, 2005), aumentandone il valore per
l’utilizzatore (Pellicelli, 1999).
Gli sviluppi tecnologici avvengono principalmente all’interno delle
imprese, le quali, attraverso l’innovazione, cercano di dare risposta alle
esigenze espresse nel mercato dai potenziali acquirenti.
“Si pone il problema di considerare le imprese come soggetti attivi del
processo innovativo, in grado di influenzare con le proprie scelte il percorso
di sviluppo della tecnologia, o soggetti passivi, che vengono quindi a subire
eventi ambientali esogeni” (Boccardelli e Sobrero, 2003).
L’innovazione tecnologica può nascere sotto la spinta di un processo
di tipo technology push o demand pull. Nell’ipotesi di technology push
(modello talvolta indicato come technology driver), l’innovazione nasce
dall’opportunità di utilizzare nuove cognizioni scientifico-tecniche nella
messa a punto di prodotti innovativi che soddisfano un bisogno che non si è
ancora manifestato sotto forma di domanda. Le imprese diventano quindi il
motore del progresso tecnologico e trovano negli investimenti diretti e
indiretti in attività innovative i presupposti per i propri profitti futuri
(Boccardelli e Sobrero, 2003). Gli scienziati fanno scoperte in parte inattese,
i tecnologi le applicano allo sviluppo di nuovi prodotti e i progettisti le
trasformano in prototipi da sottoporre al mercato. Agli esperti della
produzione è lasciato il compito di trovare i modi più efficienti per produrre.
Infine, il marketing ha il ruolo di convincere i potenziali compratori ad
acquistare il prodotto (Pellicelli, 1999).
19
Nell’ipotesi demand pull o market pull, il bisogno diventa domanda in
una fase anteriore alla generazione della nuova tecnologia ed è lo stesso ad
attivare il processo di sviluppo dell’innovazione (Buttà, 2004). “La
direzione e la velocità dello sviluppo sono “trainate” dalla domanda e le
imprese costruiscono la propria posizione di vantaggio competitivo
attraverso l’anticipazione di queste tendenze e la loro soddisfazione”
(Boccardelli e Sobrero, 2003, pp. 578). “È il marketing ad iniziare il
processo di innovazione: interpreta le nuove esigenze di potenziali
compratori; trasferisce le informazioni alla R&S e da questa alla
produzione” (Pellicelli, 1999, pp. 32).
“Occorre precisare che nell’ipotesi technology push è l’impresa che
realizza l’innovazione a dover sostenere il rischio, connesso alla creazione
del mercato che assorbirà l’innovazione, mentre nell’ipotesi demand pull
tali rischi sono a carico dell’impresa utilizzatrice” (Buttà, 2004, pp. 17).
Le due varianti technology push e demand pull sopra descritte, offrono
soltanto una spiegazione circa il dove sorgono gli stimoli per l’innovazione.
La realtà suggerisce che l’innovazione sia il risultato dall’interazione tra
mercato, ricerca scientifica e capacità dell’organizzazione, all’interno della
quale il flusso di comunicazione tra le varie funzioni marketing, produzione
e ricerca e sviluppo non è necessariamente continuo.
Secondo Rothwell e Zegveld (1985) l’intero processo di innovazione
può essere pensato come una rete complessa di comunicazioni attraverso la
quale sono trasferite le conoscenze. La rete ha legami sia interni che esterni:
20