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si focalizza, a partire dagli anni dei lanci e dai rafforzamenti di quei marchi che poi sono
diventati eritage importanti sin dagli anni 40 e 50.
Questo lavoro ha lo scopo di enfatizzare ulteriormente la portata e il rango del brand,
della marca. Poniamo rilievo sul fatto che non tutti i prodotti sono destinati a diventare
marchi, non tutti i marchi sono marchi forti e i brand, ovvero le marche vanno
classificate e considerate appartenenti ad un ventaglio.
La letteratura anglosassone sull’argomento si è particolarmente dilatata a partire dagli
anni novanta purtroppo però è solo parzialmente convincente e non ha tenuto conto ne
del significato profondo del marchio ne si è avvalsa di sostegni dottrinali di pieno
rilievo come quelli delle scuole italiane che invece enfatizzano il ruolo e la portata dei
temi di fondo legati al governo d’impresa, all’impresa sistemica, alla relazionalità, alla
centralità del cliente.
Vanno preliminarmente fissati alcuni punti fermi che sono anche alla base dell’ormai
evidente rimescolamento di carte nelle logiche di comportamento delle imprese, un
contesto nel quale sembrano radicalizzarsi agli estremi le performance delle imprese
con una crescente spaccatura-contrazione delle parti mediane e un enfasi verso
performance più elevate; a tale proposito bisogna tener conto che si ripropone in
maniera piena e significativa il tema delle nuove combinazioni che spingono gli
imprenditori e le imprese attraverso l’imprenditorialità diffusa, l’empowerment, i team.
Consiglio sostanziale è quello di mettere in moto nuove combinazioni nelle quali
vengano accorpate combinazioni di grado inferiore che a loro volta sono già da
considerarsi miscele tra componenti materiali ed immateriali che come noto tendono a
dominare e a crescere di rilevanza.
Le nuove combinazioni sono alla base dell’imponente lavoro delle imprese di nuova
impostazione, capaci di reggere l’urto ed eventualmente di diventare protagonisti di
disruption e più in generale di significative evoluzioni e cambiamenti di scenari di
mercato non solo attraverso l’attivazione di fenomeni innovativi. In proposito ci
riferiamo all’impresa che lavora su nuove combinazioni di grado e ordine superiore in
vista di una ulteriore e significativa finalizzazione a cui deve contribuire robustamente
l’abilità dell’impresa di riversare risorse, capacità e competenze nel branding,
nell’imponente operazione di governo e gestione volto alla costruzione, al
rafforzamento e al rinnovamento del marchio.
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L’impresa deve lavorare con uno strabismo di venere, puntare sul brand e
contemporaneamente rafforzare il proprio potenziale di valorizzazione esterna, di
valorizzazione interna che non passa direttamente attraverso al brand.
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CAPITOLO 1
BRANDING E VALORIZZAZIONE ESTERNA D’IMPRESA
1.1 - Definizione di Marketing Sistemico
Di fronte all’impegnativo scenario con cui si è aperto il millennio, l’impresa è chiamata
ad attivare un Nuovo Marketing, dilatato per numero di leve ed intensità dei rispettivi
impatti, al fine di reggere l’urto delle complesse sfide di mercato. Indichiamo ora più
precisamente come “Marketing Sistemico” questo Nuovo Marketing sottolineandone
meglio i contenuti, lo spessore e la rilevanza.
Il Marketing Sistemico mette in azione e sottopone a trattamento congruo, attraverso
apparati, assetti e puzzle, tutti gli elementi chiave, incluse la definizione degli obiettivi e
l’individuazione dei mercati da presidiare e dei target su cui incentrarsi. In aggiunta,
questo nuovo tipo di marketing è posto a monte anche del prodotto (e non interviene
dunque quando le decisioni di prodotto sono già state assunte) e delle strategie di
Management, cioè gestionali vere e proprie, ispirate dalla triade Busn’ing
Sistemico/Finanza Sistemica/Marketing Sistemico. Quest’ultimo attiva insomma una
serie di decisioni di rango superiore, al fine di configurare il disegno di fondo delle
imprese, delineandone apparati, assetti e puzzle, che rimandano ai mixage (di cui si
parlerà tra poco).
Il Marketing Sistemico svolge dunque un ruolo di “doppio perno” all’interno
dell’impresa. Da un lato, esso provvede ad una sintesi di ordine superiore delle
dimensioni chiave del Marketing: Valoriale, Totale e Duale oltre che della Finanziaria
(garantendo l’interazione e la fusione delle tendenze valoriali, totali e duali),
imprescindibili per il successo di mercato dell’impresa; dall’altro lato, il Marketing
Sistemico tiene ampiamente conto degli impatti di mercato delle due altre angolazioni
chiave (Finanza Totale Sistemica e Busn’ing Totale Sistemico).
Il Marketing Sistemico libera le potenzialità, integrandole, del governo d’impresa, da un
lato, e della gestione (o Management), dall’altro, portando contemporaneamente sulla
scena il c.d. Marketing Governance (riferito al governo d’impresa) e il c.d. Marketing
Management, i quali consentono a questa Disciplina di raggiungere il proprio ampio
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spessore contribuendo robustamente al raggiungimento dei risultati di un’impresa che si
agita nell’attuale scenario alla ricerca di nuovi equilibri. La compresenza degli impatti
del governo e della gestione conferisce dunque al Marketing il rango di Disciplina
Aziendale a tutto campo e risulta di particolare utilità nell’aiutare le aziende a spostare
ulteriormente il baricentro verso il cliente, nell’ottica dei traguardi imposti dalle sfide
del nuovo scenario.
Più in generale, il Marketing Sistemico mette in evidenza, in un numero crescente di
casi, come i sistemi veri e propri siano ormai protagonisti della competizione di
mercato. Le logiche sistemiche complessive attivano una serie di sub-sistemi aziendali e
di livelli aggregativi, attorno ai quali si orienta l’attività dell’impresa, e mettono in moto
un’impostazione nella quale confluiscono tanto super-sistemi quanto sub-sistemi (dei
quali l’impresa si presenta come sommatoria) rispetto ai quali vengono articolate le
risposte di mercato (fermo restando il principio di unitarietà dell’impresa stessa).
Divengono altresì rilevanti le trasversalità enfatizzate dalle pulsioni sistemiche che, col
contributo delle angolazioni, consentono all’organizzazione di ruotare attorno al
sistema-cliente e di delineare (ed ampliare se necessario) gli spazi di mercato, rispetto ai
quali impegnarsi nelle sfide connesse predisponendo una congrua, articolata ed incisiva
valorizzazione “esterna”.
Si parla di “Marketing Sistemico” anche allo scopo di sottolineare come non sia
sufficiente trattare in maniera integrata ed interdipendente una serie di elementi; ma
occorre che siano presenti tutte le componenti fondamentali. Il Marketing Sistemico
tratta congruamente, attraverso apparati, assetti e puzzle, le tematiche chiave,
provvedendo a mettere in campo mixage, “p-dinamiche”, frecce del valore e così via, il
cui impatto può consentire all’impresa di conseguire un livello superiore di occupancy
e di risultati, rispetto a quelli altrimenti accessibili (al di là dell’impiego di risorse).
Il Nuovo Marketing recupera le componenti di responsabilità sociale ed etica del
mercato, definito totale, rispetto al quale l’impresa deve agire a tutto campo, al di là
dell’impostazione convenzionale in base alla quale il prodotto deve diventare cliente-
centrico (in questo caso è tutta l’impresa a dover divenire cliente-centrica).
Attraverso l’accezione Marketing Sistemico si vuole fare riferimento non solo al fatto
che all’impresa viene richiesto un gioco d’insieme convincente ovvero la presenza delle
parti e- il loro trattamento come un insieme armonico e coordinato; si va ben al di là, in
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quanto si affida tale lavoro d’integrazione non tanto alle funzioni, quanto alle
angolazioni chiave nell’ottica del governo d’impresa. In assenza degli impulsi e delle
decisioni attivate nell’ambito del governo d’impresa, si rischia infatti di dar luogo ad
un’impostazione monca e parziale oltre che ad un limitato impatto sulle risultanze di
mercato. Si parla di Marketing Sistemico non solo, dunque, nel senso di aspettarsi
dall’impresa un’adeguata intesa tra le singole parti, ma anche al fine di richiamare la
presenza di tutti gli elementi necessari (e, in particolare, di quelli ispiranti l’intera
organizzazione) e del governo che, unitamente ai sistemi, dà luogo ad interventi
efficaci
1
.
L’attivazione del Marketing Sistemico consente all’impresa di passare indenne
attraverso la sfida robusta, che consiste nel conciliare un’imponente serie di questioni,
senza eccedere nei costi, nei tempi e senza possibili ricadute negative in termini di
risultanze di mercato (dovute alla perdita di controllo sulla complessità). Ciò è
consentito dall’intervento integrato del governo e della gestione dell’impresa, i quali
rendono possibile l’accesso a sistemi di rango superiore (ancor prima di gettare nella
mischia i classici piani industriali –e similari- che devono essere integrati con i piani di
mercato). Si chiarisce insomma come la nozione di sistema diventi assai rilevante: essa,
infatti, consente l’effettiva applicazione, dominandone la complessità, di una serie di
livelli aggregativi, ma soprattutto di decisioni attivate dai vertici. Al contempo si
intuisce chiaramente che le imprese, qualora non attivino congruamente l’approccio
sistemico, corrono il rischio di praticare solo la parte strettamente gestionale.
Per quanto attiene al suo campo d’applicazione, è necessario precisare che il Marketing
Sistemico non viene attivato solo in alcune porzioni del comparto Business-to-
Consumer, dal momento che anche la presenza di acquirenti professionali costituisce un
fattore di stimolo nei confronti di tale impostazione. Il Marketing Sistemico applica i
concetti di branding e perception anche ai comparti B2B (Business to business), nei
quali i clienti detengono potere contrattuale, sono portatori di esigenze in continua
lievitazione e consentono una segmentazione intelligente non basata solo su volumi e
prezzi in sé. In aggiunta, le risultanze e l’impatto sulle performance di mercato vengono
determinati dal Marketing Sistemico, anche in funzione delle forze d’urto tecnologiche
che devono essere congruamente trasferite nelle leve di mercato nel comparto B2B. La
1
Per mettere a fuoco un’analogia con lo sport, si tratta di mettere in azione non un attacco in sé, ma una
squadra che difenda, attacchi e consegua obiettivi consistenti e significativi.
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nuova impostazione, infine, trova applicazione tanto nel comparto dei beni di consumo
quanto in quello dei servizi.
Il Marketing Sistemico enfatizza anche i soggetti della competizione di mercato; al di là
dell’impatto dei c.d. distretti industriali, si affermano consorzi, alleanze e altre
configurazioni che vedono più imprese protese a sostenere e lanciare marchi, non solo
per prodotti tipici. Questi soggetti della competizione non di rado raggiungono il
successo attivandosi come marchi veri e propri:il Marketing Sistemico infatti non
riguarda solo la singola impresa, ma si riferisce anche a soggetti costituiti da più
imprese o da aggregati (anche temporanei) di soggetti economici. Si pensi, ad esempio,
ai soggetti della competizione vincenti nel campo dell’entertainment: nello sci la
competizione riguarda marchi come “Dolomiti Ski”, “Monte Rosa Ski” e simili che
stanno guadagnando quote di mercato rilevanti.
Il Marketing Sistemico trova insomma applicazione con riferimento tanto alla singola
impresa quanto ai c.d. soggetti della competizione di mercato che, nei casi di successo,
si trasformano in marchi forti, riferiti a comprensori, territori, consorzi, settori,
comparti, distretti, e così via (va da sé che alcuni di questi elementi si possono
sovrapporre tra loro). Così, ad esempio, il Marketing Sistemico può essere attivato
anche nell’ambito di importanti città, consentendo di affrontare con successo sfide
sempre più articolate e sostenendo il miglioramento della qualità vera e l’efficacia delle
scelte (anche in città che devono “far quadrare” il bilancio in una situazione che,
all’inizio del millennio, presenta squilibri rilevanti tra entrate ed uscite). Allo stesso
modo, il Marketing Sistemico fornisce ai territori un robusto slancio sia nei c.d. core
business (che, ad esempio, per l’Italia sono moda e design) sia in nuovi comparti (ad
esempio, nei servizi, come il turismo e le telecomunicazioni), senza dimenticare le
manifestazioni fieristiche, sportive e similari: in questo senso il Marketing stimola scelte
congrue, trattando tali territori nella prospettiva di congrui marchi.
D’altro canto, allo stesso modo, l’impresa può essere considerata come un portafoglio di
marchi e di livelli aggregativi: il Marketing Sistemico interviene perciò nei casi di
successo sia a livello macro (consorzi, territori, e così via) sia a livello micro (singola
impresa).
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Proponiamo ora una serie di tre schematizzazioni con l’obiettivo di chiarire
ulteriormente l’ambito di definizione e lo spessore del Marketing Sistemico attraverso
l’indicazione di una serie di tematiche chiave integrate nella nuova impostazione.
Fig. 4.1.1 – Prima schematizzazione dell’ambito di definizione del Marketing
Sistemico
(*) Alla produzione di valore per il cliente si aggiungono anche la preclusione e l’esclusione
della concorrenza (superiorità competitiva) non approfondite nel presente lavoro.
Al centro della Fig. 4.1.1 è posta la produzione di valore per il cliente ad alto impatto
sui risultati d’impresa che risulta la principale tipologia di valorizzazione “esterna”,
sulla quale sta convergendo una frazione sempre maggiore di imprese di successo. Le
tematiche che si muovono attorno a tale fulcro sono quelle delle strategie competitive,
STRATEGIE
COMPETITIVE/
STRATEGIE DI MERCATO
CLIENT DRIVEN
DIFFERENZIAZIONE
(ESTERNA) A CONGRUA
INTENSITA’
D’IMPOSTAZIONE CLIENT
DRIVEN
SEGMENTAZIONE
STRUTTURALE
CLIENT / MARKET
DRIVING
DELL’IMPRESA
PRODUZIONE DI
VERO VALORE
PER IL CLIENTE
AD ALTO IMPATTO
SUI RISULTATI
D’IMPRESA (*)
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della differenziazione esterna, della segmentazione strutturale e del market driving: tutti
gli elementi indicati vengono innestati in una prospettiva (ben più ampia e significativa
rispetto a quella convenzionale), nella quale si recupera pienamente l’ottica del governo
d’impresa, inglobando anche la valorizzazione “esterna”. Nella nostra impostazione il
Marketing Sistemico assume dunque, sotto lo stimolo delle logiche sistemiche,
un’ampia consistenza ed uno spessore robusto, includendo alcune delle impostazioni
(anche piuttosto avanzate), sulle quali si incentrano una parte della Letteratura
anglosassone e una frazione significativa della pratica corrente (si pensi al market
driving, alle competitive strategies, e così via). Ribadiamo che ciò è reso possibile
dall’intervento integrato di Marketing Governance e Marketing Management.
Per quanto attiene alla questione chiave della segmentazione strutturale, essa viene
attivata una tantum sulla base delle scelte di fondo del governo d’impresa. Diventa
perciò necessario utilizzare criteri congrui e ampi di segmentazione, messi in campo al
momento della costituzione o del lancio sostanziale (non solo) di marchi e prodotti.
Successivamente, possono rendersi necessari ulteriori interventi di segmentazione di
livello inferiore allo scopo di correggere il tiro, non solo per recuperare una parte di
clienti persi, ma anche per rivolgersi a nuovi clienti attraverso il lancio di adeguate
proposition; il lavoro indicato può risultare fondamentale per migliorare la penetrazione
nel target ed eventualmente per far convivere una pluralità di pubblici di riferimento,
tenendo conto che spesso si verificano fenomeni di auto-segmentazione da parte della
domanda. Gli sforzi indicati e l’osservazione dei macro-segmenti settoriali nei quali è
inserita l’impresa sono fondamentali allo scopo di focalizzare il perimetro ampio del
Marketing, che (come indica la figura) non si esaurisce nel prodotto.
In aggiunta, il termine “strategia” presente nello schema non deve essere interpretato in
senso convenzionale (cioè ad indicare attività antecedenti alle decisioni ed alle azioni di
Marketing); al contrario, si rende necessario recuperare tutte le dimensioni rilevanti del
Marketing stesso, le tematiche chiave del governo e della gestione, supportati dai
sistemi e considerati nella loro ampia articolazione. E’ dunque assai centrata
l’impostazione di quanti mettono in evidenza i limiti delle concezioni che enfatizzano
eccessivamente tali strategie, considerandole non integrate con l’impatto significativo
del governo d’impresa che, al contrario, le deve animare e ed ispirare.
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Per quanto riguarda il concetto di differenziazione esterna: esso consente di valicare i
limiti convenzionali di alcune impostazioni che parlano genericamente di
differenziazione senza distinguere la parte che impatta direttamente sul sistema-cliente e
quella che riguarda le difformità, non solo dimensionali, ma anche competitive delle
imprese (anche in termini di controllo dei fattori di successo, di unicità legate ai canali,
e così via). La differenziazione esterna viene rafforzata attraverso una serie di leve di
mercato e di barriere alla concorrenza che puntellano deboli differenziazioni intrinseche
che una parte della Letteratura e la pratica corrente riferiscono al prodotto allargato (di
per sé non sufficiente, quando esiste un coacervo di leve che deve essere attivato). La
figura evoca infine il tema del market driving (o client driving) da parte dell’impresa,
che è chiamata a compiere sforzi relativi al perceptioning ed al branding; la nostra
impostazione enfatizza la necessità di andare al di là dell’interpretazione di market
driving diffusa dalla Letteratura anglosassone, inquadrando la questione nei confini (che
abbiamo indicato nella Fig. 4.1.1) ben più ampi del Marketing Sistemico.
Una seconda schematizzazione (Fig. 4.1.2) dell’ambito di definizione del Marketing
Sistemico affronta la questione dal punto di vista della centralità del cliente, superando
gli approcci convenzionali, restrittivi e distorcenti, che si limitano ad auspicare una
generica attenzione nei confronti del cliente stesso.
Da alcuni anni a questa parte i sondaggi diretti sui top-managers (non solo statunitensi)
segnalano che la centralità del sistema-cliente tende a diventare la prima priorità delle
imprese. Occorre tuttavia riflettere sul fatto che non sempre l’attenzionalità indicata
segnala l’effettiva presenza del Marketing Sistemico propriamente detto. Quest’ultimo
richiede di andare al di là di una generica attenzionalità nei confronti del sistema-cliente
e di fornire concreta sostanza e applicazione ai contenuti della nuova impostazione,
seguendo, in particolare, le regole dei mixage.
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Fig.4.1.2 – Seconda schematizzazione dell’ambito di definizione del Marketing
Sistemico.
[*] Oltre ad attivare risposte adeguate alle preferenze del sistema-cliente, l’impresa di
successo deve impegnarsi anche sul fronte della superiorità competitiva.
Il Marketing Sistemico introduce un’articolazione più ampia anche rispetto a quella
evocata recentemente dal CRM (Customer Relationship Marketing): esso mobilita,
infatti, un cliente-centrismo di nuova configurazione, proteso alla valorizzazione
“esterna” e sostenuto da articolate logiche sistemiche. Lo schema mostra come,
all’inizio del terzo millennio, “consumare” significhi esprimere un comportamento
sempre meno legato alle necessità fisiologiche e sempre più vicino ai concetti di
appagamento e gratificazione, armonia, libertà e autonomia e ai progetti di vita del
sistema-cliente. Occorre dunque attivare delle innovazioni cliente-centriche che
incidano sulle esigenze e sulle aspettative del sistema-cliente (le quali non vanno
confuse con i soli bisogni tout court, ma vanno estese anche ai bisogni associabili e
latenti, con lo scopo di incidere sul sistema valoriale del cliente). Si rende perciò
PRODOTTO
ALLARGATO
CUSTOMER
SATISFACTION
SIMBOLISMI E
COMUNICAZIONE
ROBUSTA E
INTEGRATA
ATTENZIONE AI
BISOGNI IN SE’
(anche latenti) DEL
CONSUMATORE /
CLIENTE
APPAGAMENTO E
GRATIFICAZIONE
DEL SISTEMA
CLIENTE [*]