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INTRODUZIONE
L’obiettivo di questo elaborato è approfondire alcuni importanti temi che riguardano le
aziende: la reputazione aziendale e la gestione delle crisi. L’analisi verrà svolta
inizialmente da un punto di vista teorico, per poi applicare i concetti approfonditi ad un
caso pratico, nello specifico uno scandalo che ha coinvolto e messo a rischio la
reputazione di Kinder, noto brand appartenente all’azienda multinazionale Ferrero.
Nel primo capitolo verrà analizzato il concetto fondamentale di reputazione aziendale,
vero e proprio asset intangibile per un’azienda, in grado di conferirle credibilità e
facilitarla nello sviluppo di relazioni solide e durature con i propri stakeholders. Essendo
la reputazione il prodotto della comunicazione aziendale, sarà brevemente spiegato il
perché un’azienda dovrebbe prestare molta attenzione ai messaggi che diffonde e alla
strategia che implementa a livello comunicativo, a maggior ragione perché l'avvento del
digitale ha creato un sistema sociale all'interno del quale tutti i soggetti agiscono,
interagiscono e si influenzano a vicenda trasformando tutte le regole sulle quali in passato
si fondava la comunicazione. Governare lo sviluppo della reputazione è difficile: questo
elaborato cercherà di dare una spiegazione su come costruire, misurare e difendere la
reputazione, tenendo inoltre presente che questa è l’era dei social media e ogni
informazione, ogni azione o forma di comunicazione può venire a conoscenza, nel giro
di un breve arco di tempo, di una moltitudine di persone pronte ad esprimere il proprio
personale giudizio in merito. Queste nuove dinamiche possono essere vantaggiose per
un’azienda che vuole diffondere il proprio valore nel contesto sociale in cui opera, ma
allo stesso tempo sono difficili da gestire e dunque potenzialmente pericolose nel
momento in cui dovessero diffondersi notizie negative sul brand. Ci si ricollegherà quindi
al tema del rischio reputazionale, delle crisi aziendali e del crisis management: avere una
solida reputazione è fondamentale nel momento in cui l’impresa dovesse trovarsi ad
affrontare una crisi, ossia uno stato di grave perturbazione delle condizioni di salute
aziendale, che solitamente si associa alla perdurante perdita di valore economico del
capitale e alla difficoltà dell’impresa di sopravvivere. Una crisi aziendale porta con sé
una serie di conseguenze negative, tra i quali il rischio di un danno reputazionale. Dopo
aver illustrato i diversi tipi di crisi, fermo restando che ogni situazione è diversa dall’altra,
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verranno descritti in linea generale gli strumenti e le modalità di comunicazione che
un’azienda dovrebbe implementare al fine di affrontare al meglio una situazione di
difficoltà, dalla quale è possibile comunque trarre degli insegnamenti utili per il futuro.
Introdotti questi concetti, verrà esposto il caso aziendale analizzato, ovvero lo scandalo
che ha coinvolto i prodotti Kinder commercializzati nel periodo di Pasqua 2022: essi
erano contaminati da Salmonella. I lotti in questione erano stati prodotti nello
stabilimento di Arlon in Belgio e l’azienda è stata incolpata di non aver lanciato
immediatamente l’allarme avvisando le autorità sanitarie, ma piuttosto aver preferito
nascondere il problema cercando di risolverlo internamente. L’evolversi della vicenda
sarà riportato basandosi sulle comunicazioni dell’Efsa, dell’Ecdc, del Ministero della
Salute oltre che sulle più attendibili testate giornalistiche presenti sul web e sulle
comunicazioni pubblicate sul sito istituzionale di Ferrero. La diffusione della notizia ha
causato indignazione presso i consumatori, che si sono chiesti come fosse possibile che
un’industria alimentare come Ferrero abbia potuto commettere un errore tanto grave. Non
tutti i consumatori però erano della stessa opinione, alcuni si sono schierati in favore
dell’azienda e hanno considerato l’episodio come un incidente di percorso, qualcosa che
può capitare in qualunque industria alimentare. Nel secondo capitolo saranno anche
analizzate le reazioni dei consumatori sui social media e il modo in cui Ferrero e Kinder
hanno gestito la crisi sulle loro pagine Facebook e Instagram, tra comunicazioni, post e
risposte ai commenti negativi che gli utenti hanno liberamente rilasciato sotto i contenuti
social dei due brand. Il cuore pulsante del presente studio però è indagare se la brand
equity del brand, ossia il valore e la forza che esso ha sul mercato, sia stata in grado di
aiutarlo nel limitare l’impatto della vicenda e il danno reputazionale conseguente alla
stessa. Ci si chiede se un brand tanto noto come Kinder, che negli anni è riuscito a crearsi
una forte brand image, nonché una forte brand reputation grazie all’unicità dei suoi
prodotti e al valore emozionale ed esperienziale che nel passato ha conquistato il cuore (e
il palato) di tantissime famiglie, sia riuscito a mantenere alto il suo livello di gradimento
e di fiducia presso i consumatori che hanno appreso l’inaspettata notizia della
contaminazione della cioccolata. A tal proposito è stata effettuata una ricerca di mercato
compiuta attraverso la sottoposizione di un questionario di 25 domande a 250 persone.
La ricerca vuole indagare lo stile di vita degli intervistati e le loro abitudini alimentari, il
ruolo che attribuiscono alla marca durante la fase di acquisto dei prodotti, il livello di
considerazione e di fiducia che attribuiscono a differenti brand di snacks dolciari e
merendine confezionate e l'opinione che si sono creati in merito allo scandalo che ha
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coinvolto Kinder. Quanti intervistati erano a conoscenza della vicenda? Per la maggior
parte del campione la fiducia nei confronti del brand è migliorata, peggiorata o rimasta
invariata? Il capitolo tre cercherà di dare risposta a questi interrogativi e scoprire il valore
e la forza di Kinder sul mercato.
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CAPITOLO 1
REPUTAZIONE AZIENDALE E CRISIS MANAGEMENT
1.1 LA COMUNICAZIONE AZIENDALE
La comunicazione ricopre un ruolo di primaria importanza all’interno di un’azienda, che
non è soltanto un’organizzazione che produce e scambia beni e servizi, ma è un complesso
di interlocutori interni ed esterni che partecipano allo svolgimento dell’attività aziendale.
Una recente definizione considera la Corporate Communication come l’insieme di tutte
le attività di comunicazione, pianificate ed emergenti, che un’organizzazione rivolge ai
pubblici per ottenere risorse che occorrono per il suo adeguato funzionamento, la sua
competitività e il suo sviluppo
1
. Il primo assioma della comunicazione dice che è
impossibile non comunicare
2
. Non esiste un non-comportamento, anche il silenzio
comunica qualcosa. È per questo che nel corso di tutta la sua esistenza un’azienda deve
curare attentamente i messaggi che diffonde, internamente ed esternamente, deve
elaborare un’efficace strategia comunicativa capace di creare una coerenza di fondo tale
da permeare tutti i flussi comunicativi di impresa, pianificati o meno. È così che può far
conoscere adeguatamente l’identità aziendale, ossia i suoi elementi distintivi, la sua
personalità, ciò che vuole essere, i suoi core values e la sua proposta di valore che la
differenzia dai competitors rendendola unica. Il modo in cui un’azienda comunica porta
le persone ad avere una percezione positiva o negativa del brand. Lo scopo è raggiungere
il posizionamento desiderato, ovvero il posto che il brand intende occupare nella mente
dei consumatori quando si confrontano con il resto del mercato
3
. Il posizionamento deriva
1
P. Piciocchi, Crisis Management e Crisis Communication. La Rilevanza della Comunicazione nella
Gestione delle Crisi di Impresa, Torino, Giappichelli, 2018, p.63
2
I cinque assiomi della comunicazione sono stati teorizzati nel lontano 1967 dallo psicologo P.
Watzlawick e altri esponenti della Scuola di Palo Alto. Sono delle verità evidenti e indiscutibili relative al
mondo della comunicazione interpersonale.
3
A. Pastore, M. Vernuccio, Impresa e comunicazione: principi e strumenti per il management, Milano,
Apogeo, 2008
9
dall’immagine che i consumatori hanno del brand, frutto di un’interpretazione soggettiva
dei messaggi che l’azienda diffonde con la comunicazione. Se da un lato la
comunicazione è fondamentale per diffondere il valore aziendale e creare brand
awareness, ossia la conoscenza della marca presso il pubblico di riferimento, la capacità
di ricordarlo e collegarlo ai suoi prodotti o servizi, è importante anche per creare stabili
rapporti con gli altri stakeholders, quali i proprietari dell’azienda, i finanziatori, i
dirigenti, i fornitori, i dipendenti, i partner, le istituzioni e le comunità locali, la collettività
in generale, le NGO’s e i media. L’azienda, infatti, non deve vedere sé stessa come il
centro di questo intreccio di rapporti, ma come una delle tante parti di un modello
dinamico in cui i diversi stakeholders si influenzano e si confrontano in maniera
indipendente. Il dibattito sulle tematiche aziendali spesso sfugge al controllo dell’azienda
stessa, per questo essa deve creare forti connessioni con gli stakeholders per non subire
passivamente questa dinamica.
1.1.1 LA COMUNICAZIONE: COM’ERA IN PASSATO, COM’E’
OGGI
Tradizionalmente la comunicazione di impresa era vista come un processo lineare,
conseguenza delle decisioni di governo: il management definiva gli obbiettivi a livello
strategico e il comunicatore li implementava a livello operativo. Questa dinamica, quindi,
non prevedeva la partecipazione del team di comunicazione alla definizione della
strategia: esso era soltanto l’esecutore materiale
4
. Oggi invece, soprattutto nelle grandi
aziende, c’è una direzione unica coordinata dal Chief Communications Officer, che
lavora in stretto contatto con l’organo di governo nella definizione della strategia. Inoltre,
al giorno d’oggi la dimensione sociale è in stretto collegamento con la comunicazione
professionale, ovvero quella comunicazione alla quale lavorano quei professionisti che
vogliono veicolare dei messaggi efficaci ed efficienti al fine di costruire una reputazione,
una determinata immagine di un personaggio, di un prodotto, di un brand o di
un'organizzazione. Fino al primo decennio degli anni 2000 tutte le figure professionali
4
P. Piciocchi, Crisis Management e Crisis Communication. La Rilevanza della Comunicazione nella
Gestione delle Crisi di Impresa, Torino, Giappichelli, 2018, p. 65
10
che si occupavano di comunicazione studiavano le dinamiche sociali e le categorie sociali
(per esempio high spender o a basso reddito, con licenza elementare o con laurea, maschi
o femmine, ecc…) e studiavano anche le regole psicologiche che sottostavano alle
dinamiche sociali. Sulla base di quanto studiato elaboravano una strategia di
comunicazione. Era un flusso comunicativo monodirezionale, l'influenza seguiva una
dinamica top-down, secondo la quale il bersaglio erano le persone appartenenti a un
determinato target e alle quali la comunicazione veniva veicolata attraverso i media,
quindi era una comunicazione intermediata. Le dinamiche psicosociali erano utilizzate
per influenzare o addirittura manipolare il pubblico. Con l'inizio del terzo millennio c’è
stato un cambiamento: le dinamiche psicosociali, così come quelle del mercato, non erano
più totalmente sotto il controllo delle aziende, ma create collettivamente. La
comunicazione del terzo millennio rispetta delle logiche rientranti in una serie di macro-
aree
5
:
1. I mercati sono conversazioni, ovvero sono punti di incontro tra consumatori che
dialogano e si scambiano pareri sui prodotti, sui prezzi, sulle aziende. Nel passato
queste conversazioni venivano svolte prettamente nei luoghi fisici. Con l'avvento
di Internet il dialogo si è spostato sulle piattaforme digitali e di conseguenza ha
raggiunto una portata mondiale
2. Non esistono più gerarchie informative precostituite: internet consente di accedere
e collegare una molteplicità di informazioni rispetto a quelle che sono pubblicate
dalle organizzazioni
3. Non ci sono segreti all'interno del mercato: le nuove tecnologie consentono al
consumatore moderno di essere un consumatore molto informato, talvolta lo
scambio di opinioni e lo scambio di informazioni consente al consumatore di
essere addirittura più informato sulle organizzazioni delle organizzazioni stesse
4. Le aziende devono comunicare: è diventato un obbligo inserirsi all'interno della
comunicazione tra i diversi partecipanti del gruppo sociale, pena il rischio di
diventare insignificanti
5. La comunicazione deve essere efficace, coerente, umile e trasparente e soprattutto
deve parlare il linguaggio della comunità per essere compresa
6. La cultura di impresa basata sul controllo porta al fallimento, deve essere invece
funzionale allo sviluppo delle risorse umane in un clima di serenità e
5
D. Chieffi, La Reputazione ai Tempi dell’Infosfera, Milano, Franco Angeli, 2020, p. 60