INTRODUZIONE
Bonjour “vazaha”
Si potrebbe incominciare da dove ci si è lasciati, da un mare in burrasca che
diviene calmo solo in attesa del prossimo tifone.
Questa non vuol essere il racconto di un viaggio, né tanto meno una
melodrammatica storia dove la fanno da padroni i più disagiati, i più poveri che
graziati dall'immancabile azione di un uomo in calzamaglia ritrovano la felicità
che può dare la pecunia.
Uno scritto che non vuol essere condottiero e denunciatore delle ingiustizie sociali
in luoghi sfavoriti dal colore della pelle, che fatto caso risulta essere sempre più
scura rispetto a quella sbiadita dei colonizzatori, esportatori di civiltà con fucili e
cannoni.
Questa è la storia di una casualità, vista con gli occhi dei bambini, che porta il
nome di vita.
Ha un inizio e una fine, esattamente come quest'ultima.
Un lavoro che nasce dalla necessità di ribaltare la cognizione secondo cui i
bambini non hanno capacità culturali intrinseche. Mancando di animo saccente e
superbia verranno narrate storie, interpretati momenti, data voce ai bambini spesso
accusati di esser nati liberi e subito imprigionati nelle fitte maglie di una presunta
cultura, (qui intesa sia per l'ambito sociale che come maniera di agire dell'essere
umano nei confronti dell'ambiente naturale), indotta dai cosiddetti “grandi”,
portatori del sapere assoluto perché in grado di interpretare la vita secondo sinapsi
neuronali magnificamente sviluppate, in grado di dar voce alla verità in termini
spesso assolutisti.
Si parlerà di cultura, in particolare quella nascosta tra il vociare di bambini
malgasci che si dimenano tra l'orto del preventorio e l'obbligo di una scuola.
3
Di cultura appresa attraverso regole e ripetizioni, di cultura come fulcro di
sperimentazione nei confronti del mondo, innescando la mai risolta e tanto
discussa questione rappresentata dalla diade natura/cultura.
Si parlerà di natura, intesa come ambiente botanico.
Si indagheranno le relazioni che esistono, si instaurano e si modificano tra i due
concetti sopra esposti inevitabilmente legati alle scienze gastronomiche.
Si svilupperanno tematiche che scaveranno nell'ambito delle conoscenze, siano
esse verticali, orizzontali o oblique.
Si agirà attraverso metodologie prese in prestito dalla psicologia infantile, per
fonderla con saperi culturali, passando obbligatoriamente per il campo
antropologico, sfiorando le scienze della filosofia.
Ne rimarrà il racconto di un viaggio, non escludendone l'ambito emozionale,
cercando di dimostrare le valenze scientifiche ricercate attraverso metodologie
prese in prestito dalla scienza etnobotanica, avvalendosi di spunti di psicologia
infantile passando per l'ambito antropologico e nutrizionale.
Il senso olistico di questo scritto vuole intendere l'esperienza narrata non
solamente come tale, ma denotando alcuni aspetti di fondamentale importanza per
l'interpretazione della vita.
Ad ogni gesto dei bambini si cercherà di darne un significato scientificamente e
moralmente valido, ogni singola azione carpita verrà descritta e contestualizzata a
ciò che è il rapporto dei soggetti con la vita, con l'enorme tentazione di far
emergere l'impalpabile che porta il nome di conoscenza, approcciandosi e
sviscerando le capacità dell'essere umano nell'interazione con l'ambiente esterno,
definendone le relazioni e i comportamenti sociali di individui così particolari ai
nostri occhi.
Dar voce a chi non può è l'ombra di questo lavoro, mentre chi illuminerà il
cammino saranno i bambini.
Cercherò di vedere il mondo con gli occhi di un bambino, che sebbene viva in un
contesto sociale completamente differente dal mio, mi ricorda d'esser stato un
bambino cresciuto con la terra sotto i piedi, il cielo sopra la testa e la gioia di
sorridere ad ogni cosa bella mi fosse donata.
L'uomo tende a dimenticare, o soventemente solo ad ignorare, la forza e la
4
gratitudine nel ricevere un sorriso, di volgere lo sguardo alla natura e saperla
interpretare, di ritornare a sentire i ritmi che lo guidano, riconquistare la
meraviglia del nascere del sole o dello spuntar della luna in cielo che piano piano
ingoia il tutto nelle tenebre.
Come il ciclo della vita, le parole porteranno la forza di avvenimenti e tematiche
senza verità assoluta. Verrà narrato uno spaccato di vita e di modi di agire che si
riscontreranno sul campo durante i mesi di sperimentazione.
Sperimentazione dove non vi saranno ne cavie e ne dottori, ma solamente attori in
un unicum di convivialità tra me e ciò che incontrerò sulla strada, dove spesso chi
impara si confonde con chi insegna, forse perché non ha la superbia di voler
insegnare ma solamente mostrare una conoscenza dettata dalla curiosità.
Le conoscenze saranno punto fondamentale dell'intero lavoro, trovando nessi di
intreccio con il cibo, e i saperi che questo riesce a trasmettere.
Parlare di cibo in un ambiente come il Madagascar significa far riferimento
obbligatoriamente alla natura e al rapporto instaurato nel passare dei secoli tra
l'uomo, l'ambiente e la modificazione di queste due componenti al prevalere
dell'una rispetto all'altra e viceversa.
Quindi, un lavoro in senso olistico che permetterà di aprire scenari per eventuali
altre ricerche, analizzando come protagonisti assoluti i bambini e la natura.
Bonjour “vazaha” è titolo dedicato a tutto il contesto di questa ricerca, rifacendosi
alla frase più ricorrente in tutti i villaggi per salutare lo straniero di pelle bianca.
Abstract e stato dell'arte
Consumare piante, semi o frutti selvatici o semi addomesticate è parte consistente
dell'alimentazione in molte società rurali del mondo. Le conoscenze del mondo
botanico da parte dei più piccoli fa parte della conoscenza tacita ecologica, dando
grande e fondamentale supporto alla continuità di conoscenze tradizionali che
vengono trasmesse attraverso la socialità dei vari contesti.
Nel contesto di questo studio, in un villaggio di considerevoli dimensioni nel sud
est del Madagascar, verranno analizzate ricerche per individuare come siano
5
strutturate le percezioni dei bambini che vivono all'interno del preventorio nei
confronti della natura circostante, valutando quanto sia forte il residuo culturale
apportato dai genitori e come questo possa influire sulla trasmissione delle
conoscenze in abito botanico e gastronomico, paragonandolo a ciò che è il sapere
dei soggetti che non hanno conoscenze apportate dall'ambito famigliare.
Il caso studio si approccia ai bambini in maniera tale da definire quanto sia
l'apporto culturale dato dal preventorio e quanto sia a puro appannaggio di ciò che
è il background dei soggetti stessi, non sottovalutando l'influenza della
trasmissione di conoscenze tra soggetto e soggetto innegabilmente legate al
contesto socio-culturale.
Le tecniche utilizzate per la collezione di dati riguardano lo studio di 22 soggetti,
suddivisi in tre sottogruppi, ai quali è stato chiesto di discriminare differenti frutti
e semi per stabilirne la pianta di derivazione, catalogare diversi legumi, tipologie
di riso, spezie e piante medicinali selvatiche, in maniera tale da definire quali di
questi siano parte della conoscenza e come questa sia stata trasmessa. Elementi di
differenza derivano dal confronto tra chi proviene da situazioni di cultura appresa
da un nucleo famigliare e chi è giunto in preventorio ancora piccolo, quindi privo
di un apparato esperienziale fortemente influenzato dall'ambito parentale.
L'utilizzo degli elementi esaminati in gastronomia è parte fondamentale per
definire quali siano le conoscenze possedute e quali apportate dalla struttura del
preventorio, utile strumento per indagare la provenienza delle conoscenze
acquisite.
Le conoscenze dei bambini sono state comparate tra i gruppi, e i processi di
trasmissione osservati.
Ricerche di carattere similare come quelle svolte da Setalaphruk (2007) e Price
(2011) saranno utile supporto per la stilatura di questo documento, in particolare
per quanto riguarda la quantificazione dei dati e la loro successiva elaborazione.
La trasmissione culturale verrà qui definita secondo i suoi aspetti in relazione alla
cultura, knowledge, linguaggio, comportamenti e credenze, di come queste
vengano comunicate e acquisite (Cavalli-Sforza & Feldman, 1981; Hewlett &
Cavalli-Sforza, 1986).
In questo studio verranno esaminate le conoscenze e il loro differente peso, siano
6
esse orizzontali, verticali o oblique, per valutarne la loro importanza e presenza
nei soggetti esaminati, focalizzandosi sulle competenze etnobotaniche. Le
ricerche scientifiche a riguardo mostrano che knowledge etnobotanico e skills
sono elementi estremamente importanti in particolare nelle società più piccole
(Johns, 1996; Leonard,Tanner, & Huanca, 2007; McDade, Reyes-Garcia, Leonard,
&Huanca, 2007; Reyes-Garcia, Molina et al., 2008; Reyes-Garcia, Vadez, et al.,
2008).
La letteratura fornisce considerevoli informazioni riguardanti le folk biological
knowledge, l'acquisizione di queste nelle società indigene rurali e di come queste
vengano trasmesse.
Testi scientifici dimostrano che:
1. l'apprendimento culturale si verifica attraverso una sequenza temporale
che si estende dall'infanzia all'età adulta;
2. le persone imparano dagli altri, ma l'acquisizione di knowledge diviene più
veloce se ciò che viene visto può essere messo in pratica in prima persona;
3. le persone necessitano di essere in contatto diretto con l'ambiente
circostante per accumulare folk biological knowledge.
In primo luogo, ricerche precedenti a questa, suggeriscono che i soggetti più
giovani siano in grado assorbire una maggior quantità di informazioni relative alla
folk biological knowledge in particolare nelle società di rurali di sussistenza, le
skills connesse all'ambiente naturale risultano essere patrimonio di conoscenza
acquisita prima dei 12 anni di età (Stross, 1973; Zanger, 2002). In alcune società
indigene, abilità quali identificare e preparare piante medicinali sono conoscenze
in possesso dei più piccoli già prima dell'adolescenza (Geissler et al, 2002;
Sternberg et al, 2001), capacità di classificazione ed utilizzo che rimangono
invariate per il resto della loro vita (Hunn, 2002; Stross, 1973; Zarger & Stepp,
2004). Tuttavia, le competenze complesse, come la caccia e produzione
artigianale, possono richiedere anni di esperienza per essere svolte in maniera
ottimale (Gurven, Kaplan, & Gutierrez, 2006).
In secondo luogo, l'apprendimento nelle piccole società in genere è di natura
sperimentale, con una netta improbabilità che questo si verifichi nelle scuole
(Atran & Sperber, 1991). Studi qualitativi in materia di acquisizione delle folk
7
biological knowledge, suggeriscono che i bambini acquisiscono la maggior parte
di queste conoscenze attraverso un contatto diretto con la natura, l'osservazione
diretta e il gioco (Zarger, 2002), inoltre in molti casi i genitori e gli anziani non
svolgono un ruolo fondamentale nell'istruzione dei bambini, sebbene queste
interazioni siano parte costituente della trasmissione delle conoscenze popolari
(Ruddle & Chesterfield, 1977; Zarger, 2002).
Le ricerche suggeriscono anche che i bambini devono praticare attività per
apprendere le folk biological knowledge (Chipeniuk, 1998; Ohmagari & Berkes,
1997). Esempio può essere lo studio di Ruddle e Chesterfield sulle conoscenze
nell'isola di Guara in Venezuela, dove la conclusione afferma che l'apprendimento
avviene attraverso le pratiche che si ripetono nel tempo, piuttosto che attraverso la
semplice osservazione delle operazioni svolte dagli adulti.
In terzo luogo, gli studi di ricerca suggeriscono che il contatto con la natura è di
importanza fondamentale per l'acquisizione delle conoscenze (Atran, Medin, &
Ross, 2004; Chipeniuk, 1995; Nabhan & St Antoine, 1993; Wolff, Medin, &
Pankratz, 1999; Zent, 1999). Ad esempio, in un studio interculturale, (Ross,
Medin, Coley, & Atran, 2003), somministrando lo stesso compito a gruppi di
bambini delle zone rurali e urbane degli Stati Uniti d'America, avremo risultati
differenti dove i bambini provenienti dai siti urbani mostreranno meno affinità con
la natura in confronto ai bambini provenienti dalle zone rurali.
La ricerca riguardante questo progetto riceve buoni spunti dalle fonti sopra citate,
definendo come le conoscenze abbiano valore non trascurabile anche da un punto
di vista sociale, in quanto meccanismo di interazione dei bambini nel contesto
ambientale.
Agli obbiettivi discussi in seguito si applicheranno concetti utili alla definizione
degli stessi, in particolare riguardanti la metodologia di passaggio delle
informazioni, di come queste vengano assorbite, rielaborate e definite dai soggetti
nei confronti della società nella quale sono inseriti.
Le tappe fondamentali di questo lavoro possono essere individuate come elementi
strettamente legati ad un percorso sviluppato insieme ai bambini, dove ogni tappa
per sua natura non può essere svincolata da ciò che lo precede o ciò che segue.
Come un gomitolo che prende altra forma se abilmente lavorato, formando maglie
8
resistenti ma estremamente delicate.
In primis si è cercato di evidenziare quali siano le caratteristiche utili e importanti
dell'ambiente botanico per i bambini e in che maniera l'ambiente venga catalogato
e percepito, passo successivo è stato individuare gli usi di quanto precedentemente
analizzato, in maniera tale da definire l'importanza delle trasmissioni del folk
biological knowledge .I dati ricavati derivano dalla quantificazione di risposte dei
soggetti nei confronti dell'ambiente botanico in cui vivono, discriminando gli usi e
l'importanza che viene dato ad ogni singolo fattore analizzato.
L'analisi è strutturata seguendo la suddivisione in piante, frutti, semi , legumi,
cereali, erbe selvatiche e spezie. Elementi presenti sul territorio che vengono
percepiti in maniera differente a seconda delle particolarità dei gruppi analizzati.
Inevitabilmente questo lavoro passa per tappe fondamentali quali l'analisi
dell'ambiente circostante in rapporto a ciò che è presente nel preventorio, il gioco
con la natura e i comportamenti nel confronto del cibo.
Altro punto fondamentale strettamente legato alla ricerca stessa è l'analisi delle
conoscenze e di come queste vengano trasmesse in relazione ai dati ricavati.
A riguardo delle usanze di erbe, radici e piante sono intervenuti anche i ricordi dei
bambini che, prima del preventorio, hanno vissuto in famiglia. Questo frangente
di confronto è stato utile per misurare come e in che maniera gli utilizzi di alcuni
elementi botanici fossero presenti o differenti da soggetto a soggetto.
Il rapporto con la natura e la gastronomia sono elementi utili per dar corpo a
questa ricerca effettuata nel preventorio Tsarazaza di Mananjary in Madagascar.
Questo studio tende a valorizzare e a definire quanto siano importanti gli stati
relazionali tra i membri di una comunità e la conoscenza che viene trasmessa
attraverso l'osservazione in strada, senza tralasciare le dinamiche di intreccio che
si collocano a livelli di conoscenze acquisite nel nucleo famigliare e quanto
appreso nel rapporto con i propri simili, non dimenticando quanto viene trasmesso
attraverso l'istituzione del preventorio.
I soggetti esaminati sono 22, dall'età di circa quattro anni a sedici, tutti presenti
all'interno del preventorio. L'obbiettivo principale è esaminare l'ambiente botanico
attraverso gli occhi dei bambini. La ricerca è stata effettuata nei mesi di novembre
e dicembre 2012 con sperimentazione diretta in campo.
9