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creazione delle realtà digitali analizzate. E senza la loro rapida
diffusione il Citizen Journalism, il giornalismo fatto dai cittadini e non
dai giornalisti, non sarebbe probabilmente nato, poiché non avrebbe
avuto delle piattaforme dove condividere contenuti autoprodotti.
Il nuovo media eletto dal popolo della Rete come veicolo di
condivisione principale verrà analizzato nel dettaglio nel corso del
secondo capitolo, interamente dedicato ai blog e alla blogosfera.
Partendo da un’analisi qualitativa e quantitativa a livello globale, si
stringerà sempre più l’obiettivo fino ad arrivare allo studio della
blogosfera italiana per fornire al lettore un quadro complessivo
sull’argomento. Tante sono le domande per le quali si è cercata una
risposta in questa parte dell’elaborato: quanti sono i blog? chi sono
veramente i blogger? di cosa preferiscono parlare? perché
bloggano? cosa fanno per farsi conoscere nell’immensità del Web e
generare traffico verso le proprie pagine?
Infine, verranno descritti i primi dieci blog più influenti della
blogosfera italiana ed indagati i motivi che hanno portato al loro
successo.
Nel terzo capitolo si entra nel cuore della tesi. I blog sono
semplicemente il nuovo passatempo 2.0 o sono dei generatori di
reddito? Si cercheranno di analizzare tutti i possibili modelli di
business adattabili ad un blog: pubblicità, vendite e transazioni on-
line. Si vedrà come la pubblicità, anche in questo nuovo contesto,
rappresenti lo zoccolo duro delle revenues. A tal riguardo le varie
tipologie di pubblicità on-line, dal contextual advertising all’affiliate
marketing, alla vendita di spazi banner, alla gestione di newsletter e
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feed Rss (Really Simple Syndication) verranno descritte nel
dettaglio per rispondere all’interrogativo principale dell’elaborato: il
reddito medio generabile da un blog è abbastanza elevato da
garantire un’adeguata profittabilità?
L’ultima parte della tesi è dedicata aIl’analisi empirica dello stato
dell’arte della blogosfera. Partendo dall’analisi dei benchmark
internazionali nel blogging, tramite una serie di interviste agli esperti
del nano-publishing italiano si tireranno le somme di quanto fatto in
Italia e si individueranno le mete di questo interessante viaggio nel
mondo della nuova “Informazione dal basso”.
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CAPITOLO PRIMO
La fruizione dell’informazione nel XXI secolo
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1.1 Dal Daily Me al Daily We
Ci sono tre modi per guardare a come la società si informa.
Nel primo le persone sono passive: leggono, ascoltano o guardano
tutto indistintamente. Nel secondo le persone necessitano di un
intermediario informato che dica loro cosa è bene, importante e
utile. Nel terzo le persone sono attive: filtrando autonomamente le
notizie, trovano la loro versione della verità. Quest’ultimo modo di
informarsi si sta diffondendo sempre di più grazie alle possibilità
offerte dal Web. Già nel 1995, nel suo libro Being Digital, Nicholas
Negroponte
1
prevedeva che in futuro i giornali on-line avrebbero
dato ai lettori l’abilità di scegliere argomenti e fonti di interesse ed ha
denominato il fenomeno della personalizzazione su misura delle
informazioni “The Daily Me”. Il Wall Street Journal, MSNBC.com, il
Washington Post e la CNN, solo per citarne alcuni, sono dei buoni
esempi di tale fenomeno. Offrono, infatti, ai lettori la possibilità di
personalizzare la pagina iniziale dei loro siti. Anche milioni di
membri di Yahoo costruiscono la loro MyYahoo, così come la
pagina delle notizie di Google usa un algoritmo del computer per
selezionare i titoli da migliaia di siti d’informazione.
1 Nicholas Negroponte, informatico statunitense celebre per i suoi studi innovativi nel campo
delle interfacce tra l’uomo e il computer, è la mente del MediaLab del Massachusetts Institute of
Technology.
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Oggi, però, la personalizzazione si è fatta ancora più radicale: si è
passati dal “Daily Me” al “Daily We”. L’utente di Internet scrive le
notizie da sé. Gli esempi, anche in questo caso, sono tantissimi.
La rivoluzione fu lanciata da Oh Yeon Ho, giornalista coreano, che
nell’anno 2000 diede alla luce OhMyNews.com. Il motto del giornale
on-line era: “Ogni cittadino è un reporter”. La pubblicazione, infatti,
si serviva delle storie spedite da cittadini volontari, rivedute da
giornalisti professionisti. Il sito funzionò talmente bene da sfidare i
dominanti quotidiani conservatori e contribuire alla sconfitta del
governo conservatore alle successive elezioni.
Di lì a poco, il concetto di partecipazione immaginato da Oh Yeon
Ho fu abbracciato da altre realtà giornalistiche. Mary Lou Fulton,
editrice del Backersfield Californian, storico quotidiano della
cittadina californiana, creò TheNorthwestVoice.com, un sito internet
che combinava le caratteristiche di una pubblicazione on-line con
quelle delle edizioni dei quotidiani locali, raccogliendo i contributi dei
cittadini e pubblicandoli sul Web e su carta.
Queste e altre esperienze simili continuano oggi a sfidare il
monopolio dei media tradizionali. Ma è, in particolare, il blog, lo
strumento più rivoluzionario del secolo, che ha effettivamente
modificato in maniera sostanziale l’equilibrio tra i media ed il modo
in cui le persone fruiscono dell’informazione. Il blog è, come si vedrà
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in seguito, lo strumento più adatto per fare Citizen Journalism
2
, il
giornalismo fatto dai cittadini caratterizzato da una dimensione
partecipativa e orizzontale invece che verticale.
1.2 Il ruolo del lettore nell’informazione 2.0
L’accesso a tecnologie sempre più potenti e meno costose ha
modificato le regole del gioco dell’industria dell’informazione
tradizionale. La televisione, la radio e la stampa non hanno mai
concesso, a chiunque lo volesse, di fondare una testata o un’
emittente con un capitale bassissimo o, addirittura, gratuitamente;
grazie a Internet, invece, milioni di persone hanno accesso agli
strumenti necessari per partecipare alla produzione di contenuti
telematici e possono rivolgersi a un pubblico potenzialmente pari al
numero di utenti della Rete. I giornalisti professionisti, dunque, non
sono più l’unica categoria investita del compito di ordinare la realtà.
Tutti coloro che lo vogliono possono avere voce in capitolo su ogni
argomento. Cambia di conseguenza il ruolo del lettore che smette di
2 Il termine Citizen Journalism è stato coniato da Bowman, Willis e Lasica nel 2003. Cfr.
BOWMAN E WILLIS, We Media: How Audiences are Shaping the Future of News and Information,
The Media Center at the American Press Institute, 2003 e LASICA, What is Participatory
Journalism?, Online Journalism Review, 7 Agosto 2003.
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essere passivo e diventa attivo. Un lettore che partecipa
completando le notizie scritte da terzi, attraverso lo strumento del
commento, o che ne produce altre integralmente. Un lettore che mai
come adesso, grazie alla maggiore facilità con cui può comunicare
la propria opinione, ha avuto la possibilità di influenzare il
giornalismo. Internet offre ai classici destinatari delle notizie i mezzi
per poter pubblicare la propria versione dei fatti in Rete, e diventare
quindi dei protagonisti attivi dell’informazione. Il pubblico e il
giornalista hanno a disposizione gli stessi mezzi e possono
interagire in modo istantaneo tra loro attraverso l’uso di e-mail, chat,
forum e weblog. Tali strumenti sfidano il vecchio concetto di
comunicazione massmediale one-to-many per affiancarle quelli di
one-to-one o many-to-many, dando vita a una comunicazione in cui
le fonti classiche dell’informazione non sono più isolate e
raggiungibili solo attraverso qualche missiva al direttore pubblicata
in ultima pagina. La partecipazione del pubblico alla creazione di
contenuti, sia in maniera diretta che indiretta, è destinata a crescere
sempre di più perchè i bambini di oggi, che saranno i lettori di
domani, sono nati nell’interattività e non hanno nessuna intenzione
di farne a meno. Giocano on-line, usano i servizi di instant
messaging per comunicare con gli amici, interagiscono con la
televisione attraverso il controllo dei programmi che stanno
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guardando ed eliminando la pubblicità tramite strumenti appositi
come TiVo
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e ReplayTV, dunque si aspettano che i media offrano
loro una comunicazione bidirezionale. I media che non l’hanno
ancora fatto saranno costretti ad adattarsi ai nuovi standard
altrimenti non sopravviveranno.
Il ruolo del nuovo lettore non si ripercuote soltanto sui contenuti
editoriali, ma può anche influire sulle fonti di finanziamento delle
imprese d’informazione. Il giornalista freelance Christopher
Allbritton, per esempio, ha ricevuto $14,334 da 320 persone che
hanno finanziato il suo viaggio in Iraq per avere informazioni di
prima mano sulla zona di guerra. Lui in cambio registrava ogni
avvenimento rilevante nel suo sito web Back-to-Iraq.com.
3 Si tratta dei più famosi Personal Video Recorder presenti nel mercato americano. I PVR
consentono di programmare in modo semplice un elevato numero di programmi televisivi da
registrare, consultando un titolo dell’elenco dei contenuti del giorno. Il PVR può essere un
dispositivo venduto a parte, inserito in un set top box o fornito attraverso un servizio come fanno
Fastweb e Sky (con mySky) che funziona come videoregistratore digitale virtuale. Il PVR può
essere caratterizzato da altre funzioni: la prima è lo skipping della pubblicità che permette di
saltare tutte le interruzioni, la seconda è time-shifting, ovvero la visione di un programma in
leggera differita avendo così la possibilità di mettere in pausa per alcuni minuti le trasmissioni
televisive o di effettuare un replay delle scene interessanti.