Va precisato che si sono fissati certi limiti, ossia si è circoscritta la nostra
ricerca soltanto alla contrapposizione tra questi due popoli, maggiori contendenti
alla supremazia sulla regione, in quanto si è ritenuto che la scelta fatta dalla
scrittrice sia peculiare in virtù della somiglianza e delle simili radici tra queste
due etnie. La questione è interessante anche a causa della sua attualità, poiché
serbi e croati rappresentano i due poli opposti di una dicotomia che ancora oggi
vive di un equilibrio incerto, essendovi differenze insormontabili poggianti su
una base talmente comune che spesso risulta insostenibile per l'una e per l'altra.
Infine, vorremmo spiegare la scelta del titolo per questo lavoro, pensato
come un gioco di parole con quello dell'opera esaminata, Black Lamb and Grey
Falcon. Nella mitologia iugoslava questi due animali sono simboli di morte e di
resurrezione, che ben si addicono alla particolare situazione della penisola
balcanica. L'agnello nero indica la morte-in-vita ed è protagonista della scena
centrale del libro, come West stessa ammette, a cui la donna assiste durante
un'escursione notturna in un paesino della Macedonia. Esso può essere visto
anche come un segno distintivo, in negativo: è l'animale che si distingue dal
branco e che, per la sua diversità, non viene accettato da esso. Allo stesso modo, i
serbi hanno subito – e stanno ancora subendo – una sorta di “embargo culturale”;
l'opinione pubblica internazionale ha ancora una certa diffidenza nei loro
confronti, a causa dei tragici eventi accaduti durante le ultime guerre balcaniche.
Il falco grigio, che apparve al principe Lazar durante la funesta battaglia di
Kosovo del 1389, è, invece, il simbolo della vita oltre la morte, la resurrezione
dopo la sofferenza. Era questo il sogno che i serbi volevano realizzare attraverso
la creazione della Iugoslavia: la riunificazione di tutti gli slavi del sud sotto la
guida del “popolo eletto”, come loro si sentono, che li porterà verso la gloria.
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Ma la storia si è rivelata – e si sta ancora rivelando – infausta per questo
popolo ed è per questo che l'agnello nero ha “divorato” il falco grigio: il loro
glorioso regno (il falco grigio) ha dovuto lasciare il passo a quella che i serbi
considerano una morte-in-vita, ossia la perdita non solo del grandioso progetto
della Jugo-slavia (la terra degli slavi del sud), ma anche della culla della loro
civiltà, il Kosovo, “conquistata” da una popolazione non slava, gli albanesi.
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Capitolo Primo
CENNI BIOGRAFICI SU REBECCA WEST
1.1 Cicely / Rebecca: le origini
Quando Cicely Isabel Fairfield vide la luce a Londra, il 21 dicembre 1892, i
suoi genitori, Charles e Isabella, erano da tempo in crisi. Avevano già due figlie,
Letitia – detta Lettie – e Winifred – detta Winnie – e a molti dei loro cari questa
terza nascita sembrò un tentativo di tenere a galla un matrimonio che ormai
faceva acqua da tutte le parti.
Charles Fairfield era un piacente uomo anglo-irlandese, proveniente da una
famiglia che aveva servito l’esercito inglese in Irlanda fin dal diciassettesimo
secolo; e proprio le storie degli antichi fasti familiari che Charles raccontava alle
figlie contribuirono a creare nel loro immaginario, soprattutto di Cissie e Winnie,
l’immagine di un “paradiso perduto”, una sorta di “terra promessa” localizzata
nell’Irlanda della gioventù paterna, che però non riusciranno mai a riottenere.
Il signor Fairfield si era arruolato nell’esercito, viaggiando molto, ma non era mai
riuscito ad andare oltre il grado di tenente, così decise di stabilirsi a Melbourne,
in Australia, tentando la fortuna come artista. Proprio qui incontrò
un’affascinante donna scozzese, Isabella, che divenne sua moglie.
Isabella Campbell Mackenzie era l’ultima figlia di una numerosa famiglia di
Edimburgo; suo padre era un apprezzato violinista di talento, che però morì
quando Isabella aveva solo tre anni. La madre si risposò con un mercante di pizzi
che aveva il negozio in una delle più rinomate strade della città scozzese. Dal
padre ereditò la capacità musicale, tanto che divenne una raffinata pianista,
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prestando anche servizio come governante presso una coppia ebrea di Londra, gli
Heinemann. Nonostante si trovasse bene presso questa famiglia, a causa di
problemi di salute, le fu consigliato di partire per l’Australia, dove iniziò a girare
il paese come pianista, finché non conobbe e sposò Charles Fairfield.
Dopo il matrimonio, Charles cambiò lavoro e si dedicò al giornalismo,
scrivendo con lo pseudonimo di “Ivan”. Nonostante il suo fervente anti-
cattolicesimo, credeva nella libertà di scelta, arrivando a perorare la causa delle
scuole cattoliche; ma ciò gli fece perdere il favore del direttore del giornale per
cui lavorava e così fu costretto, poco dopo la nascita di Winnie, a tornare in
patria, senza un soldo e con tutta la sua famiglia. Ma la salute di Isabella li
costrinse a trasferirsi ancora, questa volta a Londra, dove Cissie nacque.
La prima casa di cui Cissie conservò memoria era quella di Streatham Place,
sobborgo a sud della capitale inglese, che in seguito descriverà nel romanzo The
Fountain Overflows; ma ben presto la famiglia fu costretta per motivi economici
a trasferirsi a Richmond, altro sobborgo meridionale di Londra, dove, però, non
rimase a lungo, in quanto nel 1901 il padre lasciò la casa per avviare un industria
farmaceutica in Sierra Leone. Allora Isabella si trasferì con le figlie di nuovo a
Edimburgo, rimanendovi anche quando Charles tentò la fortuna a Liverpool,
dove morì povero e malato nel 1906.
Nonostante l’abbandono del genitore le avesse causato molta sofferenza,
Cissie, con il tempo, costruì nella sua mente un ritratto pieno di nostalgia e di
romanticismo, fino a crearsi un mito del padre che aveva e non aveva avuto. Le
piaceva raccontare quello che credeva fosse il suo primo ricordo di lui: quando,
con la sua forza, la tirava fuori dall’acqua. La sua fisica mascolinità
impressionava lei e molte ragazze, che flirtavano con lui. Charles apparteneva al
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mondo esterno, non alla famiglia, ed era cronicamente infedele alla moglie. Ma il
suo più grande merito fu di aver portato in casa il mondo dei giornali,
trasmettendo alle sue bambine, come pari, la sua passione e la sua conoscenza,
insistendo sulla loro istruzione. La netta disparità che si venne a creare tra il loro
status economico e il loro livello culturale, che li rendeva indefinibili da un punto
di vista sociale, costituì sempre un enorme problema per Cissie, che si sentì per
tutta la vita una outsider: denaro, cibo e vestiti divennero la sua valuta emotiva.
Da ciò si evince l’importanza e lo spazio che ella attribuiva a questi elementi,
usati come espedienti piuttosto frequenti nelle sue opere successive per
descrivere e spiegare persone e situazioni.
La madre appariva agli occhi di Cissie come una donna nervosa, ossuta e
scura, non particolarmente carina e mal vestita, ma con un’aria da concertista che
le conferiva comunque un certo fascino; a volte aveva anche dei comportamenti
così poco convenzionali da farla risultare quasi eccentrica. Il loro rapporto non fu
mai facile, Cissie percepiva il suo biasimo per le scelte che aveva fatto nella vita,
soprattutto quando decise di diventare una ragazza-madre. Inoltre, sebbene avesse
preso le difese di Isabella nel momento in cui Charles aveva lasciato la famiglia,
supportandola soprattutto in quanto donna, nel profondo non poteva fare a meno
di ritenerla in qualche modo responsabile per questo abbandono.
Le tre sorelle Fairfield erano molto unite tra loro, anche se le divergenze si
protrassero per tutta la durata delle loro vite. In particolare fu il rapporto con
Lettie, la maggiore, a complicarsi sempre più. Infatti, fin dall’inizio, Lettie aveva
preso molto sul serio il suo ruolo di “capo-famiglia”, come lei lo vedeva, e questo
la portò ad essere sempre piuttosto critica, soprattutto nei confronti della sorella
minore, che, già dall’adolescenza, dopo la morte del padre, iniziò a mostrare
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segni di ribellione. Lettie era bella, bionda ed ambiziosa, si era qualificata molto
presto con un primo premio in chirurgia clinica, vincendo molte medaglie e
facendo carriera come ufficiale medico. Tra Lettie e Cissie c’era sempre stata – e
rimarrà fino alla fine – una relazione di amore/odio, in quanto la prima era capace
di fomentare l’insicurezza della seconda semplicemente essendo se stessa. Con il
passare degli anni, Cissie elaborò un’immagine negativa della sorella, che andò
ad unirsi a tutte quelle altre figure che secondo lei le avevano rovinato la vita.
Tanto che la identificherà nella Cordelia di The Fountain Overflows,
compiacente, conformista e senza talento, cercando di rispondere all’esigenza,
che sentiva nella realtà, di sminuire i successi professionali di Lettie, privandola
di ogni virtù personale. La sua grande colpa, però, era quella di avere una dote,
riconosciuta solo nell’intimo, che la terrorizzava più di ogni altra: l’avere ragione.
Winnie, invece, era la sua preferita: ne apprezzava le doti immaginative e le
fu sempre grata per il profondo affetto e rispetto che le dimostrò. Ma delle tre
sorelle era quella che aveva ereditato dalla madre più cagionevolezza nella salute
– sebbene anche Cissie fosse propensa a molti disturbi, molti dei quali di natura
psico-somatica – ed era anche quella con meno tenacia. L’ammirazione per la
sorella crebbe ancor più quando, molti anni dopo, la figlia di Winnie, Alison, si
trovò nella sua stessa situazione: con un bambino in arrivo e senza essere sposata.
Ma a differenza di ciò che era successo a lei, Winnie appoggerà in tutto e per
tutto la scelta della figlia, difendendola dal biasimo di Cissie, che in questo caso
aveva preso il posto che molti anni prima era toccato a Lettie. Nel 1917 Winnie si
sposò con il figlio di un libraio di Edimburgo, Norman McLeod: lui la amava
devotamente, nonostante lei fosse innamorata di un uomo più maturo ed
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inaffidabile, che aveva sposato la sua migliore amica. Non era proprio il tipo di
matrimonio che Rebecca avrebbe voluto per sé, né probabilmente per la sorella.
La vita della famiglia Fairfield in Scozia non fu facile: ad Edimburgo la
stratificazione sociale era molto marcata e Cissie non si sentiva accettata da
nessuno: «In any class I feel at home, and I am never accepted, because of the
traces I bear of my other origins. This does not, instance by instance, cause me
any pain, but my experience of rejection has been an agony.»
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Inoltre, la città le
sembrava “deplorevole”, paragonata alla “terra promessa” d’Irlanda; la parte
scozzese della sua famiglia non le sembrava all’altezza degli zii irlandesi, più
istruiti e con molti contatti nel mondo.
Ma fu proprio ad Edimburgo che Cissie scoprì e sviluppò due tra i suoi
principali interessi: il teatro e la politica. La prima divenne una vera e propria
passione, che la portò a seguire ogni rappresentazione teatrale che si tenne nella
città scozzese e anche ad entrare a far parte di una compagnia, nonostante
disdegnasse le parti da ragazzina ingenua che ogni volta le propinavano.
La sua carriera teatrale era molto promettente, sebbene dovette convivere
con i suoi problemi di claustrofobia e soprattutto con le evidenti reazioni fisiche
che il suo innato nervosismo le causava. Ma venne accettata da quella che a breve
sarebbe stata conosciuta con il nome di Royal Academy of Dramatic Art (RADA)
a Londra e Cissie colse subito l’occasione per tornare nella capitale. Fu così,
senza grossi rimpianti, che terminò la sua vita ad Edimburgo, caratterizzata
dall’assenza del padre, dalla povertà e dal disagio sociale.
Nonostante le rosee prospettive, la sua permanenza all’Academy terminò
dopo tre semestri (invece di quattro) e con risultati non propriamente brillanti.
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V. Glendinning, Rebecca West. A Life, Phoenix - Orion Books Ltd, London 1987, p. 27.
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Essendo già avvezza ad attribuire la colpa per le sue disgrazie ad un destino
avverso, Cissie questa volta trovò un capro espiatorio in Rosina Filippi, l’attrice
ed insegnante che l’aveva raccomandata presso la scuola, da cui però se ne era
andata polemicamente. Il periodo trascorso all’accademia, comunque, la aiutò a
migliorare la potenza e l’espressività della sua voce, togliendole anche gli ultimi
residui di accento scozzese, e le offrì un’opportunità lavorativa, partecipando ad
alcuni spettacoli come attrice. E fu proprio durante questi mesi che Cissie ebbe il
suo primo approccio alla scrittura proprio in riferimento al teatro.
Successivamente, quando la sua attività di scrittrice si ampliò nel campo
della politica, Cissie sentì la necessità di trovarsi uno pseudonimo, soprattutto per
calmare le ansie della madre. La scelta cadde su Rebecca West, personaggio della
tragedia Rosmersholm di Ibsen, donna moderna ed emancipata, amante di un
uomo sposato con cui alla fine troverà la morte a causa dei sensi di colpa per aver
provocato il suicidio della moglie di lui. Più tardi Cissie rigetterà la connessione
con quest’opera, attribuendo l’opzione alla fretta di trovare un nome d’arte, in
quanto il giornale stava già andando in stampa.
1.2 L’amore
L’abbandono del padre fu per Cissie un evento molto doloroso, che per anni
cercò di negare e che la segnò profondamente nell’animo, influenzando anche le
sue scelte sentimentali. Aveva, infatti, un atteggiamento ambivalente nei
confronti del sesso opposto, causato anche dal non sapere cosa fosse successo
esattamente tra i suoi genitori: cercava uomini dal carattere forte, che le dessero il
loro appoggio, ma riteneva che generalmente tutti fossero inadeguati e distruttivi;
perciò difendeva accanitamente la sua indipendenza, pur non accettando mai che
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alcun uomo la incoraggiasse in tal senso. L’assenza del padre, inoltre, potrebbe
aver contribuito a quella “fame d’amore” che la accompagnò fino alla fine dei
suoi giorni, rendendo la sua vita sentimentale povera ed infelice, e che spesso le
fece compiere scelte sbagliate in amore.
Il primo di questi “errori” fu la sua lunga storia d’amore con lo scrittore
inglese H.G. Wells. Il primo incontro tra Rebecca e Wells avvenne durante un
pranzo al Little Easton Rectory in Essex, dove Wells viveva con la seconda
moglie Jane ed i loro due figli. Era stato proprio lui a volerla incontrare, dopo
aver letto la recensione che aveva scritto sul suo ultimo romanzo, Marriage.
Rebecca fu subito impressionata dalla vivacità intellettuale e dall’eloquenza dello
scrittore, ormai famoso in tutto il mondo. Anche Wells rimase piacevolmente
colpito dalla giovane, tanto che molti anni dopo, descrivendo le molte amanti che
aveva avuto nel corso della sua vita, così riportò la sua prima impressione su di
lei: «I had never met anything like her before, and I doubt if there ever was
anything like her before.»
2
Durante una visita di Rebecca presso la casa londinese di Wells, i due si
baciarono; per la ragazza, inesperta ed emozionata, rappresentò un evento molto
importante, mentre per l’uomo, che ormai aveva passato i quaranta, non era certo
una novità baciare una giovane attraente. Al tempo in cui i due si conobbero,
però, Wells stava già intrattenendosi con la romanziera Elizabeth von Armin.
Quest’ultima, capita l’intenzione dell’amante, che voleva rendere la giovane
Rebecca una donna sessualmente libera, lo convinse a seguirla all’estero,
lasciando la povera ragazza nella più cupa disperazione. Lettie e la madre
rimasero molto stupite dalla sua reazione e decisero di portarla in Spagna per
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Rebecca West. A Life, cit., p. 46.
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