“Immaginiamo un mondo in cui i lavoratori
che possiedono competenze specialistiche,
in grado di fornire servizi particolarmente importanti,
abbiano il potere di organizzare e controllare
direttamente il proprio lavoro.
Dal punto di vista legale,
solo loro possono fornire servizi specifici ai consumatori
e occupare posti adatti ai loro profili nelle organizzazioni
lavorative:
né consumatori né manager hanno il potere di assumere altri che
loro.
Inoltre, solo i membri della professione in questione
hanno il diritto di controllare e correggere il lavoro dei colleghi.
Ma non per questo abusano dei loro diritti esclusivi,
in quanto sono più dediti a compiere un buon lavoro
per soddisfazione personale e per il bene degli altri
che a massimizzare il profitto.
Pertanto, consumatori e manager possono contare su un lavoro
ad alta qualità ad un prezzo ragionevole.”
(Eliot Freidson, 2002)
III
INTRODUZIONE
Le spinte al cambiamento come la globalizzazione che porta le
organizzazioni a muoversi verso territori apparentemente senza confini,
frontiere e barriere, l’espansione della tecnologia, il cambiamento della
forza lavoro… tendono a modificare molte delle mansioni all’interno di
diversi settori. A causa di questa tendenza spesso si trovano sul mercato sia
figure professionali intercambiabili e poco preparate, sia profili
professionali non ancora conosciuti ma con alti livelli di conoscenze e
competenze. È il caso del settore dell’orientamento il quale, come si
osserverà, ha bisogno di continui piccoli cambiamenti dovuti al modificarsi
dei bisogni degli utenti. Questa situazione porta ad un senso d’incertezza
circa il lavoro svolto dagli orientatori, i quali spesso sono definiti e si
autodefiniscono con appellativi differenti, pur svolgendo sostanzialmente le
stesse attività, oppure con il medesimo appellativo di “operatore”
nonostante siano occupati in ambiti differenti (si pensi alla confusione
esistente riguardo al concetto di “operatore”, dedotta dall’indagine Isfol, di
cui si parlerà).
La confusione, riguardante i termini utilizzati per definire coloro che
operano nell’ambito dell’orientamento, mette in risalto il bisogno di creare
ordine sui ruoli, sulle conoscenze e le competenze di queste figure.
L’incertezza sul patrimonio di conoscenze specifiche e sulle
metodologie e gli strumenti di ricerca sono rischi che minano l’identità
degli orientatori. La mancanza di un’identità professionale può avere
ripercussioni negative non solo sugli stessi operatori, ma anche sui clienti
che usufruiscono del servizio, i quali invece di ricevere un intervento
specifico, sviluppato da professionisti qualificati che obbediscono a regole
deontologiche ben precise e che adottano strumenti e metodologie ben
precise, si ritrovano ad avere semplici e generiche dimostrazioni di
appoggio dettate dal buon senso. Inoltre, una mancanza di standard
IV
professionali porta ad una dispersione dei finanziamenti, di cui il settore
dell’orientamento gode, determinando un aumento dei costi che potrebbero
essere convogliati in modi più intelligenti (Sangiorgi, 2005).
Una definizione ben marcata non dovrebbe essere costituita solo da
interventi normativi, ma andrebbe ricercata nella comunità professionale di
riferimento.
Poiché l’orientamento è un sistema complesso e in continuo
mutamento sarà adoperata una visione sistemica per poter analizzare
l’orientamento in tutte le sue sfaccettature e identificare la natura delle
relazioni tra questi sistemi, poiché un sistema è un’entità organizzata
composta di elementi interdipendenti.
Nei prossimi capitoli si vedrà come il settore dell’orientamento
si è sviluppato dai primi del ‘900 ad oggi e verranno analizzati il sistema
delle leggi e dei regolamenti, il sistema culturale, della formazione, il
processo di professionalizzazione, le professionalità ed i servizi
dell’orientamento, il sistema degli utenti, dei servizi, il codice etico, la
valutazione delle pratiche, gli approcci ed i metodi di riferimento e
l’utilizzo dell’ICT nell’orientamento. Saranno commentati i risultati di
alcune ricerche svolte su campioni di professionisti che operano
nell’orientamento. Infine si dedicherà uno spazio al progetto di ricerca
esplicitando l’obiettivo, l’ipotesi, il tipo di metodologia che s’intende
adottare ed i risultati della ricerca.
V
PARTE PRIMA
Capitolo 1
SCENARIO DI RIFERIMENTO
L’orientamento risulta essere una funzione strategica e di sostegno
alla costruzione morale dell’individuo (nell’ampliare le sue responsabilità) e
allo sviluppo di una società (Guichard & Huteau, 2003) che richiede
flessibilità e apprendimento continuo, la quale è basata sulla conoscenza e
su traiettorie di carriera non lineari, nella quale sussiste il crescente bisogno
di “sapersi orientare” da parte di chi deve effettuare delle scelte scolastiche
o lavorative, una società caratterizzata dall’incremento della disoccupazione,
da riforme scolastiche e universitarie e da trasformazioni del mondo
lavorativo e dell’informazione. La scelta inadeguata di una scuola, di un
corso universitario o del lavoro può avere effetti negativi sia sul soggetto
interessato quanto sul mondo della produzione, poiché un soggetto
insoddisfatto sarà poco motivato ad eseguire una prestazione efficace ed
efficiente.
Se nel passato l’orientamento mirava soprattutto a soddisfare le
esigenze di un’utenza giovanile, poiché la scelta lavorativa tendeva a
segnare l’intero percorso della carriera, oggi l’orientamento accompagna
ogni fase della vita scolastica e lavorativa degli individui; le carriere oggi
non sono più lineari, ma si parla di transizioni e l’orientamento diviene un
“percorso che accompagna la persona lungo l’arco di tutta la vita e l’aiuta ad
affrontare i nodi critici della propria esperienza formativa e lavorativa”
(Pombeni, 2006).
Il servizio di orientamento spesso è essenziale per rispondere alle
domande di coloro che si trovano in un momento di scelta tra cicli di studio,
nel passaggio dalla scuola al mondo del lavoro, di chi si trova a
sperimentare difficoltà ed insuccessi nel percorso formativo, di quanti sono
alla ricerca di un lavoro (occupati e non) ed infine può rispondere persino ai
1
bisogni di accompagnamento alla fuoriuscita dal mercato del lavoro per
coloro che, conclusa l’esperienza lavorativa, desiderano restare attivi.
In questo quadro diviene necessario porre l’attenzione sugli operatori
coinvolti nelle attività di orientamento i quali spesso non hanno criteri di
professionalità e competenze.
In un’epoca di rapidi cambiamenti, incertezza e instabilità si ha
l’esigenza di rivedere e comprendere i ruoli delle organizzazioni che
operano nel campo dell’orientamento, di creare obiettivi e strumenti per i
professionisti che si adeguino all’organizzazione ma soprattutto con le
esigenze e i bisogni dei clienti i quali cambiano in concomitanza alle
modificazioni del mercato. A questo proposito è di notevole importanza
un’analisi psicologica del lavoro con lo studio dei processi cognitivi e psico-
sociali (Sarchielli, 2003). La comunità degli orientatori necessita di una più
precisa definizione e consapevolezza del proprio ruolo, della propria
identità, della propria professionalità e delle proprie potenzialità.
Da non sottovalutare è la diversità delle attività e dei profili degli
operatori nella Comunità Europea (differenza che sarà discussa nel capitolo
terzo). L’introduzione del mercato unico avrebbe dovuto comportare un
processo di armonizzazione dovuto alla necessità di far fronte a esigenze
comuni causate dalla mobilità transnazionale, poiché sono sempre più
numerosi i giovani e gli adulti che fruiscono di offerte di formazione e che
trovano lavoro in Stati Membri differenti da quello di origine.
Il problema della specificazione di standard di competenze, che siano
scientificamente fondate e correlate con il contesto di riferimento, è attinente
con le questioni della formazione dell’orientatore, dei riconoscimenti
professionali a livello legislativo e della costruzione di una cultura
dell’orientamento.
2
Capitolo 2
IL SISTEMA DELL’ORIENTAMENTO
Secondo l’approccio sistemico, il mutamento avviene in ambiti
precisi ed ognuno di questi sistemi ha un impatto su tutti gli altri in quanto
la società è vista come un sistema organico (informazione reperita il 28-6-
2008 sul sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Mutamento_sociale). Grazie al
modello sistemico potremmo considerare i punti di forza e di debolezza
coinvolti nei diversi sistemi; sarà così possibile comprendere in quale modo
tali elementi interagiscano e si ripercuotano sui cambiamenti della
professione considerata.
L’aumento degli operatori dei servizi di orientamento (censiti circa
20.000 operatori alla fine degli anni ’90) nei diversi contesti (scuola,
università, CPI…) richiede da una parte una politica dell’orientamento che
valorizzi le esperienze prodotte e gli sforzi di innovazione applicati su più
livelli, dall’altra la creazione di un’azione di collegamento tra i diversi
sistemi (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2004).
Il network delle organizzazioni che si occupano di orientamento è
composto da operatori che lavorano in servizi pubblici e privati (scuole e
università, servizi di informazione e orientamento, centri per l’impiego,
agenzie di formazione professionale, società di selezione o di lavoro
interinale, studi di consulenza o liberi professionisti), da clienti\utenti
eterogenei per quanto riguarda la tipologia (studenti, lavoratori, giovani,
adulti…), per le loro specifiche esigenze e aspettative nei confronti
dell’attività di orientamento (Soresi, 2000) e per caratteristiche quali il
genere, l’età, l’etnia… ed infine abbiamo le agenzie regolative (es.
Commissione Europea, CEDEFOP, Ministero del Lavoro e della
Previdenza Sociale…). L’interazione tra individui, organizzazioni
dell’orientamento e ambiente permette l’acquisizione e lo scambio di
risorse, informazioni, opportunità e influenze molto preziose per un
adeguato sviluppo. A questo proposito sono di grande interesse e rilevanza
sia l’integrazione delle politiche formative, dell’istruzione e del lavoro,
3
rivolta ad agevolare il passaggio delle persone all’interno dei sistemi e tra
questi, quanto soluzioni di rete che consentano di utilizzare tutte le risorse
dei diversi settori presenti sul territorio, sia pubblici che privati, di inserire
in modo interattivo in questa rete i vari centri di orientamento e di acquisire
prestazioni specialistiche per la soluzione di problemi specifici (Documento
del Coordinamento delle Regioni al Forum di Genova, 2001).
I diversi sistemi che descriveremo s’influenzano vicendevolmente in
un’ottica sistemica.
La cultura ha bisogno di obiettivi condivisi per delineare percorsi di
formazione, influenzando così il lavoro di professionalità dell’orientamento
e dei servizi, e favorire la diffusione di buone pratiche mediante
l’accreditamento. Tutto ciò si riflette sugli utenti, i quali a loro volta, con le
proprie domande e bisogni, influenzano tutti i sistemi. Per arrivare ad avere
degli obiettivi condivisi è indispensabile che gli operatori lavorino in rete e
ciò è possibile mediante l’utilizzo delle ICT, le quali devono essere il
contenuto dei corsi di formazione.
La mancanza di obiettivi comuni e di una legislazione accertata in
materia di orientamento porta ad una carenza nella conoscenza e nel rispetto
del codice etico, creando problemi nei confronti soprattutto degli utenti.
2.1 NORMATIVE IN MATERIA DI ORIENTAMENTO
Dalla seguente esposizione si può osservare l’evoluzione delle
normative a diversi livelli: europeo, nazionale e regionale. Si può notare
come il panorama dell’orientamento sia complesso e articolato, poiché le
normative, nei differenti livelli, si concentrano ognuna su aspetti diversi di
tale argomento: la disoccupazione, il monitoraggio e la valutazione dei
servizi, la mobilità, la distribuzione dei finanziamenti…. Inoltre ci sono
normative che si concentrano su differenti settori come: la scuola,
l’università, il lavoro…. In sostanza le normative rispecchiano la
molteplicità degli elementi dell’orientamento.
2.1.1 SISTEMA EUROPEO
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La Fondazione Europea, nel 1991, ha promosso un programma di
azione e ricerca (Eurocounsel) che si prefigge di individuare i procedimenti
atti a migliorare i servizi di orientamento e di consulenza per l’occupazione
a favore dei disoccupati di lunga durata e dei soggetti a rischio di
disoccupazione di lunga durata. A questo proposito nel 1994 venne
pubblicata la “Guida ad una prassi corretta nella consulenza per il mercato
del lavoro”, nel 1998 sono state realizzate due ulteriori guide con lo scopo
di sottolineare la prassi corretta in materia di monitoraggio e valutazione dei
servizi di orientamento e consulenza, nonché quelle relative all’utilizzazione
delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni.
Il consiglio europeo tenutosi a Lisbona nel 2000 ha segnato una tappa
decisiva per l’orientamento della politica e dell’azione dell’Unione Europea.
L’obiettivo era quello di dare avvio a un dibattito su scala europea a
proposito di una strategia globale di attuazione dell’istruzione e della
formazione permanente a livello sia individuale che istituzionale, in tutte le
sfere della vita sia pubblica che privata. A tal proposito sono stati elencati
sei messaggi chiave (CCE, 2000) che possono servire da quadro strutturato
per un dibattito aperto sulla messa in pratica dell’istruzione e della
formazione. Di particolare rilievo risultano essere le indicazioni nel quinto
messaggio (ripensare l’orientamento), il quale si propone di garantire a tutti
dei facili accessi ad informazioni e ad un orientamento di qualità sulle
opportunità d’istruzione e formazione in tutta l’Europa e durante l’intera la
vita. In particolare, l’orientamento deve fornire un servizio accessibile a
tutti, i servizi devono raggiungere le persone e seguire i progressi
monitorando gli esiti delle proprie azioni attraverso l’uso di un ampio
ventaglio di metodi e strumenti, devono usare canali non-formali e informali
soprattutto con gruppi più svantaggiati, si deve sviluppare un livello minimo
condiviso di standard di qualità dei servizi e riconoscere la titolarità ad
esercitare un servizio, si deve infine migliorare la formazione iniziale degli
operatori di orientamento attraverso un intervento di qualificazione sul
lavoro.
5
A tale proposito, sono stati messi in pratica programmi d’azione
come SOCRATES, LEONARDO DA VINCI E GIOVENTU’.
Nel 2001 la CCE ha stilato un piano d’azione sulle competenze e la
mobilità per creare un contesto più favorevole a mercati del lavoro più aperti
e più accessibili entro il 2005.
Il consiglio dell’Unione Europea (2007) rileva la necessità di offrire a
tutti i cittadini europei nuove opportunità per migliorare il loro livello di
conoscenza, capacità e competenza, adattarsi ai nuovi requisiti e ottenere
nuovi e migliori posti di lavoro, combinando gli strumenti già esistenti a
livello europeo e nazionale; l’esigenza di prevedere il fabbisogno di
competenze che stanno emergendo nei mercati del lavoro europei e
migliorare l'adeguamento delle conoscenze, delle capacità e delle
competenze alle esigenze della società e dell'economia al fine di
incrementare la competitività e la crescita e giungere ad una maggiore
coesione sociale in Europa. A tal proposito invita gli Stati Membri a
preparare le persone a nuovi lavori nella società dei saperi, a proseguire i
lavori riguardanti la convalida dei risultati dell’apprendimento e alla
trasparenza delle qualifiche (in particolare mediante l’EQF e l’ECVET1) e a
trattare le questioni del finanziamento e della qualità.
La Commissione delle Comunità Europee (2008) ha adottato un
elenco dettagliato delle variabili riguardanti l’ingresso dei giovani nel
mercato del lavoro. I parametri hanno lo scopo di monitorare l'innalzamento
del livello d'istruzione, il miglioramento della formazione lungo tutto l'arco
della vita e la riduzione del numero di abbandoni scolastici. Questi obiettivi
mirano a preparare nel miglior modo possibile i giovani alla vita
professionale e sociale.
Per rispondere alle esigenze e alle richieste degli utenti europei e per
promuovere e agevolare la mobilità, l’orientamento è chiamato ad operare in
una dimensione europea. Rispetto alla mobilità nell’UE i punti di
riferimento sono EURES, il portale europeo della mobilità professionale
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L’EQF (European Qualification Framework) è un sistema, strutturato in otto livelli, per rendere confrontabili le
qualifiche dei cittadini nei diversi paesi Europei. L’ECVET è un percorso per creare un sistema europeo di trasferimento
dei crediti.
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