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scadenze pressanti che contraddistinguono l’attività lavorativa, esigano un tipo di preparazione
decisamente più rapida.
L’iter di ricerca è stato così suddiviso: dopo aver analizzato la documentazione fornita dall’Unione
Europea, si è approfondito l’argomento su manuali, riviste specializzate francesi ed italiane e infine
si sono utilizzate anche le risorse di Internet, per localizzare un termine mancante in una lingua, ma
ricorrente nell’altra e per confrontare diversi contesti e definizioni.
Una problematica che è emersa prepotentemente durante la fase della ricerca su Internet, è stata
l’accessibilità delle informazioni nelle lingue prese in esame. La maggior parte degli articoli e
pubblicazioni viene pubblicata in inglese e spesso i testi in francese e italiano sono delle traduzioni.
Del resto l’interesse di un glossario italiano - francese stava proprio nel cercare termini in due
lingue che non fossero veicolari come l’inglese che, come è noto, indipendentemente dalla
nazionalità degli autori, è molto utilizzato negli ambienti scientifici. Per quanto si tratti di lingue
speciali, l’abitudine di recensire opere, comunicati e quant’altro esclusivamente in una data lingua
ha delle conseguenze dirette sulla terminologia che spesso reca le tracce e l’influenza della lingua
per così dire, dominante. Ovviamente ciò è anche giustificato dal fatto che le maggiori case
farmaceutiche produttrici dei cosiddetti OGM (organismi geneticamente modificati) sono
prevalentemente statunitensi. Non sono pochi gli articoli in cui si può riscontrare l’uso di termini
inglesi malgrado l’esistenza del loro corrispettivo in italiano (o latino). Nonostante si tratti di un
settore in continua evoluzione comunque, i termini principali sono, se pur recenti, piuttosto
consolidati, si tratta spesso di neoformazioni dotte composte da prefissi e prefissoidi di origine
classica (greca e latina) come “trans” e “micro”, aggiunti ad una parola già esistente: significativo è
a questo proposito il termine “transgenesi” (non attestato nello Zingarelli 2000). Nonostante le
prime coltivazioni di piante manipolate geneticamente risalgano, almeno in Europa, alla seconda
metà degli anni ottanta e le primissime tecniche di manipolazione esistessero fin dagli anni settanta,
è interessante notare che alcuni di questi termini non sono attestati neppure nei glossari
specializzati.
In varie schede sono state citate due o anche tre definizioni in quanto tutte interessanti. Talvolta si
è sentita però la necessità di sintetizzarle per questioni di maggior chiarezza e incisività, soprattutto
nel caso di quelle estrapolate dal glossario POLIgl. 1997. A titolo di esempio si riportano qui di
seguito le definizioni integrali dei termini “transgene” e “vettore” di cui, in entrambi i casi, è stata
utilizzata solo la prima frase. “Transgene” = “Gene eterologo introdotto in un organismo
transgenico. Il costrutto può essere semplicemente un gene appartenente a un organismo diverso,
oppure un costrutto chimerico comprendente parti di geni diversi: Il controllo dell’espressione del
transgene può essere regolata da promotori propri dell’organismo ospite, oppure da promotori di
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origine diversa, ad esempio virali” (POLIgl 1997:233); “Vettore” = “elemento di DNA in grado di
veicolare, stabilizzare e promuovere l’integrazione di un frammento di DNA esogeno in una cellula
ospite, sia procariota sia eucariota: vettori naturali sono i plasmidi (batterici di lievito), i batteriofagi
(fago Ο), i virus animali o vegetali, gli elementi trasponibili: attualmente sono disponibili versioni
ingegnerizzate di alcuni di questi vettori, appositamente adattati alle esigenze più comuni di
clonaggio e manipolazione di acidi nucleici (POLIgl 1997:234).
Ci si è anche trovati di fronte all’impossibilità di trovare una definizione, in tali circostanze,
laddove si trattava di termini già incontrati più volte e quindi ormai abbastanza familiari, ho
provveduto a dare una definizione da me coniata e successivamente controllata da esperti del settore
oppure, in altri casi ancora, ho citato una definizione suggeritami da loro stessi. A questo proposito
vorrei cogliere l’occasione per ringraziare in particolar modo il Prof. Alexandre de Kochko direttore
di ricerca presso il Centro IRD di Montpellier / GeneTrop e la Sig.ra Cinzia Rota dell’Associazione
Assobiotec per disponibilità dimostrata nei miei confronti e per la documentazione messa a mia
disposizione. Si potrà notare che in alcuni casi, anche se un termine appare attestato in un
determinato glossario, la definizione, è invece fornita dall’esperto o dalla sottoscritta, questo
avviene perché alcuni glossari come ad esempio l’Elsevier, citano solo il termine e le sue rispettive
traduzioni, senza però darne una definizione oppure citandola solo in una lingua. Può capitare
quindi che sia l’entrata in francese sia quella in italiano risultino attestate in un dato glossario
plurilingue, ma che poi le definizioni vere e proprie non appartengano entrambe al glossario in
questione.
Per quanto riguarda il termine “cross protezione”, usato con la stessa frequenza del suo sinonimo
“cross protection”, proporrei “protezione incrociata” in quanto in casi come questi in cui non si
deve necessariamente ricorrere a calchi dall’inglese sarebbe auspicabile servirsi del corrispondente
italiano.
Data la natura dell’argomento trattato, non è stato possibile inserire campi come “Regional label”
o “Stylelabel”, in quanto le lingue speciali di ambito scientifico sono in genere prive di siffatte
varianti stilistiche. La sinonimia, invece, è un fenomeno abbastanza ricorrente ma è stato
interessante notare che sovente entrate equivalenti appartengono a periodi diversi ed è spesso
possibile distinguere abbastanza precisamente quale sia la più recente; significativo è a questo
proposito il termine “transgenosi”, ormai desueto rispetto al più comune “transgenesi”. Il campo
“Phraseologisms” non è stato utilizzato in quanto non si sono riscontrate collocazioni fisse; tale tipo
di costrutti non sembra essere diffuso in quest’ambito linguistico. I sintagmi nominali
sembrerebbero invece essere più frequenti come ad esempio “enzimi di restrizione” e ovviamente
sempre a causa dell’influenza dell’inglese, si osserva un largo utilizzo delle sigle, basti pensare a
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tutti i tipi di acidi nucleici: cDNA, DNA polimerasi, RNA antisenso, RNA satellite o RNA
subgenomico.
Per quanto riguarda il campo “Context”, irrinunciabile per consentire una migliore identificazione
del termine nell’ambito della lingua speciale in cui ci si muove, in qualche raro caso, considerata
anche la difficoltà a reperire una definizione sufficientemente sintetica e chiara, si è reputato
sufficiente citare solo il contesto senza definizione. In altri casi però, avendo trovato dei contesti
interessanti e il termine equivalente nell’altra lingua esclusivamente su materiale lessicografico, si è
reputato opportuno citare anche un glossario come fonte di un dato contesto e questo per
completezza. Questo modo di procedere, adottato per non escludere termini interessanti dal punto di
vista linguistico, in quanto neologismi oppure complementari al resto del corpus dei termini inseriti,
è stato seguito soltanto in rarissimi casi.
Si è riscontrato invece un interessante neologismo con specializzazione semantica mutuato dal
linguaggio della matematica e della fisica: si tratta del termine “vettore”, che sta a designare una
molecola di DNA usata per introdurre un frammento di DNA estraneo in una cellula ospite. Anche
il francese usa il neologismo “vecteur”. Un altro neologismo è il termine “pianticorpi” dall’inglese
“plantibodies” e “planticorps” in francese, termine più diffuso nella lingua d’oltralpe che in italiano,
ma che si diffonderà probabilmente anche da noi in quanto associato a nuovi trattamenti. (I
pianticorpi sono anticorpi che neutralizzano il sito attivo di una proteina fissandosi su di esso e
bloccando così il potere patogeno dei parassiti).
Grazie alle fonti diversificate di materiale consultato è stato possibile individuare due traduzioni
non esattamente accurate, nel primo caso si tratta del francese “technologie de l’ADN recombinant”
che deriva dall’inglese “recombinant DNA”. Come specifica il glossario OMPI 1996, il DNA non
ricombina ma è invece ricombinato, sarebbe quindi più corretto utilizzare il termine “ technologie
de l’ADN recombiné”. Nel secondo caso si tratta invece del termine “microiniezione”. Nella
documentazione dell’Unione Europea (UNIONE EUROPEA 1990:6, UNION EUROPEENNE
1990:6, UNIONE EUROPEA 1990c:7, UNION EUROPEENNE 1990b:7, UNIONE EUROPEA
1991:6, UNION EUROPEENNE 1991:6), il termine “micro-injection” è stato a volte tradotto con
“microinoculazione”. Secondo gli esperti del settore, non si tratterebbe di termini esattamente
equivalenti, infatti “iniezione” può essere considerato sinonimo di “inoculazione” nel campo della
medicina, ma non in quello della microbiologia. L’“iniezione”, può prevedere anche il semplice
utilizzo dell’acqua mentre per “inoculazione” s’intende l’utilizzo di materiale prettamente organico.
Questo punto di vista è suffragato dalle definizioni dei rispettivi termini trovate sul “Vocabolario
della lingua italiana” edito dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, 1987 dove si legge alla
voce “iniezione”: “introduzione in una cavità del corpo umano, o nei tessuti, di sostanze
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medicamentose (oppure stupefacenti, o anche velenose) in soluzione o in sospensione, mediante ago
e siringa”; mentre alla voce “inoculazione” si legge quanto segue:
“1. L’atto, l’operazione dell’inoculare, di introdurre cioè nell’organismo, per iniezione o per
scarificazione, un medicamento, un veleno, una sospensione microbica o altro materiale, a scopo
terapeutico, preventivo, sperimentale o criminoso.
2. In microbiologia, l’operazione d’introdurre una coltura microbica in un terreno di coltura”.
Se ne conclude che la traduzione sui documenti dell’Unione Europea, pur non essendo sbagliata in
senso lato, in senso stretto, non trattandosi di esseri umani, ma di vegetali, non è esatta. Inoltre non
viene fatto un uso coerente del termine che a volte viene tradotto con “microinoculazione” e altre
con “microiniezione”.
L’identità concettuale infine, è nella stragrande maggioranza dei casi assoluta e non si sono
riscontrati casi di corrispondenza funzionale.