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1. IGIENE E SICUREZZA DEGLI ALIMENTI
1.1 IL RISCHIO MICROBIOLOGICO
Nell’organismo umano, negli animali, nell’ambiente e negli alimenti, sono
presenti microrganismi; alcuni, sono da considerare “utili”, perché sono
utilizzati nella produzione e trasformazione degli alimenti, altri, sono detti
“deterioranti”, perché possono determinare la perdita di alcune importanti
caratteristiche organolettiche dell’alimento ed influenzare la “shelf-life” o
scadenza del prodotto; altri ancora, sono detti “patogeni”, perché possono
essere responsabili di malattie e devono essere combattuti.
Un alimento costituisce un buon substrato per la crescita delle cellule
microbiche.
Lo sviluppo di questi microrganismi sull’alimento dipende da alcuni fattori
quali:
• Composizione chimico-fisica dell’alimento
• Potenziale genetico del microrganismo
• Condizioni ambientali.
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L’alimento deve contenere le sostanze necessarie per lo sviluppo e per la
riproduzione microbica (carboidrati, proteine, ecc.). Inoltre, lo sviluppo
microbico è influenzato dalle condizioni ambientali quali: temperatura,
umidità, pH, presenza di O2, CO2, N2, ecc.
Il rischio microbiologico è rappresentato principalmente dai microrganismi
patogeni che contaminano gli alimenti causando danni alla salute del
consumatore.
L’obiettivo principale degli addetti alla produzione alimentare deve essere
quello di evitare ogni tipo di contaminazione microbica del prodotto, al fine
di tutelare la salute del consumatore.
1.2 IL RISCHIO CHIMICO
Contaminazioni del prodotto da agenti chimici possono derivare da materie
prime, macchine ed impianti, dai servizi ausiliari, dall’ambiente esterno, dal
personale.
Il rischio chimico è rappresentato principalmente dalla presenza di alcune
sostanze negli alimenti:
• Additivi
• Metalli pesanti
• Residui di fitofarmaci
• Detergenti
• Disinfettanti
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Queste sostanze possono arrecare danni alla salute del consumatore e
causare intossicazioni croniche
[4]
o acute
[5]
o di reazioni allergiche in risposta
alla sostanza estranea.
1.3 IL RISCHIO FISICO
Contaminazioni del prodotto da agenti fisici-particellari possono derivare da
materie prime, dalle macchine ed impianti, dalle strutture edilizie, dal
personale.
Tra i vari agenti fisici-particellari ricordiamo:
• Frammenti organici da insetti e animali vertebrati
• Frammenti di legno, metallo, plastica, sassi, vetro, ecc.
I suddetti contaminanti presenti nell’alimento possono recare danni alla
salute e possono determinare un disagio visivo per il consumatore.
1.4 FATTORI CHE INFLUENZANO LA CRESCITA DEI MICRORGANISMI
NEGLI ALIMENTI
In microbiologia, il termine crescita indica un aumento del numero di cellule
di una popolazione (Prescott, 1995).
La velocità di crescita dei microrganismi è direttamente proporzionale a
quella delle reazioni del metabolismo microbico catalizzate da specifiche
attività enzimatiche. Tutti i parametri in grado di condizionare tali attività
enzimatiche e dunque il metabolismo, influenzano inevitabilmente lo
sviluppo batterico.
[4] Per intossicazione cronica si intende il contatto con l’agente per lungo tempo e a basse concentrazioni.
[5] Per intossicazione acuta si intende il contatto con l’agente a breve tempo e ad alte concentrazioni.
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Un alimento è un buon substrato per i microrganismi perché contiene
sostanze che sono fonti di carbonio e di energia come carboidrati, proteine e
lipidi, inoltre può contenere acqua, sostanze minerali, fattori di crescita,
antiossidanti ecc., a seconda del tipo di alimento (Maffei, 1996).
I parametri più importanti (figura 1) che possono influenzare la
crescita dei microrganismi sono:
• Matrici alimentari
• Temperatura
• pH
• Attività dell’acqua (Aw)
• Ossigeno.
Figura 1: Parametri che influenzano la crescita microbica.
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1.4.1 MATRICI ALIMENTARI
I prodotti alimentari (Figura 2) contengono in genere tutti i nutrienti
necessari allo sviluppo dei microrganismi, ma le differenze di composizione
osservate hanno un effetto selettivo sulla flora microbica. Ad esempio il
contenuto in zuccheri liberi di un succo di frutta permette la crescita dei
lieviti, così come l’abbondanza della flora lattica è in parte legata alla
ricchezza nei fattori di crescita indispensabili (Bourgeois et al., 1990).
I principali fattori nutritivi richiesti dai batteri per la loro crescita sono una
fonte di energia (carboidrati, lipidi e proteine), acqua, sostanze minerali,
fattori di crescita, antiossidanti e acidi organici.
La disponibilità o meno di tali nutrienti condiziona sensibilmente la velocità
di crescita e, in base ad essa, è possibile distinguere gli alimenti in
“favorenti” , “inerti” e “non favorenti”.
Gli alimenti freschi sono i più
vulnerabili; in relazione ai tempi
di conservazione, i prodotti
alimentari vengono
ulteriormente distinti in:
• Non deperibili, ad esempio i
cereali
• Deperibili, come la frutta e la
verdura
• Altamente deperibili, ad
esempio il latte e le carni
Figura 2: Matrici alimentari
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I cibi conservati sottovuoto o in confezioni ermetiche (vetro, metallo,
tetrapack e materiale plastico) possono andare incontro a contaminazione di
tutti i tipi, allorquando venga alterata l’integrità della confezione stessa.
Gli alimenti congelati e surgelati costituiscono un substrato idoneo allo
sviluppo di microrganismi psicrofili, primi fra tutti, Listeria monocytogenes,
Yersinia enterocolitica, Campylobacter jejuni, Salmonella spp. e di taluni virus
particolarmente resistenti alle basse temperature.
Gli alimenti disidratati (latte in polvere, uova ecc.) e quelli liofilizzati
(verdure, carni, pesce ed alimenti per l’infanzia) sono soggetti ad
inquinamento microbico in caso di alterazione delle confezioni, ovvero dopo
ricostituzione.
Pesci, carni, formaggi essiccati e/o affumicati sono particolarmente a rischio
di contaminazione da Clostridium botulinum (così come i sottoli di produzione
domestica ed artigianale); i prodotti salati possono favorire anche lo sviluppo
di batteri alofili.
Le muffe ed i lieviti costituiscono le presenze microbiche indesiderate più
frequenti per gli alimenti conservati in liquido (ortaggi, frutta in soluzione,
ecc.).
Infine, come già descritto, sono particolarmente a rischio i cibi preparati di
fresco “non confezionati” e pronti al consumo diretto, nonché gli alimenti
precotti, che possono essere serviti direttamente o dopo il riscaldamento.
Questi vanno consumati sempre nel più breve tempo possibile dopo la
preparazione, oppure conservati in temperature e condizioni idonee.
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1.4.2 TEMPERATURA
La temperatura influisce in maniera determinante sulla velocità di crescita
batterica, (Figura 3), motivo per cui trova un’applicazione piuttosto
generalizzata nella conservazione dei prodotti freschi e naturalmente
congelati (Bourgeois et al., 1990).
Essa agisce sia sulla modifica dello stato fisico dell’acqua, sia sulle attività
enzimatiche e, pertanto, sulla velocità delle numerose reazioni del
metabolismo batterico.
L’effetto della temperatura gioca un ruolo importante nella genesi delle
contaminazioni. I sistemi di conservazione con mezzi fisici si fondano
sull’utilizzo di regimi termici idonei allo sviluppo della maggior parte dei
microrganismi.
In tal modo, oltre al drastico abbattimento della carica, si realizzano ampie
selezioni tra le diverse specie. Il parametro temperatura va considerato
unitamente al tempo di esposizione; tale binomio è inversamente
proporzionale, tanto che con i sistemi di pastorizzazione “bassa” (60 o 65°C)
molti batteri sono uccisi con il calore solo se il trattamento viene protratto
per tempi sufficientemente lunghi.
Per ogni specie batterica sono state individuate:
• La temperatura ottimale che favorisce l’accrescimento e rende più breve
il tempo di duplicazione.
• La temperatura minima sotto la quale non c’è crescita.
• La temperatura massima al di sopra della quale si arriva alla morte del
microrganismo.
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In funzione della temperatura i microrganismi si distinguono in cinque
gruppi distinti:
• Psicrofili: sono organismi in grado di crescere e riprodursi a basse
temperature con un optimum di crescita a circa 15°C, un massimo di
20°C e un minimo a 0°C o più basso. Essi sono spesso presenti sugli
alimenti o su di essi, e possono provocare il deterioramento dei cibi
conservati in frigorifero per lunghi periodi di tempo; deterioramento che
può essere causato anche dai funghi che tollerano il freddo. I più
frequenti batteri psicrofili patogeni sono i già ricordati generi Listeria,
Yersinia e Campylobacter (Fracchioli, 1999).
• Mesofili: microrganismi capaci di moltiplicarsi ad una temperatura
compresa tra 20-45°C, con optimum a 37°C. Si trovano negli alimenti
refrigerati quando si ha una interruzione della catena del freddo. Negli
alimenti si riscontrano principalmente microrganismi mesofili, tra i quali
ci sono specie patogene per l’uomo e per gli animali, ma anche molti
saprofiti (Ottaviani, 1996).
• Termofili: microrganismi capaci di proliferare a temperature alte tra i
45-65°C, con optimum compreso tra 55°C e 60°C. Si trovano nell’acqua
nell’aria e nel terreno. In campo alimentare sono soprattutto
rappresentati dai generi batterici Bacillus, Clostridium, Streptococcus
thermophilus, si moltiplicano attivamente a 45°C (Lanciotti, 1993).
• Ipertermofili: microrganismi capaci di proliferare a temperature tra i 60-
110°C con optimum compreso tra 90 e 100°C. Non sono particolarmente
rappresentati in ambito alimentare.