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qualitative, atteso che, in aggiunta alle sintesi di valori proprie dello Stato
Patrimoniale e del Conto Economico, è previsto l’obbligo di fornire una serie
di informazioni complementari, quantitative e qualitative, nella Nota
Integrativa, Relazione sulla Gestione, Relazione del collegio sindacale, e se
la società è quotata, nella Relazione della Società di Revisione, idonee a
permettere il pieno raggiungimento dello scopo per il quale è redatto. Nel
capitolo V, si passa all’analisi di bilancio, fase più delicata nello studio delle
imprese di assicurazione, analizzare, appunto, la loro stessa attività
rielaborando il bilancio di esercizio, con un processo logico che consente di
attribuire significato ai “numeri” che compaiono nel bilancio e, a tale scopo, si
servono di numerose tecniche, strumenti ed espedienti. I più diffusi sono gli
indici, suddivisi in patrimoniali per individuare se è stato raggiunto l’equilibrio
patrimoniale, economici per individuare se a loro volta è stato raggiunto
l’equilibrio economico, ed infine svolgere un’analisi per flussi monetari con la
redazione del rendiconto finanziario. Nel capitolo VI, si entra nello specifico
osservando l’analisi del Conto Economico che è fondamentalmente mirata a
valutare la redditività dell’impresa di assicurazione. Il concetto di redditività
implica necessariamente il riferimento al risultato economico che emerge dal
Conto Economico e alla grandezza espressiva delle risorse nette investite
nell’impresa di assicurazione, ossia al Capitale netto. La prima fase
dell’indagine, quindi, consiste nell’esame dei dati disponibili e
nell’impostazione di una nuova struttura contabile se essi non sono sufficienti.
Poi si procederà a riclassificare il Conto Economico secondo schemi adatti
all’analisi reddituale, ed infine si applicheranno gli indici di maggior riferimento
per poi dare un resoconto finale sulla redditività dell’impresa.
La terza ed ultima parte dell’elaborato (cap. VII) ci introduce nell’analisi
dei bilanci di due grandi gruppi assicurativi, Gruppo La Cattolica Assicurazioni
s.p.a e Gruppo La fondiaria – SAI s.p.a., passando dalle loro origini sino ad
un analisi vera e proprio del bilancio di esercizio da loro presentato per l’anno
2006.
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Il presente elaborato, articolato, per quanto possibile, secondo un
ordine che vuole essere abbastanza chiaro, costituisce un percorso atto
proprio a percepire la nascita, l’evoluzione e analisi delle imprese che sono
presenti in tale settore, con una maggiore riflessione nei due casi, Gruppo La
Cattolica Assicurazioni s.p.a e Gruppo La Fondiaria – SAI s.p.a., presi da me
in considerazione ed analizzati alla fine di questo cammino proprio per
carpire ancora meglio nella realtà il concetto che volevo qui, esporre.
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CAPITOLO I - LA NASCITA DELL’ASSICURAZIONE
SOMMARIO
1.1 L’assicurazione
1.2 L’origine dell’assicurazione
1.3 Caratteri essenziali dell’attività assicurativa
1.4 Antiche e nuove forme di assicurazione
1.5 Le assicurazioni private in Italia
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1.1 L’assicurazione
1
Fin dall’età della pietra, l’uomo ha avvertito prepotentemente un
bisogno di sicurezza, determinato dall’incertezza stessa del vivere e
dall’impossibilità di prevedere il futuro. Per questo ha sentito presto la
necessità di mettere qualcosa da parte per i momenti di bisogno.
Dapprima ha accantonato una scorta di cibo da utilizzare durante la
stagione fredda, in seguito con l’introduzione della moneta, ha cominciato a
risparmiare denaro. La maggioranza degli uomini non aveva la possibilità di
risparmiare somme tali da mettere al riparo se stesso, la propria famiglia o la
propria azienda, non si può certo tenere una somma di denaro per ricostruire
la casa nell’eventualità che essa bruci o acquistare una nuova nave nel caso
che essa affondi.
Il bisogno di sicurezza, risulta quasi inappagabile con il solo risparmio.
E’ perciò necessario ricorrere all’assicurazione.
Con l’assicurazione, un individuo cerca di procurare a se stesso o ad
altri una somma, oppure un evento certo, ma di cui non si conosce il
momento del suo avverarsi. In tal modo il suo bisogno di sicurezza sarà
soddisfatto.
Dovrà però trovare una persona disposta ad assumere su di sé l’onere
di pagargli una somma concordata (capitale assicurato) se si verifica l’evento
temuto, ovviamente in cambio di corrispettivo (premio). Trovata quella
persona, stipulerà con essa un contratto di assicurazione, col quale
l’assicuratore, verso il pagamento di un premio si obbligherà “a rivalere
l’assicurato, entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro,
ovvero a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente
alla vita umana”.
1
Breve storia delle assicurazioni, Ennio De Simone, Franco Angeli, 2003.
11
Sono queste le parole usate dal codice civile per definire il contratto di
assicurazione, riguardante entrambi i settori essenziali: ramo danni e ramo
vita.
Se qualcuno assume su di sé il rischio di un solo assicurato non può
essere considerato un assicuratore. È perciò necessario, che una persona
svolga professionalmente quell’attività, stipulando un gran numero di contratti
(polizze).
In sostanza, si può dire che, con l’assicurazione, sono i versamenti
degli assicurati che non subiscono il danno temuto a consentire il pagamento
della somma convenuta agli assicurati che invece subiscono il danno ovvero
l’effetto economico negativo.
Altre condizioni per lo svolgimento dell’attività assicurativa, sono che il
rischio si produca casualmente, sia incerto e che il suo realizzarsi produca un
danno economico accertabile e valutabile per l’assicurato.
L’assicurazione in sostanza è un fenomeno associativo fra persone
esposte al medesimo rischio attraverso il quale si opera il trasferimento del
danno dall’economia, che direttamente ne è colpita, ad un gruppo di
economie esposte al medesimo rischio, sicché il danno stesso viene ad
essere ripartito e diffuso su una massa elevata di soggetti, riducendo la
probabilità del rischio stesso.
A questo punto è utile richiamare la Legge dei grandi numeri, teorema
tipico della scienza statistico-attuariale che sta alla base del capitolo delle
probabilità. Essa consente all’assicuratore la previsione sull’andamento futuro
dei rischi assicurati e, dunque, la precisa determinazione del premio.
Secondo tale legge, la probabilità che la frequenza futura di un rischio ad
esempio, il rischio di un incendio di una abitazione) sia pressoché uguale alla
frequenza osservata nel passato per il medesimo rischio (il numero di incendi
di abitazioni già verificatisi) è tanto maggiore quanto più grande è il numero
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delle osservazioni effettuate (in altri termini, quanto più elevato è il numero
dei sinistri considerati).
2
L’attività delle compagnie di assicurazione presenta qualche analogia con
quella delle banche, le quali raccolgono disponibilità monetarie inoperose
(operazioni passive) che impiegano in operazioni creditizie di varia natura
(operazioni attive, svolgendo quindi una funzione di intermediazione per la
raccolta e l’impiego di mezzi finanziari.
3
Anche le imprese di assicurazione esercitano un analoga funzione.
Negli ultimi tempi, così, si è assistito a varie forme di collaborazione fra
banche e imprese di assicurazione.
1.2 L’origine dell’assicurazione
La nascita dell’assicurazione deve essere ricondotta all’affermarsi del
contratto di assicurazione. Di esso si ha notizia nel campo dei trasporti
marittimi.
I Romani non avevano sentito il bisogno di trovare un modo per ridurre
o eliminare i rischi della navigazione, potevano rifarsi degli eventuali danni
solo con i guadagni dei viaggi andati a buon fine.
Il bisogno di sicurezza dei mercanti medievali divenne perciò
pressante ed essi tentarono di liberarsi dei pericoli che insidiavano la loro
attività.
A partire dalla fine del secolo XI, cominciarono a diffondersi alcune
clausole accessorie di altri contratti, come la commenda, il mutuo e la
compravendita, riguardanti il rischio marittimo. Con la clausola “salvi in terra”,
lo stipulante assumeva su di sé tale rischio; con l’altra a rischio, “pericolo e
fortuna di mare e di genti” lo respingeva.
2
Glossario delle assicurazioni, Università degli Studi di Foggia, Corso tenuto da Prof.
Tommaso Gozzetti, 2007, pag. 13.
3
Breve storia delle assicurazioni, Ennio De Simone, Franco Angeli, 2003.
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L’assicurazione è stata collegata da alcuni studiosi alla scommessa e
da altri all’evoluzione del contratto a cambio marittimo.
I mercanti non disdegnavano di scommettere sull’arrivo della nave e
del carico altrui, dalla cui perdita non avrebbero ricevuto alcun danno. Era un
modo per tentare la sorte.
Ma le frodi divennero numerose. Si assicuravano le navi vuote per
piene, le vecchie per nuove, si assicurava più volte il carico intero e si
scommetteva sull’esito del viaggio.
Fu perciò necessario reprimere le frodi e fissare meglio i lineamenti del
contratto di assicurazione per distinguerlo dalla scommessa. Venne così
stabilita la forma scritta della polizza, sotto il controllo pubblico ufficiale, il
pagamento anticipato del premio e la nullità dei contratti successivi al primo,
quando lo stesso rischio veniva assicurato più volte.
Resta comunque il fatto che il contratto di assicurazione conservò tale
caratteristica per l’assicuratore.
Ecco perché l’assicuratore si curava poco che l’assicurato fosse
proprietario del carico e della nave. Se il sinistro si verificava, egli pagava la
somma pattuita, anche se l’assicurato non aveva ricevuto alcun danno, se la
nave arrivava in porto intascava il premio.
Gli assicuratori si trovavano d’accordo nell’eludere le norme che
vietavano di assicurare valori inesistenti e continuavano ad assicurare il
“vuoto per pieno”.
Bisognerà attendere la nascita delle compagnie di assicurazione per
vedere l’assicurazione staccarsi definitivamente dalla scommessa.
Altri hanno visto la nascita delle assicurazioni nell’evoluzione del
prestito a cambio marittimo.
4
4
Breve storia delle assicurazioni, Ennio De Simone, Franco Angeli, 2003.
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1.3 I caratteri essenziali dell’attività assicurativa
A metà ottocento erano ormai note le più importanti forme di
assicurazione. Alle assicurazioni provvedevano un gran numero di società
per azioni, oramai liberate dagli impacci legislativi alla loro costituzione in
quasi tutti i paesi. Erano anche apparse le prime manifestazioni di quelle che
sarebbero poi diventate le assicurazioni sociali.
L’industrializzazione ha contribuito a far elevare notevolmente il tenore
di vita dell’uomo che ha avuto l’avventura di vivere nella parte più sviluppata
del globo, ma nello stesso tempo esponendolo ad una serie di rischi che
prima non esistevano.
Il maggior benessere e gli aumentati rischi del vivere moderno hanno
fatto estendere l’attività assicurativa.
Anche lo Stato si è inserito a poco a poco nel settore, talvolta per
soccorrere le imprese in difficoltà.
La natura stessa dell’attività assicurativa, porta ad un suo ampliamento
per frazionare i rischi fra un numero maggiore di persone. Si è assistito, così,
ad un processo di concentrazione delle imprese, che si è fatto
particolarmente intenso nel secolo XX e che ha portato più recentemente alla
formazione di importanti gruppi.
Sempre per frazionare i rischi, le compagnie più grandi dei principali
paesi iniziarono, ad estendere i loro affari all’estero, dando vita ad un
accentuato fenomeno di internazionalizzazione dell’attività assicurativa.
L’espansione dell’attività ha consentito alle imprese di accumulare
ingenti somme, parte delle quali da tenere come riserva e quindi investire
opportunamente.
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1.4 Antiche e nuove forme di assicurazione
I rami assicurativi tradizionali conobbero uno sviluppo notevolissimo.
L’assicurazione contro gli incendi si diffuse in tutti i paesi.
La situazione tese a normalizzarsi abbastanza rapidamente, in seguito,
con l’adeguamento dei premi e dei capitali ai nuovi valori monetari.
Fra le due guerre mondiali, le assicurazioni continuarono ad affermarsi
ed espandersi. Lo Stato intervenne prontamente in quasi tutti i paesi per
regolarla meglio e per proteggere gli assicurati, dando così fiducia al pubblico
ed avvantaggiando le società più solide.
Gli anni della seconda guerra mondiale ed il dopo guerra furono anni
infausti per le assicurazioni, l’inflazione mise in gravi difficoltà le compagnie.
Più colpite furono quelle del ramo vita. Per rilanciare il settore si fece
ricorso a polizze indicizzate, in base ad un indice economico, in genere quello
che misura il costo della vita. Per le imprese ciò comportò la necessità di
investire le riserve in modo tale che si adeguassero automaticamente alle
eventuali variazioni monetarie. Da allora le polizze indicizzate divennero
molto comuni.
Negli ultimi decenni, l’attività assicurativa è cresciuta dappertutto,
grazie all’aumentato tenore di vita e al maggiore bisogno di sicurezza.
L’assicurazione sulla vita è quello che in genere segue più da vicino il
miglioramento delle condizioni economiche di un paese.
Durante gli anni Ottanta si accentuò l’avvicinamento fra il settore
bancario e quello assicurativo.
I rapporti fra banche e imprese di assicurazione, che hanno fatto
parlare del fenomeno della “bancassicurazione”, si sono stretti sempre più in
genere seguendo tre strategie a) costituzione di una nuova compagnia da
parte della banca capogruppo; b) acquisizione di una compagnia già
operante da parte di una banca, c) accordi di cooperazione fra banche e
imprese di assicurazione con o senza partecipazione reciproca al capitale.
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1.5 Le assicurazioni private in Italia
Al momento dell’unità in Italia operavano una novantina di compagnie
di assicurazione. La maggior parte si interessava di assicurazioni marittime.
Sono da ricordare le imprese triestine come le Assicurazioni Generali e
la Riunione Adriatica di Sicurtà che fino al 1918 erano le principali operanti
nel nostro paese.
La crisi mondiale fu caratterizzata dalla riduzione dei prezzi dei prodotti
agricoli e industriali e dal ribasso dei noli.
Negli ultimi anni del secolo e agli inizi del novecento vennero costituite
nuove compagnie, fra le quali l’Universo, l’Alleanza e la Società Cattolica di
Assicurazione.
L’assicurazione marittima continuava a costituire il ramo più importante
con due piazze di rilievo: Trieste e Genova.
A Genova era concentrata la maggior parte delle imprese di
assicurazione marittime italiane.
L’assicurazione contro gli incendi risentì positivamente del fenomeno
dell’urbanesimo e delle costruzioni edilizie e nei decenni successivi all’Unità.
Anche l’impiego del gas per l’illuminazione e per il riscaldamento, fece
aumentare i rischi d’incendio e quindi il ricorso all’assicurazione,
specialmente se si considera che il servizio dei pompieri era limitati ad
appena il 5% per cento del territorio nazionale.
5
L’assicurazione contro i danni in agricoltura restava un settore di non
grande rilievo economico, tanto che il ramo grandine fu abbandonato dalle
Assicurazioni Generali nel 1889 e dalla RAS un po’ più tardi. Le due
compagnie triestine preferirono favorire la costituzione di apposite società
che si occupassero di quel tipo di assicurazione.
5
Breve storia delle assicurazioni, Ennio De Simone, Franco Angeli, 2003.
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Nel ramo vita, lo sviluppo delle assicurazione sociali costituiva una remora
per l’attività privata. In questo campo vi era un forte controllo da parte delle
compagnie estere e per tale motivo che nell’aprile del 1912 si stabilì che le
assicurazioni sulla durata della vita umana fosse esercitato in regime di
monopolio dall’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA). Esso aveva sede
a Roma, le riserve tecniche ed ogni altra disponibilità patrimoniale dovevano
essere investite esclusivamente in titoli di Stato, le polizze dell’Istituto
godevano di completa garanzia da parte dello Stato.
La prima guerra mondiale fece diminuire notevolmente le assicurazioni
sulla vita e creò grossi problemi a quelle marittime.
Dappertutto fu necessario l’intervento dello Stato, in Italia si fece carico
al neonato Istituto Nazionale delle Assicurazioni di assumere per conto dello
Stato, i rischi di guerra per merci e navi.
Alla fine della guerra il mercato assicurativo italiano subì una profonda
trasformazione, questa nuova situazione indusse il governo a ripensare al
monopolio dell’assicurazione sulla vita, per dare spazio alle Assicurazioni
Generali e alla RAS. Un decreto-legge del 1923 riammise le compagnie
private a lavorare nel ramo vita, ponendole in concorrenza con l’INA.
L’inflazione, sviluppatasi negli ultimi anni della guerra e nel
dopoguerra, ebbe i soliti effetti sulle assicurazioni: annientamento delle
riserve, aumento delle spese e adeguamento con ritardo dei premi.
La ripresa fu lenta provocando una profonda sfiducia nel pubblico.
Nei decenni successivi il mercato assicurativo realizzò costanti
progressi e una profonda trasformazione per via dello sviluppo della
motorizzazione civile ed il numero delle compagnie continuò a crescere.
Nell’ultimo decennio del secolo XX, il comparto assicurativo fu
interessato da due importanti fenomeni: un forte processo di concentrazione
e lo storico sorpasso del ramo vita sugli altri rami.
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Le integrazioni e le acquisizioni portarono alla costituzione in Italia di
importanti gruppi assicurativi, infatti, si è assistito ad un incremento del
numero delle imprese assicuratrici, sia pure accompagnato da una riduzione
della loro dimensione media.
L’altro fenomeno di rilievo è stato il sorpasso del ramo vita su quello
danni, anche grazie alla diffusione della “bancassicurazione”.
Nel ramo danni continuò comunque a determinarsi un netto
predominio delle assicurazioni per la responsabilità civile auto.
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Breve storia delle assicurazioni, Ennio De Simone, Franco Angeli, 2003