7
L acqua Ł senza dubbio una risorsa principale per l uomo e per gli ecosistemi. Le
attivit umane incidono sul bilancio idrico sia dal punto di vista quantitativo, per gli
ingenti volumi prelevati, che qualitativo, considerando lo stato di degrado in cui le
acque spesso sono restituite ai corpi idrici superficiali e sotterranei. In aggiunta al
massiccio sfruttamento della risorsa acqua si deve rilevare che mancanze nelle strutture
depurative, sia pubbliche sia private, scarsi controlli sugli scarichi e inquinamento
diffuso (attivit agricole, zootecniche, suoli cont aminati), hanno determinato nel 75%
delle acque superficiali uno stato di forte deterioramento, mentre nitrati, solventi
clorurati e fitofarmaci spesso raggiungono nelle acque di falda valori vicini alla
concentrazione massima ammissibile.
L uso insostenibile di questa risorsa sta producendo uno vero e proprio stato
d emergenza quali - quantitativa, cui contribuisce un sistema di gestione poco efficiente,
che si caratterizza per forti perdite dagli acquedotti (dal 30% al 50%) e per usi impropri
o irrazionali. Le priorit che emergono dal quadro brevemente delineato riguardano la
gestione sostenibile della risorsa acqua, raggiungibile mediante strategie che ne limitino
il prelievo e al tempo stesso garantiscano il mantenimento di standard di qualit
accettabili.
Allo stato attuale lo sviluppo di strategie orientate alla sostenibilit Ł piø che mai
impellente e impone, prima di qualsiasi intervento o azione, di conoscere in dettaglio la
disponibilit idrica e il destino dell acqua una vo lta che questa Ł prelevata. E
necessario capire, cioŁ, quanta risorsa Ł disponibile e soprattutto dove essa si trova e in
quali forme. Inoltre la conoscenza deve orientarsi alla comprensione di come, in
relazione a questa disponibilit i diversi attori s i approvvigionano della risorsa, come la
usano, in che modo essi eventualmente se la scambiano, generando quindi delle
interdipendenze, e qual Ł il loro impatto dal punto di vista della qualit . E
indispensabile dunque avere una conoscenza dettagliata del ciclo dell acqua in tutte le
sue componenti, naturali ed antropiche.
Purtroppo il sistema delle conoscenze in questo senso non Ł ancora dettagliato quanto le
necessit dell uomo e il suo impatto sulla risorsa idrica richiederebbero. Sovente la
necessit di rilasciare autorizzazioni ai prelievi, sia di acque superficiali che sotterranee
si scontra con la scarsa conoscenza dei quantitativi a disposizione, con ripercussioni
potenziali anche gravi sulla gestione della medesima. Nonostante questa mancanza di
8
conoscenza e l urgenza di arrivare ad una attenta descrizione delle riserve di acqua le
azioni messe in campo in tal senso non sono ancora sufficienti. Mancanza di risorse
economiche, ritardi burocratici, interessi di varia natura impediscono che si realizzino
studi scientifici di dettaglio in grado di stimare i quantitativi di acqua a disposizione. Un
tentativo in questa direzione Ł stato avviato dalla regione Emilia Romagna, in
collaborazione con le Province e i Comuni, e riguarda il censimento delle sorgenti
dell area Appenninica Emiliana e la loro caratterizzazione geologica (De Nardo et al.
2007). Un altro studio finalizzato al censimento della risorsa idrica ha riguardato, come
area di indagine, il Comune di Albereto, in provincia di Parma, sul cui territorio sono
state stimate le disponibilit idriche derivate dal le numerose sorgenti che caratterizzano
questa parte del territorio Appenninico (Cavazzini 2001; Casella 2004). Questi tentativi
di studio a lungo termine sono il primo passo verso la costruzione di un sistema della
conoscenza riguardante la risorsa idrica ma dovranno essere affiancati da ulteriori sforzi
affinchØ si possa arrivare a un dettaglio conoscitivo tale da consentire una gestione
orientata ai principi di sostenibilit , la cui fina lit ultima Ł il mantenimento della risorsa
per le generazioni a venire.
1.1 Obiettivi della tesi
Questo studio nasce dall esigenza di impostare dei programmi orientati all uso
sostenibile della risorsa idrica nell area Appenninica che coincide con il territorio su cui
insiste la Comunit Montana delle Valli del Taro e del Ceno (Provincia di Parma). Esso
non si concentra su tutto il territorio della Comunit Montana, per ovvie ragioni di
praticit . Utilizza invece un area pilota, il Comun e di Albereto, gi oggetto di specifiche
indagini (Cavazzini 2001, Casella 2004), estendendo tali indagini, focalizzate
essenzialmente sulle sorgenti, alla definizione di un bilancio della risorsa in grado di
valutare disponibilit idriche e consumi. L idea di fondo Ł che la redazione di uno
studio in piccolo possa fornire indicazioni utili per poi impostare programmi di
indagine su tutto il territorio considerato. In tale contesto il lavoro considera la
redazione di un bilancio idrologico, una valutazione dei consumi umani della risorsa
idrica e un aggiornamento delle conoscenze circa le sorgenti presenti sul territorio del
Comune.
9
La parte relativa al bilancio idrologico, impostata secondo la conoscenza di afflussi e
deflussi, Ł, parziale, in quanto non considera tutto il territorio del Comune, ma solo il
bacino del torrente Gotra, affluente del fiume Taro e corso d acqua piø importante del
territorio Comunale. La ragione di ci Ł da imputarsi nella mancanza di dati riguardanti
le portate e le caratteristiche degli altri bacini presenti in loco (Lecora). Si pu dunque
affermare che il presente studio si configura, piø che come uno strumento operativo,
come una linea guida per la redazione di un bilancio ideologico, finalizzato a mettere in
luce i fattori significativi di questa procedura e indicare quali difficolt si dovranno
superare se in futuro si vorr effettuare un bilanc io completo da utilizzare per le
gestione sostenibile della risorsa idrica. Nonostante questo limite, lo studio qui
presentato ha il pregio di individuare le problematiche insite nella redazione del bilancio
ideologico, soprattutto legate alla disponibilit d elle informazioni. La parte riguardante
le sorgenti, al contrario, riprende i lavori di Cavazzini (2001) e Casella (2004) e ne
aggiorna i contenuti, aggiungendo informazioni a un data base che, per essere
effettivamente utile agli scopi di gestione dell acqua dovr essere tenuto aggiornato
periodicamente, s da consentir la comprensione dell evoluzione nel tempo che
caratterizza la disponibilit di acqua. Tale conosc enza Ł ancor piø indispensabile in
ragione dei cambiamenti climatici che hanno una pesante ripercussione sulla risorsa
acqua.
10
2. LA NORMATIVA
11
La Figura (1.1) presenta in modo essenziale i riferimenti normativi attualmente
vigenti in materia di acque e i documenti da cui hanno preso origine.
2.1 Panorama internazionale sulla protezione delle acque
La normativa internazionale sulla tutela dell acqua e la gestione sostenibile di questa
risorsa si Ł strutturata a partire dagli anni settanta a seguito di una serie conferenze
internazionali che hanno progressivamente portato alla definizione di principi
fondamentali a cui gli stati devono attenersi.
Le principali dichiarazioni internazionali che hanno portato alla definizione dell acqua
come una risorsa importante da salvaguardare e al concetto di svilu ppo sostenibile
sono:
• conferenza dell ONU tenutasi a Stoccolma nel 1972
• rapporto di Brundtland nel 1980
• conferenza di Rio de Janeiro (1992)
• Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (Johannesburg, 2002)
Il concetto di sostenibilit dello sviluppo Ł stato individuato per la necessit
crescente di conciliare la crescita economica con un equa distribuzione delle risorse un
loro uso assennato. Il rapporto di Brundtland nel 1980 delinea questo principio e gli
LINEE GUIDA
MONDIALI
NORMATIVA
EUROPEA
NORMATIVA
ITALIANA
Conferenza ONU, 1972;
Rapporto Brundtland 1980;
Conferenza Rio de Janeiro 92;
Vertice sullo Sviluppo
sostenibile 2002.
Direttiva
2000/06/Ce
Legge Galli;
DLgs 152/99
Figura 2.1 Riferimenti normativi in materia di acque.
12
obiettivi necessari per realizzarlo; inoltre in questo documento viene proposta una
definizione di sviluppo sostenibile tuttora adottata e che recita: lo sviluppo che Ł in
grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la
possibilit che le generazioni future riescano a so ddisfare i propri". L acqua Ł una
risorsa preziosa per l umanit e la sua gestione de ve essere impostata ai criteri di
sostenibilit .
I vertici Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (Rio, 1992; Johannesburg, 2002)
sancirono il passaggio definitivo a una cultura della sostenibilit , che se non a livello di
pratica corrente, sicuramente in termini di linee guida per il futuro aveva riscosso il
parere favorevole di gran parte delle nazioni. In questo ambito particolare importanza fu
data alla sostenibilit del uso della risorsa idric a, di cui fu riconosciuta l importanza per
lo sviluppo delle attivit umane, ma anche per la semplice sopravvivenza dell uomo.
Nel 1993, l Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 22 marzo
Giornata Mondiale dell Acqua, per rendere universalmente omaggio a questa risorsa
vitale. A livello europeo sono stati prodotti numerosi documenti volti all integrazione
degli obiettivi di sostenibilit nelle principali l inee di attivit dal Trattato di Maastricht
(febbraio 1992) a quello di Amsterdam (luglio 1997) .
Nel caso specifico della tutela delle acque, l Unione Europea ha elaborato una
vasta legislazione che si Ł evoluta nel corso degli anni maturando approcci diversi al
settore acque . In una prima fase la normativa pos e l attenzione sulla protezione
dall inquinamento elaborando inizialmente limiti di emissione e successivamente
distinguendo criteri di qualit per i singoli usi d ell acqua.
Negli anni Ottanta Ł stato proposto un approccio definito qualit minima delle
acque basato sull imposizione di rigidi limiti per alcuni parametri chimi-fisici. Da
queste indicazioni Ł emersa la proposta del Consiglio Ambiente CEE (1988) di definire
linee direttrici per una gestione integrata delle risorse idriche.
La piø recente direttiva 2000/60/CE conferma l adozione di un azione intergrata
nella protezione delle acque.
La direttiva quadro 2000/60/CE (Direttiva del Parlamento Europeo e del
Consiglio del 23 ottobre
2000) ha lo scopo di istituire un quadro nell ambito comunitario per la
protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione e di quelle costiere
e sotterrane. Gli obiettivi della direttiva si inseriscono in un quadro di politica
13
ambientale della Comunit europea volto al persegui mento di salvaguardia, tutela e
miglioramento della qualit ambientale anche attrav erso un uso razionale delle risorse
naturali.
La direttiva si preoccupa non solo delle condizioni chimico-fisiche ma anche
della funzionalit ecologica dei corpi d acqua, cos tituendo un elemento di novit nella
gestione delle risorse idriche, riconoscendone una funzione complessa ed estesa a tutto
l ecosistema.
La politica comunitaria considera mezzi fondamentali al raggiungimento degli
obiettivi:
o Il miglioramento dell attuazione della normativa esistente;
o L integrazione dei temi ambientali nelle altre poli tiche di settore;
o Indurre il mercato a lavorare per l ambiente;
o Il coinvolgimento e responsabilizzazione dei cittadini;
o La gestione del territorio responsabile;
o La cooperazione internazionale;
o Un elevato livello di tutela .
La legge 2000/60/CE si basa su alcuni principi fondamentali per la normativa
ambientale quali la precauzione e l azione preventiva, inoltre vuole introdurre l analisi
costi benefici legata alle opere necessarie legate alle richieste della normativa stessa .
Nella presente legge quadro vengono indicate le azioni che ogni stato membro Ł
tenuto a mettere in atto per soddisfare gli obiettivi di tutela delle risorse idriche
predisposti dalla legge senza fissare limiti di qualit ma si avvalendosi di quelli stabiliti
da altre norme europee.
Il Sesto Programma di azione per l ambiente rigua rdante il periodo che va da
il 2002 al 2012 Ł un altro esempio, piø ampio, di iniziativa che fissa le azioni dei paesi
europei riguardo alle problematiche ambientali compreso lo sfruttamento sostenibile
delle risorse .
L acqua Ł una risorsa preziosa per l umanit e deve essere protetta
scrupolosamente , promuovendone un utilizzo razionale.
14
2.2 Panorama nazionale
Il quadro normativo a livello nazionale ha seguito un evoluzione complessa
legata all evoluzione del concetto di acqua come bene e come risorsa che con la legge
Galli e poi con la 152/99 si Ł precisato in termini di risorsa da proteggere. Gli obiettivi
delle leggi sono stati modificati sulla base delle emergenti necessit della societ il cui
sviluppo socio-economico ha portato ad un aumento della richiesta d acqua potabile
cosi come per l uso industriale ed agricolo.
Legge 10/05/1976 ,n. 319 legge Merli
Il primo passo importante nella normativa in materia di acque Ł stato fatto con
la legge Merli, che si occupa della regolamentazione degli scarichi, con imposizione di
limiti di concentrazione massima ammissibile delle diverse sostanze inquinati ma con
limiti per gli scarichi singoli, disciplina i valori limite d emissione senza tenere conto
delle caratteristiche quali quantitative dei corp i ricettori; inoltre delega alle regioni la
responsabilit dell attuazione dei piani risanament o dei corpi idrici. Nonostante sia
importante riconoscere il ruolo che ha avuto questa legge, non si pu considerare la sua
azione in modo pienamente positivo in quanto priva di un approccio integrato al
problema della tutela dei corpi idrici.
La legge n. 319/76 fu abrogata dal Dlvo 152/99, cosi come tutte le norme
contrarie e incompatibili con il nuovo decreto, che vuole dare una nuova struttura
normativa e proporre nuovi principi per una migliore gestione della risorsa.
Legge 18/05/1989, n.183 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale
della difesa del suolo
Le finalit della legge come espresse all articolo 1.1 della medesima sono la
difesa del suolo il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio
idrico per gli usi di razionale sviluppo economico sociale, la tutela degli aspetti
ambientali connessi al punto precedente . Lo scopo Ł pertanto quello di far fronte alle
esigenze legate allo sviluppo economico e ai fabbisogni della societ tutelando
l ambiente nel quale sono collocate le risorse per una gestione integrale del territorio.
Attraverso i Piani di bacino consente di coordinare politiche ambientali in varie aree
considerando differenti aspetti. Un lato negativo di questa legge Ł dovuto al
coinvolgimento nella gestione di molteplici istituzioni che porta ad una sovrapposizione
di competenze rendendo l attuazione dei piani complessa e meno efficace.
15
Legge 05/01/1994 , n. 36 legge Galli
La legge Galli rappresenta una elaborazione normativa di primaria importanza,
in considerazione del fatto che essa attribuisce all acqua il termine di risorsa e
riconosce pubbliche tutte le acque . Nell art.1 Ł scritto: Tutte le acque superficiali e
sotterranee, ancorchØ non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una
risorsa che Ł salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidariet . Qualsiasi uso
delle acque Ł effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle future
generazioni a fruire di un integro patrimonio ambientale. Gli usi delle acque sono
indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio
idrico ,la fauna e la flora acquatiche,i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici
( Legge 05/01/1994 , n. 36)
In questa disposizione si assume come obiettivo prioritario il risparmio e la
salvaguardia dell ecosistema, preoccupandosi di mantenere un patrimonio ambientale
integro per le generazioni future riprendendo cosi il principio dello sviluppo sostenibile.
Per quanto riguarda l utilizzo dell acqua, all art. 2, viene definito come
prioritario l utilizzo umano rispetto alle altre destinazioni. Uno degli strumenti
fondamentali per il raggiungimento dei predetti obiettivi Ł il bilancio idrico previsto
dall art. 3 . L autorit di bacino predispone perio dicamente la stima del bilancio idrico
al fine di monitorare la relazione esistente tra risorse idriche disponibili e/o recuperabili
in un determinata area e fabbisogni correlati ai diversi usi . Un problema importante
legato alla gestione della risorsa idrica Ł rappresentato dagli sprechi e dalle perdite della
rete di adduzione e distribuzione; per far fronte a tali problemi vengono stabiliti come
azioni fondamentali:
o promuovere campagne di sensibilizzazione e comunicazione dirette per
diffondere il risparmio idrico in tutti settori ;
o mettere in atto una buona manutenzione della rete di adduzione e distribuzione.
E data indicazione inoltre indicati metodi che portino ad un risparmio idrico
quali:
o il dotare le nuove costruzioni di reti duali di adduzione per acque destinate a
diversi utilizzi;
o l installazione di contatori per ogni abitazione e contatori differenziati per le
attivit industriali ;
16
o l introduzione di dispositivi di risparmio idrico nelle abitazioni private cosi
come nei settori agricolo, industriale e pubblico.
La legge Galli ha portato modifiche anche nel sistema di gestione dell acqua;
vengono infatti organizzati i servizi idrici integrati del ciclo idrico che presuppongono
l unione delle gestioni quindi l insieme di captazi one, adduzione e distribuzione di
acqua ad usi civili, di fognatura e depurazione delle acque reflue. All interno del
territorio vengono individuate gli ambiti territoriali ottimali (ATO) nei quali attuare la
gestione integrata.
La titolarit del servizio rimane a province e comu ni, che devono affidarne la
gestione a societ private, concessionarie o miste pubblico-private.
In generale i principi sui quali si basa la gestione del servizio idrico integrato
possono essere cosi riassunti:
o tutte le acque sono pubbliche e da utilizzare con criteri di solidariet ;
o si deve tendere all equilibrio del bilancio fra disponibilit e fabbisogno di risorse
idriche;
o i servizi idrici, erogati in ambiti territoriali, devono tendere a superare la
frammentazione delle gestioni;
o nell ambito attuale, i servizi idrici vanno erogati nell ottica della gestione
integrale del ciclo dell acqua;
o i servizi vengono erogati sulla base della razionalit gestionale tecnico -
economica.
Decreto legislativo del 11/05/1999, n. 152
Disposizioni sulla tutela delle acque dall inquina mento e recepimento della
Direttiva 91/271/CE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della
direttiva 91/676/CE relativa alla protezione delle acque dall inquinamento provocato dai
nitrati provenienti da fonti agricole
Si tratta di una legge quadro in materia di acque che punta a regolare in modo
completo il settore della tutela delle acque considerando l aspetto qualitativo della tutela
cosi come quello quantitativo, in modo da rappresentare un importante innovazione
rispetto a leggi precedenti.
Le finalit del decreto n. 152 possono quindi ria ssumersi in :
o prevenire e ridurre l inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici
inquinati;
17
o conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di
quelle destinate a particolari usi;
o perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorit per quelli
potabili;
o mantenere la capacit naturale di auto depurazione dei corpi idrici, nonchØ la
capacit di sostenere comunit animali e vegetali a mpie e ben diversificate.
I mezzi attraverso i quali Ł reso possibile il raggiungimento di tali obiettivi sono
qui elencati come scritto nella legge:
a) l’individuazione di obiettivi di qualit ambientale per specifica destinazione
dei corpi idrici;
b) la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell’ambito di ciascun
bacino idrografico ed un adeguato sistema di controlli e di sanzioni;
c) il rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dallo Stato, nonchØ la
definizione di valori
in relazione agli obiettivi di qualit del corpo re cettore;
d) l’adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e depurazione degli
scarichi idrici, nell’ambito del servizio idrico integrato di cui alla legge 5 gennaio 1994,
n. 36;
e) l’individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento
nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili;
f) l’individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed
al riciclo delle risorse idriche.
La legislazione italiana sta subendo un processo di rinnovo sul piano
organizzativo con la formazione di nuovi livelli di coordinamento che superano i
confini amministrativi tradizionali e che mirano a dar vita ad un innovativo sistema di
pianificazione e di gestione delle risorse idriche.
In questo contesto i Piani di Tutela delle Acque, introdotti con il Dlvo. 152/99,
rappresentano una complessa operazione che ha il compito, in accordo con l Autorit di
bacino, le Province e gli Ambiti territoriali, di elaborare i programmi di rilevamento dei
18
dati utili alla descrizione delle caratteristiche del bacino idrografico e a valutare
l impatto antropico esercitato su di esso.
Nel Piano di Tutela vengono adottate le misure per assicurare l equilibrio del
bilancio idrico come definito dall autorit di baci no, nel rispetto della Legge Galli,
tenendo conto dei fabbisogni, delle disponibilit , del deflusso minimo vitale delle
capacit di ravvenamento della falda idrica e delle destinazioni d uso della risorsa
compatibili con le relative caratteristiche qualitative e quantitative .
Gli obiettivi di qualit fissati devono essere ragg iunti entro un periodo di tempo
stabilito. Il decreto prevede, come gi menzionato, la messa in atto di una tutela
quantitativa della risorsa idrica ottenibile grazie alla pianificazione del bilancio idrico,
al riutilizzo delle acque di qualit diversa e la m essa in opera di metodi di risparmio
idrico, facendo uso delle migliori tecniche disponibili.
La tutela quantitativa della risorsa Ł indispensabile per i raggiungimento degli
obiettivi di qualit ed Ł ottenibile attraverso una pianificazione degli usi che sia volta ad
evitare ripercussioni sulla qualit delle acque e a regolare i consumi in modo razionale e
sostenibile.
Piano di Tutela delle Acque (PTA) regione Emilia Romagna
Il piano di tutela delle acque, come citato nel paragrafo precedente, Ł uno
strumento di pianificazione previsto dal D.lvo 152/99 e dalla direttiva europea 2000/60
come strumento per raggiungere gli obiettivi di qualit ambientale nelle acque interne e
costiere della regione e a garantire un approvvigionamento idrico sostenibile nel lungo
periodo. L elaborazione del piano, che costituisce uno stralcio di settore del Piano di
Bacino, Ł demandata alle regioni, in accordo con l Autorit di bacino. La stesura del
PTA in Emilia Romagna ha coinvolto le Province, l Autorit di bacino, il supporto
tecnico dell ARPA regionale e provinciale nonchØ di esperti di vari settori e
dell Universit .
Le conoscenze di base necessarie per la stesura del piano riguardano gli aspetti
quantitativi che caratterizzano i corpi idrici, come andamenti temporali delle portate nei
corsi d acqua e le portate e i livelli piezometrici negli acquiferi sotterranei, inoltre sono
necessari una serie di dati riguardanti le attivit antropiche come i prelievi di acqua e i
consumi della risorsa nei vari settori dell attivit umana.
Le elaborazioni che vengono fatte nel Piano sono volte al mantenimento o
riequilibrio del bilancio idrico tra disponibilit e prelievi e alla stima delle
19
caratteristiche di qualit dei corpi idrici attrave rso l intensificazione del monitoraggio e
la conseguente definizione degli interventi necessari . Nel piano di tutela inoltre
vengono riportati i valori dei prelievi di acqua per i diversi settori e le previsioni della
domanda idrica e dei prelievi di acque superficiali e sotterranee in base alle tendenze
attuali.
Importanti, anche per questo lavoro di tesi, sono le proposte riguardanti la
razionalizzazione, il risparmio e il riutilizzo dell acqua per il settore civile, industriale e
agricolo che costituiscono un importante guida per attuare anche a scala comunale gli
obiettivi proposti dalla normativa e da piano di tutela. Per quanto riguarda il bilancio
idrico, il PTA lo inserisce come metodo fondamentale per la tutela quantitativa della
risorsa idrica, insieme al Deflusso Minimo Vitale (DVM). Nel Piano vengono adottale
le misure necessarie ad assicurare l equilibrio del bilancio idrico come definito
dall Autorit di Bacino.
Il DM 28 luglio 2004 (Decreto del Ministero dell ambiente e della tutela del
territorio).
Nelle leggi precedenti, la Legge Galli e il D.lvo 152/99, si Ł parlato di bilancio
idrico come uno strumento per attuare le politiche di protezione della risorsa idrica. Il
Decreto ministeriale 28 luglio 2004 definisce le linee guida per la predisposizione del
bilancio idrico, comprensive dei criteri per il censimento delle utilizzazioni in atto e per
la definizione del deflusso minimo vitale.
L elaborazione dei bilanci idrici per i corpi idrici superficiali e sotterranei ha lo
scopo di costituire un elemento analitico per :
o valutare la disponibilit delle risorse idriche, al netto delle risorse
necessarie alla conservazione degli ecosistemi acquatici, e della
compatibilit con gli usi delle acque;
o l analisi e la comprensione delle interazioni con lo stato di qualit dei
corpi idrici;
o lo sviluppo di scenari di gestione delle risorse idriche compatibili con la
tutela quantitativa e qualitativa.