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moneta unica sui modelli di specializzazione nazionali. Sulla base di un semplice
modello teorico si considerano gli effetti del tasso di cambio sul modello di
specializzazione nazionale in presenza e in assenza di economie di scala dinamiche. In
tale contesto si valuta il ruolo delle politiche di innovazione tecnologica nei processi di
aggiustamento in un’Unione Monetaria.. Infine si analizza il processo di espansione
multinazionale dell’industria italiana che si caratterizza soprattutto per il crescente
coinvolgimento delle piccole e medie imprese, divenute le vere protagoniste
dell’internazionalizzazione attiva del paese negli ultimi anni. A tale fenomeno si
accompagna a una caduta delle iniziative dirette verso i paesi industrializzati e i settori a
più elevato contenuto tecnologico. Dall’analisi delle scelte di internazionalizzazione
produttiva delle imprese italiane emerge un modello in evoluzione, frutto di un insieme
di scelte “obbligate” a partire dai caratteri del sistema industriale italiano, a non grande
intensità di capitale e di tecnologia, tuttavia essa da forza ai timori che l’espansione nei
segmenti di più antica accumulazione di risorse e di vantaggi competitivi si accompagni
a un ulteriore allargamento del ritardo nei settori più innovativi e di maggiore peso nei
confronti delle economie più forti. Infine nel terzo e ultimo capitolo il lavoro propone
una valutazione della posizione competitiva dell’Italia al momento dell’ingresso
dell’euro Dopo una rassegna sul significato e i limiti dei diversi indicatori di cambio
reale, si esamina il processo di riequilibrio dei conti con l’estero dell’Italia degli anni
novanta, confrontandolo con le tendenze emerse per gli altri paesi europei. In generale, i
paesi i cui cambi si sono deprezzati hanno registrato anche un mix di politiche
economiche di segno più restrittivo. I più ampi miglioramenti dei conti con l’estero
4
emersi per questi paesi sono in parte attribuibili ai differenziali di crescita della
domanda interna e al minore dinamismo delle loro importazioni. Il passaggio
dall’analisi degli indici di cambio reale a quella dei livelli delle variabili che sottostanno
alla costruzione di tali indicatori evidenzia come la posizione dell’Italia al momento
dell’adesione all’euro si caratterizzi per livelli del costo del lavoro inferiori, pur in
presenza di livelli di prodotto per unità di lavoro comparabili con quelli degli altri
maggiori paesi europei. Un livello del costo del lavoro unitario più basso dei nostri
partner europei sembra costituire una esigenza per compensare le altre inefficienze di
sistema che condizionano la competitività del paese: le politiche di aggiustamento
macroeconomico degli anni novanta, con l’ampio surplus commerciale che hanno
concorso a generare, hanno mascherato per diversi anni tali problemi.
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CAPITOLO 1° LA BILANCIA DEI PAGAMENTI
ITALIANA NELLA FASE ANTECEDENTE L’UNIONE
MONETARIA EUROPEA ED EFFETTI SULLA STESSA
DELLA PRIMA FASE DELL’UNIONE MONETARIA
EUROPEA
1.OSSERVATORIO CONGIUNTURALE E BILANCIA DEI
PAGAMENTI NEL 1989
1.1 LA CONGIUNTURA
Nel 1989 la fase di espansione dell’economia italiana rilevata nel1988, è proseguita
sebbene, in sintonia con il ciclo internazionale, vi sia stato un rallentamento della
crescita. La domanda interna è stata contenuta, nella seconda parte dell’anno, non
solo dall’affievolirsi degli incrementi retributivi conseguenti ai precedenti rinnovi
contrattuali, ma anche dalle misure di riduzione del deficit pubblico. La manovra
congiunturale di bilancio, rafforzata da una attenta politica monetaria e del cambio,
ha favorito il riavvicinamento del ritmo della crescita alla decelerazione in atto nelle
economie industriali. I consumi hanno mostrato, nel secondo semestre, un andamento
meno sostenuto, mentre è proseguito l’intenso processo di ristrutturazione e
ampliamento del capitale fisso, sospinto dalle esigenze di adeguamento del
potenziale produttivo agli alti livelli della domanda. La dinamica delle esportazioni è
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rimasta elevata, con un lieve rallentamento rispetto al semestre precedente.
L’espansione del potenziale ha consentito un parziale ricupero dell’attività produttiva
nella seconda parte del 1989, con un incremento della produzione industriale del
2,8% rispetto al primo semestre dell’anno. La decelerazione della domanda e
l’apprezzamento del tasso di cambio effettivo hanno permesso di contrastare con
efficacia le spinte inflazionistiche di origine sia interna che estera. Nel primo
semestre, gli effetti sui prezzi interni dei rincari degli imputs internazionali e della
rivalutazione del dollaro sono stati attenuati dal rafforzamento della lira rispetto alle
altre valute dello SME. all’estate, la flessione dei corsi delle materie prime non
petrolifere e il deprezzamento della divisa americana hanno consentito un sostanziale
diminuzione della crescita dei costi degli imputs esteri e dei prezzi all’ingrosso. La
riduzione degli imputs inflazionistici si è gradualmente trasmessa anche ai prezzi al
consumo, la cui crescita rispetto al semestre precedente è rallentata dal 3,8 % al 2,7%
nella seconda parte dell’anno. Il tasso di incremento nei dodici mesi delle
importazioni in quantità è sceso dal 12,4% del 1° semestre, al 4,3% del secondo. Tale
flessione è stata favorita dall’esaurirsi dell’accumulazione delle scorte di materie
prime e, più in generale, dalla diminuzione della dinamica della domanda interna. Gli
effetti positivi sull’interscambio in valore sono stati amplificati dal miglioramento
delle ragioni di scambio, dopo il peggioramento registrato nella prima parte
dell’anno. La bilancia commerciale che, sulla base dei dati doganali, presentava alla
fin del primo semestre un disavanzo di 14200 miliardi, ha mostrato nel complesso
dell’anno uno squilibrio di 16900 miliardi, rispetto ai 13600 registrati nel 1988.
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1.2 LA BILANCIA DEI PAGAMENTI ECONOMICA DI PARTE CORRENTE
.Nei primi sei mesi dell’anno 1989 i flussi commerciali sono cresciuti a ritmi
particolarmente sostenuti; il disavanzo dell’interscambio mercantile (sulla base dei
dati doganali cif - fob) ha raggiunto i 14000 miliardi cifra superiore a quella
registrata nell’intero 1988.Il peggioramento è dovuto sia ad un’aggravarsi dello
squilibrio del saldo reale sia ad un lieve deterioramento delle ragioni di scambio. Le
vendite di merci italiane sui mercati internazionali sono cresciute più della, pur
positiva, evoluzione della domanda mondiale. Il miglioramento dell’immagine e
della rete distributiva dei nostri prodotti, favoriti anche dagli elevati profitti
conseguiti dalle imprese italiane negli ultimi anni, potrebbero spiegare in parte il
considerevole aumento delle quote di mercato. A determinare questo risultato hanno,
peraltro, contribuito anche i mutamenti intervenuti nella composizione geografica e
GRAFICO 1.1
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in quella merceologica della domanda estera: nell’anno 1989 la crescita economica è,
infatti, relativamente più sostenuta nei paesi europei, che costituiscono i mercati di
sbocco privilegiati delle nostre esportazioni. Inoltre, in concomitanza con il
rallentamento del ciclo di investimenti che aveva caratterizzato l’espansione
mondiale nel 1988, si è rafforzata la domanda di beni di consumo, nella produzione
dei quali l’industria italiana è ancora relativamente più specializzata. La penetrazione
dei nostri prodotti sui mercati esteri non è stata frenata dalle perdite di competitività
di prezzo indotte dal rafforzamento del cambio. Queste ultime, tenuto conto dei
ritardi con cui i prezzi relativi influenzano la dinamica delle quantità scambiate,
avrebbero prodotto presumibilmente i loro effetti, peraltro contenuti, nella seconda
parte dell’anno 1989.L’indicarore calcolato sulla base dei prezzi di produzione dei
beni manufatti segnala per il 1° semestre, rispetto al 2° semestre del 1988, un
apprezzamento reale dell’1,3% nei confronti dei nostri principali competitori e
dell’1,7% verso i soli paesi CEE
Tuttavia, a causa dei ritardi, nei primi mesi dell’anno hanno continuato, di fatto, a
manifestarsi i favorevoli effetti del deprezzamento reale dell’anno precedente. Nei
confronti dei paesi CEE la perdita di competitività ha avuto effetti solo dal bimestre
maggio-giugno; quella verso i paesi AEC è stata leggermente più accentuata. (fig.
n°1) Inoltre possiamo affermare che, in base a stime sempre largamente provvisorie
stante la perdurante indisponibilità dei dati valutari relativi agli scambi di servizi, il
disavanzo delle partite correnti dell’intero 1989 si sarebbe collocato attorno ai 15000
miliardi di lire (circa l’1,3%del PIL).Il peggioramento di oltre 8000 miliardi rispetto
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l’anno precedente è da imputare solo per un quinto agli scambi di merci, che valutati
fob-fob hanno originato un disavanzo di 2500 miliardi (tab.n°1).Il deficit mercantile
cif-fob si è mantenuto entro i 17000 miliardi di lire. L’ampliamento del disavanzo
rispetto al 1988, pari a poco più di 3000 miliardi, è dipeso dal peggioramento della
ragione di scambio. Nel secondo semestre, il rallentamento della domanda mondiale,
cui si è associato l’effetto ritardato dell’apprezzamento del cambio reale nella prima
metà dell’anno, ha leggermente limitato la crescita delle quantità esportate Nella
media dell’anno, il tasso di crescita del volume delle merci esportate ha in ogni modo
sopravanzato di oltre 1,5 punti percentuali quello, robusto, della domanda mondiale
(7,5%), risultato alla fine superiore a quanto previsto dalla generalità degli
osservatori nel corso dell’anno. L’erosione di competitività dei primi sei mesi del
1989 è continuata nel secondo semestre con un apprezzamento congiunturale del
cambio reale della lira del 3% e del 2,6% nei confronti, rispettivamente, delle valute
dei maggiori patners commerciali e dei paesi comunitari. Dal mese di agosto tuttavia
la perdita di competitività nei confronti della CEE si è arrestata, in concomitanza con
il deprezzamento della lira nello SME. In media annua, il tasso di cambio reale si è
globalmente apprezzato, secondo prime stime, di oltre due punti percentuali, a fronte
di una rivalutazione del cambio nominale dello 0’9%..Nei confronti delle sole valute
della CEE la perdita di competitività è stata pari a quasi tre punti percentuali, con un
apprezzamento del cambio effettivo nominale dell’1,6%.Il deterioramento della
competitività ha influito sui volumi esportati in misura modesta. Le esportazioni
sono state in parte favorite dalla loro dislocazione in aree, come l’Europa
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mediterranea, in cui è stato impetuoso il ritmo della crescita degli scambi con
l’estero.
TABELLA N°1-Partite correnti della bilancia dei pagamenti
economica (saldi in miliardi di lire )
1988 1989(1)
VOCI
1°sem 2°sem Anno 1°sem 2°sem Anno
Per memoria:
Merci(cif-fob)
-9.040 -4.593 -13.633 -14.165 -2.704 -16.869
Merci(fob-fob) -2.537 1.791 -746 -6.800 4.300 -2.500
Servizi e
trasferimenti
-2.648 -3.385 -6.033 -7200 -5.300 -12.500
Viaggi all’estero 3.454 4.895 8.349 3.200 3.300 6.500
Redditi da capitale -4.726 -4.552 -9.278 -6.300 -5.700 -12.000
Altri -1.376 -3.728 -5.104 -4.100 -2.900 -7.000
Totale -5.185 -1.594 -6.779 -14.000 -1.000 -15.000
(1) Dati stimati, tranne che per le merci (cif-fob) di fonte ISTAT
Inoltre, con ogni probabilità, hanno agito nella stessa direzione fattori non
direttamente legati alla competitività di prezzo, quali il miglioramento delle
condizioni generali di vendita dei nostri prodotti sui mercati esteri, reso possibile
anche dagli ampi profitti degli ultimi anni. La crescita delle importazioni in quantità,
pari all’8,3% nella media dell’anno aveva riflesso nel primo semestre l’intensa
11
accumulazione di scorte di materie prime e semilavorati. Smorzatosi questo impulso,
nella seconda parte dell’anno l’intonazione meno brillante della domanda interna ha
reso più contenuta l’espansione dei volumi importati. Nell’anno, le ragioni di
scambio sono peggiorate di circa un punto percentuale. I valori medi unitari
all’esportazione sono cresciuti del 6,3%.I prezzi dell’output industriale sul mercato
interno sono cresciuti meno dei prezzi all’esportazione dei manufatti, sebbene il
divario si sia attenuato nel corso dell’anno. Anche sotto questo profilo, non si ha,
dunque, chiara evidenza di rilevanti effetti del deterioramento della competitività. I
prezzi all’importazione, aumentati in media annua del 7,6%, nonostante la caduta
verticale delle quotazioni delle materie prime non energetiche durante l’anno, hanno
risentito dell’incremento dei prezzi in dollari del greggio occorso nei primi sei mesi
dell’anno, i cui effetti sui prezzi in lire sono stati rafforzati dal concomitante
deprezzamento della lira rispetto al dollaro. Nella seconda metà del 1989,la crescita
congiunturale dei prezzi del greggio è stata appena superiore al 2%;grazie alla
contemporanea, leggera, svalutazione del dollaro, i prezzi in lire sono rimasti
pressoché invariati. Il disavanzo verso i paesi della Comunità è peggiorato di oltre
1500 miliardi; il maggiore avanzo nei confronti di Spagna e Regno Unito non ha
infatti pienamente compensato l’accresciuto deficit rispetto al Belgio, ai Paesi Bassi
e alla Germania Federale. Nei confronti di quest’ultimo paese in particolare si è
registrato un disavanzo di oltre 2500 miliardi; vi ha contribuito una modesta crescita
delle esportazioni in valore (9%), a cui si è associato un aumento marginale dei
volumi esportati. La decelerazione della domanda interna nella Germania federale
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unitamente al forte deterioramento della competitività bilaterale, superiore a quello
registrato nei confronti dell’insieme dell’area comunitaria, ha limitato la domanda
tedesca rivolta all’Italia. L’avanzo nei confronti degli Stati Uniti è leggermente
migliorato, mentre l’aumento dei prezzi dell’energia ha determinato un sensibile
ampliamento del deficit verso l’area dell’OPEC. Il maggior disavanzo nei prodotti
energetici, pari a quasi 5000 miliardi di lire, è stato compensato, ancorché
parzialmente, dal più ampio avanzo nell’insieme degli altri comparti. (tab. n°2) Il
buon andamento delle esportazioni si è concentrato nei settori in cui è più forte la
specializzazione italiana come la maggior parte dei prodotti metallici e i bene
tradizionali di consumo. Per contro, accanto al maggior disavanzo nel comparto dei
minerali ferrosi e non ferrosi, collegato al processo di ricostituzione di scorte
intervenuto nel primo semestre, è proseguita la tendenza al peggioramento nel settore
agricolo, nella chimica e nei mezzi di trasporto. Per quanto riguarda i servizi e i
trasferimenti (ricordando che l’assenza di informazioni valutarie relative ai servizi e
ai trasferimenti ha reso necessario il ricorso a stime) avrebbero registrato un
disavanzo pari a circa 12.500 miliardi, oltre il doppio di quello del 1988. L’avanzo
nei “Viaggi all’estero” avrebbe subito un ulteriore, accentuato, ridimensionamento.
Sulla tendenza di lungo periodo al peggioramento del saldo, evidente soprattutto
nell’incremento notevolissimo delle uscite osservato negli ultimi anni, si è innestata
nei mesi estivi del 1989 una riduzione, in parte inattesa, dei soggiorni di turisti
stranieri, valutabile, secondo recenti stime dell’ISTAT, in quasi il7%.
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Tabella n°2-Interscambio commerciale per gruppi
merceologici (saldi in miliardi di lire)
Esportazioni (fob) Importazioni (cif) Saldo
Anno Anno Anno
VOCI
1988 1989 1988 1989 1988 1989
Prodotti dell’agricoltura e pesca 4.532 5.029 14.045 15.160 -9.513 10.131
Prodotti energetici 3.240 3.718 19.095 24.336 -15.855 20618
Minerali ferrosi e non ferrosi 7.900 9.816 17.561 22.711 -9.661 12.895
Minerali e prodotti non 7.123 8.201 3.427 3.919 3.696 4.282
Prodotti chimici 14.284 15.720 23.108 26.195 -8.824 - 10475
Prodotti metalmeccanici 55.112 65.542 41.635 46.169 13.477 19.373
Mezzi di trasporto 15.967 19.020 18.539 22.816 -2.572 - 3.796
Prodotti alimentari bevande, 6.981 7.790 15.228 16.973 -8.247 -9.183
Prodotti tessili, cuoio e 30.872 34.597 12.081 13.671 18.791 20.926
Altri prodotti 20.369 23.617 15.295 17.769 5.074 5.648
Totale…. 166.380 193.050 180.014 209919 -13.634 -16.869
Fonte ISTAT
Vi hanno presumibilmente contribuito la perdita di competitività internazionale dei
nostri servizi turistici pari, secondo l’apposito indicatore predisposto dalla Banca
d’Italia, a circa tre punti percentuali, e il deterioramento delle condizioni ambientali
nell’Adriatico. Anche nell’ipotesi di una considerevole decelerazione della spesa in
termini reali dei viaggiatori italiani all’estero, e tenuto conto dell’andamento dei
prezzi al consumo in Italia e nei principali paesi meta dei viaggiatori italiani,
l’avanzo dovrebbe essere disceso a circa 6.000-7.000 miliardi, contro gli 8300 del
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1988. Il deficit nei redditi di capitali, in valore assoluto ormai due volte l’avanzo
turistico, sarebbe peggiorato di circa 3.000 miliardi, sotto l’impulso della crescita del
debito estero netto, conseguente ai disavanzi correnti degli ultimi anni, e del rialzo
dei tassi d’interesse internazionali. Al peggioramento complessivo del saldo delle
partite invisibili avrebbe anche contribuito il deficit crescente nei noli-merci,
connesso con l’elevato tasso di sviluppo delle importazioni. I dati dell’ISTAT relativi
ai trasferimenti unilaterali pubblici all’estero disponibili per i primi tre trimestri,
mostrano un peggioramento di circa 800 miliardi rispetto al corrispondente periodo
del 1988, a causa dell’ampliamento dei versamenti netti alla CEE.
1.3 MOVIMENTI DI CAPITALE E IL TASSO DI CAMBIO DELLA LIRA
Nei primi nove mesi dell’anno gli investimenti e i prestiti hanno dato luogo a entrate
nette in rapido incremento, pari a 22800 miliardi; attraverso il sistema bancario, che
include dal gennaio del 1989 anche gli istituti di credito speciale, sono affluiti circa
12700 miliardi. Le riserve ufficiali sono aumentate di oltre 19000 miliardi, al netto
degli aggiustamenti di cambio e della rivalutazione aurea L’accresciuto, ampio
afflusso di capitali esteri in Italia è stato favorito dagli elevati rendimenti offerti sul
mercato interno e da aspettative di stabilità della lira nello SME Inoltre a conferma
della crescente integrazione internazionale dei mercati finanziari italiani, nel 1989 gli
afflussi netti di capitali esteri non bancari hanno sfiorato i 40000 miliardi di lire, a
fronte di uscite nette di capitali italiani pari a circa 17000 miliardi uniti ai 15000
miliardi affluiti attraverso il canale bancario, questi movimenti hanno dato luogo a un
apporto complessivo netto di fondi di 38000 miliardi. La crescita delle attività
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ufficiali nette, tenuto conto degli aggiustamenti di cambio e di valutazione delle
riserve in oro, è stata di 15400 miliardi. (tab. n° 3).I primi nove mesi dell’anno erano
stati caratterizzati da ingenti afflussi netti di fondi, favoriti dal permanere di
rendimenti nominali elevati sulle attività finanziarie interne e da aspettative di
stabilità del tasso di cambio della lira, coerenti con l’andamento al rialzo delle
quotazioni di mercato della nostra moneta. Nell’ultimo trimestre il quadro si è
parzialmente modificato. Il marco tedesco ha recuperato sotto gli impulsi dei
rivolgimenti nell’Est europeo e del rovesciamento del differenziale d’interesse a
breve rispetto al dollaro. A settembre la nostra valuta si collocava, dopo una graduale
ascesa, attorno al limite superiore della banda stretta dello SME; dal mese
successivo, le incertezze sull’entità del riallineamento delle parità centrali in
concomitanza con l’entità nella banda stretta, da tempo prospettata come imminente
si sono fatte via via più consistenti ed hanno generato tensioni sul mercato.
Nell’ultimo trimestre, l’afflusso netto complessivo di capitali si è quasi esaurito
(1100).Le aziende di credito e gli istituti di credito speciale, dopo l’impennata di
afflussi del primo trimestre e il marcato rallentamento successivo, determinato anche
dall’introduzione dell’obbligo di riserva sulla raccolta netta all’estero di aziende di
credito, hanno dato luogo complessivamente a entrate nette per 1900 miliardi.
Peraltro gli istituti di credito speciale, non sottoposti all’obbligo di riserva, hanno
ancora originato ampi afflussi netti. Negli ultimi mesi dell’anno le entrate nette per
investimenti esteri hanno subito una decelerazione, mentre le uscite dovute agli
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investimenti dei residenti hanno superato gli importi medi, pur non trascurabili,
osservati nei trimestri precedenti.
TABELLA N°3-Movimenti dei capitali (miliardi di lire)
VOCI
1988 1989
1°SEM. 2°SEM. 3°SEM 4°SEM.
ANNO
1989
Investimenti all’estero……….. 16.517 2.285 6.086 8.976 2.782 20.109
Investimenti italiani…………. -13.360 -4.289 -2.979 -4.371 -4.715 -16.353
Prestiti all’estero…………….. 11.500 6.331 6.460 5.175 1.674 19.640
Prestiti italiani………………... -1.492 -146 -93 4 -534 -769
Capitali bancari ……………… 10.224 11.265 -640 2.008 1.933 14.958
Per memoria
Variazioni riserve ufficiali(2).. -10906 -6.953 -4.166 -8.209 3.563 -15.386
(1) Dati valutari; il totale annuo può non coincidere con la somma dei singoli trimestri a causa del diverso grado di provvisorietà dei
dati- (2) Al netto degli aggiustamenti di cambio e della rivalutazione aurea. Il segno (-) indica aumento delle attività.
Fonte: Bollettino Economico Banca d’Italia
I prestiti esteri hanno registrato entrate nette assai contenute, anche in seguito al
rimborso dei debiti in scadenza. Tra gennaio e settembre, invece, gli afflussi netti di
prestiti e di investimenti esteri erano risultati pari, rispettivamente a18000 e 17000
miliardi. Il ricorso al mercato estero per il collocamento di prestiti del Tesoro, pur in
crescita rispetto all’anno precedente, aveva fornito fino a ottobre un contributo modesto,
pari a circa il 10% dell’afflusso netto complessivo di prestiti esteri, mentre il deflusso
netto di investimenti italiani si era complessivamente mantenuto nello stesso periodo,
entro in 13000 miliardi. Le riserve ufficiali, accresciutesi nei primi nove mesi di oltre