BERNARDINO BALDI URBINATE (1553-1617)
(da Alfredo Serrai, Bernardino Baldi: la vita, le opere e la biblioteca, Milano, Sylvestre Bonnard, 2002)
1
INTRODUZIONE
Bernardino Baldi fu poeta, storico di corte e della matematica, matematico, studioso di
meccanica, di apparati meccanici, di tecniche costruttive, filologo ed esperto
conoscitore di problemi linguistici e lessicali, studioso delle arti del disegno, autore sia
di opere liriche, sia di opere di carattere scientifico e tecnico, oltre che in possesso di
una straordinaria conoscenza di diverse lingue straniere.
L’erudito Carlo Grossi nella propria opera dedicata agli uomini illustri di Urbino, ci
presenta così Bernardino Baldi: «questo incomparabile ingegno non una scienza sola fu
pago di coltivare, ma tratto dall’onesto piacere di saper moltissimo e sentita la capacità
sua, da una ad altra facoltà passando quasi tutte volle abbracciarle, e con universale
dottrina trattare d’ogni cosa»
1
.
Esponente del tardo Rinascimento italiano, Bernardino Baldi è stato oggetto di una
intensa bio-bibliografia: a partire dalla più antica documentazione biografica di Marco
Antonio Virgili Battiferri, Oratione funebre in lode di Monsig. Bernardino Baldi
d’Urbino, che risale al 1617, data di morte dell’erudito urbinate, e culminata nella
biografia di Ireneo Affò, che nel 1783, sulla base di un riesame di tutte le precedenti
biografie, diede alle stampe un profilo biografico per molti aspetti definitivo. In
particolare, la biografia di Affò contiene riferimenti alla biografia inedita redatta da
Giovan Mario Crescimbeni, primo custode d’Arcadia e autorevole animatore della vita
culturale romana nei primi anni del Settecento. La biografia di Crescimbeni testimonia
la riscoperta arcadica della complessa personalità dell’erudito urbinate, particolarmente
congeniale alle scelte ideologiche dell’Accademia dell’Arcadia che vide in Bernardino
Baldi un modello di intellettuale erudito, funzionale alla rilettura del passato letterario e
al recupero programmatico della tradizione e del gusto umanistico rinascimentale
2
.
Nelle varie biografie dedicate a Baldi, gli autori, talvolta interessati a mettere in risalto
la sua produzione letteraria, piuttosto che la sua attività scientifica, o viceversa, hanno
in qualche modo privilegiato un aspetto piuttosto che un altro, ma la figura di
Bernardino Baldi, viene collocata da Alfredo Serrai, suo ultimo biografo, fra gli
enciclopedisti rinascimentali per la poliedricità degli interessi coltivati. I molteplici
aspetti della personalità di Baldi, espletati nella propria produzione letteraria e
1
Carlo Grossi, Degli uomini illustri di Urbino: comentario, Urbino, Guerrini, 1819, cit., p. 84.
2
Ilaria Filograsso, Introduzione, in Giovan Mario Crescimbeni, La vita di Bernardino Baldi abate di
Guastalla, Urbino, Quattroventi, 2001, passim.
2
scientifica, trovano il loro punto di riferimento nella dimensione linguistica. Il metro di
valutazione di cui si serve Baldi si fonda su un ben preciso modello di volgare, che nella
prima metà del secolo si era dato una norma linguistica, ma poi anche retorica e
stilistica, congruente con le indicazioni contenute nelle Prose della volgar lingua di
Pietro Bembo.
Seguendo un percorso che parte dalle notizie biografiche su Bernardino Baldi e un
cenno storico al clima culturale urbinate, che ebbe un’influenza decisiva sulla
formazione di Baldi, nel presente lavoro di ricerca sarà esaminata l’opera Descrizione
del Palazzo Ducale di Urbino, scritta da Baldi nel 1587, che costituisce un’importante
testimonianza, poiché si tratta di una delle poche fonti descrittive sull’architettura del
palazzo ducale alla fine del Cinquecento. Al fine di comprendere l’oggetto descritto,
prima di esaminare la testimonianza di Baldi, sarà dedicato un capitolo alle vicende
costruttive del palazzo ducale voluto da Federico da Montefeltro, un particolare sguardo
verrà dato alle manifestazioni della cultura umanistica del periodo sull’architettura del
palazzo. Nel capitolo saranno riportati, di pari passo alle vicende del palazzo ed alla
trattazione degli ambienti architettonici, alcuni brani tratti dalla Descrizione, che
guideranno tutto il capitolo.
Nell’ultimo capitolo verrà esaminata la Descrizione nei suoi contenuti formali, un
esame condotto attraverso lo studio di saggi critici sulla fonte, con lo scopo di mettere
in risalto dal punto di vista letterario e dei contenuti linguistici, sia il ruolo di tale
documento nell’ambito della trattatistica sulle arti e sia il ruolo rivestito all’interno della
produzione letteraria di Baldi. In quest’ultimo caso, l’attenzione sarà rivolta anche
all’influenza del clima culturale urbinate del periodo sulla produzione baldiana.
Per concludere, sarà trattata la raccolta lirica dei Sonetti Romani di Baldi,
contemporanea alla stesura della Descrizione, un itinerario turistico-antiquario che
attraversa i monumenti, gli edifici e le sculture antiche di Roma.
3
1.BERNARDINO BALDI URBINATE
Una delle caratteristiche maggiori di Bernardino Baldi fu la sua poliedricità, quella di
uno studioso che coltivò molti interessi, sia in ambito umanistico che scientifico,
divenendo uno degli esponenti più significativi della tarda “polimazia”
3
rinascimentale.
In questo capitolo si vuole presentare la figura di Baldi attraverso la sua biografia e una
sintesi storico-culturale del Ducato di Urbino, nel periodo compreso fra la seconda metà
del Cinquecento e inizi del Seicento, al fine di comprendere il personaggio e l’ambiente
culturale cui visse e produsse la sua opera.
1.1. Biografia
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Secondo le testimonianze, i Baldi sarebbero discesi dalla nobile stirpe dei Cantagallina
di Perugia. A causa delle turbolenze che agitarono nel XV secolo la città per dissensi tra
nobiltà e popolo, quest’ultimo prevalse e molte famiglie nobili furono esiliate, fra cui i
Cantagallina, che si trasferirono alcuni a Borgo S. Sepolcro, altri a Firenze ed altri
ancora ad Urbino, dando origine nelle rispettive città alla famiglia dei conti
Schianteschi, ai conti Palma e Baldi
5
.
Bernardino Baldi nacque in Urbino il 6 giugno del 1553 da Francesco e Virginia
Montanari, proveniente da una famiglia nobile di Pesaro.
Sin da giovane Baldi fu avviato agli studi classici e delle arti: studiò le lingue greca e
latina sotto la guida dei maestri Giovanni Andrea Palazzi da Fano e dell’urbinate
3
«Polimazia, Polymathia. Dal greco, significa cognizione di molte arti e scienze, o d’un gran numero di
cose diverse. Indi Polymatho chi è fornito di sì pregevole abilità.», cfr. Aquilino Bonavilla, Marco
Aurelio Marchi, Dizionario etimologico di tutti i vocaboli usati nelle scienze, arti e mestieri che traggono
origine dal greco, Milano, Giacomo Pirola, 1821, cit., pp. 340-341.
4
Per la biografia cfr.: Ireneo Affò, Vita di Monsignor Bernardino Baldi da Urbino, Parma, Carmignani,
1783; Guido Zaccagnini, Bernardino Baldi. Nella vita e nelle opere, Pistoia, Soc. An. Tipo-Litografica
Toscana, 1908; Raffaele Amaturo, Baldi, Bernardino, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
Nazionale dell’Enciclopedia Italiana, vol. 5, 1963, pp. 461-464; Giovan Mario Crescimbeni, La vita di
Bernardino Baldi abate di Guastalla, a cura di Ilaria Filograsso, Urbino, Quattroventi, 2001; Alfredo
Serrai, Bernardino Baldi: la vita, le opere e la biblioteca, Milano, Sylvestre Bonnard, 2002, pp. 41-158,
mons. Franco Negroni, Flash su Bernardino Baldi e famiglia, in Seminario di studi su Bernardino Baldi
urbinate (1553-1617), a cura di Giorgio Cerboni Baiardi, Urbino, Accademia Raffaello, pp. 7-17.
Per ulteriori approfondimenti sui vari aspetti dell’attività di Baldi cfr. Bernardino Baldi (1553-1617)
studioso rinascimentale, Atti del convegno di studi (Milano, 19-21 novembre 2003), a cura di Elio Nenci,
Milano, Franco Angeli, 2005 e Seminario di studi su Bernardino Baldi urbinate (1553-1617), a cura di
Giorgio Cerboni Baiardi, Urbino, Accademia Raffaello, 2006.
5
Crescimbeni, La Vita di Bernardino Baldi, cit., pp. 22-26.
4
Giovanni Antonio Turoneo, nello stesso tempo, dimostrò anche un naturale talento per
il disegno. La grande predisposizione spinse il padre ad iniziarlo precocemente a studi
universitari, mettendo Bernardino di fronte alla scelta fra le facoltà di legge e medicina.
Baldi scelse quest’ultima per avvicinarsi allo studio della filosofia, motivato dal suo
interesse per gli studi umanistici.
Nel 1573 si iscrisse alla facoltà di medicina di Padova e successivamente alla facoltà di
logica e filosofia. Intanto non tralasciava i suoi studi letterari preferiti e, in modo
particolare, quello della lingua e della letteratura greca. Nel 1575, durante il suo
secondo anno di studi a Padova, scrisse il suo primo poemetto didascalico in versi
sciolti, L’Artiglieria.
Baldi studiò matematica con Federico Commandino per cinque anni, probabilmente nei
periodi in cui rientrava ad Urbino per le vacanze universitarie
6
. In quel periodo non solo
beneficiò dell’esperienza di Commandino, del quale scrisse una biografia, ma gli prestò
la propria opera come disegnatore delle figure che sarebbero andate a corredare le
traduzioni di Euclide, Pappo ed Erone. Sempre a questo periodo risale la traduzione di
Baldi degli Automati di Erone.
Tra Padova e i rientri ad Urbino, scrisse numerosi versi lirici, ispirati dall’amore di una
Laura da Rio, più tardi riuniti nel piccolo canzoniere Il Lauro, che, pubblicato nel 1600
e dedicato a Ferrante Gonzaga, presentava due parti nettamente distinte
7
. La prima parte
dell'opera, composta di madrigali, canzoni, sonetti e sestine, non si discosta dai moduli
lirici del petrarchismo cinquecentesco, pur se non è difficile scorgere in essa talora la
presenza di interessanti imitazioni del Tasso, del Guarini e del Marino. Più notevole la
seconda parte, intitolata Rime secondo l'uso dei Siciliani antichi, in cui seguì
l'imitazione, nel linguaggio e nei metri, dei poeti lirici italiani del Duecento, tutti
accomunati, anche gli stilnovisti e Dante, sotto l’unica denominazione di "siciliani".
Entrambe le parti rivelano due aspetti significativi e in un certo senso singolari della
personalità di Baldi: la spiccata attitudine mimetica e il gusto degli esperimenti metrici
8
.
Nel 1576, da Padova ritornò ad Urbino per sfuggire al pericolo della peste che
minacciava la città. Il ritorno ad Urbino fu molto doloroso per Baldi, soprattutto per la
morte del suo maestro Commandino a cui era molto legato. Inoltre i genitori, forse
6
Ivi, pp. 31-33.
7
Ivi, p. 37.
8
Cfr. Amaturo, Baldi, Bernardino, Dizionario Biografico degli Italiani, cit., vol. 5, pp. 461-464.
5
insoddisfatti che il figlio non avesse intrapreso gli studi di legge, costrinsero Baldi ad
interrompere gli studi universitari, esiliandolo in una casa di campagna
9
.
Dopo aver sofferto enormemente la lontananza dai suoi studi e la perdita di tempo, il
figlio fu riaccolto dai genitori che gli permisero di dedicarsi a ciò che più lo
appassionava. Così Baldi riprese gli studi di matematica sotto la guida di Guidobaldo
dal Monte e si applicò alle sue passioni poetiche. Con l’aiuto di quest’ultimo maestro,
Baldi ampliò la conoscenza delle matematiche, spaziando fino allo studio e pratica della
pittura.
Nel 1579 compose un altro poema didascalico in versi sciolti, diviso in due libri,
sull’Invenzione del bossolo da navigare o su la bussola
10
.
La fama di vasta cultura che egli, ancora giovane, aveva saputo meritare, gli valse nel
1580 l’invito alla corte di Mantova da parte di don Ferrante Gonzaga, signore di
Guastalla, desideroso di istruirsi sotto la sua guida nelle scienze matematiche. A questo
invito non furono estranee le raccomandazioni dello zio di don Ferrante Gonzaga, il
cardinale Carlo Borromeo, e di Curzio Ardizio, poeta pesarese e amico di Baldi.
Baldi fu ricevuto in corte con il titolo di Matematico del Principe, dimostrando il suo
sapere in questa scienza e dedicandosi alla scrittura di altre opere, fra cui il Dizionario
Vitruviano
11
.
Improvvisamente, mentre era a Mantova nel 1582, Baldi fu colpito da una grave
malattia, da cui fu salvato dal medico Giovanni Battista Cavallara. Nel periodo di ozio
forzato, lontano dagli studi, scrisse i Cento apologhi, sul modello di Leon Battista
Alberti, che dedicò al medico in segno di riconoscenza
12
.
Quando nel 1584, Ferrante Gonzaga s’imbarco con l’Imperatrice d’Austria per andare
in Spagna, il Baldi non poté seguirlo perché era ancora convalescente. Così Baldi fu
mandato a Milano dal cardinale Borromeo, zio materno di don Ferrante, dove per
consiglio e sollecitazione di quest’ultimo tradusse dal greco al latino un sermone di San
Giovanni Grisostomo e scrisse l’opera La corona dell’anno, una collana di centosedici
sonetti di argomento sacro, volti principalmente alla celebrazione delle vite dei santi.
9
Ivi, pp. 39-42.
10
Ivi, p. 43.
11
Ivi, pp. 44-49.
12
Ivi, pp. 44.
6
Successivamente, Baldi fu invitato a dimorare per qualche tempo presso il Duca di
Sabbioneta Vespasiano Gonzaga e, sempre negli stessi anni, compose i dialoghi Della
Cortesia e Il Genio, che inviò a Ranuccio Farnese, a cui aveva già dedicato un elogio
nell’egloga Gli Eroi, una parte delle sue Egloghe miste.
Ritornò ad Urbino per fare visita alla sorella Eleonora, monaca nel convento di S.
Benedetto. In questa occasione Baldi le regalò un libretto spirituale da lui scritto,
intitolato Comparatione de lo stato monastico e secolare.
Nel 1585 don Ferrante Gonzaga, di ritorno dalla Spagna, dopo la morte del cardinale
Borromeo avvenuta nel periodo di assenza, decise d’innalzare l’arcipretura di Guastalla
alla dignità abbaziale e di investire Baldi della carica di abate. La protezione dei
Gonzaga gli permise di essere ordinato sacerdote senza preparazione
13
, i nuovi impegni
non lo distolsero dagli studi eruditi: tradusse la favola Ero e Leandro di Museo e rivisitò
per don Ferrante Gonzaga una sua precedente opera inedita, la Nautica. Data la sua
nuova condizione di sacerdote, Baldi studiò anche l’ebraico e il caldaico per interpretare
le Sacre Scritture.
Successivamente sorse la questione presso il Vaticano riguardo a quale veste avrebbe
dovuto indossare Baldi per distinguersi dai suoi canonici, non essendo stata questa
definita nella bolla d’investitura
14
, perciò nel 1586, fu necessario per Baldi recarsi
presso il Papa a Roma.
Questo periodo romano fu per Baldi il più produttivo, infatti egli compose il dialogo
Della Dignità e il dialogo L’Arciero, overo della felicità del principe, dedicato a
Francesco Maria della Rovere.
Ciò che caratterizzò di più questo periodo è una serie di liriche, la sua migliore raccolta,
i Sonetti Romani (in Versi e prose, Venezia, 1590), ispirati dalla bellezza artistica e dal
fascino delle rovine di Roma, organizzati secondo una sorta di itinerario turistico-
antiquario da Porta del Popolo a Porta San Paolo
15
. A questo periodo risale anche la
Descrizione del Palazzo Ducale di Urbino, su richiesta del cardinale d’Aragona, che fu
13
«extra tempore», Zaccagnini, Bernardino Baldi, cit., p. 21.
14
Crescimbeni, La Vita di Bernardino Baldi, cit., pp. 67-73.
15
Ivi, p. 190.
7
scritta lontano dalla città e con il solo aiuto di una pianta, redatta a memoria da Baldi
stesso
16
.
Dopo il periodo trascorso a Roma, dove ricevette dal cardinale Farnese come abito di
distinzione, il conferimento al Protonotariato, nel 1587 ritornò ad Urbino per breve
tempo e, successivamente, obbedendo al decreto papale per cui i sacerdoti dovevano
rientrare nelle loro residenze, tornò a Guastalla, dove iniziò a curare l’abbazia e, da
subito, a far valere la propria autorità ecclesiastica contro l’autorità laica, rappresentata
a Guastalla dal podestà e i suoi ufficiali. Da essi dovette subire una serie di molestie e
dispiaceri che lo tormentarono molto e, nonostante tutto ciò, non trascurò i propri studi
e intraprese un lavoro che sarebbe durato dodici anni, l’Istoria delle Vite de’
Mattematici
17
.
Con il passare degli anni, il peso del suo ufficio e il rapporto con il podestà che giunse
ad un contrasto tale che Baldi scomunicò la terra di Guastalla, aggiunto al desiderio di
assistere i genitori anziani, la morte di un fratello e di Vespasiano Gonzaga, Duca di
Sabbioneta, a cui Baldi era molto legato, costituirono una serie di circostanze che lo
spinsero a rinunciare all’abbazia.
Tutte queste vicende comunque non lo distolsero dal suo impegno di abate, continuò a
curare le fabbriche già iniziate nel 1587, il convento e la chiesa dei Cappuccini ed altre
due chiese, una dentro la città, dedicata a S. Girolamo, e un’altra vicino al fiume
Crostolo, dedicata a S. Giuseppe da Baccanello
18
.
Nel 1592, ottenne da don Ferrante Gonzaga una somma consolatoria, invece della
pensione vitalizia richiesta da Baldi.
Nel 1596 Baldi era di nuovo a Roma, al seguito del cardinale Cinzio Aldobrandini, che
lo introdusse nella sua cerchia di dotti e letterati e si avvalse della sua perizia in
architettura, facendogli sopraintendere le fabbriche che il cardinale faceva erigere a
Roma. Il secondo soggiorno romano durò due anni, Baldi strinse amicizia con Giovan
Battista Raimondi, uomo di lettere e soprattutto, conoscitore delle lingue orientali, sotto
la cui influenza Baldi si avvicinò alla lingua persiana e all’arabo.
16
«[…]fatica riputata utilissima nella professione dell’architettura, imperciocché per essere assai difficile
il sito, ove quel palagio è fabbricato, molto riesce malagevole il poter riconoscersi dalla semplice pianta la
sua intera bellezza», ivi, p. 73.
17
Ivi, p. 75.
18
Ivi, p. 85.
8
Successivamente di nuovo ad Urbino, assistette alle nozze del fratello Giovambattista
con Cangenua, sorella di Orazio Albani
19
. In quest’occasione gli fu commissionata dal
duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere, la biografia di Federico da Montefeltro
e successivamente quella di Guidobaldo I.
Nel 1609, grazie alla mediazione di Orazio Albani, ottenne di poter rinunciare
definitivamente all’abbazia e poté rientrare ad Urbino, al pieno servizio del duca
Francesco Maria II Della Rovere godendo di un lauto stipendio. Il ritiro ad Urbino fu
gravato dalla morte del fratello Giovambattista e della madre Virginia. I gravi lutti non
lo allontanarono dai suoi studi, tradusse il Belopoeica di Erone Alessandrino e v’inserì i
disegni
20
.
Qui a Urbino, città natale a cui fu profondamente affezionato come dimostra l’Encomio
della Patria, trascorse gli ultimi anni fino alla morte avvenuta il 10 ottobre 1617. Fu
sepolto nella chiesa di San Francesco nella tomba di famiglia, dopo esequie solenni e
l’orazione funebre di Marco Antonio Virgili Battiferri
21
.
19
Cfr. Guido Zaccagnini, Bernardino Baldi. Nella vita e nelle opere, Pistoia, Soc. An. Tipo-Litografica
Toscana, 1908, cit., pp. 41-42. La biblioteca di Baldi, dopo la sua morte, fu ereditata dalla famiglia
Albani, dove vi rimase per lungo tempo, fino a che non fu dispersa nel Settecento. Grazie a papa
Clemente XI, nipote di Orazio Albani, fu curata la riedizione di una raccolta di scritti di Baldi in una
raccolta miscellanea dal titolo Memorie concernenti la città di Urbino, pubblicato nel 1724. La raccolta
contiene l’Encomio della Patria e la Descrizione del Palazzo Ducale di Urbino, con l’aggiunta delle
Notizie per la corografia del Ducato d’Urbino a cura di monsignor Francesco Bianchini, con prefazione
del cardinale Annibale Albani e incisioni di Gaetano Piccini.
20
Ivi, p. 112.
21
Marco Antonio Virgili Battiferri, Oratione funebre in lode di Monsig. Bernardino Baldi d’Urbino,
Abate di Guastalla, ristampa anastatica in Seminario di studi su Bernardino Baldi urbinate (1553-1617),
cit., pp. 269-297.