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tedesca che è parte di quella mondiale, le cui cause sono molteplici ma che ha come grande
catalizzatore la guerra del ’14-‘18. Nel tentativo di isolare le “cause interne” della
rivoluzione berlinese, analizzerò dunque in primo luogo come la guerra abbia cambiato la
città.
A questo scopo è dedicata la prima parte del lavoro, in cui (dopo una breve premessa
sulla storia della città prima del 1914) esporrò i principali effetti della guerra sulla società
berlinese: come cambiano la struttura demografica della popolazione, il mercato del lavoro
e delle merci all’inizio del conflitto, durante il suo svolgimento e alla sua conclusione;
come si comportano le istituzioni nazionali e locali per gestire questi cambiamenti; quali
fenomeni segnano più a fondo i cittadini. Per questa analisi ho utilizzato sia testi editi (in
particolare quello di Jay Winter e Jean-Louis Robert che mette a confronto le città di
Berlino, Londra e Parigi nel corso della prima guerra mondiale) sia documenti di archivio e
pubblicazioni degli istituti statistici dell’amministrazioni berlinese e del Brandeburgo;
entrambi questi tipi di fonti sono stati reperiti direttamente a Berlino.
Anche dal punto di vista politico ho cercato di mettere in evidenza ciò che succede a
Berlino prima e durante la rivoluzione rispetto ai fatti accaduti nel mondo e in Germania.
Dopo una premessa sulle vicende politiche fondamentali dei primi due anni di guerra, nella
seconda parte affronto la cronaca berlinese a partire dall’inizio del 1917 e fino a quel 19
gennaio 1919, giorno delle elezioni dell’Assemblea nazionale. La dichiarazione della
guerra sottomarina illimitata da parte del governo tedesco, la rivoluzione russa e l’entrata
in guerra degli Stati Uniti cambiano infatti nei primi mesi del’17 la scena mondiale,
provocando una “accelerazione degli eventi” che porterà allo Zusammenbruch. Pertanto il
racconto dei fatti politici avvenuti a Berlino nel 1917 e 1918 avviene seguendo il loro
ordine cronologico, il più dettagliatamente e oggettivamente possibile.
Questo tentativo ambizioso si scontra in primo luogo con problemi bibliografici, tanto più
volendo dare a tutto ciò che già è stato scritto al riguardo un contributo originale. Per
quest’ultimo motivo, per arricchire il racconto e per scandire con più intensità il ritmo delle
settimane decisive della rivoluzione ho utilizzato una fonte particolare. Si tratta di un diario
inedito, scritto da un berlinese proprio a partire dal 6 novembre 1918, tre giorni prima della
proclamazione della repubblica. Alla cronaca politica si affiancherà dunque il racconto di
un individuo che è insieme testimonianza diretta, storia di vita parallela a quella sociale,
documentazione di cosa e di quanto gli stessi berlinesi sapessero di ciò che capitava loro
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intorno, ed infine esempio di psicologia politica. Questa persona fa parte della borghesia
medio-alta, ed è un intellettuale: è dunque ben informato e si può ipotizzare che i suoi
pensieri e le sue riflessioni siano particolarmente fondati. Inoltre scrive per tutto il periodo
preso in considerazione (il diario termina nell’agosto del ’19), con assiduità e con forma e
stile compiuti, soffermandosi nella descrizione di molti particolari e dilungandosi in
osservazioni ed esternazioni anche di tipo privato. Non sappiamo a che scopo sia stato
scritto, ma mi è sembrata la fonte ideale da affiancare a quelle di tipo storiografico o di
testimonianza diretta.
Una copia dattiloscritta del diario è conservata nell’archivio del “Deutsches Historisches
Museum” di Berlino. Sul sito internet del museo c’è una sezione di storia tedesca
all’indirizzo “www.LeMo.de”, all’interno della quale sono pubblicati degli stralci del
diario in questione. Grazie alla disponibilità degli archivisti di questo museo ho potuto
prendere visione della copia originale e fotocopiarla integralmente. Non risultano altre
pubblicazioni di questo testo oltre alle parti che appaiono sul sito. L’autore si chiama
Oskar Münsterberg, è un intellettuale che ha pubblicato una storia dell’arte cinese e ha
costruito nella sua città una villa in stile orientale, oggi chiamata “Oskar-Münsterberg-
Haus” e sede di una associazione “per la cooperazione giudaico-cristiana” (era cristiano di
origini ebree). Se ne trovano tracce nei siti “www.china1900” e “www.gfcjz-lippe.de”.
Il diario aiuta la ricostruzione della rivoluzione berlinese anche da un altro punto di vista.
L’autore è un osservatore acuto, dal pensiero piuttosto indipendente e non espressamente
legato a una parte politica specifica. E’ però evidentemente contro la rivoluzione e su
posizioni fra il moderato e il conservatore. La sua narrazione bilancia dunque quella degli
autori dei testi principali su cui si basa la ricostruzione storico-politica, che sono per lo più
simpatizzanti o sostenitori della rivoluzione. In particolare la Illustrierte Geschichte der
deutschen Revolution (Storia illustrata della rivoluzione tedesca) - e il testo italiano
Rivoluzione e controrivoluzione in Germania che è in gran parte una sua traduzione e che
cito spesso – è un’opera scritta pochi anni dopo i fatti da una casa editrice della KPD
1
,
dunque politicamente schierata con i gruppi che hanno dato vita al partito comunista;
1
Il testo tedesco originale è presentato come “opera collettiva” redatta grazie ai contributi di ventotto autori,
tra cui Lenin, Liebknecht, Luxemburg, Levinè, Pieck. L’edizione italiana del 2001, che riguarda solo la
seconda metà del testo, attribuisce invece la sua paternità a quattro persone, comprese nei ventotto di cui
sopra: Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Questo secondo la convinzione della
casa editrice, argomentata nella presentazione, che gli altri ventidue autori siano stati aggiunti per scopi
politici: nel 1929, anno di uscita del libro, Frölich, Schreiner e Walker erano già stati espulsi dal partito
mentre Lindau era stato emarginato da funzioni dirigenti; la KPD avrebbe dunque deciso di pubblicare i loro
testi mascherandone però la paternità.
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anche altre fonti utilizzate, come i libri di Brouè e Badia, sono scritte da autori che possono
essere accusati di essere troppo critici verso i socialdemocratici. D’altro canto questi sono i
testi che raccontano più dettagliatamente la rivoluzione tedesca – per lo meno fra quelli
pubblicati in italiano – insieme a quello di Ritter e Miller, anch’esso largamente utilizzato;
Brouè in particolare ha scritto forse l’opera più completa sulla rivoluzione tedesca del
1917-23. Ho cercato di limitare il ricorso alla Illustrierte Geschichte sacrificando notizie e
informazioni riportate solo da questo testo, non avendo altri riscontri; va comunque
precisato che i fatti riportati da questo testo non sono mai stati smentiti.
Gli altri volumi editi in italiano non rispondono all’esigenza di raccontare gli eventi mese
per mese o giorno per giorno; ciò vale per testi che trattano più in generale argomenti
diversi: gli anni della repubblica di Weimar (Storia della repubblica di Weimar 1918-1933
di Eyck, La repubblica di Weimar di Schulze o La repubblica di Weimar 1918-1933 di
Winkler), la storia del movimento operaio tedesco (Germania rossa di Mantelli o L’altro
movimento operaio di Roth), il movimento operaio europeo nel ‘900 e in particolare nel
periodo rivoluzionario del primo dopoguerra (La rivoluzione nell'Europa centrale di
Carsten, Storia del comunismo europeo di Borkenau o Enciclopedia della sinistra europea
nel XX secolo di Agosti) o la storia della Germania (Storia della Germania di Corni,
Storia della Germania 1866-1945 di Craig, Storia della Germania moderna di Holborn, I
militari e la politica della Germania moderna di Ritter, Storia della repubblica tedesca di
Rosenberg, Parlamento e governo nel nuovo ordinamento della Germania di Weber o
L'impero guglielmino 1871-1918 di Wehler).
Per quanto riguarda i libri in lingua tedesca, ho preso in considerazione in particolare
quelli concernenti la rivoluzione a Berlino: Hundert Jahre revolutionäre Berlin e
Revolution und Fotografie - Berlin 1918/19. Ho escluso in molti casi i testi pubblicati nella
DDR, troppo politicizzati e spesso riconducibili alla citata Illustrierte Geschichte del 1929
(o a quella, simile, pubblicata nel 1968 a Berlino Est). Anche i testi tedeschi sulla storia
della rivoluzione sembrano attingere molto alla Illustrierte Geschichte, mentre quelli di
diverso argomento sono di nuovo troppo generici per lo scopo prefisso.
Infine ho escluso il ricorso a testimonianze dirette e ricordi di protagonisti delle vicende
in questione, pur essendocene molti scritti da esponenti socialdemocratici o conservatori e
che avrebbero dunque reso più obiettivo il resoconto dei fatti
2
. Il racconto di un singolo
personaggio presenta però sempre delle lacune nel riportare i fatti successi a Berlino, anche
perché facilmente l’autore di queste autobiografie non è rimasto nella capitale per tutto il
2
Tra gli altri, hanno pubblicato autobiografie o ricordi di quegli anni: Max von Baden, Emil Barth, Emil
Eichhorn, Wilhelm Groener, Ludwig Maercker, Gustav Noske, e Philipp Scheidemann.
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periodo in questione. D’altro canto reperire le notizie che interessavano da tutti questi testi
o molti di essi sarebbe risultato troppo oneroso. Fanno eccezione forse le testimonianze di
Hermann e Richard Müller, che risultano le più dettagliate sui fatti berlinesi e che, oltre
che in questo lavoro, sono largamente citati nei testi storiografici pubblicati in italiano.
Nel mio soggiorno berlinese non ho comunque rinvenuto nessun testo che tratti in
maniera completa l’argomento affrontato nel presente lavoro. I molti libri pubblicati sulla
rivoluzione tedesca sono troppo generici per analizzare a fondo il caso specifico di Berlino,
mentre molti autori (A. Lange, R. Glatzer, W. Ribbe) hanno scritto libri sulla storia di
Berlino, ma prendendo in considerazione un periodo di tempo più ampio e quindi fornendo
una documentazione più carente sulla rivoluzione. Ci sono poi molti testi che riguardano
episodi specifici della rivoluzione berlinese (l’omicidio di Rosa Luxemburg) o argomenti
isolati della rivoluzione tedesca: l’operato di un partito, il consiliarismo, l’estremismo
politico. Anche i due testi già citati che più si avvicinano all’intento di questo lavoro
riguardano uno un secolo di storia del movimento rivoluzionario berlinese, l’altro la
rivoluzione a Berlino dal punto di vista della fotografia.
D’altro canto il diario di Oskar Münsterberg costituisce a mio parere una fonte unica per
quanto riguarda la memorialistica e i testi di ricordi e testimonianze di queste vicende. Se
si escludono biografie e autobiografie politiche - per i motivi già esposti – non è infatti
stato pubblicato nessun resoconto di questo tipo scritto da un berlinese “esterno”. I diari di
Käthe Kollwitz, del conte von Kessler, di Marlene Dietrich o di Sebastian Haffner sono
infatti testi di ricordi di personaggi famosi che contengono rimandi alla rivoluzione
berlinese, ma brevi o per brevi periodi di tempo.
La scelta di raccontare giorno per giorno la cronaca di una città e della vita di un suo
abitante comporta inevitabilmente una conclusione brusca di questo lavoro. Materiale e
spunti per proseguire ancora nel racconto delle settimane, mesi o addirittura anni seguenti
al 19 gennaio 1919 ce ne sono a profusione. Il periodo, il luogo e i fatti che ho messo in
luce rappresentano comunque a mio parere uno spaccato interessante del primo dopoguerra
e dei suoi bagliori rivoluzionari.